The Last Guardian
Piccola nota: capitolo
alquanto descrittivo, soprattutto per la prima parte. Ma non
esasperatevi, non è affatto tutto così ;D
Prologo
Il
messaggero era appena arrivato all'altipiano di Kerembeyt, dopo aver
oltrepassato il valico meridionale dei Monti di Cristallo, l'unico agibile durante il periodo invernale, così
chiamati
per l'altissima concentrazione di quarzo purissimo presente nella
roccia. L'uomo, però, non fece caso ai particolari giochi di
luce che si creavano sulle vette imbiancate dalle nevi perenni,
così come non si fermò ad ammirare le rovine di quelle
strutture che un tempo avevano reso famosa Varadiél come la
Città dei Ponti: imponenti strade sopraelevate sorrette da archi
in pietra, che permettevano ai viaggiatori di attraversare indenni i
territori occupati dai jagaral, enormi predatori simili a felini, e le
vaste zone paludose, rimasugli dei grandi laghi che esistevano secoli e
secoli prima, mentre i Draghi ancora convivevano con gli umani. Dopo
che le paludi vennero bonificate, i Ponti caddero pian piano in disuso,
e i jagaral scomparvero in seguito a massicce spedizioni di caccia. Al
loro posto erano subentrati i banditi a minacciare la sicurezza delle
ricche carovane mercantili, ma raramente si spingevano nella zona
meridionale dell'altipiano per le loro scorribande.
Nonostante
ciò, il messaggero tirò comunque un sospiro di sollievo
appena raggiunse il primo dei piccoli villaggi il cui unico scopo era
quello di fungere da punto di ristoro per i viaggiatori. Non si
fermò alla locanda, bensì cambiò il suo cavallo
esausto con uno riposato, e ripartì al galoppo verso la capitale
dell'impero di Tharamyt.
Dopo tre estenuanti ore di viaggio, cinque stazioni di riposo e la
grande foresta al centro di Kerembeyt, finalmente giunse in vista di
Varadiél, la splendente capitale dell'impero, che si ergeva ai
piedi dello Iesin Orod, il massiccio principale della catena dei Monti
di Cristallo. I colori accesi di cui si tingeva il cielo nell'ora del
tramonto si riflettevano sul quarzo usato nella costruzione dei palazzi
dei nobili, facendo brillare le torri del castello, il quale, visto
dall'alto, assomigliava a un perno dal quale la città si
sviluppava a ventaglio.
Quando ormai il
rosso del cielo era stato sostituito dalla tenue luce del crepuscolo, il messaggero fece il suo ingresso nella prima
delle tre zone in cui si suddivideva la città.
Il livello più esterno era costruito fuori dalle mura
principali, ed era abitato in gran parte da contadini e povera gente
che non riusciva a trovare lavoro, o per la quale le tasse applicate
agli abitanti all'interno delle mura erano troppo onerose. Le
abitazioni in questa zona erano piccole e, man mano che ci si
avvicinava alle mura, sempre più addossate l'una all'altra. Il
dedalo di stradine che si era formato di conseguenza era perfetto per
seminare degli inseguitori, motivo per cui il terzo livello era usato
come nascondiglio da parecchi malviventi che lo rendevano la base dei
loro traffici.
Oltrepassato l'enorme portone d'ingresso di
Varadiél, si accedeva al secondo livello, il più vasto
dei tre. La maggior parte delle attività commerciali si
svolgevano lungo la strada principale, che portava direttamente al
primo livello e attraversava la grande Piazza del Mercato.
Il primo livello era separato dal secondo da un'ulteriore barriera
difensiva, anche se decisamente più piccola del muro esterno.
Questa zona era occupata esclusivamente dalle residenze nobiliari,
irraggiungibili obbiettivi dei ladri più avidi.
La differenza
tra le tre zone della città era data anche dall'altezza.
Infatti, l'esser costruita a ridosso di un monte, dava a
Varadiél la caratteristica di elevarsi al di sopra
dell'altipiano, rendendo così più facili gli avvistamenti
di eventuali nemici. Il livello esterno era ancora in piano, ma
già a partire dal secondo c'era un sistema di terrazze che
corrispondevano più o meno a interi quartieri. Al culmine di
questi terrazzamenti c'era il castello imperiale. Questa magnifica
costruzione risaliva a più di mille anni prima, eppure le sue
condizioni erano talmente perfette che non c'era mai stato il bisogno
di una manutenzione della struttura. Qualcuno diceva che fosse stato
costruito grazie alla sapienza dei Draghi, o che era sorretto da una
magia ancestrale... In ogni caso, nessuno poteva più sapere la
verità: i Draghi erano ormai definitivamente scomparsi da almeno
ottocento anni, e la conoscenza della magia era pian piano andata
perduta.
Però, in quel palazzo millenario, c'era qualcuno che desiderava
entrare in possesso di quel potere, e a tale scopo aveva impiegato
ingenti risorse nel ritrovamento di un particolare luogo, il Thuaidh
Caiseal, o Castello del Nord, nel quale le leggende narravano fosse
nascosta l'eredità lasciata dal Re dei Draghi, Aran Kehelrid, ai
suoi discendenti che decisero di vivere come umani.
Quest'eredità aveva fatto gola a molti, ma nessuno era mai
riuscito a trovare il luogo in cui era custodita; ma ciò non
costituiva un buon motivo per rinunciare, non per il giovane imperatore
di Tharamyt, Roinn Gaoth Tintreacht. Salito sul trono appena ventunenne, in sei anni era riuscito a debellare l'esercito
costituito dalla Coalizione dei Regni dell'Est, a scongiurare
definitivamente la minaccia dei pirati sulle coste occidentali e a
sedare le rivolte dei mercenari, stabilendo così uno dei regni
più solidi della storia dell'impero.
Quando il messaggero giunse al cospetto del sovrano, lo trovò
nel suo studio privato, intento ad ammirare la comparsa delle prime
stelle dall'ampia vetrata centrale. L'ultimo esponente della stirpe dei
Tintreacht prese il tubo metallico in cui era contenuta la pergamena e
congedò l'uomo che l'aveva portato fin lì dai lontani
territori del nord, non senza avergli prima elargito una ricompensa in
monete d'oro. Appena ebbe finito di leggere il contenuto del messaggio,
mandò subito a chiamare il primo ministro, Gallach O'Sternail,
che più di tutti aveva ricoperto un ruolo di maestro, d'armi e
di vita.
Nell'attesa, il giovane cominciò a girovagare per la stanza in
preda all'impazienza e all'eccitazione: finalmente le ricerche avevano
dato dei risultati concreti! La sua testardaggine nel continuare a
cercare, nonostante gli insuccessi iniziali, si era rivelata una buona
cosa alla fine, anche se non aveva ottenuto la piena approvazione di
Gallach, che giudicava la cosa uno sperpero di tempo e denaro. Proprio
l'ingresso di quest'ultimo interruppe il flusso di pensieri
dell'imperatore, che subito si diresse verso di lui accogliendolo con
un tono entusiasta.
- Gallach! Guarda, avevo ragione! Il castello del Nord esiste! Proprio
ora è arrivato un dispaccio di Fried in cui afferma di aver
trovato il primo dei Sette Pilastri! Ora sarà solo una questione
di tempo prima che l'esatta ubicazione del Castello sia svelata!
- Vedo. Però, Maestà...
- Rionn! L'ho già detto tante volte che almeno in privato devi chiamarmi Rionn.
Il primo ministro sorrise divertito alla richiesta del sovrano e, dopo
aver preso il messaggio che il governante gli porgeva, andò a
sedersi su uno dei divanetti rivestiti in velluto rosso posti di fronte
al caminetto.
- Rionn, ammetto che l'effettiva esistenza del Thuaidh Caiseal mi
sorprende, ma ti ricordo che il più grande ostacolo non è
ancora stato superato.
- Lo so... ciò che quel luogo custodisce potrà esser
preso solamente dai discendenti di Aran Kehelrid... - rispose il
giovane con tono pensieroso. Nel dire la frase successiva, però,
dalla sua voce traspariva l'ambizione di voler riuscire in un'impresa
ritenuta impossibile.
- Ma se almeno uno di questi eredi vive tuttora nel mio regno, giuro che lo troverò, dovessi metterci anni!
Gallach O'Sternail sospirò rassegnato... non sarebbe servito a
nulla tentare di dissuaderlo dal suo intento. Aveva visto quel ragazzo
crescere e fin da bambino aveva dimostrato uno smisurato interesse
nella storia del passato, specialmente per quella inerente all'epoca
dei Draghi. L'eredità da loro lasciata era sempre stata
un'ossessione, ma aveva sperato che una volta cresciuto quest'interesse
lo abbandonasse.
Spostò lo sguardo verso un grande ritratto posto sopra il camino.
Ecco, era da quel momento, da quegli avvenimenti che il semplice sogno si era tramutato in qualcosa da ottenere assolutamente.
E ora che era vicino alla meta
avrebbe impiegato tutto ciò che era in suo potere per realizzare
il suo obbiettivo. Che sia questo il ritrovamento di un palazzo
disperso o la ricerca di un erede di cui non si sapeva
l'identità e tantomeno l'esistenza.
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Bene... benvenuti nel mondo di The Heir =D
Se siete arrivati fin qua vi ringrazio, e spero di avervi incuriosito un po'!XD
Non pretendo che la storia vi abbia già preso, trattandosi,
appunto, di un misero prologo, ma spero che vorrete lasciare un
commento, anche breve, e che continuiate a seguirmi!=D
A presto con il primo capitolo!
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