Capitolo diciannove: Stelle
cadenti
I
funerali del soldati caduti, di Nar Garzvogh e di Galbatorix vennero
celebrati pochi giorni dopo. Una fiumana di persone si riversava nella
capitale, per onorare i guerrieri e dire loro grazie. Villaggi interi
si erano mossi, portando con loro cibo e bevande da regalare ai soldati.
Alagaesia si stava lentamente riorganizzando. Il Surda venne
reintegrato come parte di Alagaesia, e non era più un
piccolo stato indipendente. Re Orrin era abituato a governare il Surda,
ma non credeva di essere all’altezza di governare tutti gli
uomini sparsi per il mondo. E nonostante questo molti desideravano che
diventasse lui il successore di Galbatorix. La verità era
che Re Orrin aveva paura di sbagliare qualcosa, nella politica di
Alagaesia, di non riuscire a soddisfare il suo popolo. Per questo, un
giorno, prese coraggio e andò da Nasuada.
Dopo aver sentito la sua proposta, la ragazza era rimasta sorpresa, ma
felice. Disse: “Questa scelta dimostra che sei un grande
sovrano, Re Orrin. Sarò lieta di dividere con te il
potere”.
E così Alagaesia venne governata da Nasuada e Orrin,
assieme. Venne formato il Consiglio dei Saggi, che comprendeva Eragon,
Saphira, Rukan il coraggioso Ibrido, Trushkren capo degli Urgali, Orrin
e Nasuada, dodici studiosi, esperti delle più svariate
materie (fra i quali vi erano Angela e Solembum), e un rappresentante
per ogni città e villaggio. Quella fu l’era in cui
l’eguaglianza e la giustizia si avvicinavano, per mano di
Orrin e Nasuada.
Tutti lo avvertivano: c’era un nuovo odore
nell’aria, odore fresco di cambiamenti, profumo leggero di
gioia e l’odore penetrante della vittoria, che per un attimo
aveva inebriato tutti i popoli di Alagaesia, che mai come prima si
erano sentiti uniti e forti come allora. La gente non camminava
più curva, ma a testa alta, i bambini non si nascondevano
più dietro le loro madri, piuttosto uscivano a giocare e a
correre per le strade. Tutti avevano qualcosa da fare, era come se
l’intera Alagaesia stesse ricostruendo qualcosa. E in
effetti, era proprio così: ricostruivano le loro vite,
segregate per troppo tempo nel terrore.
Fu così che incominciò un’era di pace
per Alageasia.
Dopo circa una decina di giorni dalla fine della battaglia, Katrina
arrivò a Gil’ead sopra un carro trainato da un
mulo. Non appena la vide Roran corse al suo fianco e la
baciò con passione, scatenando
l’ilarità generale. Ormai la nascita del bambino
era prevista fra qualche giorno, e nonostante Roran si fosse offerto di
fare lui il viaggio a sud, Katrina aveva detto di voler rivedere Eragon
ed Ellen, così aveva compiuto il viaggio che
l’aveva riportata da suo marito.
Ellen e Murtagh avevano occupato una casa che avevano trovato vuota.
Stavano passeggiando per le vie della capitale quando la scorsero,
mezza distrutta e disabitata. “Non ci vorrebbe molto a
metterla a posto e abitarci” aveva detto Murtagh osservandola
con occhio critico.
“Potremmo farlo davvero” disse Ellen avvicinandosi
all’entrata.
Murtagh sorrise e la guardò. “Potrebbe essere casa
nostra” aveva azzardato.
Non era sicuro che la ragazza volesse vivere con lui, in
realtà aveva timore che rifiutasse. Era da mesi ormai che
non si vedevano, e molte cose che erano successe li avevano cambiati. E
poi, ci aveva pensato lungamente, la loro storia era iniziata in
periodo di guerra, ed aveva paura che fosse solo quella a tenerli
uniti. La paura di morire, il timore che ci fosse poco
tempo… forse era solo per quello che la loro storia era
inziata. Chissà che nella vita reale non fossero totalmente
diversi l’uno per l’altra?
Ellen, dal canto suo, quando Murtagh pronunciò quelle parole
s’illuminò. “Dici davvero?”
chiese, senza riuscire a reprimere un sorriso a trentadue denti.
“Ma certo” rispose Murtagh abbracciandola.
Nelle seguenti settimane sistemarono la casetta. La ricostruirono e
l’arredarono. Ellen la riempì di fiori, la
dispensa era piena di marmellate, carne sotto sale e formaggi. In un
piccolo giardino posteriore Murtagh, sotto l’insegnamento di
Eragon, coltivava tutto ciò che poteva.
Una sera, mentre Ellen finiva di mettere a posto le ultime cose,
Murtagh le disse di uscire in giardino. Ad Ellen piaceva molto
occuparsi della casa, non lo faceva da anni, e le faccende erano per
lei qualcosa di nuovo. Le piaceva occuparsi della casa, mentre Murtagh
lavorava nel piccolo orticello, le piaceva preparare una cena calda a
Murtagh, dopo tutte le fatiche aveva fatto. Le piaceva quando
sistemavano la casa, la dipingevano e facevano assieme lavori manuali.
Le piaceva la sera, quando si stringevano nel letto, e si abbracciavano.
“Ellen!”. Murtagh corse in cucina e la
tirò per un braccio. “Vieni fuori
Ellen!”.
“D’accordo” disse lei sorridendo.
Murtagh la trascinò fuori e le indicò il cielo.
“Guarda quante stelle nel cielo” disse stringendola
a sé.
“Sono bellissime” sussurrò Ellen.
“Anche se ovviamente non possono reggere il confronto con
te” disse Murtagh dandole un bacio sulle labbra.
“Ellen … è da un po’ che
volevo chiederti una cosa” disse poi a voce bassa.
“Ma la verità è che in queste cose non
me ne intendo molto. Ho cercato di organizzare una cosa carina, che ti
potesse piacere. Però non ci sono riuscito”.
Abbozzò un sorriso, si frugò nella tasca interna
della giacca di pelle ed estrasse un bellissimo anello dorato.
“Ellen, lo so che non sono poi molto in confronto a te. Si,
un Cavaliere dei Draghi, ma tu sei una principessa. Però ti
chiedo almeno di considerare l’offerta”.
Ellen tratteneva il respiro, guardando con stupore l’anello
fra le dita di Murtagh.
“Ellen, vuoi diventare mia moglie?” chiese il
ragazzo in un sussurro, guardandola negli occhi.
Il cuore della ragazza batteva così forte che sentiva male
al petto. “Si!” esclamò, aggrappandosi
al collo di Murtagh con tale slancio che il ragazzo dovette
indietreggiare di parecchi centimetri.
“Hey, hey … calma. Sto andando a finire fra le
aiuole” disse sorridendo.
“Davvero t’importa delle aiuole in questo
istante?” chiese Ellen baciandolo e insinuando le mani sotto
la sua maglietta. I muscoli di Murtagh erano caldi e lisci, e
così belli, sotto le sue dita.
“Nah. In fondo non tanto” rispose lui stringendola
più forte, respirando il suo profumo.
Non ci volle molto a ricevere la benedizione di Islanzadi per quella
che lei considerava un’unione voluta dal destino. Gli elfi
erano in tripudio ad Ellesmera e desideravano che il matrimonio si
tenesse là. Ellen pensò che se avesse rifiutato
sarebbe sembrato scortese, così invitò Eragon e
Arya, Tegrish, Roran e Katrina, con il figlio da poco nato di nome
Travis, Angela con il suo inseparabile gatto Solembum, Nasuada e Re
Orrin, oltre che Orik, la moglie e qualche altro nano, a fare un
piccolo viaggio fino alla capitale degli elfi.
Ma non era qualcosa di così urgente! La regina Islanzadi
voleva delle nozze in grande stile per la figlia, così
dovettero attendere quasi tre mesi per sposarsi. Ellen non capiva il
perché di tanti preparativi, e ogni giorno che passava
Murtagh era sempre più nervoso.
Un giorno Castigo, volando sopra la città assieme a Saphira,
ebbe una notizia alquanto sconcertante. Chiama Eragon, io
avviserò Murtagh. Dovrebbero saperlo anche loro, no?
Disse quando si fu ripreso abbastanza da accettare la notizia e dire
qualcosa di sensato.
Hai
assolutamente ragione, concordò Saphira.
Eragon e Murtagh furono così invitati dai due draghi a
salire sulla piccola collina poco fuori Gil’ead. Era il
tramonto, e il sole tingeva di arancio intenso tutte le prateria
lì attorno. Saphira e Castigo si sedettero solennemente di
fronte ai loro Cavalieri.
Dobbiamo
darvi una notizia, esordì Saphira. Molto importante. Niente di cui
preoccuparsi, disse poi scorgendo l’espressione
ansiosa dei ragazzi.
Castigo fece un piccolo grugnito e sbuffò del fumo caldo,
poi disse con voce burbera: Saphira
avrà presto un uovo.
Murtagh rimase alquanto stupito, mentre Eragon trattenne il fiato. Saphira! Non mi hai mai detto
nulla!, disse poi indignato.
Saphira, confusa, sbottò: Avresti dovuto comunque capirlo
da solo, sei il mio Cavaliere.
Si,
l’avevo capito di Castigo. Ma non l’uovo! E
… Castigo, non mi hai nemmeno chiesto il permesso!
Non
… non sapevo di doverlo fare,
ribatté il drago un po’ ansioso, come uno sposo
davanti al genitore della sua amata.
Murtagh scoppiò a ridere e si portò una mano alla
pancia. “Ma che dici?” chiese all’amico.
“Non sarai mica geloso?”.
“Io? No, ma figurati” borbottò Eragon
guardando per terra.
Saphira fece un risolino e avvicinò il muso al suo
Cavaliere. Parlò solo a lui, in modo che solo Eragon potesse
sentire. Eragon, sarai
sempre il mio piccolo.
Eragon abbozzò un sorriso e le accarezzò il muso
squamoso.
Circa due mesi dopo una lunga carovana viaggiava verso Ellesmera. Una
volta entrati nella foresta trovarono moltissimi elfi ad accoglierli.
Non appena videro Ellen e Murtagh scoppiarono in grida di giubileo e
andarono ad abbracciarli. Lungo tutto il viaggio cantarono e ballarono
in mezzo alla foresta. Quando giunsero in vista di Ellesmera la regina
in persona li fece entrare in città. Abbracciò a
lungo la figlia e, con grande stupore di Murtagh, lo baciò
sulle guancie e sulle labbra.
Eragon, soffocando un risolino, si accostò a lui e gli disse
da dietro la spalla: “E’ un’usanza
elfica. I genitori baciano lo sposo della figlia”. Murtagh
considerò una fortuna che non ci fosse il marito di
Islanzadi.
Dopo preparativi vari che fecero andare i nervi a mille ad Ellen, e
dopo diverse usanze che fecero imbarazzare Murtagh fino a fargli
diventare le orecchie rosse, finalmente arrivò il giorno
della cerimonia.
Si tenne in una spaziosa radura, al centro della città, e
quella sera le stelle brillavano forte, come se volessero assistere
anche loro. Gli elfi si assediavano ai lati della radura, alcuni
stavano sugli alberi e guardavano dall’alto. In un angolo
Saphira, Castigo e Gylda stavano stretti fra di loro per non occupare
troppo spazio.
Ellen portava una veste con lunghe maniche a sbuffo verde chiaro,
stretta sotto il seno da una sottile cintura, per poi ricadere morbida
ai suoi piedi. Ad ogni suo movimento la veste frusciava, e il suono che
emetteva pareva lo stesso frusciare delle foglie al vento. Fra i
capelli aveva fiori e foglie, intrecciate in una coroncina. Tutto in
lei era perfetto e magnifico, era bellissima e, quando la vide, a
Murtagh balzò il cuore in petto. Si sentì quasi
svuotato di ogni sensazione. C’era solo lei in quel momento,
lei con i suoi occhi neri e le ciocche di capelli fluidi che cadevano
sulle sue spalle. Lei, con il suo sorriso dolce e la sua anima pura e
perfetta.
Al contrario, Ellen venne assalita da tantissime sensazioni quando vide
Murtagh. Si sentì riempire il cuore, la gola, le gambe e le
braccia fino alla punta delle dita, da un calore confortante e quasi
doloroso, tanto era l’amore che sentiva. In quel momento
sapeva, era certa, che Murtagh era la persona che amava. Per lui
avrebbe fatto qualsiasi cosa. Si sarebbe gettata nelle fiamme ardenti e
rosse come l’inferno, o sarebbe invecchiata lentamente
assieme a lui.
A celebrare la cerimonia fu Islanzadi stessa. Con voce vellutata e
dolce unì Murtagh, Cavaliere dei draghi, ed Ellen,
principessa degli elfi, in matrimonio.
I festeggiamenti durarono a lungo. La musica che suonava stordiva chi
non era abituato alla magia degli elfi. Roran sorrideva di continuo e
faceva girare fra le braccia il piccolo Trevis, seguito dalle
raccomandazioni di Katrina, che lo pregava di stare attento. Saphira
svolazzava sopra di loro assieme a Castigo. Gylda soffiava piccola
fiammelle per il divertimento di alcuni bambini elfici. Tegrish
conversava amabilmente con suo padre e Oromis, mentre Eragon e Arya
ballavano tenendosi per mano.
Ad un tratto Saphira richiamò l’attenzione di
Eragon. Eragon guarda!
Ci sono le stelle cadenti.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. “Ellen!
Murtagh! Venite!”. Prese per mano Arya e la
trascinò in un punto più buio della foresta. Da
lì, in piccole porzioni di cielo, si potevano vedere le
stelle brillare forte, con la loro coda bruciante, passare nel cielo.
“Dobbiamo esprimere un desiderio” disse Arya
sorridendo.
“Davvero?” chiese Ellen.
“Si certo. Dicono che se esprimi un desiderio quando vedi una
stella cadente quello si avvera”. Eragon guardò
Arya e le strinse la mano più forte. Si guardarono negli
occhi a lungo.
“Non credo di aver motivo di chiedere un desiderio”
bisbigliò Ellen a Murtagh. “Ho già
tutto quello che mi serve”.
Murtagh le sorrise le diede un dolce bacio sulle labbra.
Per l’ultima volta, tutti assieme, alzarono lo sguardo. La
notte era chiara, le stelle piangevano di gioia. Ad un tratto due
sagome nere fendettero l’aria leggera.
Saphira emise un ruggito di felicità e si volse verso
Castigo. Il drago rosso la seguì nel cielo e
avvicinò il muso al suo. Si guardarono negli occhi senza
dire nulla, condividendo il turbine di sentimenti che ognuno provava
scatenanti nel loro cuore. Poi, Saphira si tuffò di nuovo
nella notte, e Castigo, ruggendo, la seguì.
Le due sagome si persero in lontananza. A terra, i quattro ragazzi si
presero per mano e s’incamminarono sereni verso il futuro,
sicuri di avere affianco qualcuno cui dare e ricevere amore.
Nessuno le guardava, ma le stelle ancora cadevano su Alagaesia,
illuminando il mondo con la loro speciale luce.
Fine
I personaggi di questa
storia appartengono per la maggior parte a Cristopher Paolini, ideatore
del Ciclo dell’Eredità e detentore di tutti i
diritti. La storia non è stata scritta a fini di lucro.
Parto subito col rispondere alle
recensioni.
KissyKikka: caspita! Spero che questo capitolo finale ti sia piaciuto.
Strano a dirsi, ma è stato più complicato degli
altri da scrivere. Comunque ti ringrazio per tutto! Sei stata davvero
gentile, hai seguito la storia dall'inizio alla fine (tutte e due le
parti!). Le tue recensioni sono state utili anche per farmi notare
certe cose che, dal punto di vista dell'autore, non si vedevano. Ti
ringrazio davvero di cuore, sono felicissima che tu abbia letto la mia
storia, e mi ritengo fortunata per questo, hai davvero esperienza nei
racconti e nei libri, si vede che scrivi anche tu. Spero che avremo
modo di risentirci, un bacio! <3
Allora...
non so proprio cosa dire. Ho iniziato a postare la prima parte di
questa storia ad Aprile dello scorso anno, e ascriverl anacora prima
(penso a Gennaio). E' strano, adesso, mettere l'ultimo capitolo. Era
quasi diventata parte integrante delle mie giornate! XD
Questa storia mi ha dato molte soddisfazioni, e di questo devo dire
grazie solo a voi lettori. Chi ha recensito, o anche solo letto, sappia
che mi ha davvero fatto un grande favore. Sapere che eravate
lì, che seguivate la storia, è stato bello.
Sappiate che, senza di voi, nulla di tutto questo sarebbe esistito.
Lo so che sembrano le solite parole buttate al vento, le frasi fatte,
ma non ci posso fare nulla se è così! XD E'
quello che penso e, anche se è banale, ve lo dico con il
cuore.
Grazie a tutti.
Un bacio.
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