2- Preparati Mondo Magico, Sta Arrivando Harry Potter
Grazie per le recensioni! Perdonate il mio imperdonabile
ritardo, ma non ho avuto internet per una settimana e non ho potuto postare
niente! Ecco le risposte a:
Shiho93: sei davvero brillante! Come fai sempre ad
indovinare gli eventi che scriverò?! Su Draco Malfoy, beh … vedrai più avanti
in questo capitolo. Grazie per avermi lasciato una recensione! *-*
Yuukimy:
ho già preparato il prossimo capitolo. Non posso anticipare molto nella storia,
quindi mi sa che per avere risposte su Remus e Sirius dovrai aspettare. L’intero
piano di Harry è incentrato solo su quello! Grazie per avermi lasciato una
recensione, l’ho davvero apprezzata!
Lyrapotter: sono
contenta di sapere che ti piace! Non posso anticipare molto su Remus e Sirius,
però sappi che cercherò di migliorare le cose! Grazie per aver lasciato una
recensione.
E infine un GRAZIE a
tutti quelli che mi hanno messo tra i preferiti e alle storie seguite. Godetevi
il capitolo!!
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Capitolo 2
Preparati Mondo Magico, Sta Arrivando Harry Potter
-
Harry uscì in fretta dal suo sottoscala. Quella mattina
c’era un odore terribile in cucina.
Si!! pensò Harry.
Sua zia Petunia stava preparando la sua divisa per Stonewall
High. Quella era la mattina in cui avrebbe ricevuto la sua prima lettera per Hogwarts.
Questa volta, non sprecò nemmeno tempo a fare domande
sull’uniforme ed andò direttamente a sedersi a tavola. Dudley e Vernon fecero
il loro ingresso nella stanza poco dopo, ed entrambi arricciarono il naso per
via dell’odore della ‘nuova’ divisa di Harry.
Iniziarono a mangiare, e dopo un paio di minuti si sentì il rumore di
qualcuno che infilava la posta attraverso il buco per le lettere.
“Prendi la posta Dudley,” disse zio Vernon da dietro il suo
giornale.
“Falla prendere a Harry.”
“Prendi la posta, Harry.”
Harry si alzò subito e si avviò verso la porta, leggermente
ansioso. Come avrebbe dovuto comportarsi? Avrebbe dovuto prendere la lettera o
consegnarla a suo zio? Alla fine fece la sua scelta.
Raccolse le diverse lettere da terra e diede loro una rapida
occhiata, velocemente individuando la sua lettera per Hogwarts. Poi la mise
infondo alla pila, come se non l’avesse vista.
Ritornò in cucina e porse la posta a suo zio.
Vernon Dursley guardò le lettere una ad una, distrattamente. Poi
all’improvviso si bloccò, soffermandosi su una in particolare. Harry seppe che
aveva notato la sua lettera, perché lo vede impallidire.
“P-P-Petunia!” farfugliò con voce piena di panico, che
ovviamente stava cercando di nascondere.
La donna lo guardò confusa, “Si Vernon?”
L’uomo, ancora bianco come un fantasma, porse le lettere a
sua moglie. Appena lei vide la lettera per Harry, divenne addirittura più
bianca di suo marito e per poco non svenne.
“Vernon! Oh mio Dio – Vernon!” urlò.
“Voglio quella lettera,” ordinò Dudley con voce lamentosa.
Harry dal canto suo mise su un’espressione confusa.
“C’è qualche problema?” chiese innocentemente sbattendo le
palpebre.
Entrambe le teste dei suoi zii si voltarono di scatto verso
di lui. Per un attimo, nessuno dei due seppe cosa dire, finché Petunia non porse
le lettere a Vernon mormorando ‘bruciala’ e poi concentrò di nuovo
l’attenzione sul ragazzo, piantandosi in faccia un sorriso falso.
“Harry, penso che tu sia cresciuto. La sottoscala è troppo
piccola per tè ormai. Che ne dici di avere la seconda camera di Dudley?”
“Io non ce lo voglio
là dentro!” si lamentò suo cugino.
Vernon lo zittì con un’occhiata. Harry fece finta di niente.
“Non so. Non vorrei essere di disturbo infondo, con tutto
quello che fate per me …” affermò Harry con espressione preoccupata. Wow.
Avrebbero dovuto dargli una medaglia per il suo talento da attore.
“Oh, nessun disturbo. Te lo meriti,” lo zittì sua zia
brusca.
Harry le diede un piccolo sorriso, “Grazie.”
Un’espressione scioccata si fece largo sui volti dei suoi
zii, ma Harry non se ne curò. Per il momento, tutto stava andando per il verso
giusto.
-
Quella notte, nel suo nuovo – o era vecchio? – letto in
quella casa, Harry non riuscì a fare a meno di pensare. Era tornato solo quella
mattina, ma aveva molto da fare. Prima di tutto, voleva farsi più alleati e
meno nemici possibili. Avrebbe riallacciato con Ron e Hermione, ma non avrebbe
rivelato niente finché non sarebbero stati pronti. Poi doveva mettersi in
contatto con Remus e liberare Sirius.
Un lampo di rabbia lo accecò solo al pensiero che Peter
Minus fosse ancora vivo e con i Weasley. Avrebbe dovuto aspettare di incontrare
Ron per far qualcosa al riguardo.
Per quanto riguardava i nemici, per il problema ‘Voldemort’
non poteva fare niente. In quel momento, si ricordò che quell’anno la pietra
filosofale sarebbe stata nascosta a Hogwarts. E anche che Voldemort avrebbe
condiviso il corpo con Raptor.
Ma infondo la pietra era relativamente sicura, o almeno lo
sarebbe stata fino alla fine dell’anno.
Doveva a tutti i costi trovare e distruggere gli Horcrux.
Per il medaglione, avrebbe aspettato che Sirius fosse libero per poter andare
in vacanza a Grimmauld Place. Per il diario avrebbe dovuto aspettare il suo
secondo anno. Lucius Malfoy doveva infilarlo tra i libri di Ginny, ma naturalmente
non avrebbe permesso che venisse posseduta questa volta. Il Diadema di
Corvonero era forse il più facile da trovare, visto che si trovava a Hogwarts.
Durante la sua gita alla Gringott avrebbe cercato l’appoggio dei Goblin per
quanto riguardava la Coppa di Tassorosso. E per l’anello dei Gaunt … avrebbe
improvvisato.
Sentì un’ondata di sollievo quando si rese conto che non era
più un Horcrux. Secondo i suoi calcoli, sarebbe ancora stato in grado di parlare
in Serpentese, ma il problema era: anche se avesse ritrovato tutti gli Horcrux,
come avrebbe fatto a distruggerli?
Il Basilisco era ancora vivo e vegeto e non aveva molta
voglia di ucciderlo di nuovo. Anche se avere un Basilisco come alleato non
sarebbe stato male … Non poteva utilizzare la spada di Godric Grifondoro
perché, non avendola utilizzata per uccidere il serpente, non era intrisa del
suo veleno.
C’era sempre l’Ardemonio, il fuoco maledetto … ma voleva
utilizzarlo solo in caso di estrema emergenza. Si ricordava la fine che aveva
fatto Tiger.
Poi c’erano i Serpeverde, e in particolare Draco Malfoy. Se
fosse riuscito a farselo amico, allora si sarebbe risparmiato un bel po’ di
rogne. Poteva funzionare.
E infine c’era lui. Piton.
Come avrebbe fatto a rivedere l’uomo dopo tutto quello che
era successo? Sarebbe riuscito a fargli capire che era anche figlio di Lily? Di
una cosa era certo, non si sarebbe arreso. L’aiuto del maestro di pozioni
sarebbe stato mortalmente utile.
Questa volta tutto doveva andare per il meglio. Prima di
agire avrebbe dovuto pianificare. Doveva solo fare piccoli cambiamenti, pochi
alla volta.
Si ricordò di come le cose fossero state molto più semplici prima
che Voldemort tornasse. Niente Mangiamorte, niente sparizioni, niente visioni …
le visioni! Come avrebbe fatto questa volta senza di esse? Nonostante fossero
state sgradevoli erano state un mezzo molto utile durante lo scorso anno, per
non dire fondamentali.
Harry sospirò.
Perché la vita era sempre così complicata? Aveva ancora
molto tempo a disposizione. Si ricordava che il primo anno non era stato poi
tanto pieno di pressione, e in confronto a ciò che aveva affrontato
recentemente, gli sciocchi pericoli di quando era undicenne gli parvero innocui.
Ormai sapeva tutto della Pietra Filosofale e non avrebbe trascorso mesi nella
biblioteca cercando di sbrogliare il mistero che lo aveva ossessionato all’epoca
– cioè tra qualche mese.
Doveva tenere gli occhi aperti con Silente in giro. Non
poteva dirgli niente. Se gli avesse rivelato la verità il vecchio preside
avrebbe utilizzato le informazioni per il Bene Superiore, e questo lui non
poteva permetterlo. Silente sarebbe stato disposto a sacrificare delle vite per
il mondo magico. Harry invece avrebbe fatto di tutto per salvare le persone e il mondo. Nessuno sarebbe morto,
apparte Voldemort e qualche Mangiamorte (Bellatrix Lestrange e Peter Minus in
particolare, forse anche Dolohov … )Il preside aveva un talento naturale per
l’impicciarsi negli affari altrui. Grazie al cielo la sua Occlumanzia era
nettamente migliorata. Infatti, durante la battaglia finale, aveva a malapena
notato il fatto che la cicatrice gli aveva fatto male.
Finalmente si sarebbe potuto godere qualche mese di pace. Non
si sarebbe comportato allo stesso modo questa volta, adesso era lui che
decideva. Aveva il coltello dalla parte del manico. Infondo lo studio non era
un problema, gli incantesimi da primo anno gli venivano naturali come
respirare. Magari poteva migliorare negli incantesimi non verbali e imparare a
fare magie senza bacchetta? E doveva assolutamente diventare un Animagus, cosa
che gli avrebbe dato un bel vantaggio. Ci avrebbe provato.
Questa volta però non
avrebbe seguito le regole! Avrebbe percorso i passi di suo padre, fatto scherzi
e giocato a Quidditch. Si sarebbe divertito, per la prima volta in vita sua.
Avrebbe aspettato fino a Natale per il Mantello dell’Invisibilità, ma
sgattaiolare di notte non sarebbe stato un problema. Infondo conosceva tutti i
passaggi segreti a memoria. Li avrebbe potuti utilizzare per andare a
Hogsmeade! La Mappa del Malandrino però gli serviva per sapere la posizione
delle persone all’interno del castello. Fred e George potevano aiutarlo con
quello.
Sentì gli occhi pizzicargli. Fred … era una delle persone
che aveva perso. Ma questa volta no. Sarebbe sopravvissuto e George sarebbe
rimasto con entrambe le orecchie. Era una sua responsabilità. E lo stesso
valeva per Remus, Tonks, Sirius …
Harry spalancò gli occhi. Sirius! Sarebbe potuto andare a
vivere con lui! Le barriere a Privet Drive dovevano essersi annullate nel
momento in cui era tornato. Infondo era diciassettenne no? E lo stesso valeva
per la Traccia! Sarebbe stato un sollievo poter fare magie senza ricevere un
gufo dal Ministero.
Harry aveva scoperto che la Traccia non era legata
all’aspetto fisico delle persone, ma allo sviluppo mentale dell’individuo. Per
questo Fred e George non erano stati in grado di oltrepassare la Linea dell’Età
che aveva tracciato Silente intorno al Calice di Fuoco durante il suo quarto
anno. Nonostante il loro aspetto fosse quello di un adulto, mentalmente erano
ancora dei ragazzi.
E poi per quanto riguardava il Ministero, Harry conosceva
Caramell e come governava. I suoi pochi pregi (tra il cui fatto che sarebbe
stato facile manipolarlo) e i suoi numerosi difetti. Doveva imparare qualcosa
sulla politica. Avrebbe dovuto provvedere a far cacciare Cornelius Caramell e a
mettere al potere qualcun altro. Kingsley! Un piano iniziò a prendere forma
nella sua mente …
Sorrise perfidamente.
Il Mondo Magico sarebbe cambiato drasticamente, perché Harry
Potter stava per arrivare.
-
I giorni seguenti furono molto noiosi, almeno per Harry. I
Dursley continuavano a ricevere le sue lettere per Hogwarts e lui continuava a
far finta di niente, comportandosi innocentemente.
Ogni giorno le lettere erano sempre di più.
Poi accadde.
Zio Vernon ebbe un esaurimento nervoso e in men che non si
dica si ritrovarono tutti in una capanna sperduta in mezzo al mare.
Dudley continuava a lamentarsi perché non voleva perdersi i
suoi programmi televisivi preferiti. Harry si era quasi scordato di quanto
fosse petulante da piccolo. Lo preferiva di gran lunga dopo l’incidente con i
Dissennatori all’inizio del suo quinto anno.
-
Era Martedì, e non un qualunque Martedì. Era quel Martedì. O almeno, lo sarebbe stato
tra qualche minuto. Tra cinque minuti esatti sarebbe scoccata la mezzanotte e
sarebbe stato il giorno del suo undicesimo compleanno. E Hagrid sarebbe
arrivato.
Harry era per terra, al buio, e attendeva paziente. L’unico
rumore era il russare di Dudley.
Iniziò a sentire rumori provenire da fuori. Sorrise. Finalmente …
Tre … due … uno …
BOOM!
L’intera capanna tremò e Harry si preparò per quello che
stava per accadere.
BOOM!
Dudley si svegliò di soprassalto, “Dov’è il cannone?” chiese
stupidamente.
Alle loro spalle si udì uno schianto e zio Vernon piombò
slittando nella stanza. In mano brandiva un fucile. “Chi va là?” gridò, “Vi
avverto … sono armato!”
Ci fu una pausa, poi—
SMASHH!
La porta venne colpita con una tale forza che uscì di netto
dai cardini e atterrò con uno schianto assordante sul pavimento.
E Hagrid fece il suo ingresso. Non era cambiato di una
virgola dall’ultima volta in cui Harry lo aveva visto. “Che, non è potresti
preparare una tazza di tè eh? Non è stato un viaggio facile … “ disse con il
suo vocione.
Harry sorrise mentre gli eventi si ripetevano, ma poi cercò
di mettere su un’espressione turbata. Infondo sarebbe sembrato sospetto se
avesse sorriso di un mezzo gigante che entrava a forza in una capanna in mezzo
al mare e terrorizzava la sua ‘famiglia’. Alla fine i Dursley si ritrovarono
rannicchiati in un angolo con un fucile che più che un fucile somigliava a un
pezzo di ferro.
Hagrid consegnò a Harry la sua torta di compleanno e si
presentò.
“Chiamami Hagrid,” disse, “Tutti mi chiamano così. E ho il
piacere di informarti che sono il Custode delle Chiavi a Hogwarts.
Naturalmente, saprai tutto di Hogwarts.”
Harry annuì saccente, alzando un sopracciglio, “Naturalmente.”
Vernon divenne paonazzo, “Tu sai?!?!?” urlò sconvolto.
“Perché non dovrebbe sapere?” domandò Hagrid con voce
minacciosa. Vernon indietreggiò leggermente.
“Per farla breve, non mi hanno detto niente. Mi hanno
raccontato che i miei genitori sono morti in un incidente d’auto. Non mi hanno
neppure consegnato la mia lettera per Hogwarts,” chiarì Harry.
Hagrid era scioccato, si voltò verso i Dursley, “Non gli
avete detto NIENTE?! DURSLEY!” ruggì con il viso rosso.
Petunia squittì e lei e Dudley si rannicchiarono dietro
l’uomo, il quale sembrava volersi rannicchiare dietro di loro a sua volta.
“Beh, questa è la tua lettera Harry,” grugnì il mezzo
gigante porgendogliela, senza però staccare gli occhi da Vernon.
Harry la prese già sapendo cosa avrebbe trovato al suo
interno, ma infondo aveva bisogno della lista dei libri.
I Dursley continuavano a guardarli terrorizzati, poi Vernon
sembrò ritrovare la sua voce, “Ma come fai a … sapere? Lo abbiamo tenuto
nascosto così bene!”
Harry ci mise mezzo secondo per trovare una scusa, “Trovavo
strano che dei perfetti sconosciuti mi salutassero in mezzo alla strada, così
ho chiesto a uno di loro di spiegarmi cosa stesse succedendo,” mentì con
facilità.
Vernon sembrava oltraggiato. Hagrid soddisfatto ma allo
stesso tempo arrabbiato.
Poi suo zio esplose, “IO NON INTENDO PAGARE PERCHÉ UN VECCHIO
PAZZO STRAVAGANTE GLI INSEGNI QUALCHE MAGIA!” urlò.
Harry per poco non rise dell’errore che aveva commesso
Vernon. Come si aspettava, Hagrid si fece avanti, “MAI,” ruggì, “INSULTARE –
ALBUS –SILENTE—DAVANTI – A—ME!”
E dopo quello, Dudley si ritrovò con una nuova coda.
-
Gli eventi continuarono a ripetersi. Presto Harry si ritrovò
con Hagrid diretto verso il Paiolo Magico. Entrati dentro furono subito
salutati da Tom, il barista.
“Il solito, Hagrid?” chiese l’uomo.
“Non posso, Tom, sono in servizio per Hogwarts,” rispose
Hagrid dando una pacca sulla spalla di
Harry.
“Buon Dio!” esclamò il barista scrutando Harry. “Questo non
è … non sarà mica …?”
Nel locale cadde d’un tratto il silenzio; tutti si
immobilizzarono. Harry per poco non alzò gli occhi al cielo.
“Mi venisse un colpo … “ sussurrò con un filo di voce il
vecchio barista. “Ma è Harry Potter! Quale onore!”
Poco dopo, decine di persone si stavano avvicinando a lui
per stringergli la mano e conoscerlo. Che strana sensazione. Hagrid, come la
scorsa volta, era raggiante.
“Bentornato signor Potter, bentornato.”
“Sono Doris Crockford signore … “
“Sono così orgoglioso, signor Potter, veramente orgoglioso.”
“Ho sempre desiderato stringerle la mano … Sono così
agitato!“
“Oh, signor Potter, non so dirle quanto piacere mi fa
conoscerla! Mi chiamo Lux, Dedalus Lux.”
E così via. Harry strinse mani a non finire, resistendo
all’impulso di correre direttamente a Diagon Alley.
Poi …
“Professor Raptor!” disse Hagrid. “Harry, il Professor
Raptor sarà uno dei tuoi insegnanti a Hogwarts.”
“P-P-Potter,” balbettò Raptor afferrando la mano di Harry.
Il ragazzo si chiese come facesse a toccarlo senza bruciare, prima di giungere
alla conclusione che non fosse ancora posseduto da Voldemort. “N-n-non so
d-d-dirle qu-quanto s-sono felice di c-c-conoscerla.”
Solo in quel momento Harry si rese conto di quanto suonasse
falso. Come aveva fatto a cascarci la scorsa volta? In sua difesa poteva dire
che era solo uno stupido moccioso di undici anni all’epoca, ma Silente? Come
aveva fatto a non accorgersene?
“Che tipo di magia insegna lei, professor Raptor?” chiese
comunque.
“D-difesa co-contro le Arti O-o-oscure,” balbettò Raptor
come se avesse preferito non saperlo. “N-n-non che a lei s-serva, eh,
P-P-Potter?” e rise nervosamente.
Harry sorrise impertinente, tanto valeva stare al gioco,
“Naturalmente professore. Le assicuro che voglio imparare il più possibile. Non
è che insegna magia oscura, eh?” chiese, poi aggiunse con un filo di voce, “Sarebbe
estremamente utile.”
Per un momento l’espressione di Raptor cambiò e a Harry
parse di vedere un guizzo dell’uomo che aveva visto di fronte allo specchio. Voleva
dargli l’impressione di non essere un Grifondoro candido ed innocente, voleva
fargli credere che era un ragazzino orfano affascinato dalla magia oscura,
proprio come Tom. “B-beh, n-n-non c-credo che p-possa a-andare b-bene. La m-magia
o-o-oscura è i-illegale. S-se v-vuoi s-scusarmi,” disse l’uomo alzandosi in
piedi e andandosene dopo aver chinato la testa.
Diamine, pensò Harry, lui e Hagrid dovevano muoversi e andare
alla Gringott prima che fosse troppo tardi.
Dopo tutti i saluti, lui e il mezzo gigante fecero il loro
ingresso a Diagon Alley. Harry non riuscì a trattenere un sorriso. La via era
affollata e c’era un piacevole via vai di gente. Bambini giocavano da tutte le
parti e mamme e papà li rimproveravano dicendo loro di fare attenzione. Diagon
Alley non era stata in quello stato da quando Voldemort era tornato. Fu con
disgusto che si ricordò di come era ridotta quella via durante la sua missione
per recuperare la Coppa di Tassorosso. C’erano stati Mangiamorte che sfilavano
come se niente fosse, persone spaventate che si rannicchiavano negli angoli …
Si diressero verso la grande banca di marmo bianco. Questa
volta prese molti più soldi dalla sua camera blindata. Meglio essere pronto per
ogni evenienza … Fu con sollievo che poco dopo vide Hagridi ritirare la Pietra
Filosofale dalla camera blindata numero 713.
Una volta usciti fuori all’aria aperta, Hagrid dovette
tornare al Paiolo Magico, e Harry si dovette avviare verso Madama McClan per le
sue vesti.
Stai calmo, stai
calmo, fa del tuo meglio, ce la puoi fare, continuava a pensare. Entrato nel
negozio, sul retro, come si aspettava, Harry incontrò il solo ed unico Draco
Malfoy.
“Ciao,” disse, “Anche tu a Hogwarts?”
“Si,” rispose Harry.
“Mio padre, nel negozio qui accanto, mi sta comperando i
libri, e mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po’ più avanti,”
continuò il biondo con voce annoiata e strascicata. Poi iniziò a parlare di
come li avrebbe trascinati al negozio di scope, di come ne avrebbe portata una
di straforo, di come fosse ingiusto che i primini non potessero averne una, bla
bla bla …
Non fare commenti,
pensò Harry. Si era anche scordato di quanto Draco fosse stato petulante e
viziato da bambino. Con gli anni era diventato molto più riservato.
“Sai già in che Casa andrai a stare?” domandò il biondo con
voce strascicata.
“Si,” replicò Harry, pensando con soddisfazione che la
scorsa volta non aveva saputo niente e aveva fatto la figura dello sprovveduto,
ma che adesso era preparato,“Penso che finirò a Grifondoro, o forse
Serpeverde,” c’era ancora quella possibilità.
“Beh, io sarò un Serpeverde, la casa migliore. Chi vorrebbe
essere un Grifondoro?” pronunciò la
parola con disgusto.
Calma, “Beh, non
tutti la pensano così. Tu perché odi tanto i Grifondoro?” chiese Harry.
Draco sembrò preso in contropiede, “Beh, mio padre –“
“Non me ne frega di cosa pensa tuo padre, io voglio sapere
cosa ne pensi tu,” affermò Harry.
Il giovane Malfoy era scioccato. Nessuno gli aveva mai
parlato in quel modo e nessuno gli aveva mai chiesto la sua opinione. Tutti gli parlavano solo per suo padre.
“Beh, io … mio padre dice che –“
“Senti, anche tu avrai delle tue opinioni, no? Delle idee tue. Perché non usi quelle invece di
quelle di tuo padre?”
Draco boccheggiò per un secondo, prima di studiarlo
attentamente, valutandolo e aggrottando le sopraciglia.
“Chi sei?” chiese
infine il Malfoy.
Harry sorrise, “Vediamo se riesci ad indovinarlo. Me lo
dirai sul treno.”
In quel momento tornò la sarta magica, “Ecco fatto, mio
caro.”
Harry sorrise un’ultima volta al biondo prima di uscire,
lasciandosi alle spalle un pensoso Draco Malfoy.
-
Dopo aver rincontrato Hagrid, e dopo aver ricevuto Edvige, i
due si diressero da Ollivander per comprare la bacchetta di Harry. Il giovane
mago aveva una strana sensazione. Quell’uomo era sempre riuscito a metterlo in
soggezione. Sembrava che i suoi occhi ti potessero scrutare fin dentro l’anima
… Harry rabbrividì.
“Hai freddo Harry?” gli chiese Hagrid con un sorriso
incoraggiante.
Harry deglutì e scosse la testa, “No, solo un po’ nervoso.
Questa è la mia prima bacchetta in fondo,” mentì ancora una volta. Era sorpreso
da quanto gli riuscisse facile. Ma poi, lui era sempre stato un tipo riservato
ed era sempre stato costretto a mantenere molti segreti. Avrebbe dovuto sapere
che era un bravo bugiardo.
I due entrarono nel negozio di bacchette. Harry si guardò
intorno meravigliato. Non lo aveva visto in quello stato da molto tempo, da
quando il fabbricante di bacchette era stato rapito da Voldemort.
“Buon pomeriggio,” li salutò una voce.
Ollivander gli si presentò davanti, i suoi pallidi occhi che scintillavano,
“Ah, si. Mi chiedevo quando l’avrei rivista signor Potter.” Lo osservò
attentamente, “Ha gli occhi di sua madre. Mi sembra che fosse soltanto ieri
quando entrò qui per comprare la sua prima bacchetta. Dieci pollici e un
quarto, flessibile, in salice. Eccellente per Incantesimi.”
Il fabbricante gli si avvicinò di più. Harry lo trovava
inquietante come la prima volta.
“Suo padre, invece, preferiva una bacchetta in mogano.
Undici pollici. Flessibile. Con un po’ più potere – eccellente per la Trasfigurazione.
Ma è la bacchetta che sceglie il mago, naturalmente.”
Harry annuì. Aveva iniziato a capire come funzionavano le
bacchette durante l’ultimo anno, “Naturalmente.”
Hagrid sembrava un po’ perplesso dallo scambio, ma cercò di
rimanere indifferente. Anche Ollivander sembrava sorpreso.
“Beh,” iniziò l’uomo, ancora impressionato dalla risposta
del ragazzo, “Dovrò prenderti le misure allora –“
“Non credo che sarà necessario,” lo interruppe Harry.
All’occhiata del fabbricante si affrettò ad aggiungere, “So già qual è la mia
bacchetta.”
Ollivander alzò un sopracciglio, “Pensavo che lei avesse
ammesso di essere a conoscenza del fatto che è la bacchetta che sceglie il
mago, non il contrario.”
Harry sorrise, prendendo il fabbricante in contropiede, “E
infatti è così. La mia bacchetta mi ha già scelto.”
Hagrid, che non si intendeva di bacchette né era riuscito a
seguire il discorso, decise di intervenire, “Dicci allora qual è la tua
bacchetta e facciamola finita.”
Harry gli lanciò un’occhiata prima di rivolgersi a
Ollivander, “Undici pollici, agrifoglio e piuma di fenice. Flessibile.”
Lo sguardo del fabbricante era impagabile. Lo shock dirò per
circa un minuto, prima che l’uomo si affrettasse, eccitato, a recuperare la bacchetta.
Pochi attimi dopo, gli stava porgendo la sua vecchia
bacchetta, emozionato.
Harry l’impugnò, felice di riaverla. Una sensazione di
calore gli pervase il braccio, più forte dell’ultima volta. Era semplicemente
così giusto impugnarla. Non aveva
potuto farlo da quell’incidente a Godric’s Hollow in cui si era
irreparabilmente rotta.
“Curioso … molto curioso … “ stava mormorando Ollivander.
Harry non disse niente, ma si morse un labbro. Improvvisamente quello che aveva
fatto gli sembrò una pessima idea. Se il fabbricante avesse detto a Silente che
lui già sapeva qual’era la sua bacchetta, allora il preside avrebbe potuto
insospettirsi.
“Signor Ollivander,” iniziò, “La pregherei di non informare nessuno di questa vicenda. Sarebbe
alquanto inappropriato. Gradirei che restasse una cosa tra me e lei. Pensa che
sia possibile?” chiese affabile.
Ollivander lo guardò per un attimo speculativamente, “Beh,
dovrei informare Albus –“
“In particolare vorrei che non rivelasse una parola a
Silente,” aggiunse Harry.
Il fabbricante di bacchette, seppur riluttante, annuì.
Harry sorrise, “Quanto le devo?”
-
Usciti dal negozio, Harry e Hagrid tornarono al Paiolo
Magico. Sulla via del ritorno, Harry pregò il mezzo gigante di non parlare con
il vecchio preside degli eventi del giorno.
“Ti prego Hagrid, è importante,” gli disse.
“Ma Silente dovrebbe essere messo a conoscenza dei fatti.
Anche se non capisco cosa abbia di tanto speciale la tua bacchetta … “ replicò
quello aggrottando le sopracciglia.
Harry si strinse nelle spalle. Questa volta aveva impedito
al fabbricante di rivelare che la sua bacchetta era quella gemella di
Voldemort, per questo Hagrid era confuso.
“Giuramelo e basta, ok? Non voglio che lo sappia, sono
affari miei,” insistette il ragazzo.
Hagrid gli sorrise e annuì, “Sei determinato e testardo come
i tuoi genitori. Non dirò nulla, hai la mia parola.”
Poi gli porse una busta, “Qui dentro c’è il tuo biglietto
per Hogwarts. Primo settembre, King’s Cross – è tutto là dentro.”
Poco dopo, Harry si ritrovò dai Dursley.
Non era per niente impaziente di tornare a scuola, anzi, il
contrario. Aveva bisogno di tempo per pianificare in modo da poter entrare in
azione. Una volta arrivato a Hogwarts, con tutti gli impegni che doveva
svolgere (lezioni, compiti, riallacciare vecchi – o nuovi?— rapporti …)sarebbe
stato difficile trovare un modo per distruggere gli Horcrux e portare a termine
la sua missione. Senza contare gli alleati che doveva farsi …
Harry sospirò.
Mondo Magico, arrivo.
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Fatemi sapere se vi piace! Volete che continui?
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