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Ringo…Vede la gente morta!
(data imprecisata)
Settembre 2010, Italia (Napoli o Verona, a scelta vostra)
Una folla immensa di persone con maglie, cartelli e
striscioni inneggianti ai Beatles (e a Paul McCartney in particolare) stava
sotto al palco in attesa che il concerto del famoso musicista Liverpooliano
avesse inizio. Mancava pochissimo all’ora fatidica e ormai quasi tutti gli
strumenti erano stati portati sul palco, le prove per i microfoni erano state
fatte e ognuno era al proprio posto; Paul McCartney, dietro al palco, aspettava
solo un segnale dal tecnico delle luci per fare il suo ingresso trionfale; il
segnale venne dato e Paul, sorridendo, salì sul palco con le mani in alto; la
folla lo accolse con grida eccitate; il musicista imbracciò il suo tradizionale
basso e diede il tempo agli altri musicisti che lo avrebbero accompagnato nella
performance
«One,Two,Tree,Four!» e.....
Con uno scoppio ogni luce nei dintorni si spense e tra gli
strumenti l’unico suono che si sentiva ancora era quello della batteria.
Paul si guardò un po’ intorno, a disagio…era un blackout,
quello?!?
La folla rumoreggiò più forte che mai, delusa, mentre Paul
sperava che le luci tornassero presto….o che qualcuno venisse a salvarlo da
quell’imprevisto, dato che non sapeva cosa fare; guardò un po’ le facce
incuriosite dei suoi fan: gli dispiaceva deluderli, ma non sapeva proprio cosa
fare.
Guardò i fan, i fan guardarono lui.
Continuava a guardare i fan, i fan continuavano a riguardare
lui.
Ri-continuava a……e
basta!!
D’un tratto, salì sul palco un uomo bassetto con un grande
naso, sopra al quale portava un paio di occhiali da sole, anche se era notte.
Paul si chiese, come ogni volta che gli capitava di vederlo,
come riuscisse a vedere di notte con quegli occhiali, ma, come ogni volta, non
disse niente e si limitò a guardare l’amico che si avvicinava a lui, salutando
gli spettatori con un gesto della mano.
«Che
ci fai qui?», chiese Paul al nuovo venuto.
«Si sono decisi!», rispose l’altro, che ormai
avrete capito essere Ringo Starr
«Davvero?!», esclamò Paul, che pareva
davvero molto sorpreso e, stranamente, eccitato, «Hanno
deciso di farlo proprio ora?»
«Sì,
il blackout è stata un’idea di…ehm…»,
rispose Ringo, lanciando uno sguardo perplesso al pubblico, poi si avvicinò
all’orecchio di Paul per finire la frase
«…Ma
rimarranno traumatizzati!»,
disse Paul indicando il pubblico, che non si stava perdendo una parola del loro
scambio di battute, «Ci
pensi? Loro credono ancora che siano morti!»
Paul guardò l’amico con gli occhi spalancati, come per dar
più peso alle sue parole, ma vedendo che esse comunque non sortivano l’effetto
sperato, aggiunse:
«Se
qualcuno per la sorpresa si sente male daranno la colpa a me e mi faranno
sborsare non so quanti soldi!»
Ringo guardò Paul e sorrise
«Cos’è
questa faccia da scemo, ora?»
«Niente!», rispose l’ex-batterista dei Beatles, in tono
nostalgico, «è solo che è bello scoprire che certe cose
non cambiano mai! Sei ancora tirchio come quando ti ho conosciuto, Paulie!»
McCartney si imbronciò un po’, ma non rispose
«Comunque ci penso io a loro…», disse Ringo, lanciando uno
sguardo alla folla che ancora li osservava confusa.
«No,no,no,no,no!», iniziò a dire
Paul,allarmato,«Non
esiste proprio. Non rovineranno il mio ultimo concerto italiano!»
«E dai Paul!»,
esclamò Ringo,«Hai detto di voler
fare qualcosa di eclatante prima di uscire dalle scene,no?»
Paul non rispose, ma iniziò a guardarlo male
«…Questo sarebbe
eclatante!»,
Paul distolse lo sguardo da Ringo, ma continuava ad essere
molto, molto serio
«Allora posso?
posso?? posso???»
“La luce non è ancora tornata… tanto vale far contento
Rings!”, pensò Paul sospirando leggermente seccato, quindi indicò con le
braccia il pubblico, come a dire “prego, sono tutti tuoi” e Ringo lo
ricambiò con un gran sorrisone.
«Conosci
l’Italiano?»,
chiese Paul, notando che l’amico si stava avvicinando al microfono
«No, ma sembra che loro conoscano l’inglese,
a giudicare dall’attenzione con cui ci ascoltavano!», rispose Ringo, poi più
forte, rivolgendosi al pubblico, «Ciao a tutti, io sono Ringo Starr…»
Dalla folla provennero delle grida isteriche e il nome di
Ringo cominciò a sostituire quello di Paul nelle acclamazioni e nei coretti da
stadio che alcune persone stavano facendo
«Mi sa che mi conoscono!», disse Ringo a Paul, che
iniziò ad annuire.
«Amici di Paul, carissimi», disse il batterista,«Devo confessarvi un segreto. Un segreto shockante…. Un
segretoche farà storcere più di un
naso…un segreto dal quale non si può tornare indietro…un segreto che…»
«Ringo?», disse Paul, cercando di
disincantare l’amico
«Oh sì, scusate…», disse Ringo, «dicevo che io...vedo la gente morta!»
Metà della folla iniziò a borbottare tra sé, mentre l’altra
metà rise del tono in cui Ringo aveva detto “vedo la gente morta” (sembrava il
protagonista di un certo film…!), mentre Paul si era portato una mano a coprire
gli occhi.
«Ma anche voi la vedete, eh!», si affrettò ad aggiungere
Ringo, notando le varie reazioni, «O almeno ne vedrete due tra un po’…»
La luce non tornava e Paul iniziò a fare considerazioni sul
futuro: il suo unico sollievo era che comunque quello sarebbe stato il suo
ultimo concerto visto che “aveva deciso di andare in pensione”.
“sì, come no…”, aveva risposto sua figlia Stella
quando, così parlando, glielo aveva accennato, ma stavolta era la verità.
Paul voleva veramente andare in pensione (anche se nessuno
gli credeva) e probabilmente stavolta (volente o nolente) ci sarebbe riuscito
dato che, dopo questa sceneggiata, dubitava che qualcuno tra i suoi fan avrebbe
pagato per vedere un altro dei suoi concerti…!
Paul si voltò ad osservare il pubblico e stranamente la
maggior parte delle persone non era scocciata, né sembrava intenzionata ad
andarsene infuriata…
Paul...PID(Paul is Dead)
«Vi racconterò come l’ho scoperto», disse Ringo, rivolgendosi
al pubblico che lo ascoltava silenzioso e concentrato,«Era il 1981 e io e George stavamo appena
realizzando di essere gli ultimi due beatles ancora vivi, quando… »
«Non
è vero, ero – sono – vivo anche io!», disse
Paul, in tono scoraggiato, come se fosse l’ennesima volta che cercava di
convincere Ringo su quell’argomento. Ringo lo ignorò.
«Quindi ci trovammo a Central Park,
come ogni anno per convincere la gente della morte di Paul. Dovete sapere che
da quando Paul è morto…»
«Ma sono vivoooo!!!!!», cantilenò Paul, cercando di
fare entrare questo semplice concetto in testa a Ringo.
«Zitto
finto Paul!», lo
zittì Ringo e Paul, offeso, diede le spalle al batterista, ignorandolo e
cercando di convergere l’attenzione del pubblico su di lui, ma tutti erano troppo
curiosi di sentire che cosa aveva da dire di tanto interessante Ringo, quindi
Paul, che non era affatto abituato ad essere ignorato, si limitò ad incrociare
le braccia e a guardare male Ringo per tutto il tempo del racconto, «Dicevo, dovete sapere che da quando Paul è morto, per
l’anniversario della sua morte io John e George ci ritrovavamo a Central Park
per convincere più gente possibile della morte di Paul…anche se puntualmente
nessuno ci credeva»
«E
ci credo! Mica tutti sono tonti come voi tre!», brontolò Paul.
«Avremmo voluto evitare di parlarne nelle
canzoni», continuò a spiegare Ringo, ignorando il bassista,«quindi pochi giorni dopo la sua morte andammo a Central Park
per dirlo a tutti, ma nessuno ci credette e John ebbe l’idea di parlarne nelle
canzoni, ma poi spuntò quello – ed indicò Paul – e la gente ci avrebbe presi per idioti se avessimo scritto
delle canzoni che dicevano “Paul, ci hai lasciato troppo presto, ci manchi”
eccetera…»
«Perché
lo siete, idioti!»
, si intromise Paul
«quindi John ebbe l’idea degli indizi ed io
e George fummo subito d’accordo.»,
spiegò Ringo
«Ecco
Qui,Quo e Qua!»,
commentò Paul, sempre indignato
«Con gli indizi, effettivamente, un po’ di
gente la convincevamo»,
disse Ringo sorridente
«E
questo porta a chiedersi: “ma di che si fa la gente che era – e che è – nostra
fan?!”», domandò
Paul più a se stesso che ad altri, visto che nessuno lo stava a sentire
«Però era sempre più difficile trovare
ispirazioni per canzoni che dovevano contenere indizi sulla morte del nostro Paul,
così decidemmo che ogni anno, per l’anniversario della morte di Paul - quello
vero - , ci saremmo trovati a Central Park per trovare ispirazione…per esempio
lì conoscemmo Eleanor Rigby, una barbona che ci fu utile, poi, per parlare di
Father McKanzie, quello che celebrò il funerale di Paul!»
«Ehi! Ma quella è addirittura una
mia canzone!!»,
protestò Paul
«Insomma, poi tutti ci consigliarono di far
suonare questo qui – e indicò di nuovo Paul – al posto del nostro Paul e noi acconsentimmo dato che, comunque,
aveva iniziato a seguirci come un ombra ovunque andassimo e a parlare e
comportarsi come il vero Paul…»
«Forse
perché io SONO il vero Paul?!?»,
urlò Paul, più che mai esasperato
«Ma John proprio non lo sopportava perché
nessuno mai avrebbe potuto sostituire il suo migliore amico nel suo cuore», continuò a raccontare
Ringo,assumendo un tono melodrammatico, «e infondo, infondo anche per me e per
George quella situazione era diventata insostenibile, quindi litigammo e i
Beatles si sciolsero»
«Sì, sì…deve essere stato proprio
per quello che ci siamo divisi!»,
commentò sarcastico Paul.
«Comunque, anche se ci eravamo sciolti, per
l’anniversario della sua morte continuammo a vederci, anche se di indizi
nelle canzoni ne scrivevamo sempre meno…anche perché John a un certo punto
decise che non ne poteva più degli indizi, che lui voleva scrivere canzoni
serie, quindi decise di darci un taglio scrivendo “Those freaks was right
when they said you was dead”…e più chiaro di così!!!»
«Cosa
ho fatto di male nella vita per meritarmi tutto questo?!?», si chiese Paul, scuotendo
la testa e alzando gli occhi al cielo.
«Ma, incredibilmente, la maggior parte dei
fan continuava a non crederci…»,
spiegò Ringo
«Già,
proprio incredibile…»,
commentò Paul
«…quindi rinunciammo a mettere indizi in
canzoni o roba simile»,
continuò Ringo,«Ma, come vi dicevo, continuammo a incontrarci ogni anno, lo
stesso giorno a Central Park»
Ringo smise di parlare per qualche secondo per vedere le
reazioni del pubblico, ma tutti i presenti (eccetto Paul, che aveva
un’espressione omicida) sembravano molto confusi…
«Quindi
nel 1981, per forza dell’abitudine, io e George ci ritrovammo a Central Park ad
aspettare l’arrivo di John…ovviamente sapevamo che era morto, quindi non
eravamo molto fiduciosi, ma sapevamo che il nostro amico non avrebbe mai potuto
deludere il vero Paul, non ricordandolo nell’anniversario della sua scomparsa…», disse Ringo, poi in tono
nostalgico aggiunse«Il
nostro caro, vecchio e VERO Paul…! »
«Aaaaaa!!!!», fece Paul esasperato
«Non state a sentire questo qui», disse portandosi una mano
alla bocca per “non farsi sentire da Paul”(…ovviamente, visto che parlava al
microfono, fu inutile.) «Lui
non assomiglia per niente al vero Paul McCartney!»
«Ma se hai detto poco fa che sono
rimasto proprio come quando mi hai conosciuto!», esclamò Paul
«Perché ti hanno insegnato bene!», rispose Ringo, finalmente
prestando attenzione al bassista
«Ah,
già!», disse Paul
sarcastico, «Dimenticavo
che ho anche ricevuto lezioni di “Paulitudine”!»
«Visto?!?L’ha ammesso!!!», esclamò Ringo saltellando
sul posto e indicandoPaul
«Insomma,
Ringo, vuoi parlare di… “ehm,ehm”…o no ?!?»,
chiese Paul, riportandolo alla realtà.
«Ah giusto!», esclamò Ringo, «Insomma, come potete capire, io e George
eravamo abituati a vedere i fantasmi, visto che quello di Paul ci chiamava
almeno una volta ogni due mesi, quando andava bene…»
«Non.Sono.Un.Fantasma.», ripeté per l’ennesima volta
Paul, sull’orlo di una crisi di nervi
«Infatti non parlavo di te!», rispose Ringo,«Parlavo del vero Paul!tu sei solo un sosia, ricordatelo!»
«Ah,giusto!», rispose Paul sarcastico, «Aspetta che me lo
segno…»
Stava iniziando a pensare che forse era meglio se lo
assecondava, prendendola con filosofia…anche perché se, invece, avesse iniziato
a farsi prendere dal nervoso, era sicuro che prima o poi si sarebbe ritrovato
ad ucciderlo e questo non è carino nei confronti di un così caro e vecchio
amico(anche se il “caro e vecchio amico” in questione sa essere snervante!)
«…ma
non eravamo assolutamente preparati a quello che stavamo per vedere», raccontò Ringo, «Da una stradina
laterale, infatti, comparve un uomo biondo occhialuto…stranamente da solo!»
Il pubblico iniziò a borbottare il nome di John Lennon, non
sapendo se credere o meno alla storia assurda di Ringo, ma poi ogni dubbio fu
risolto quando una figura castano chiara (ma senza occhiali), salì sul palco.
John...JIA(John is Alive)
«E l’uomo
biondo occhialuto - un po’ meno occhialuto - E’ QUIIIIIII!!!!!», iniziò ad urlare il nuovo
venuto, poi iniziò ad abbracciarsi da solo saltellando e a dire «Sono così felice di
rivedermi!!!!»
«John!», protestò Ringo, «Non avevo ancora
finito di spiegare loro come stanno le cose…»
«Ma loro
non vedevano l’ora di vedermi!!!», disse John, saltellando alcune ragazze in prima fila, che lo
guardavano come se fosse stato un fantasma (e in effetti, probabilmente, era la
cosa più simile a un fantasma che avessero mai visto, dato che l’uomo che stava
loro davanti per il mondo era morto da 30 lunghi anni), «Vi sono mancato, tesorucci??»
Quelle, per tutta risposta, sgranarono gli occhi, iniziarono
a strillare e poi svennero.
«John!», lo rimproverò Paul, «Non mi fare sentir
male il pubblico, che poi non vengono a vedermi la prossima volta!»
«aahh…Paulie,
Paulie!»,
Disse John abbracciando l’amico ( o il sosia dell’amico, a seconda dei punti di
vista!), «Non essere geloso solo perché io sono più giovane di
te!»
Sorpreso da questa affermazione il bassista cercò di
guardare meglio l’esuberante nuovo arrivato, nonostante l’oscurità in cui li aveva
immersi il blackout e in effetti l’uomo sembrava non dimostrare più di 24-25
anni…
«John,
ma…», chiese
sentendosi un po’ idiota, «Perché
sembri spuntato fuori dal 1965?»
John, però, non lo stava ascoltando (decisamente quella non
era giornata per Paul!), perchéaveva
iniziato a fare una specie di danza indiana della pioggia intorno all’ex
“beatle bello”, urlando e cantando:
«Sono più bello di teeee! Sono più bello di teeee!
Sono più bello di teeeeeeee!!!»
Paul, infastidito, cercò di ignorarlo senza successo; nel
frattempo Ringo riprese il suo racconto:
«Insomma, l’uomo che comparve a Central Park
quel giorno del 1981, da quella stradina laterale, era John Lennon in persona!», continuò a raccontare
Ringo, «Ma io e George abituati a questo qui
– e indicò Paul, che si risentì, con un “Ehi!”- pensammo fosse un suo sosia, quindi
decidemmo di rapirlo e costringerlo a dire la verità prima che fosse troppo
tardi»
Ringo fece una pausa ad effetto, mentre tutto il pubblico lo
stava a sentire con il fiato sospeso (beh, a dire il vero, non proprio tutto il
pubblico, dato che un folto gruppetto di ragazze aveva appena deciso di
cimentarsi in uno sport che era molto popolare negli anni ’60 e che era
chiamato “Arrampichiamoci sul palco e assaliamo il beatle giovane e bello”);
John, nel frattempo, pensando che un paio di quelle avrebbe anche potute
farsele, ma che tutte insieme erano troppe (e alcune neppure troppo carine,
anzi, erano proprio racchie), prima si nascose dietro a Paul, poi decise che
era meglio usarlo come “scudo umano”… Tanto era vecchio! …che aveva da perdere?
«Quindi»,
continuò Ringo, «Io e George rapimmo John e lo portammo
nella casa del finto Paul in scozia, pensando che per stanare un finto-John non
c’era niente di meglio che un finto-Paul!»
Paul avrebbe tanto voluto protestare, ma proprio in quel
momento era un tantino occupato, visto che John lo teneva per le spalle a mo’
di scudo, mentre la più brutta e la più racchia delle “scalatrici di palchi”
girava loro intorno come una leonessa che osserva la sua preda e valuta il
momento più adatto per attaccare.
«Paul, io ho paura.», lo informò John
«Paul, appena vide John vivo e vegeto,
divenne pallidissimo e poi svenne»,
spiegò Ringo, «dovete capire che lui non era abituato a
vedere finti-beatle…oltre a quello che ogni giorno era riflesso nel suo
specchio!»
Oltre alla racchia, riuscirono a raggiungere il palco altre
due ragazze un po’ più carine che si apprestavano ad affiancare la prima,
quindi John spinse Paul verso quella più brutta.
«Torno tra un’oretta, ok? », disse prendendo a braccetto
le altre due, «Forse due…»
Paul,per tutta risposta, lo prese per un’orecchio e chiese
alle tre ragazze se, gentilmente, potevano tornare sotto al palco e in cambio
promise loro di farle entrare nel suo camerino, una volta finito il “Concerto”
(se ancora di concerto si poteva parlare…)
«Una volta che Paul si fu ripreso dallo
shock», continuò
a narrare imperterrito Ringo, «
io e George gli chiedemmo di verificare per noi che lui fosse davvero il nostro
John…inizialmente non voleva farlo, ma poi si lasciò convinceree ci disse che,
senza ombra di dubbio, quello era il John Lennon che conoscevamo»
« Già», si intromise Paul, « E
come poteva non esserlo? Guardatelo: è identico!»
«Non
statelo a sentire: adesso si vergogna perché è timido», disse Ringo e qualcuno
sghignazzò, «Ma
in realtà fece a John un test molto serio per stabilire che lui era quello
vero!»
Paul, esasperato (come era stato sin dall’arrivo di Ringo),
alzò gli occhi al cielo, ma non rispose.
«Volete sapere come fece?», chiese Ringo al publicò,
che borbottò qualcosa che avrebbe dovuto essere un “sì”, o almeno così il
batterista dedusse, «Che ne dici, John?diamo loro una prova?»
«Signorsì, signore!», rispose John portandosi una mano alla fronte,
da bravo soldatino.
«Paul gli chiese (testuali parole): “Come ti
chiami?”», disse
Ringo, imitando il bassista
«John Winston Lennon», rispose diligentemente John, fingendo di
premere un pulsante come se fosse stato il concorrente di un gioco a quiz in tv
« “E dove sei nato, Winnie”?» John fulminò Ringo con lo
sguardo ed emise un rumore tra i denti che assomigliava pericolosamente a un
ringhio, quindi il beatle cambiò la formulazione della domanda, « “Dove sei nato,
John?” »
«Liverpool»
«”Che
giorno?”»
«9 ottobre»
«”Anno?”»
«1940»
«“Come
si chiamava tua madre?”»
«Julia»
«”La
tua prima moglie?”»
«Cynthia»
« “Tua
zia?”»
«Mimi»
«il
tuo criceto?»,
John lanciò un’occhiataccia a Ringo, che disse «Ah
no, questa me la sono inventata. Scusate.»
«Dicevo,
“quattro per quattro”?»
«Sedici»
« “La
misura del girovita di una formica?”»
«Sicuramente
maggiore del tuo cervello»
« “L’amore
della tua vita?”»
«Tu, tu e
solo tu!»,
rispose John, guardando Ringo con gli occhi luccicanti e con il tono squillante
di una dodicenne innamorata…poi divenne dubbioso e, avvicinandosi a Ringo,
chiese «Dovevo far
finta che tu fossi Paul, giusto?»
A questo punto tra il pubblico qualcuno iniziò a gridare “E’
davvero John Lennon!” e in generale tutti si convinsero che Ringo non aveva
mentito.
«Ehi! Perché quando do questa risposta tutti si
convincono che io sono davvero io?!?»,
chiese John, ma tutti lo ignorarono
«E quindi, dato che John Lennon è morto, ma
che è anche qui davanti a voi e che voi lo state vedendo», concluse Ringo, «Se ne deduce che anche voi, come me, vediate la gente morta.»
Il pubblico iniziò a mormorare e la maggior parte delle
ragazze a strillare.
« Ancora una cosa, però, non mi
spiego », disse
Paul a Ringo, continuando a guardare John«Perché lui è più giovane e bello di
me e io no?!?»
«Ah, questo
è per via di George…»,
rispose John come se stesse parlando del tempo, poi iniziando ad urlare in
direzione del retro del palco, disse: «Georgie??? C’è Paulie qui che chiede di te!!!»
John aveva chiamato George. Significava che anche George,
esattamente come John, era vivo e che sarebbe salito su quel palco? Il pubblico
era in subbuglio e tutti non vedevano l’ora di rivedere George Harrison, dopo
tanti anni dalla sua scomparsa. Inoltre se fosse salito sul palco anche George
i fab4 sarebbero stati di nuovo uniti, per la prima volta da quando….da tanto,
troppo tempo!
Il cuore di ogni presente aveva iniziato a battere più
rapidamente che mai; tutti trattennero il fiato quando si udirono i primi passi
di qualcuno che si avvicinava; e, finalmente, dal retro del palco
spuntò…………………………….Dhani Harrison.
Dal pubblico si levò un boato di disapprovazione.
«Ve lo avevo detto!», disse il nuovo arrivato
agli altri tre.
George...GID( George is Dhani)
«Ciao, Dhani, come stai? », chiese Paul, avvicinandosi
a lui per salutarlo.
Il bassista gli tese la mano, ma il nuovo venuto che, come
John, non dimostrava di certo più di 25 anni, non gliela strinse, limitandosi a
guardarla serio, poi alzò gli occhi ad incrociare quelli dell’ex-bel beatle.
«Volete prenderlo a calci voi, o posso farlo io?», chiese truce rivolto agli
altri due, pur continuando a fissare negli occhi Paul.
“No, decisamente non è serata”, pensò il bassista, al
quale se fosse stato un personaggio di un manga sarebbero spuntate almeno 50
goccioline sulla testa.
«Che
ho detto di male, adesso?»,
chiese scoraggiato
«Paul, idiota, mi conosci da….vediamo…più di 50
anni?», disse
mentre Paul lo guardava confuso, «COME FAI A NON RICONOSCERMI?!?»
Paul ancora lo guardava confuso. Come faceva a conoscerlo da
50 anni, che Dhani era nato solo nel ’78 ?!?
«Paul,
lui è George!!!», urlò
qualcuno tra il pubblico, che era arrivato a quella semplice conclusione molto
prima del bassista.
A Paul ci volle un po’ prima di capire quello che il gentile
pubblico gli aveva suggerito, incamerarlo e rielaborarlo e quando, finalmente
ebbe finito (gli altri beatles nel frattempo erano andati a prendersi un the
con i biscotti), ne rimase sconvolto:
«Ehi!», esclamò indignato, «Perché qui sono tutti
più giovani di me?!?»
«Eh Paulie,
Paulie!»,
disse John, prendendolo sotto braccio,
«E’
la vita: prima sei il più bello tra i beatle e poi ti ritrovi ad essere
soltanto un nonnetto rincoglionito!»
«Non sono rincoglionito, io!», protestò Paul
«Dai, Paul!», disse Ringo, «Io sono sempre più vecchio e meno carino di
te!»
Paul guardò il vecchio amico che aveva appena cercato di
consolarlo e, inspiegabilmente, si sentì ancor più scoraggiato di prima.
«mmmm», fece, come uno che è
afflitto da un insopportabile mal di pancia, mentre John aveva ripreso la sua
danza indiana intorno a lui (“Siamo più belli di teee, siamo più belli di
teee!!!”), stavolta trascinandosi dietro anche George, che pareva non
averne nessuna voglia.
«Quello
che non capisco ancora»,
chiese di nuovo, dopo un po’,«E’
perché vi ostinate a dimostrare non più di 25 anni, se davvero siete i veri
John e George!»
«Ma come, Paulie, non ti fidi più neppure di me??», chiese John smettendo di
girare intorno all’amico come uno scemo, per fargli gli occhi dolci, «Io ti amo tanto, non potrei mai mentirti!!»
«Sì,
sì, John», lo
liquidò Paul, «So
che tu sei quello vero, ma George?chi me lo garantisce.»
«Sono George.», disse semplicemente il diretto interessato, «Quello vero.»
«Ah
beh, se lo dici tu…!»,
disse Paul sarcastico.
«Ehm, Paul… se vuoi ti spieghiamo come John
e George sono tornati giovani»,
si intromise Ringo, «Ma tu devi prometterci che non impazzirai e
che manterrai un certo contegno…»
«Ehi,
ma per chi mi hai preso? Non sono mica una delle nostre vecchie fan urlanti…!»
«Ok…allora mi
fido,eh!», disse Ringo dubbioso e Paul annuì
«Allora…», iniziò a raccontare Ringo
e John fece un verso seccato come chi non ha voglia di stare a sentire una
lunga e noiosa storia, «era un bel
pomeriggio di maggio, i ciliegi erano in fiore…»
«Ma purtroppo le
ciliegie non erano ancora mature», si intromise George
«…gli uccellini
cantavano allegramente…»
«Perché avevano
trovato un modo per non farsi catturare», lo interruppe nuovamente
George
«Assassino di animali!», lo apostrofò
Paul, guardandolo male. George fece finta di non sentire.
«…il sole
splendeva», continuò Ringo, «e
nel cielo non si vedeva neppure una nuvola, le rose erano appena sbocciate e
nell’aria si sentiva il dolce profumo della primavera…»
«…E George, affamato come
sempre, decise di farsi un beverone di tutto ciò che trovava in casa, così
inventò l’elisir di lunga giovinezza», concluse coinciso John, che
era stanco del racconto, che si stava facendo eccessivamente lungo, e moriva
dalla voglia di andare a “pullulare” con alcune delle ragazze che aveva
adocchiato tra il pubblico di Paul.
«L’
“elisir di lunga giovinezza”?!?»,
chiese Paul shockato, « e perché non lo avete dato anche a me?»
«Vedi, all’inizio George non avrebbe voluto
far sapere che aveva l’elisir di lunga giovinezza», spiegò Ringo, «perché non voleva che se ne appropriasse
gente antipatica…»
«…Come gli uomini
delle tasse!», aggiunse George,serio.
«Già. Quindi non
poteva farlo provare a una persona qualunque», continuò Ringo, «Così lo diede a John, dato che lui
tecnicamente, per il mondo era morto, quindi nessuno si sarebbe accorto che era
cambiato,eccetto i parenti stretti!»
«Oh…», fece Paul, che stava
iniziando a capire qualcosa di tutta quella storia assurda…«Però anche George è
ringiovanito!»
«Perché quando lo ha bevuto lui non sapeva
quali effetti avrebbe avuto!»,
spiegò Ringo, «E infatti, poi, dovette inscenare la sua
morte.»
«…E fare finta di essere Dhani, ogni volta che andava
da qualche parte!»,
aggiunse John, ridendo.
«Sì, quello è stato divertente», commentò George, «Nessuno ha mai sospettato niente!»
«A me non è riuscito di fare lo stesso con Julian», disse John come se, di
nuovo, stesse parlando del tempo, «Ma era passato così tanto tempo dalla mia “presunta
morte”, che nessuno ha mai sospettato che io potessi essere John Lennon tornato
giovane…»
«Anche perché sarebbe stato così assurdo…!»,
commentò George
Paul, nel frattempo, era caduto in una sorta di trans,
durante la quale non aveva fatto altro che fissare l’aspetto da venticinquenni
(belli giovani e forti) di George e John. “Senza ombra di dubbio”,
pensò, “Quelli sono George e John. E senza ombra di dubbio non hanno
l’aspetto di ultrasessantenni, come dovrebbe essere…ne consegue che hanno fatto
(o bevuto) qualcosa grazie al quale sono tornati giovani e belli.Ma se davvero
è merito di una bevanda “georgesca” portentosa, io….”
«DEVO
AVERLA!!!!!!!»,
urlò assalendo George, «Dammi
la bevanda…l’elisir dell’eterna giovinezza!!!!»
George ripresosi dallo shock dell’essere assalito da un Paul
vecchietto, disse:
«Sì, io e John abbiamo deciso di dire la verità a
tutti perché non abbiamo più soldi e volevamo rimettere insieme i Beatles», ammise George, «Quindi tu e Ringo ci
servite giovani, belli e forti!»
«Come
sarebbe a dire che non avete più soldi?!»,
chiese Paul allarmato, come temendo che un’effetto collateraledell’elisir dell’eterna giovinezza sarebbe
stato un repentino impoverimento.
«Sì, beh…tecnicamente siamo morti», spiegò John, «Quindi i nostri soldi sono passati a Yoko, Olivia e ai nostri figli…»
«E noi li amiamo tutti, eh», si affrettò ad aggiungere
George, «Amiamo ancora Livy e Yoko, però…» (“Cough,cough…Georgie,
parla solo per te e per Olivia!” N.d.A)
«…Però riteniamo che ormai siamo troppo giovani per
loro.»,
concluse John, adocchiando un’ulteriore ragazza tra il pubblico (“una ragazza che si chiamava Andry Black e che era
destinata a diventare l’amore della sua vita”….ehm, scusate ma questo ci
stava bene :P)
«E poi ci sono ancora così tante canzoni che io e
John vorremmo scrivere…!»
«…E stare nei Beatles è il metodo più rapido per
rimorchiare»
«Allora torniamo insieme?», chiese Ringo, felice
«Sì»,
rispose John
«Se voi siete d’accordo…»
«Sì,sì!», disse subito Paul, che
ormai aveva un solo pensiero per la testa, «DAMMI
L’ELISIR!!!»
«L’ho lasciato nel
tuo camerino», gli disse George, poi, rinvolgendosi anche a Ringo,
aggiunse «Venite!»
Gli spettatori,ormai, erano sconcertati. Una buona parte del pubblico femminile era
svenuto, l’altra metà strillava, mentre un folto gruppetto di ragazze si
aggirava giusto sotto al palco, cercando di attirare l’attenzione di John che,
devo dire, si lasciava distrarre da loro molto facilmente (“soprattutto,come ho detto prima, da una certa ragazza che
STRANAMENTE si chiamava Andry…..”)
Quando gli altri tre beatles tornarono, erano tutti
giovanissimi come ai tempi in cui erano in vetta alle classifiche di tutto il
mondo, e appena li videro tutti e quattro insieme, anche le ragazze che prima
non erano svenute, ebbero un tracollo. Ormai, tra quelli che appena era salito
Ringo sul palco se ne erano andati, pensando che il batterista li stesse
portando in giro e quelli che erano svenuti per lo shock, rimanevano in piedi 3
gatti e mezzo, ma uno di questi gatti, riuscì a chiedere a John:
«Come
mai ti sei finto morto nel 1980?»
«Ah, mi domandavo perché nessuno me lo avesse ancora
chiesto!»,
disse John, «l’idea mi è venuta quando ho scoperto che in giro per
il mondo c’è gente che crede che Elvis sia ancora vivo e abbia inscenato la sua
morte; allora ho pensato “Se lo ha fatto lui,perché non posso farlo io?!?”
infondo il motivo per farlo lo avevo visto che…………»
A quel punto il blackout che aveva immerso tutto
nell’oscurità finì, la luce tornò e visto che nessuno si era preoccupato di
staccare chitarre e basso dagli amplificatori,questi cominciarono a stridere in
un modo terribile, tanto da coprire la risposta che John stava dando.
«Eh,
sarebbe piaciuto anche a me»,
commentò quello che aveva posto la domanda, «…che
cosa strana!»
«Ah,
ora capisco!»,
disse Paul che stava ascoltando l’amico, «In
effetti mi ero sempre chiesto perché ti stesse inseguendo…»
«Eh sì»,
concordò George, «E’ molto interessante.»
«Che cosa ha detto che non ho sentito?», chiese Ringo che trovandosi
vicino a uno dei suddetti amplificatori non aveva capito niente, ma tutti lo
ignorarono, perché John nel frattempo aveva imbracciato una chitarra e disse:
«Che ne dite di fare “A day in the Life”?»
Gli altri, entusiasti, acconsentirono e così ebbe luogo il
primo concerto dei Fab4 a 40 anni di distanza dal loro scioglimento (mentre
quasi tutti i presenti erano svenuti, per lo shock)
I read the news today oh boy
About a lucky man who made the grade
And though the news was rather sad
Well I just had to laugh
I saw the photograph
He blew his mind out in a car
He didn't notice that the lights had changed
A crowd of people stood and stared
They'd seen his face before
Nobody was really sure
If he was from the House of Lords.
I saw a film today oh boy
The English Army had just won the war
A crowd of people turned away
but I just had to look
Having read the book
I'd love to turn you on
Woke up, fell out of
bed,
Dragged a comb across my head
Found my way downstairs and drank a cup,
And looking up I noticed I was late.
Found my coat and grabbed my hat
Made the bus in seconds flat
Found my way upstairs and had a smoke,
and Somebody spoke and I went into a dream
I
read the news today oh boy
Four thousand holes in Blackburn, Lancashire
And though the holes were rather small
They had to count them all
Now they know how many holes it takes to fill the Albert Hall.
I'd love to turn you on.
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Ciao a tutte! O mio Dio che
fiction idiota che è saltata fuori!
...Stavo facendo il bagno(e chi
se ne frega,direte voi….non posso darvi torto u.u) mentre pensavo alla leggenda
del PID e ho pensato che Ringhino è l’unico dei Beatles che si può dire che è
SICURAMENTE vivo (povero Paul!...ma con tutta la gente che gliela
gufa,scommetto che camperà fino a 120 anni e passa u.u)
Poi ho pensato che la maggior
parte delle leggende riguardanti i grandi della musica dicono che loro sono
ancora vivi in qualche isoletta del pacifico, ma che hanno inscenato la loro
morte per varie ragioni (in genere perché non ne potevano più dei fan
assillanti), mentre per i Beatles è l’incontrario...ma PERCHE’, povero Paul?!?
...neanche
di John hanno mai detto che ha inscenato la morte (anche se come morte si
prestava bene: Chapman avrebbe potuto colpirlo solo di striscio e John,portato
all’ospedale avrebbe potuto essere stato salvato, ma aver chiesto di rendere
pubblica la notizia che era morto, perché voleva starsene in pace con la sua adorata(brrr…non
riesco acredere di averlo scritto)
Yoko!
..Così è
saltata fuori questa fiction che definirla demente è un eufemismo….
E’ divisa
in parti,ognuna con un proprio titoletto perché inizialmente l’idea era di
scriverla a capitoli(e ogni capitolo avrebbe dovuto essere dedicato a un certo
beatle:prima Ringo,poi Paul,poi John,poi George…), ma poi i “capitoli” mi sono
venuti troppo corti e non ne valeva la pena di allungarla…però i titoli mi
piacevano(una volta tanto che mi viene l’idea per titoli decenti!!),quindi li
ho lasciati…
Va beh,
spero che vi sia piaciuta (anche se è parecchio deficiente…)!