Capitolo 15
Phoenix’s
flames
“E fu
guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi
conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora
Icecrow.
Capitolo 1: Partire.
La stanza
era avvolta nel silenzio, il gatto si mosse lentamente fra gli scatoloni che
ingombravano il pavimento. Agilmente saltò sul letto, strusciando la testolina
dorata sulla guancia della ragazza addormentata.
“Snidget...” bofonchiò la ragazza passandogli una mano sul muso. Il micio
miagolò forte. “Va bene, va bene… ho capito mi alzo…” sorrise Lily mettendosi a
sedere. La ragazza guardò la stanza svuotata.
“Sta notte
dormiremo nella nuova casa Snidget!” rise prendendolo in braccio, ma poi si
rabbuiò. “Mamma non ti farà più i suoi manicaretti di pesce… e papà non ti
stuzzicherà con quel benedetto nastro…” il gatto la fissò attento.
“Ma è
meglio così… saranno al sicuro così…”
“Miao…” il
gattino sembrò annuire.
“Ma vedrai
che Enif ci vizierà così tanto che diventerai uno di quei gattoni enormi e
enormemente pigri…”
“Lily, sei
sveglia?” Daisy Evans aprì la porta della stanza, la donna era avvolta in una
vestaglia azzurro cielo, i capelli biondi appena raccolti.
“Entra
mamma…” sorrise la ragazza facendole spazio sul letto. Daisy sorrise sedendosi
accanto alla figlia.
“E così la
mia streghetta se ne va…”
“Mamma...
non è un addio…”
“Lo credo
bene tesoro! Vi voglio a pranzo ogni domenica a te e James, sia chiaro!” Lily
rise.
“Ma sai mi
sembra ieri che tu e Petunia correvate a piedi nudi per casa, e ora Tunia è già
sposata da quasi quattro mesi e tu stai per andartene chissà dove…”
“Nell’Essex
mamma, a casa di Enif…”
“Lo so, lo
so… ma non potrò nemmeno scriverti… finché eri a scuola potevo farlo… non vai a
casa di Enif… vai nel tuo mondo, lontano da me, da noi…. Ho così paura di
perderti Lily…”
“Andrà
tutto bene, mamma…” la ragazza abbracciò la madre.
“Lily… ho
paura della vostra guerra…” mormorò appena la donna accarezzando i capelli rossi
della figlia. Lily restò in silenzio tenendo stretta la madre.
“Ti giuro
che appena tutto sarà finito, saremo qui ogni giorno finché non ci caccerai a
calci…” disse poi convinta.
“Voglio
credere che sarà così…”
“Sarà così
mamma… sarà così, lo prometto…”
“A eccole
qui le mie donne!” esclamò Harold Evans entrando nella stanza, un vassoio in
mano…
“Papà cos’è
questa novità?”
“Colazione
in camera per la mia principessa che sta per andare Molto, Molto Lontano…”
ridacchiò l’uomo, sedendosi accanto alla moglie, quasi schiacciando Snidget che
di tutta risposta si arrampicò in braccio a Lily. La ragazza rise.
“In tre sul
mio letto, come quand’ero bambina ed avevo gli incubi…” Harold l’abbracciò
dissimulando la commozione.
“Mi
mancherai piccola…”
“La mamma
mi ha già fatto promettere di passare ogni domenica.”
“Io ti
direi anche ogni lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato…”
Lily alzò
gli occhi al cielo “Papà…”
“A che ora
passano James e i ragazzi?”
“Alle
dieci…”
“Allora
credo che sia il caso che ci prepariamo un po’ tutti, sono le nove passate…”
esclamò Daisy alzandosi. Snidget miagolò forte.
“C’è
qualcuno che ha fame…” disse ridendo la donna prendendo in braccio il gatto.
“Vediamo cos’è rimasto in cucina…” gli sussurrò uscendo. Harold si alzò, dando
un buffetto affettuoso alla figlia.
“Spero
James non allunghi troppo le mani d’ora in avanti…”
“Papà!”
Harold rise
uscendo.
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Sirius aprì
gli occhi, sorridendo appena. Allungò la mano verso la testa della ragazza che
dormiva appoggiata sul suo petto. Passò le dite tra i capelli castani, a quel
gesto leggero la ragazza aprì gli occhi fissandolo.
“Buon
giorno…” salutò Sirius.
“Buon
giorno!” rispose lei con un sorridente sbadiglio.
“Dovrei
darti una mano fino a tardi più spesso se mi proponessi ogni volta di restare a
dormire…” sorrise lui, stampandole un bacio sul naso.
Lei
ridacchiò stiracchiandosi.
“Non
abituarti… da stanotte c’è Lily qui…”
“Già… ma si
potrebbe fare io e te di qua e lei e James di là…”
“Si e poi
vengo uccisa brutalmente dal signor Evans…”
“Occhio non
vede…”
La ragazza
gli tirò una gomitata.
“Suvvia
Enif, adesso non scandalizzarti tanto…”
Lei rise.
“Piuttosto
hai sentito Remus…”
“Arriverà
qui questo pomeriggio… e lo stesso farà Peter, così andiamo alla riunione
dell’Ordine tutti assieme.
Enif annuì
alzandosi.
“Beh
potresti restare ancora un po’ con me…” si lamentò Sirius.
“Muoviti,
James sarà qui a momenti, abbiamo dormito troppo…”
“O troppo
poco…” in risposta gli arrivò in faccia la sua maglietta, mentre la ragazza
usciva.
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“Continuo a
dirti che Lily poteva venire benissimo qui…”
“Mamma… il
signor Evans mi avrebbe mangiato vivo…” borbottò James infilandosi un paio di
scarpe da ginnastica.
“Io non ci
vedo nulla di male…” disse appena la donna.
“Tu
abiteresti qui, logico che non ci vedi nulla di male…” sbuffò il ragazzo… “Spero
Sirius sia già arrivato a casa di Enif, o faremo tardissimo…”
“Figurati
se non è già lì…” commentò maliziosa la donna…
“Mamma! Fai
paura quando fai così!”
“Un po’ di
malizia fa sempre bene…”
“Non alla
tua età, è imbarazzante…”
“Alla tua
età a chi! Non sono mica decrepita! E adesso fila se non vuoi arrivare tardi!”
disse offesa dando al figlio una sonora pacca sulla spalla.
“Va bene,
va bene, se non mi vuoi tra i piedi basta dirlo!” rise James.
“James?”
chiamò la donna prima che il ragazzo se ne andasse.
“Si?”
“Ricordi il
posto?”
“Certo
mamma…” la donna lo fissò intensamente, James sospirò. “La vecchia casa di
Moody in Greenock Road a Paisley, Scozia… la casetta disabitata di fronte a
Mossvale Lane… bussare tre volte e arrivare possibilmente con mezzi babbani…”
“Bene…
state attenti arrivando, ok?” disse abbracciando il figlio.
“Mamma… non
preoccuparti…” disse appena James, ben sapendo di non poter del tutto cancellare
il timore di sua madre, lei sapeva bene a cosa andavano incontro combattendo
nell’Ordine.
Con un
sorriso appena accennato James si smaterializzò apparendo nel giardino di
Faulkbourne Hall, osservò le piante rigogliose, il maniero svettava con le sue
merlature mettendo a in contrapposizione il rosso mattone con il cielo azzurro.
Il ragazzo sorrise avvicinandosi all’ingresso, era un bel posto alla luce del
sole e il ricordo del marchio nero in quel passato dicembre sparì del tutto
dalla sua mente.
Suonò il
campanello continuando a guardare l’ingresso imponente del castello, la porta si
aprì e un elfo domestico si presentò davanti a lui.
“Il Signore
desidera?” i grandi occhi ambrati della creatura lo guardarono curiosi, James
capì, da quello che sembrava un vestito che doveva essere una femmina.
“Cercavo
Enif…”
“Il Signore
è?” insistette la creatura
“James
Potter e sono…”
“DIX!” Enif
apparve alle spalle della creatura. “James ti prego entra… scusala è un po’
troppo premurosa…” si rivolse poi all’elfa “Dix, cosa ci fai qui? Non dovevi
essere con la mamma al Picco?”
“La Padrona
pensa che la Padroncina poteva aver bisogno di aiuto con il trasloco dell’Amica…
quando Dix è arrivata la Padroncina stava già dormendo con il Signore…” Enif
arrossì evitando di guardare James in faccia.
“Va bene,
va bene, grazie Dix… ma James è un amico…”
“Dix non
sapeva, Padroncina… Dix si punirà per questo…”
“Per l’amor
del cielo Dix, no! Ti sono grata, e anzi ti chiedo scusa perché non sapendo che
eri qui non ho potuto dirti che sarebbe arrivato James…” disse un po’
imbarazzata Enif, parlare con l’elfa domestica la metteva sempre in confusione.
“Vieni
James, andiamo in salotto…”
“La
Padroncina vuole che porti del the nel salottino blu?”
“Si… grazie
Dix…” disse scuotendo la testa Enif, non si sarebbe mai abituata al contatto
diretto con Dix, quell’elfa riusciva a disarmarla ogni volta…
“Salottino
blu?”
“Sì… ci
sono quattro salotti e due studi, più il salone delle feste… da piccola mi
divertivo un mondo a giocare a nascondino con mio padre…” disse appena, guidando
James nel maniero.
Quando aprì
la porta Sirius era già lì seduto su una poltrona. Il ragazzo si alzò quando
entrarono.
“Ehi!”
disse dando una pacca sulla spalla a James.
“Potevi
anche aprire le tende…” disse appena la ragazza aprendo i tendaggi blu che
coprivano le finestre.
“Aspettavo
la padrona di casa…” ridacchiò Sirius, “mi ricordano troppo la casa di zio
Cygnus questi salottini privati…”
Enif alzò
gli occhi al soffitto, James si guardò attorno con un sorriso malizioso.
“Da quello
che ha detto l’elfa domestica ieri sera non trovavi così brutti questi posti…”
“JAMES!”
Enif aveva preso un tinta tra il rosso acceso e il bordeaux, Sirius si mise a
ridere.
“Pensavo l’elfa
domestica fosse andata con tua madre…”
“Anch’io lo
pensavo ma…” in quell’istante Dix comparve con un vassoio carico di the e
pasticcini “eccola qui!” sorrise Enif “La mia madre adottiva…” scherzò la
ragazza. L’elfa osservò Enif commossa da quella frase.
“Dix…
quando arriveranno tutti questo pomeriggio dovrei parlarti…”
“Dix deve
cucinare per quanti stasera?” chiese l’elfa servendo il the.
“Siamo in
sei Dix… ma mangeremo in cucina…”
“Perché
Padroncina? La sala da pranzo può contenere fino a cinquanta persone…”
“Appunto
per questo… ceneremo in cucina come cenavamo io, mamma e papà…”
“Con tutto
il rispetto padroncina… ci sono degli ospiti e la sala da pranzo…” Enif sorrise
dolcemente all’elfa… come farle capire che i suoi amici non erano il genere di
persone che aveva bisogno di un tavolo di dieci metri per mangiare…
“Dix… non
c’è nessun eminente ospite… solo amici… mangeremo in cucina… e mangeremo sempre
lì… la sala da pranzo teniamola per cinquanta persone e non per sei, ti va?”
“Se è
quello che la padroncina desidera…” disse sbalordita l’elfa lasciando la stanza
con un crack.
Enif
sospirò.
“Andiamo da
Lily?” chiese poi con un sorriso.
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Il
campanello di casa Evans suonò proprio mentre Lily si infilava la camicetta che
aveva lasciato fuori dagli scatoloni, quando si precipitò giù dalle scale, Daisy
stava schioccando dei sonori baci sulle guance di James. Lily alzò gli occhi al
cielo.
“Ciao
ragazzi!” salutò quindi, mentre Enif le si gettava tra le braccia.
“Sì, Enif
mi hai ancora tra i piedi…” ridacchiò.
Risero.
“Prima di
andare ho fatto una torta, ne volete una fetta?” chiese Daisy, i tre ragazzi non
videro scelta seguendo la padrona di casa in cucina. Snidget miagolò forte
quando li vide entrare, strofinandosi tra le gambe di James.
“Ehi, ti
sono mancato, piccola peste?” chiese il ragazzo chinandosi ad accarezzare il
gatto.
Stavano
mangiando la torta allegramente, Lily si chiese quando avrebbe potuto pensare
che guerra fosse così lontana come quel momento. James sembrò intuire il
pensiero della ragazza osservando la strada fuori dalla finestra un po’
rabbuiato.
Subito si
rese conto della figura che osservava la cucina dall’angolo della casa di
fronte, il suo cuore saltò un battito. Appoggiò il piatto lasciando rapidamente
la stanza. Lily lo guardò non capendo, Sirius lanciò una sguardo alla finestra
seguendolo subito dopo. Enif si avvicinò a Lily e alla signora Evans, la
bacchetta in mano, non era normale il comportamento di James doveva aver visto
qualcosa o qualcuno.
James corse
velocemente alla casa di fronte, ma nessuno spiava dall’angolo, Sirius gli fu
subito dietro.
“Che c’è?
Hai visto qual…”
“Ho visto
Mocciosus…” disse James non lasciando parlare Sirius “Era qui e ci fissava… cosa
ci fa così vicino a Lily…”
“Ci abita?”
chiese appena Sirius ricordando all’amico come anche Severus Piton abitasse a
Weston Super Mare.
“Lo so… ma
guardava noi, capisci… se scopre dove portiamo Lily le ragazze non saranno al
sicuro…” disse agitato, Sirius annuì, James aveva dannatamente ragione… non
potevano far finta di niente.
“Io vado di
qua… tu va di là… l’avremmo sentito se si fosse smaterializzato, non sarà
lontano…” propose Sirius, James annuì. I due ragazzi si separarono.
Enif scostò
le tende della cucina osservando i due ragazzi dividersi.
“Temo
abbiano visto qualcuno…”
“Lily
cosa?” chiese la signora Evans stupita.
“Ehi come
mai Sirius e James se ne sono andati di corsa?” il signor Evans entrò in casa
con una lettera in mano.
“Papà dove
l’hai presa quella lettera, non è orario di posta…” chiese Lily.
“Era
sull’uscio di casa…” non finì nemmeno la frase che la busta cominciò a tremare,
la carta da bianca divenne rossa.
“Una
strilettera!” Lily prese velocemente la busta dalle mani del padre, aprendola
velocemente. La voce di Severus Piton invase la cucina.
“Vattene
lontano con il tuo Potter. Se io so, l’Oscuro sa.”
Lily tenne
tra mani tremanti i resti della lettera quando questa si strappò.
“Dobbiamo
andar via alla svelta…” sussurrò appena, scossa.
“Che
diavolo era quella lettera?”
“Una
strilettera, sarebbe esplosa se non l’avessi aperta…” spiegò semplicemente Lily
“Mamma riuscite ad andare da Tunia per un po’ di giorni il tempo di verificare
che la casa non sia controllata dai Mangiamorte…”
“I chi?”
chiese shockata la madre.
“Quelli che
uccidono le persone come me…” spiegò Lily agitata “Dove diavolo sono finiti
James e Sirius, Severus è pericoloso, non siamo più a scuola non ci penserà due
volte prima di lanciarli addosso qualche maleficio…” continuò camminando
velocemente per la cucina.
“Potrei
chiamare Dix… lei riuscirebbe a portare tutti gli scatoloni da sola e un mago
non riuscirebbe a rintracciare la smaterializzazione di un elfo domestico…”
cominciò pensierosa Enif, era chiaro che Severus o chi per lui non doveva
scoprire dove si sarebbe trasferita Lily.
“Puoi
chiamarla?”
“Sì… Dix!”
chiamò la ragazza, sotto gli sguardi sempre più attoniti degli Evans fece la sua
comparsa la piccola elfa domestica.
“La
Padroncina ha chiamato?” chiese la creatura inchinandosi appena.
“Cos’è
questa strana cosa?” Daisy era sconvolta.
“Un elfo
domestico, Dix saluta i signori Evans…”
“Piacere
Signori…” disse la creatura esibendosi in un profondo inchino.
“Dix… di
sopra ci sono una decina di scatoloni… potresti portarli a casa?” chiese
gentilmente Enif.
“Sì, Dix
può farlo, Padroncina. Dix può anche disfare gli scatoloni nella stanza della
Signorina…”
“Grazie Dix…”
“Allora Dix
porta tutto a casa…”chiese come conferma la creatura.
“Sì.” L’elfa
scomparve e sentirono alcuni rumori al piano di sopra, poi il silenzio.
“Bene… ora
manchiamo noi… spero i ragazzi tornino presto…” sospirò Lily sedendosi su una
sedia, si prese la testa tra le mani, un solo pensiero nella testa “Non puoi
farmi questo Severus…”.
James
correva a perdifiato aveva quasi perso la speranza quando vide una figura
vestita di nero voltare l’angolo. Accelerò il passo raggiungendo la figura.
Piton si era immobilizzato non appena aveva sentito i passi di James.
“Voltati
Mocciosus!” disse il ragazzo puntandogli la bacchetta alla nuca “E niente
scherzi!” Piton alzò le braccia mostrandogli di essere disarmato.
“Voltati!”
James tremava di rabbia. Severus si voltò lentamente un ghigno sul viso.
“Che
succede Potter, ti mancavo così tanto che sei venuto a cercarmi a casa?” chiese
accennando alla casa dietro di lui.
“Che ci
facevi davanti casa di Lily?”
“Ti sbagli,
la casa della Evans non la vedo da anni… sua madre tiene ancora il calendario
con le torte accanto al frigorifero?” chiese innocentemente.
“Non farmi
rimpiangere di averti salvato la vita quattro anni fa…”
Severus
ghignò appena.
“Ho
recapitato un messaggio… tutto qui…” James impallidì abbassando di poco la
bacchetta, Severus ne approfittò, mise la mano in tasca estraendo la bacchetta e
James si ritrovò sbattuto contro il muro della casa di fianco.
“Incantesimi non verbali… ricordi Potter… ringrazia che non ti do il colpo di
grazia avrei un paio di maledizioni da sperimentare…” James si massaggiò appena
la testa fissandolo stordito.
“Ma non
oggi… porta via la Tua Evans, Potter… prima che qualcuno si accorga di lei…”
disse allontanandosi verso casa.
“Perché?”
“…” l’ex-Serpeverde
non rispose fermandosi appena, poi riprese a camminare. James si alzò
frastornato. Barcollò per qualche metro.
“Jamie!”
Sirius lo sostenne.
“Sir…”
“Che c’è?
Hai incontrato Mocciosus ti ha fatto qualcosa?”
“No… io… ho
solo avuto un giramento di testa…” disse rimettendosi in piedi. “Porta via la
tua Evans… prima che qualcuno si accorga di lei…” le parole di Piton gli
rimbombarono nelle orecchie.
“Portiamo a
casa Lily…” disse serio.
Quando
arrivarono a casa Evans, Lily li aggiornò sulla strilettera.
“Non credo
abbiano già tracciato la casa… sennò ci sarebbero già addosso… forse ai tuoi non
serve andar via…” cominciò James.
“Ma che
stai dicendo James! Non permetterò che rischino…”
“È il
motivo per cui devi andare via adesso… appena te ne vai metto qualche
incantesimo protettivo sulla casa e stasera ne parliamo alla riunione… è inutile
farsi prendere dal panico…”
“Sono
d’accordo con James, tesoro…” cominciò il signor Evans.
“Ma papà!”
“Non
preoccuparti sono convinto che non ci troveranno… ti avvertiremo se vedremo
qualcosa di strano e terremo gli occhi aperti…”
Lily
osservò gli occhi del padre e lo sguardo di James, annuì poco convinta.
“Va bene…
va bene andiamo…”
Lily
abbracciò la madre.
“Scusa
mamma… credo proprio che non potrò venire ogni domenica…” la voce di Lily era
preoccupata. La donna la strinse a se.
“Non
preoccuparti tesoro… fammi solo sapere che stai bene…”
“Lo farò…”
Lily si
staccò dalla madre guardando il padre negli occhi. L’uomo la strinse a se.
“Abbi cura
di te, principessa…”
Lily guardò
Enif, la ragazza le porse la mano e si smaterializzarono assieme. James e Sirius
rimasero ancora una decina di minuti installando i nuovi incantesimi di
protezione.
“Spero di
rivedervi presto, signori Evans…” disse James stringendo la mano alla signora
Evans che di tutta risposta lo abbracciò con le lacrime agli occhi. Harold gli
portò una mano sulla spalla.
“Ti affido
il mio tesoro più caro James… abbine cura…”
“Sissignore…”
Detto
questo James e Sirius si allontanarono per le strade di Weston… giunti
abbastanza lontano si smaterializzarono comparendo a Faulkbourne Hall.
Benvenuti spero che questo primo capitolo del seguito
di Safely sia di vostro gradimento ^^ Spero inoltre di trovare nuovi lettori e
sopratutto di sentire le vostre opinioni! ^^
Ciao
Mirwen
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