Note: Allora, questa è
una storia moooolto lunga, ma già tutta
completa. Sarà composta in totale da otto capitoli, che posterò
al ritmo di un paio per settimana… Insomma, non soffrirete come i lettori
di Dark Shines XD
Avrete già notato il
titolo del capitolo in italiano. Beh, il merito è di Vahly
e del suo splendido fanmix. Ha scelto canzoni
perfette per questa storia e ho deciso di utilizzare alcune tracce per i nomi
dei capitoli! <3 Questo è il link al suo lavoro, ma vi consiglio di
aspettare a scaricarlo: è dannatamente spoiler XD
La ringrazio anche per le sue
splendide art, spoiler solo su questo capitolo. Le trovate qui, qui e qui!
Ah, cos’avrei fatto senza
di te? <3
Mi raccomando, fatemi sapere ^^
Ne approfitto per postarvi anche il bellissimo header di Fleur. Grazie Bro <3
Lascio scorrere la lama lungo la
linea del suo collo. Mi attardo a seguirne i contorni, a saggiarne la
consistenza. È svenuto, non opporrà alcuna resistenza. Non che
l’essere cosciente avrebbe fatto qualche differenza per lui. Quando si
è accorto che ero proprio io - il suo Sammy - a colpirlo, ha smesso di
lottare.
Carezzo i corti capelli sulla sua
tempia, la mia mano descrive cerchi sempre più ampi. Mi concentro sul
suo respiro regolare, sul calore che emana. Sarebbe così facile adesso,
è talmente indifeso da disgustarmi. La mia stretta si fa più
forte, alcune ciocche mi restano fra le dita. Gli spingo la testa contro
l’altare, esponendo ancora di più la delicata pelle della sua
gola. Un debole lamento gli sfugge dalle labbra; solleva impercettibilmente le palpebre,
poi punta gli occhi su di me. Sono un verde mare di dolore e tradimento,
sofferenza e shock, però non c’è alcuna traccia di odio.
-“Cosa cazzo devo fare per
spingerti ad odiarmi Dean?” sibilo a pochi centimetri dal suo viso.
Non gli do il tempo di
rispondere, affondo il pugnale. La lama non incontra alcuna resistenza: trancia
via carne, tendini, arterie; mi fermo solo quando raggiungo la colonna
vertebrale. Gli occhi di Dean adesso sono vitrei, ciechi. Mi dispiace quasi che
non possa vedermi in questo momento: un sorriso a distendermi le labbra, il suo
sangue ancora caldo sui miei vestiti. Il. Suo. Sangue.
La mente mi si schiarisce di
colpo. La consapevolezza di quanto fatto mi colpisce, violenta: ho ucciso mio
fratello, ho ucciso Dean.
Stringo al petto il suo corpo
esanime; gli tengo la testa sollevata, mentre sussurro incessantemente le mie
scuse. Come se potesse sentirmi, come se potessero cambiare qualcosa…
Un palmo si
posa sulla mia spalla; è gelido, posso sentirlo anche attraverso il
leggero tessuto della camicia, ma sono le parole che l’uomo pronuncia a
ghiacciarmi l’anima: -“Hai fatto quello che dovevi, Sam. Tuo
fratello era un ostacolo, una zavorra. Ora sei libero di seguire il tuo
destino.”
No, non è vero. Io non volevo, non Dean.
Abbraccio più forte Dean,
nascondendo il viso contro di lui. La mano mi artiglia con avidità; le
dita tracciano profondi solchi nella mia carne, mi costringono a voltarmi. Un
viso luminosissimo e perfetto mi squadra dalla testa ai piedi, gli occhi
piantati nei miei sono ricolmi d’odio. Le iridi sono di un verde intenso
ed ombreggiate da lunghe ciglia scure, anche la forma mi è familiare:
sono gli occhi di mio fratello!
-“Beh, ti chiedevi come
sarebbero stati questi occhi pieni di odio… direi che ti ho accontentato,
no?” chiede, beffardo.
Abbasso lo sguardo su Dean ed
osservo le sue orbite orribilmente vuote, due buie finestre attraverso le quali
mi sembra quasi di scorgere il cervello… Sento un urlo nascermi dalle
profondità dei polmoni, la sua forza mi lacera la gola ed in quel
momento mi sveglio.
Ho il respiro affannato, sono
madido di sudore.
La stanza è immersa
nell’oscurità, ma cerco comunque di distinguere il profilo di
Dean. È stupido, ma ho bisogno di sapere che sta bene.
È davvero troppo buio per
vederlo da qui, con qualche difficoltà mi libero dalle lenzuola e mi
metto in piedi: devo controllare. Mi chino su mio fratello, il cuore che mi
martella contro le costole. Dean è vivo, respira. Il suo petto
però si solleva e si riabbassa troppo velocemente; si agita e mormora di
continuo: non sono l’unico ad avere incubi ricorrenti. Sono mesi che Dean
va avanti così: i ricordi dell’Inferno lo perseguitano ancora a
quasi un anno di distanza. Il punto però è che i suoi, per quanto
spiacevoli, sono soltanto sogni, i miei hanno invece la brutta abitudine di
avverarsi… Arriverei davvero al punto di fargli del male? Dentro di me so
che non è così, che non lo farei mai, non me la sento di
rischiare però. Ho preso la mia decisione da tempo. Mi sono lasciato
questi giorni per dirgli addio, poi smetterò di avere un fratello.
Se Dean fosse a conoscenza del
mio piano me ne darebbe di santa ragione, ma lui non ne sa nulla; inoltre,
onestamente, dove ci hanno portato finora le sue scelte? Lui è finito
all’Inferno e io ho quasi perso la mia anima nel tentativo di vendicarlo.
Certo, probabilmente allontanarmi da lui segnerà la mia definitiva
condanna, ma di sicuro eviterò che faccia altre cazzate: Dean ha
già sacrificato troppo per me, non gli permetterò di rinunciare
ad altro. Mio fratello è la persona che più di tutte merita un
lieto fine e al mio fianco non potrebbe mai averne uno. Nel mio futuro vedo
soltanto fiamme e sangue, ma non sarà così anche per lui. Se il
prezzo da pagare per saperlo al sicuro è perderlo, sono disposto ad
accettarlo.
-“Sam?” chiede,
incerto.
Ha gli occhi semichiusi, la voce
impastata. Improvvisamente mi ricorda un bambino e mio malgrado mi ritrovo a sorridere: -“Mi era sembrato di sentire
un rumore, ma è tutto ok. Torna a dormire,
Dean.”
-“Mmh… ok.”
Appoggia nuovamente la testa sul
cuscino e torno a sedermi sul mio letto.
Continuo ad osservarlo. È
vero, ci sono momenti in cui Dean sembra un mocciosetto, ma mio fratello
non ha mai posseduto quel tipo di innocenza. Non da quando lo ricordo io, non
da quando Azazel è entrato nelle nostre vite. Mi torna in mente una
conversazione che abbiamo avuto qualche anno fa; gli dissi che mi sarebbe
piaciuto riavere la mia innocenza, lui rispose che avrebbe tanto voluto fosse
così. Non gli passò neppure per la mente di desiderare una cosa
del genere per se stesso: non puoi combattere il male e restare puro, lo
sappiamo entrambi. Ora però ho la possibilità di fargli questo
regalo, di cancellare una vita fatta di incubi e dargli un nuovo inizio: niente
caccia, niente patti, niente Inferno, niente Apocalisse e… niente Sam.
Sento le prime lacrime scendermi
lungo le guance e decido di abbandonarmi a qualche minuto di disperazione,
ormai non tornerò indietro.
* * *
-“Buongiorno, raggio di
sole” grido, spalancando la finestra.
-“Saaam”
piagnucola Dean, indignato. Poi solleva le coperte sopra la testa, deciso a
riaddormentarsi.
-“Dean, sono le otto
passate e c’è un enorme torta sul
tavolo... vuoi che la mangi da solo?”
Le lenzuola si abbassano, di
poco: -“C’è davvero la torta?” chiede mio fratello,
speranzoso.
Annuisco: -“Anche il
caffè.”
Dean si mette seduto e mi riserva
uno sguardo sospettoso. Come biasimarlo? Con quello che è successo negli
ultimi tempi è già tanto che non creda che voglia
avvelenarlo…
-“C’è qualcosa
che devi dirmi, Sam?” domanda, con la bocca piena.
-“Ti ho comprato la
colazione, non mi sono offerto di fare il bucato o lavarti
l’Impala” ribatto, seccato. Devo continuare con la mia messinscena
ancora un altro po’, non posso rischiare che Dean capisca qualcosa.
Scrolla le spalle e torna a
concentrarsi sulla colazione. Ha vuotato la sua tazza di caffè, mi
restano una manciata di minuti prima che si renda conto che c’è
qualcosa che non va.
-“Ehi, Dean,
grazie…” incomincio, consapevole di non avere né il tempo
né le capacità di spiegargli tutto.
Solleva un sopracciglio:
-“Di cosa?”
-“Di tutto quanto,
sai…”
-“Che cazzo hai fatto,
Sam?”
Il suo tono è rabbioso, ma
vi avverto una sottile vena di paura.
Si alza di scatto e le gambe gli
cedono, si sostiene al tavolo per non cadere. Scuote la testa, come a
schiarirsela, mentre i miei occhi si posano sul suo caffè:
-“Rimettiti seduto, Dean” mormoro.
Dean mi guarda, sbalordito:
-“Mi hai drogato”
Provo a sfiorargli il braccio, ma
lui si ritrae.
-“Lasciami
spiegare…”
-“Cosa vorresti spiegare,
Sam?” chiede, pacato. Poi mi guarda negli occhi: dolore, tradimento,
disperazione, vi ritrovo tutte le emozioni che avevo imparato a cogliere
così bene nei miei sogni. In genere questa scena è il preludio di
un’altra; faccio un passo indietro, sicuro di stare per fargli del
male…
Dean finisce a terra, mi chino
per aiutarlo.
-“E così te ne stai
andando?”
-“No,
Dean. Sei tu che stai per lasciarmi.”
Si sforza di
sorridermi: -“Credi che questa scenetta mi abbia convinto che tu sia
malvagio? Che ti abbandonerei per avermi rovinato un caffè?”
-“Se avessi scelto la
torta, l’avresti fatto” ribatto.
L’afferro al di sotto delle
braccia e lo rimetto in piedi, poi lo distendo sul letto.
Dean prova a sedersi, ma lo tengo
giù.
-“Ascoltami,
Dean, so che non mi abbandoneresti mai ed è proprio questo il problema.
Non puoi restare con me, è troppo pericoloso. Posso provare a
proteggerti dai demoni, da Lilith, ma presto o tardi il mostro che
c’è in me verrà fuori… non posso proteggerti da me
stesso, Dean.”
Mio fratello
cerca di protestare, gli poggio una mano sulle labbra: -“Ssshh, sta
tranquillo. Ho pensato a tutto: sarà come se non ci fossimo mai
conosciuti, potrai finalmente vivere la tua vita, Dean.”
Gli occhi di Dean sono quasi
chiusi, ma continua a lottare per restare sveglio: “Sam, ascoltami…
ti prego” dice con voce impastata, una mano a ghermirmi il polso.
Ricaccio indietro le lacrime,
concentrandomi sul viso di mio fratello: voglio assimilarne ogni più
piccolo dettaglio.
-“Ricordi
quando mi dicesti che da piccolo avresti voluto essere un vigile del fuoco,
Dean? Ho pensato fosse il lavoro più adatto a te: continueresti a
salvare le persone, inoltre dicono che le donne li adorino…”
La presa di Dean si fa più
debole. Adesso le lacrime mi rigano le guance, i singhiozzi
minacciano di sopraffarmi; c’è un’altra cosa che devo
dirgli: -“Sai, ho pensato anche ad un nome per te… Che ne pensi di
James? James Dean, come l’attore… Ti
piace?”
Dean non risponde, si è
addormentato.
Lo stringo un’ultima volta,
continuando a sussurrare: -“Ti chiami James, ti chiami
James…”