I Signori d'Europa
La luce dimenticata
Non ricordo i loro nomi.
Ma ricordo i loro volti, le loro voci, l'espressione dispiaciuta
quando li deludevo e quella felice di quando riuscivo in qualcosa.
Ricordo l'affetto che mi dimostravano, il calore del loro
abbraccio, la felicità che provavo quando mi dicevano di volermi
bene e la frustrazione quando mi rimproveravano per qualche motivo che
ritenevo ingiusto.
Ricordo la mia stanza, il colore candido delle pareti, i libri di testo
raggruppati in un angolo e i cd allineati ordinatamente sulla mensola,
in contrasto con il caos che regnava sulla scrivania.
Ricordo il giorno in cui ho fatto tardi, la corsa fatta per arrivare in tempo, il cancello spalancato. E il sangue.
Non ricordo di essermi mai diplomata. Forse è successo tutto prima che potessi finire la scuola.
Però ricordo le mattine passate sui banchi, le risate dei miei
compagni, i litigi futili e gli scherzi idioti. Eravamo una classe
normale, magari un po' vivace, e il nostro responsabile era quel
professore fissato con la pulizia della lavagna.
Non ricordo il volto di tutti. Solo qualche sguardo, dei gesti
particolari, qualche frase senza senso... tutto ciò che è
rimasto sono delle figure sfocate, tranne la schiena del ragazzo seduto
di fronte a me, la stessa che fissavo quando mi annoiavo durante una
lezione.
Ricordo che ritenevo i miei amici la cosa più preziosa al mondo.
Con loro avevo riso, avevo pianto, avevo sfogato la mia rabbia e
condiviso i miei pensieri. A loro avevo chiesto aiuto. Ma non erano
stati in grado di fare nulla.
Ricordo che i miei capelli erano castani. Ora hanno preso un colore
argentato... se fossi un poeta forse li definirei del colore della
luna, ma sinceramente non ci trovo niente di così bello nella
cosa. Chissà se anche gli occhi sono cambiati? ...Ma anche se
avessi uno specchio per controllare, l'unica luce disponibile è
quella artificiale che filtra dallo spioncino della porta.
La luce del sole... ormai non la ricordo più. Però
ricordo il suo calore sulla mia pelle, i riflessi che creava sull'acqua
del mare e sulla neve in montagna.
Ricordo che mi piaceva il cielo al tramonto, lo scroscio della pioggia e il vento che mi scompigliava i capelli.
Ricordo che adoravo osservare le stelle e fantasticare su mondi
lontani, perdendo ore e ore che avrei dovuto impiegare studiando.
Ricordo il falco pellegrino ferito che avevamo ritrovato in mezzo al
bosco. L'avevamo curato e per un po' stette con noi nello chalet
affittato per l'estate.
Non ricordo più il suono di uno strumento, nè le melodie
che tanto adoravo cantare. Forse non sarò più in grado di
intonarle.
Non ricordo di aver mai amato nel vero senso del termine, ma so con
certezza di aver odiato ferocemente, con un'intensità tale da
consumarmi il corpo e la mente.
Ricordo quel giorno in cui la rabbia e la disperazione mi hanno
offuscato i sensi, la corsa disperata per le strade, il rumore degli
spari e dei passi concitati.
Non ricordo quanto tempo sia passato. Forse mesi, o anni... ormai ho perso il conto.
Non ricordo chi mi abbia portato qui nè quando.
Vorrei uscire, per vedere se il cielo è ancora azzurro e se il
sole sorge ancora. Ma quella maledetta porta è chiusa a chiave e
non la aprono mai, perfino per darmi il cibo usano uno sportello
apposito. Hanno paura di me.
Ma ormai sono stanca, non mi importa più di nulla... L'unica
cosa che voglio è starmene seduta qui, appoggiata alla parete, a
cercare di dimenticare l'oscurità di questa stanza e le catene
ai polsi, per potermi crogiolare in quei ricordi che forse sono solo un
mero frutto della mia immaginazione.
All'improvviso sento dei passi che si avvicinano, e mi meraviglio di
constatare che si fermano davanti la mia porta. Di solito gli
inservienti che mi portano da mangiare vanno in giro anche con un
carrello... ma non ho sentito il rumore delle ruote.
Intanto qualcuno ha cominciato a parlare. Le voci che provengono
dal corridoio sono soprattutto due. Una ha un'intonazione strascicata
estremamente fastidiosa... non riesco a sentire cosa dice, ma sono le
parole della seconda persona a destare la mia attenzione.
- Certo che ne sono sicuro, mi sembrava di esser stato chiaro: la ragazza verrà con me. E ora aprite questa porta.
Sento una chiave che gira nella toppa almeno tre volte, e dopo alcuni ulteriori scatti la porta si apre.
E in questo giorno, a meno che non sia tutta un'allucinazione, finalmente la luce torna a far parte della mia vita.
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Bene...questa storia è una specie di "esperimento"...nel senso che una parte è ancora work in progress XD
Avevo voglia di scrivere una storia un po' cupa e allora ho ripescato
questa trama che mi ronza in testa da un bel po' di tempo (soprattutto
perchè finalmente mi è venuta l'ispirazione per un inizio
decente...)
Dico fin da subito che è ambientata nel nostro mondo...con una
certa modifica che mi porta a catalogare la storia come fantasy ^^
Come ultima cosa vi chiedo scusa se avete trovato errori, ma l'ho scritta di getto e sono decisamente stanca @_@
Spero abbiate gradito!^^
Al prossimo capitolo!XD
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