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Purple Suits & Red Lips
è una raccolta di storie autoconclusive con protagonisti Chuck e Blair, in vari
momenti della serie, sia come amici che come amanti. Le storie non saranno
correlate (a meno che così non venga specificato) né in ordine cronologico (per
cui indicherò sempre il momento in cui ci troviamo). Ultimamente mi vengono in
mente solo one-shot su questi due e quindi mi sembrava più comodo raccoglierle
tutte in una sola storia, invece di pubblicarne una nuova di volta in volta.
Spiegato questo, vi lascio alla
prima shot.
Buona lettura!^^
#1
Titolo: Sympathy for the
Devil
Autrice: Melanyholland
Summary: Chuck aveva
molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere
rivelato al suo migliore amico Nate.
Rating: giallo
Timeline: pre-stagione 1
Main
Characters: Chuck Bass & Blair Waldorf
Disclaimer: Gossip Girl
non mi appartiene, ma mi diverte molto giocare con i suoi personaggi.
Sympathy for the Devil
Chuck Bass osservava il fumo che
si disperdeva pigramente nell’aria in uno stato di pace e rilassamento completo
che solo l’hashish di migliore qualità riusciva a donargli. Quando il trillo del
telefono gli trapanò il cervello, interrompendo quell’estasi idilliaca, si
riscoprì profondamente innervosito nonostante l’annebbiamento dei sensi.
“Nathaniel, accidenti a te,”
inveì, mentre il suo migliore amico, non meno fatto di lui, cercava a tastoni il
telefonino sul divano e lo urtava con le dita, facendolo cadere a terra con un
tonfo che risuonò per le pareti della suite del Palace stranamente
amplificato.
“Non rispondere, spegnilo.”
ordinò seccato, guadagnandosi un’occhiata confusa di Nate, che ora teneva il
maledetto oggetto trillante fra le mani.
“Ma è Blair.”
Come se a Chuck non fosse stato
ovvio fin dall’inizio, perfino sotto l’effetto del fumo.
“Appunto. Se sente che sei
fatto, piomberà qui a rompere le palle. Spegnilo.”
Nate esitò per attimi di
interminabile tortura squillante, poi finalmente gli obbedì, ancora un po’
titubante. Chuck tirò un sospiro di sollievo per il ritorno alla tranquillità e
prese un’altra boccata del suo spinello, rilassandosi fra le lenzuola del letto.
“Non sono mai riuscito a
capirlo.”
“Mmh?” ribatté Chuck, sbuffando
fumo.
“Non capisco come fate tu e
Blair a essere amici. Insomma, non siete solo diversi, siete… praticamente
opposti.” La voce di Nathaniel gli giungeva lontana e persa. Chuck considerò
la domanda, corrugando la fronte. Capiva la perplessità del suo migliore amico,
e intuiva che probabilmente era condivisa da molti dei loro conoscenti. Questo
perché, a dispetto di tutto, l’apparenza nell’Upper East Side era sul serio
tutto ciò che contava e agli occhi del bel mondo, loro erano davvero
incompatibili. Ma Chuck sapeva bene qual erano i motivi che lo legavano alla
sempre perfetta Blair Waldorf, al di là della percezione altrui.
Ricordava la prima volta che
l’aveva notata, a scuola. Blair era stata una bambina graziosa, certo, ma non
era per quello che aveva attirato la sua attenzione. Indossava sempre vestitini
pieni di fiocchi e pizzi, i capelli erano sempre acconciati in boccoli perfetti
con cerchietti e nastri colorati e, mentre le altre bambine gridavano e
correvano per tutto il cortile durante la ricreazione, lei seguiva la vivace
Serena e l’atletico Nate senza mai veramente lasciarsi andare ai loro giochi: se
si arrampicavano, Blair restava a guardarli preoccupata dal basso verso l’alto;
se si sedevano sull’erba, lei stava attenta a sistemare bene la gonna intorno
alle gambe e a sporcarsi il meno possibile. In ogni gesto, ogni atteggiamento,
perfino in ogni particolare del suo aspetto, Blair sembrava una bambola di
porcellana, più che una bambina.
Questo l’aveva irritato, perché
a cinque anni Chuck non riusciva a capire tutto quel controllo, gli sembrava
fastidiosamente ridicolo e del tutto insensato, e da sempre ciò che non
riusciva a comprendere, lo faceva arrabbiare. Perciò ignorava la bambolina e, se
i loro sguardi si incontravano per caso, le scoccava un’occhiata buia che la
faceva sempre voltare.
Poi aveva iniziato a giocare
sempre più spesso con Nathaniel e un giorno, in cortile, lui gli era corso
incontro con al fianco la bambina.
“Lei è Blair. Blair, questo è
Chuck” li aveva presentati Nate e lei aveva sorriso gentilmente, tendendogli la
mano, da vera signorina educata.
Allora Chuck l’aveva spinta a
terra.
Blair, ritrovandosi seduta nel
fango, aveva spalancato gli occhi per la sorpresa, poi aveva cominciato a
urlargli contro e a piangere, blaterando fra i singhiozzi che si era sicuramente
rotta qualcosa, che sua madre l’avrebbe sgridata perché si era sporcata il
vestito e a più riprese che Chuck era un mostro e che Nate doveva
picchiarlo per vendicarla, subito. Vederla finalmente in quello stato,
sporca, agitata e assolutamente fuori di sé l’aveva fatto sorridere, perché ora
Chuck aveva capito: Blair non era quella bambola perfetta, faceva soltanto
finta; la vera Blair era una cosa urlante e scontrosa che invocava vendette
violente alla prima occasione e la faccenda l’aveva divertito non poco.
Scorgendo il suo sorriso, la
bambina aveva fatto una smorfia indignata, smettendo improvvisamente di
piangere, si era alzata in piedi e gli aveva tirato un calcio sotto il
ginocchio, evidentemente stanca di aspettare l’improbabile reazione di
Nathaniel.
“Io ti odio!” aveva dichiarato
rabbiosa, per poi voltarsi e correre via, senza alcuna grazia, bensì con passi
pesanti e collerici.
Nate, interdetto e confuso,
l’aveva fissato massaggiarsi la gamba. Il calcio non gli era piaciuto molto, ma
Chuck era ancora contento di aver scosso la principessina.
“Però sei strano.” aveva
concluso Nate dopo un po’, guardandolo di sottecchi come se fosse un cane
randagio idrofobo, forse aspettandosi uno spintone anche lui.
Da quel giorno attraversare la
barriera di fredda perfezione che Blair creava intorno a sé al fine di rivedere
quella scintilla di appassionato fervore, era diventato uno dei passatempi
preferiti di Chuck. Ovviamente, con gli anni, aveva affinato la tecnica ed era
passato dallo spingerla nel fango e dal tirarle i capelli a fare battute e
insinuazioni più o meno velate, in particolare sul sesso, perché arrossiva
sempre, con quelle lì.
“Ma se non sai di che parli”,
aveva ribattuto Blair quando avevano dodici anni, con un’occhiata sprezzante. Al
che lui aveva sorriso di trionfo, perché in realtà sapeva di che parlava; da
nove ore, a voler essere precisi.
“Ti sbagli, Waldorf.” aveva
replicato tronfio, e lei si era voltata verso di lui, la bocca aperta, le
pupille dilatate e le guance rosse. Chuck aveva riflettuto che era uno
spettacolo da guardare, in quello stato.
“Hai fatto…” aveva cominciato,
per poi abbassare la voce in un bisbiglio: “…sesso?”
“Sì, ho fatto… sesso.”
aveva confermato, imitando il suo tono scandalizzato per irritarla; ma Blair
l’aveva ignorato, focalizzata com’era su un altro punto:
“Con chi?”
“Georgina Sparks.”
“Disgustoso.” aveva giudicato
lei all’istante, arricciando il naso e lanciando un’occhiata piena di veleno
alla ragazza in questione, che chiacchierava allegramente con Serena dall’altra
parte del salone. Blair era stata mollata al tavolo da sola quando le due si
erano allontanate per flirtare con un paio di attraenti figli di papà ed era
visibilmente offesa e irritata, quindi nello stato d’animo ideale per gli scopi
di Chuck, che aveva subito preso posto accanto a lei.
“Non lo definirei disgustoso”
aveva obiettato, con un sorriso lascivo. In realtà, la sua performance con
Georgina era stata furiosa e breve, una sgroppata quasi animalesca. Solo
un’immagine era rimasta particolarmente impressa a Chuck, ed era stata la
cascata di capelli scuri in cui aveva affondato la faccia mentre veniva.
Dettaglio piuttosto strano, c’erano parti del corpo della cara Georgie che
avrebbero meritato di attrarre di più la sua memoria.
“Perdere la tua verginità con
Georgina, Chuck?” aveva sospirato lei. “Voglio dire, A. Sul serio? B. Non ti è
venuto in mente nessuno di meglio?”
“Come te, ad esempio?” aveva
ribattuto lui seducente, posandole una mano sul ginocchio, che lei aveva
prontamente scacciato.
“Dio, no.” aveva esclamato con
veemenza, guardandolo male. “Ripensandoci, forse è la ragazza adatta a te. State
insieme, ora?”.
Al che Chuck aveva riso di gusto
della sua ingenuità, gesto che l’aveva finalmente fatta esplodere.
“Sei nauseante, Bass.” aveva
ringhiato in tutta la sua fiera bellezza. “Uno come te non può certo capire che
l’unione di due persone è qualcosa di più, qualcosa di importante.”
“Non importante, divertente,
Waldorf.” aveva ribattuto lui, imperturbato. “Provare per credere. E vorrei
aggiungere che io sarei più che lieto di mostrarti…”
“Vado a cercare Nate.” lo aveva
interrotto lei, di slancio. Chuck aveva ghignato osservandola mentre
attraversava il salone, dimentica di Serena e Georgina, per raggiungere non
Nathaniel, bensì il gruppo di ragazze che frequentava a scuola, le quali un
istante prima fissavano ammirate il flirtare disinvolto di Serena, un attimo
dopo attorniavano una raggiante Blair e pendevano dalle sue labbra, scoccando
ogni tanto un’occhiata furtiva a lui.
Chuck si era versato una
generosa dose di champagne, soddisfatto. Non era facile crearsi una reputazione
e quello era stato un colpo da maestro: in quel modo tutti avrebbero saputo che
aveva fatto sesso, senza che lui facesse la figura del ragazzino smanioso di
raccontarlo.
Con l’arrivo della scuola
superiore, Chuck aveva scoperto che dietro i sorrisi radiosi di rossetto, Blair
celava non solo un carattere energico e impetuoso, ma anche una mente affilata,
un’ambizione irrefrenabile e un animo perfido quasi quanto il suo, tutte qualità
che non poteva non apprezzare in una donna. Inoltre Blair era estremamente
piacevole da guardare: con le sue gonne al ginocchio e le sue collane di perle,
sembrava una di quelle ragazze di chiesa, pura, innocente, devota. Quell’anima
maliziosa celata sotto l’aspetto di un angelo e il fatto che fosse vergine
stuzzicavano le sue fantasie, tanto più che, essendo pure la ragazza ufficiale
di Nathaniel, per lui era intoccabile, al contrario di tutte le giovani donne
che di solito attraevano la sua attenzione.
C’erano ovviamente sempre stati
sogni su di lei, a volte anche nei momenti di veglia -quelle labbra rosse e
piene e quelle gambe flessuose avrebbero fatto galoppare l’immaginazione di
uomini ben più virtuosi di lui-, ma Chuck avrebbe mentito a se stesso se non
avesse ammesso che, dopotutto, passare il tempo con lei anche sapendo che non
sarebbero mai finiti a letto non gli dispiaceva più di tanto. Aveva a
disposizione tutte le scopate che voleva e Blair lo intratteneva in modo
differente.
“Conosci Gertrude Burlingame?”
aveva esordito senza salutarlo, sedendosi accanto a lui sul divano durante un
party organizzato da Lily Van Der Woodsen, solo pochi giorni prima.
“Sai che i nomi non mi dicono
niente”, aveva risposto lui con un’alzata di spalle, poi aveva fatto un
sorrisetto. “Ora, se potessi dirmi taglia di reggiseno e posizione preferita,
forse…”
“Quella là.” aveva insistito
Blair con un cenno del capo, il tono sdegnoso. Chuck aveva individuato la
ragazza in questione -una rossa con gambe chilometriche e un sedere sodo e
rotondo strizzato in una minigonna di Dior- e aveva inclinato la testa di
lato, cercando di ricordare se se l’era mai portata a letto. La ragazza aveva
incontrato il suo sguardo e gli aveva lanciato un sorriso provocante e
compiaciuto, prima di tornare a guardare la sua amica. Chuck aveva sogghignato.
“Sì, me la sono fatta.” aveva
mormorato, più a se stesso che a Blair, che infatti aveva sbottato:
“Chi se ne importa! Quella troia
la deve pagare.”
“Che ti ha fatto?”
“Ha rubato la mia
attività extra-curriculare.” aveva affermato, come se spiegasse tutto. Lui aveva
alzato le sopracciglia senza dire una parola e lei aveva sbuffato.
“Chuck, Yale, hai presente? Il
college dove devo assolutamente essere accettata? Non ti prendono se hai solo
ottimi voti, devi anche fare sciocchezze come sport e attività extra
scolastiche, e avevo trovato l’attività perfetta, e quella cagna me l’ha
soffiata.” aveva chiarito, ed era così accalorata che la pelle scoperta dalla
scollatura del vestito si era tinta di una deliziosa tonalità di rosso. “È
rimasto solo un posto nel corso di matematica superiore e hai visto che razza di
gente lo frequenta?”.
“Non vedo dove sia il problema.”
aveva obiettato lui pigramente, bagnandosi le labbra con lo scotch. “Ti troverai
a tuo agio in mezzo ai secchioni, Waldorf. Scommetto che sarete tutti quanti
ossessivi, frustrati e vergini”.
Quello gli aveva fatto
guadagnare un’occhiata carica di astio che non aveva per nulla guastato il suo
divertimento.
“Lascia stare, Bass.” aveva
detto esasperata e ostile, alzandosi per andarsene; ma Chuck l’aveva bloccata,
afferrandola per il polso e facendola cadere di nuovo sul divano con un gesto
brusco e energico. Lo spostamento d’aria gli aveva fatto arrivare alle narici il
suo profumo e la gonna, risalendo un po’, gli aveva offerto la vista di una
coscia avvolta in sottile seta trasparente.
“Che accidenti fai? Idiota!”
aveva reagito lei stizzita, liberandosi della sua presa, per poi sussultare e
guardarsi intorno, preoccupata che qualcuno si fosse accorto della poco
signorile caduta e dell’altrettanto poco elegante reazione. Quando era tornata a
rivolgersi a lui, si era resa conto della direzione del suo sguardo e con uno
sbuffo aveva aggiustato l’orlo della gonna sulle ginocchia.
“Rilassati, Waldorf.” l’aveva
ammonita con una condiscendenza che sapeva l’avrebbe fatta infuriare ancora di
più. “Si stava parlando di una vendetta, qui e non mi pare avessimo finito”.
Il fatto che lui dopotutto fosse
interessato e volesse aiutarla l’aveva rabbonita, ma non molto.
“Tutti hanno uno scheletro
nell’armadio. È uno dei motivi per cui il sito di Gossip Girl si aggiorna
in continuazione. La cagna non è da meno, ne sono sicura.” aveva affermato
freddamente, poi gli aveva rivolto quel sorriso dolce che lui sapeva essere
subdolo e calcolato, e che per questo gli sembrava estremamente sexy.
“Tu potresti scoprirlo, per me.”
aveva suggerito, in un tono che rispecchiava il suo sorriso.
“Come?” aveva replicato, con
falsa ingenuità.
“Lo sai, Chuck. Seducila, e ti
dirà tutto quello che vorrai sapere. Crederà perfino di essere speciale, visto
che sei disposto a concederle una seconda volta.” aveva aggiunto, e la spietata
crudeltà che c’era dietro quell’improvvisa intuizione lo aveva reso fiero di
Blair. Persuadere Gertrude del fatto che fosse rimasto colpito da lei era la
tattica che lui stesso aveva pensato subito di utilizzare.
Complotto, sesso e distruzione
sociale. Tutto questo gli aveva offerto la tanto affascinante quanto perfida
Blair Waldorf, trasformando una festa banale in una serata piena dei suoi svaghi
preferiti e sarebbe stato davvero un peccato rifiutare. Nathaniel restava la sua
compagnia preferita ma, francamente, lui non gli forniva mai simili diversivi.
“Lo farai?” lo aveva incalzato
Blair, il tono dolce e il sorriso da bambina pestifera.
Chuck aveva preso delicatamente
la mano di lei e se l’era portata alle labbra:
“Principessa, lo sai che sono
sempre a tua disposizione.” aveva dichiarato nel suo tono più fascinoso,
baciandole la pelle morbida. Il sorriso di Bliar si era allargato vittorioso,
svelando tutta la sua malizia e lui le aveva sorriso di rimando allo stesso
modo, senza smettere di tenerle la mano.
“Perfetto. Mandami un messaggio
appena sai qualcosa. Prima di domani sera voglio che la troia sia finita.”
“Lo sarà, sta’ tranquilla.”
aveva confermato, borioso. “Nessuna donna può resistere a Chuck Bass.”
“Non ho mai capito il perché.”
aveva ribattuto lei impertinente, guardandolo da capo a piedi con occhi ricolmi
di spregio, ma era ancora sorridente.
“Oh, io credo di sì.”
“Cosa?”
“Andiamo, Waldorf. Dillo che hai
un debole per me da sempre.” l’aveva pungolata, aspettandosi un insulto e un
commento acido; ma la notizia della distruzione imminente della ragazza
Burlingame doveva averla messa davvero di buonumore, perché invece Blair aveva
riso, una reazione atipica.
“Sì, e Nate è solo un mezzo per
arrivare a te.”
“Sapevo che prima o poi lo
avresti ammesso. Prendiamo una stanza e realizziamo il tuo sogno.”
Blair aveva scosso la testa, poi
si era accorta che lui le stava ancora tenendo la mano e l’aveva sfilata con un
movimento rapido, tornando improvvisamente seria.
“Dacci un taglio, Bass e mettiti
all’opera, piuttosto.” aveva concluso, recuperando il suo algido contegno. Chuck
non aveva potuto impedire a se stesso di provare un pizzico di disappunto al
cambio repentino di atmosfera e alla perdita del soffice calore fra le sue dita
e questo l’aveva irritato profondamente. Lui era Chuck Bass e non sbavava certo
per essere tenuto in considerazione dalla vergine bigotta della Constance.
Così aveva detto, con voce melliflua: “E tu torna dal caro Nathaniel, anche se
dubito che si sia anche solo reso conto della tua assenza. Serena stasera è una
visione”, riempiendosi di maligna soddisfazione quando lei si era irrigidita,
dimostrandogli che aveva toccato un nervo scoperto.
Il piano contro Gertrude
Burlingame era andato ovviamente a buon fine e ora Chuck si ritrovò a sorridere
al ricordo mentre, sdraiato sul letto, prendeva un’ultima boccata del suo
spinello e lo spegneva nel posacenere sul comodino. Perso in quel trip nel
passato, si accorse solo in quel momento che non aveva ancora dato una risposta
al buon Nate. Non che fosse un problema, probabilmente il tempo era diventata
una dimensione confusa anche per il suo migliore amico.
“Che vuoi che ti dica,
Archibald? Non voglio costringerti a scegliere fra il tuo migliore amico e la
tua ragazza. Sappiamo tutti e due come andrebbe a finire e sarebbe uno spreco,
visto che ancora non te la sei scopata”.
Nathaniel rise dal divano e non
aggiunse nulla, per fortuna. Certi temi semplicemente non erano argomento di
conversazione, soprattutto durante un pomeriggio di relax come quello.
Chuck chiuse gli occhi, tentando
di svuotare la mente, quando la tortura ricominciò a tradimento. Imprecò ed
emise un suono seccato.
“Stavolta è il tuo, amico.”
sottolineò Nate, vagamente divertito.
Chuck tirò fuori il cellulare
dalla tasca dei pantaloni; aveva avuto intenzione di spegnerlo, ma c’era una
minima possibilità che suo padre decidesse di chiamarlo per qualche motivo
–aveva la strana abilità di ricordarsi della sua esistenza nei momenti meno
opportuni- e non voleva dargli l’occasione di lamentarsi del fatto che non
poteva mai contare su di lui quando ce n’era bisogno. Aveva già innumerevoli
spunti per criticarlo, non era il caso di allungare la lista.
Non era Bart, però. Chuck
rifletté se accettare la chiamata o no, poi sospirò e premette il pulsante.
“Che vuoi, Blair?”
“Tu puoi risponderle e io no?”
protestò Nate, ma non era arrabbiato. L’hashish lo rendeva allegro e spensierato
come un cartone animato.
“Chuck! Nate è lì con te? Ha
spento il cellulare e non so dov’è.”
Che lagna, pensò Chuck, e si
chiese per quale motivo avesse risposto.
“Sì, è con me, non bagnarti gli
slip.”
“Sei repellente, Chuck. Dove
l’hai portato? Non sarete in uno strip-club o qualcosa del genere, vero?”
“Perché no? È l’unico modo che
ha quel povero ragazzo di vedere un po’ di tette.” replicò, ma quando l’orecchio
gli si riempì delle proteste e degli insulti di Blair quasi si pentì della
battuta. Ma perché aveva risposto?
“Senti, te lo mando appena ha
smaltito il fumo, okay?” le assicurò, trattenendosi a stento dall’attaccare il
telefono. Era pur sempre la ragazza del suo migliore amico e gli isterismi non
erano una novità del giorno.
“L’hai fatto fumare?” lo
accusò furibonda e Chuck notò con stizza che, ancora una volta, la colpa era
interamente sua. “Lo sai che stasera c’è la cena per il fidanzamento dagli
Sheppard! Non posso presentarmi con un cavaliere in uno stato pietoso! Che ti è
saltato in ment-”.
Quando era troppo era troppo e
Chuck spense il cellulare, scaraventandolo lontano. Al diavolo sia Blair che
Bart, gli stava scoppiando il cervello.
“Le hai attaccato il telefono in
faccia?” domandò Nate, gioiosamente incredulo.
“Così sembra.”
“Grosso errore. Blair non te la
farà passare liscia, stasera.” rise il suo migliore amico. Chuck sospirò,
coprendosi gli occhi con il braccio, mentre nella sua mente affiorava l’immagine
di una bambina imbronciata e sporca di fango che gli tirava un calcio.
“Probabilmente.” concesse,
l’irritazione totalmente sfumata mentre un sorriso gli increspava le labbra.
Quell’hashish doveva essere
davvero fenomenale.
Fine#1
Note
dell’Autrice:
[1] “Sympathy for the Devil” è una canzone dei Rolling Stones.
[2] Vorrei ringraziare tanto chi ha letto e commentato la mia ultima
storia su Gossip Girl, “The Driver’s Tale”:
joke09: grazie, sono
felice che ti sia piaciuta e ci tengo a dirti che mi ha fatto molto piacere
leggere le tue lodi e i tuoi incoraggiamenti. Spero di riavere presto le tue
impressioni.
bruciamente: il tuo lungo
e dettagliato commento mi ha lusingata e fatto sorridere come una scema ogni
volta che ci ripensavo nei giorni a seguire, cosa di cui ti ringrazio davvero di
cuore. Fa sempre piacere ricevere commenti così curati da qualcuno che
evidentemente conosce molto bene la serie e sa a sua volta scriverne abilmente.
Ho apprezzato tanto anche il tuo appunto su “Le Rouge et Blair”, perché mi ha
fatto riflettere su come ho reso il personaggio in quella storia fino a farmi
ammettere che, effettivamente, la riappacificazione è stata un po’
semplicistica. Sono comunque contenta che anche quella ti sia piaciuta (piace
anche a me, nonostante tutto xD). A questo proposito, mi piacerebbe che mi
dicessi se secondo te ho reso bene i personaggi in questa storia. Non è stato
facile scrivere dal punto di vista di Chuck^^” Grazie anche di aver aggiunto la
storia tra i preferiti. Un bacio, spero di risentirti.
Kaicchan: grazie a te di
lasciare sempre un commento alle mie storie e di avermi aggiunta fra i tuoi
autori preferiti, sei adorabile. Anche questa storia è su Chuck e Blair, non
propriamente come coppia, ma spero sia stata di tuo gradimento comunque. Ti
ringrazio dei complimenti e mi auguro di ricevere ancora le tue impressioni. Un
bacio.
cherol: grazie! Mi sono
sempre chiesta cosa pensasse Arthur di tutte le cose che accadono in quella
limousine, da lì è nata la storia. Sono contentissima che tu l’abbia apprezzata.
Mimi18: sono davvero
felice di aver ricevuto il tuo commento a “The Driver’s Tale” e che ti sia
piaciuto il mio Arthur. Personalmente credo che fare da autista al giovane Bass
metterebbe a dura prova la sanità mentale di qualsiasi individuo, perciò ho
sempre avuto simpatia per il personaggio, durante la serie.xD Grazie per le
belle parole e per aver aggiunto la storia tra i preferiti. Un abbraccio.
Vorrei ringraziare anche
after_all e Kaho_chan per aver aggiunto la storia tra le preferite.
Al prossimo aggiornamento.
Mel
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