Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Titolo:
Red Roses: Eternal love
Personaggi:
Pisces Aphrodite, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Genere: Generale,
Commedia
Avvertimenti:
One-shot
Controindicazioni:
Mary Sue
Altro: Oggi
non avevo niente di meglio da fare. Io vi ho avvisati! *O*
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Red Roses: Eternal love
Rosa correva, saltellando allegramente sul prato.
L'erba appena tagliata era fresca e morbida sotto i suoi delicati
piedini.
La ragazza rise felice, quella magnifica risata cristallina degna di un
usignolo.
Tra le braccia teneva una cesta piena di panni puliti: li aveva stesi
quella mattina, ed ora erano caldi e profumavano di sole.
La ragazza, con passo agile, si mosse leggiadra verso il dodicesimo
tempio.
Un dolce e struggente sorriso le illuminava il volto sereno.
Per la prima volta dacché era stata condotta al Santuario di
Athena – era stata portata lì che ancora era una
indifesa bambina, caritatevolmente accolta dagli inquilini delle dodici
case, dopo che la piccola era stata l'unica superstite della sua
famiglia, sterminata a causa del terribile attacco di un malefico
specter – beh, nonostante i molti anni a servizio dei
Cavalieri d'Oro, era la prima volta che riusciva a mettere piede nel
palazzo dei Pesci.
Oh, quante storie aveva sentito sulla grazia e l'avvenenza del custode
di quella casa: tutti ne tessevano le lodi, e lei poteva solo
immaginare quanto potesse essere magnificamente bello. Probabilmente
quasi quanto lei!
La ragazza si passò dietro l'orecchio un ricciolo ribelle.
Scosse appena la lunga e folta chioma: bagliori dorati brillarono tra i
suoi capelli, preziosi quasi quanto le armature che vestivano i sacri
guerrieri della Dea.
Rosa rise di nuovo, talmente euforica da temere che il cuore le potesse
schizzare in gola dall'emozione.
Dolcemente l'eco dei suoi passi si diffuse tra le colonne del tempio.
Era una casa piuttosto cupa, si trovò a constatare la
ragazza, e invero piuttosto fresca. L'ideale per far riposare le membra
accaldate dal sole estivo di Atene.
Rosa posò la cesta su di un rustico mobiletto, dove erano
accatastati altri panni ripiegati.
Con somma diligenza, la ragazza impilò il bucato.
Passò l'aggraziata manina nivea sulla tunica in cima al
mucchio, per stirarne le grinze.
Tutto era perfetto.
Rosa sorrise e con una più che leggiadra piroetta si
voltò.
I luminosi occhi verdi presero a scrutare il luogo dove si trovava,
esaminandone avidamente ogni singolo particolare.
Purtroppo nello spartano arredamento non intravide la grazia e la
bellezza che si attribuivano così di sovente al Cavaliere
che ivi risiedeva. Il viso le si corrucciò: un
amabile broncio sul suo viso di porcellana. Con passi leggeri
girovagò per il tempio, gettando un occhio ora qua ora
là.
Improvvisamente vide, quasi nascosta in un angolo, una porta.
Doveva essere l'ingresso alle stanze private.
Rosa spostò il peso da un piede all'altro, per un attimo
indecisa. Ma alla fine scrollò le spalle con delicata
arroganza, e si mosse veloce verso il suo obiettivo.
Era così incuriosita dalla figura di Aphrodite dei Pesci, da
aver completamente rimosso dal suo piccolo cervellino l'avvertimento
severo che la capo-servitù le aveva praticamente urlato
prima di cacciarle sotto braccio la cesta dei panni: mai, per nessuna
ragione al mondo, MAI avvicinarsi al sommo Aphrodite e mai,
categoricamente MAI, entrare nelle sue stanze private o nel giardino
sul retro del dodicesimo tempio.
La risata della ragazza riecheggiò per il tempio.
Quella vecchia bisbetica era gelosa – ovviamente
perché era brutta e scorbutica, al contrario di lei che era
giovane, bella e amata da tutti. Per questo non voleva che si
avvicinasse al sommo Aphrodite. La vecchiaccia faceva bene a temere le
giovani rivale.
Rosa rise, di nuovo.
Lei, la ragazza più dolce e bella del Santuario, era
destinata al cavaliere dei Pesci.
E non solo perché erano entrambi bellissimi,
affascinantissimi, genitilissimi e buonissimi.
No, c'era anche da considerare il fatto che lei era Rosa Maria Susanna,
la nipote del fratello dello zio della nuora del figliastro del
trisnipote del nonno della moglie del primo compagno di stanza del
cugino del nipote del fratello del padre dell'unica ragazza che avesse
mai parlato con Albafica, Cavaliere d'Oro dei Pesci di
duecentoquarant'anni prima.
Doveva pur dire qualche cosa questa ovvia relazione tra
lei e Aphrodite!
La ragazza, sospirando a questi dolci pensieri, varcò la
soglia.
La stanza da letto di sommo Aphrodite aveva la fragranza della
primavera inoltrata: nell'aria si sentiva il dolce profumo delle rose
di maggio.
Rosa chiuse gli occhi, e inalò quella struggente sinfonia di
note olfattive così delicatamente potenti.
Si inebriò totalmente di quel profumo celestiale.
Sarebbe rimasta per sempre lì, quel paradisiaco bouquet che
la colpiva dritta nell'animo.
Se non fosse che un impercettibile rumore arrivò alle sue
fini orecchie.
Aprendo di scatto gli occhioni color smeraldo, vide la superba figura
dell'uomo della sua vita, stagliata contro la soglia della stanza.
Era talmente bello – anche se non come lei – da
farle lacrimare gli occhi.
Sì, perché la vista le si era sfocata e cotanta
bellezza le aveva sconvolto i sensi.
Riuscì solo a scorgere una viva nota di sorpresa sul volto
divino di Aphrodite, prima di chiudere gli occhi e sentire che le
ginocchia le si piegavano.
*°*°*°*°*°*
DeathMask calpestò con forza, quasi con disprezzo, l'ultimo
gradino.
Odiava dover salire tutte quelle scale per andare a trovare Aphrodite.
Però, o si faceva così, o altrimenti non avrebbe
mai visto l'amico: mai che il damerino si azzardasse a scendere lui a
trovarlo.
Cancer sbuffò, tra l'irritato e il divertito.
Entrò a passo spedito, richiamando a gran voce l'attenzione
del padrone di casa.
Sorpreso di non ricevere risposta, prese a cercare l'amico in giro per
casa. Dopo aver guardato un po' dappertutto senza averlo scovato, si
diresse verso la parte interna del tempio, nelle stanze private.
E finalmente lo trovò.
“Ehi, guarda che dovresti venire ad accogliere i tuoi
ospiti!” DeathMask lo rimproverò bonariamente, ma
quando non sentì nessuna risposta arrivare dall'amico gli
lanciò un richiamo ben meno cordiale.
“Insomma! Rispondimi almeno!”
E solo in quel momento si accorse che Aphrodite era rimasto zitto e
fermo a fissare qualche cosa sul pavimento.
Per la precisione una ragazza.
Era palesemente priva di sensi, scompostamente svenuta sul pavimento
della camera di Phro.
“Ehi, dico, hai cominciato a farti anche tu le
servette?”
“Non dire scempiaggini, idiota! E portala fuori dalla mia
stanza!”
“Prego?!”
“Se la tocco muore, lo sai. Fallo tu!”
DeathMask guardò alternativamente la ragazza e Aphrodite.
Continuò così per un po'.
“E che ci faceva nella tua stanza?”
“Non lo so! Mai vista prima! Probabilmente stava ficcando il
naso!”
DeathMask scrollò le spalle.
Si accucciò a terra, punzecchiando una guancia della serva
per vedere se reagiva.
“È svenuta per il profumo delle rose. Se non ti
sbrighi a portarla fuori muore.”
“Non credevo che ti importasse tanto la salute di una
schiava.”
“Non mi importa infatti, ma non mi piace avere corpi esanimi
in giro per casa.”
“Non hai tutti i torti” commentò
DeathMask, che finalmente si decise a prendere in braccio la ragazza
per portarla via.
Aphrodite lo sentì fare qualche passo, dopo essere uscito
dalla stanza, ma poi si fermò bruscamente.
“Ehi... 'Phro!”
“Che c'è?”
“Mi sa che è morta!”
Pisces crollò la testa. Si alzò dal letto e
raggiunse l'amico.
I due controllarono velocemente, ma di funzioni vitali nella ragazza
non ce n'era nemmeno l'ombra.
“Deve aver respirato troppo veleno.”
“Già.”
“Stupida servitù. Eppure dovrebbero saperlo tutti
che nessuno deve entrare nelle mie stanze private!”
“Bah, questa ha una faccia proprio da idiota.”
Aphrodite vide DeathMask fissare con vivo interesse il volto della
fanciulla. Sul viso aveva dipinta un'espressione a dir poco ebete.
Più o meno la stessa che si delineò in quel
momento su quella di Cancer.
Pisces sbuffò, immaginando perfettamente quello che gli
stava passando per quella mente contorta.
“Ehi, 'Phro, ti spiace se me la appendo in casa? Non ho
nessuna faccia con un'espressione idiota come questa!”
“Fai come vuoi” sbuffò Aphrodite
“Per quello che mi riguarda..! Però lo vai a dire
tu alla capo-servitù che la ragazzina è
morta.”
“Eh? Perché io?!”
“La vuoi quella faccia o no?”
DeathMask berciò per qualche minuto, mentre 'Phro se la
rideva: Cancer non avrebbe mai rinunciato ad aggiungere una maschera
alla sua collezione.
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Angolo dell'Autrice:
*O*
Sono orgogliosa di presentare la mia prima MarySue! *rotola via ridendo*
Idea abbastanza inutile che mi gironzolava per la testa da qualche
giorno.
Solo che oggi non avevo veramente voglia di fare nulla, per cui mi sono
messa a scrivere codeste scempiaggini.
Spero che vi siate divertiti a leggerla, come io a scriverla!
*continua a rotolare via*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o
critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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