Voglio strapparvi una risata…io
non me la sono fatta lì per li, ma vi assicuro che a distanza di tempo è quasi
impossibile non riderne.
Il mio nome è Jack, ho...o meglio avevo
una ditta di import - export che trattava
apparecchiature elettroniche. Avevo un bel lavoro, una bella fidanzata e un
nutrito gruppo di amici appassionati come me di
football.
Ogni domenica ci riunivamo a casa
di qualcuno e li caciaravamo per ore sulle partite,
sull’arbitro cornuto, sulle punizioni e le azioni azzardate dei nostri beniamini.
Serena usciva con le sue amiche
per uno dei tanti riti che alle donne piacevano molto: spendere soldi dalla
parrucchiera o nel centro commerciale che con quel caldo era una vera mano
santa.
Spendeva parecchi soldi ma faceva
un buon lavoro e se lo poteva permettere.
Non che mi
dispiacesse tornare dalla mia ragazza fresca come un fiore, sempre un tiro e
con quel bel sorriso che le illuminava il viso perennemente allegro.
Ognuno di noi si prendeva cura
dell’altro e rispettava i reciproci bisogni. Le sue
chiacchiere con le amiche, le mie partite con gli amici. Un sodalizio perfetto che andava avanti da molti anni.
Sarà stato l’approssimarsi del
nostro terzo anniversario che mi faceva sentire particolarmente romantico, così decisi di sacrificare la partita per quella domenica
e farle una sorpresa invitandola a cenare con me. Avevo in testa una certa
proposta da un po’ di tempo e pensai che sarebbe stata l’occasione perfetta per
fargliela.
Serena non vedeva l’ora di
dichiarare al mondo che ci appartenevamo…e anche io, se devo essere del tutto sincero.
Sapevo che si sarebbero riunite
per una sessione di trucco intensivo a casa di Serena, così tornai da lei e ….
Cofff coff! Scusate, ma questa terra s’infila ovunque! Fortuna
che questa bara doveva garantirmi il riposo eterno e indisturbato!
Dicevo…entrai in casa senza far
rumore, aspettandomi di trovare uno stuolo di ragazze con le bocche spalancate
mentre si stendevano la terza mano di mascara ma il soggiorno era vuoto.
Perché le
donne aprono la bocca in quel modo quando si truccano gli occhi?
Mai capito…
Sorpreso dall’assenza di rumori,
salii le scale pensando di trovarle su di sopra…e infatti
la trovai la mia Serena…ma non era sola!
Io urlai per lo stupore, lei urlò
un ‘che ci fai qui!’ e lui gridò un originalissimo ‘non
è come pensi!’
Non è come penso??!! figlio di
puttana!
Per un secondo pensai di
spaccargli in testa qualcosa ma una forza divina mi trattenne; così girai sui
tacchi e mi infilai in macchina andandomi a schiantare
qualche metro dopo contro quel bel muro appena intonacato del signor Whitefall.
Mi sa che se l’è presa un po’: il
sangue è difficile da togliere e l’intonaco assorbe così bene…
Il mio funerale fu un vero
strazio…nel senso che mi annoiai a morte – che battuta, su ridete!
- mentre il prete
parlava di vita eterna e perdono dei peccati e Serena piangeva, tutta vestita
di nero con i miei amici che la rincuoravano parlando di una terribile
disgrazia, una tremenda disgrazia.
Disgrazia un cavolo, avevo appena
fatto revisionare i freni da George. Meccanico di
merda…vorrei resuscitare solo per fargli cattiva
pubblicità!
La compagnia al cimitero non era
male. Certo, tutta gente che non conoscevo e malelingue di
paese che mi prendevano in giro ferocemente…e pensare che la mia squadra aveva
anche perso quella domenica. Mi avevano fregato due volte!
Serena non veniva mai a trovarmi;
pensai che fosse divorata dai sensi di colpa e una sera uscii per una
passeggiata e rincuorarla del fatto che non ce l’avevo
più con lei.
Queste sono cose che capitano, si
sa…
Arrivai nel luogo che mi aveva
indicato Serendier, uno che in vita faceva il
guardone e che era stato messo sotto da una macchina una sera di tanto tempo
fa, per sbaglio.
Quel tipo mi aveva detto di
conoscere molto bene Serena e mi aveva indicato quel posto in cui le coppie
andavano a rintanarsi per qualche.
Pensai che avesse sbagliato
persona, perché Serena non era certo tipo da dimenarsi sul sedile posteriore di
una macchina ma ci andai lo stesso.
Di auto
ce n’erano tre.
Guardai discretamente dentro ma
non la vidi.
L’ultima, la più appartata di
tutte, aveva i vetri offuscati.
Ero indeciso e un po’ imbarazzato,
così aspettai finchè la donna al suo interno non tirò giù il vetro ridendo e
sistemandosi i capelli.
Ma guarda:
Serendier non si sbagliava di una virgola!
“Ciao Serena” mormorai
avvicinandomi nel mio bel completo blu che mi avevano
infilato il giorno del funerale.
Avrebbe avuto bisogno di una
stirata in tintoria e di una smacchiata e poi quella terra che s’infilava
ovunque mi faceva prudere la pelle...ma ero comunque
presentabile!
Serena mi vide e urlò restandoci
sul colpo.
Un infarto fulminante a soli 31
anni!
Mi veniva da ridere mentre la
seppellivano accanto a me, sbraitante e offesa. Continuava ad urlare
dimenandosi contro le pareti della bara foderata lamentandosi per il luogo
stretto e la compagnia poco gradevole.
“Amore, non sei contenta? Rimarremo insieme per l’eternità!” ridacchiai togliendomi un
po’ di terra dalla bocca.
“Sta zitto, Jack! Sta zitto! Te
l’ho sempre detto che non mi piacevano le sorprese!”