Questa fanfiction è frutto dell’immaginazione
dell’autrice.
Non intendo offendere nessuno con la mia mente
folle.
Dedico questa fanfiction a Elentari che mi ha aiutato nella stesura! Un grazie
anticipato a tutti quelli che la leggeranno e –ancora meglio!– la recensiranno
anche!
NOTA: Nella fanfiction si parla della morte di uno o più personaggi.
TI RIVEDRÒ
Il vento.
Anche quel giorno c’era.
Non come oggi, forte, impetuoso.
Quella volta il vento era leggero, si sentiva
appena.
Era come una delicata carezza sulla pelle, un’aurea
impalpabile.
Scegliesti proprio un magnifico giorno per
abbandonarmi.
I due
amici erano seduti allo stesso tavolo. Orlando guardava distrattamente un quadro
appeso al muro del bar, Viggo osservava l’amico. Erano alcuni giorni che lo
vedeva strano, cambiato. Sembrava essere sempre con la testa fra le nuvole.
-Orlando…-
-Orlando…-
-ORLANDO!-
-Sì?
Cosa… cosa stavi dicendo?-
-Niente,
stavo solo pensando. C’è qualcosa che non và? Ti vedo strano...-
-No,no…
tutto a posto. E’ solo che ho conosciuto una persona…-
-Cioè?-,
chiese incuriosito Viggo.
-Ma, sai,
una ragazza. E’.. beh… ecco è molto carina..-
-Ah,ah!
Ho capito! Sintomi da innamoramento cronico!-
-Ma no,
dai, non scherzare..-
-Io non
scherzo proprio! Me la devi far conoscere assolutamente!-
-Ok, se
proprio lo vuoi. Vieni con me!-
Sorpreso
dalla risposta di Orlando, Viggo dovette affrettarsi per raggiungerlo.
Arrivarono
ad un appartamento piccolo, ma grazioso. Orlando suonò alla porta e venne ad
aprire una ragazza minuta e dal viso dolce, che subito sorrise vedendo chi
c’era all’entrata.
-Ciao
Kate. Come stai? Lui.. ehm.. io…- disse Orlando, ormai di un intenso colore
scarlatto.
-Ciao, io
sono Viggo, un amico di Orlando. Mi ha parlato di te e volevo conoscerti, ma mi
sembra che qualcuno di nostra conoscenza sia un po’, come dire, innamorato?-
La
ragazza rispose con una dolce risata.
-Piacere
di conoscerti Viggo. Io sono Kate. Già, ma non si deve preoccupare, sa che il
suo amore è ricambiato!- e detto questo gli assestò un sonoro bacio sulla
guancia.
Orlando
dovette essere sorretto dall’amico per evitare di cadere lungo disteso.
I ragazzi
salutarono e tornarono a casa.
-Hai
visto come è beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeellaaaaaaaaaaaa…-
-Sì, è
bellissima, stupenda, magnifica, tutto quello che vuoi, però adesso mi ascolti?
Per martedì avevamo quindi deciso di andare a…- Viggo non riuscì a terminare la
frase che Orlando lo interruppe.
-Martedì
assolutamente NO! Kate deve fare un provino per un film e DEVO accompagnarla-
-Beh,
allora si può fare mercoledì…-
-Asoolutamente
NO! Kate deve comprare i mobili per il suo appartamento e io DEVO esserci-
-Allora
giovedì, oppure la signorina Kate ha bisogno di qualcos’altro?- disse con voce
tagliente Viggo
-Ah,ah,
come sei simpatico. E’ solo che le voglio stare vicino. Mi sembra normale.-
Era ormai
passato quasi un mese da quando Orlando si era fidanzato con Kate e Viggo
cominciava a non sopportare la situazione. Capiva che era normale passare meno
tempo con l’amico, sapeva che lui avrebbe voluto più momenti di privacy per
rimanere con la ragazza, ma che non si facesse neppure più sentire al telefono
lo irritava. Decise così di andare a trovare Kate per sentire come andavano le
cose. Lei lo accolse felicemente in casa e gli disse che andava tutto bene fra
loro due, che non si sarebbero mai separati. Forse fu proprio questa frase che
lo convinse o forse la paura di perdere il suo più grande amico.
-Comunque siete molto legati, vero?- chiese Viggo.
- Oh, sì,
tantissimo. Ci amiamo da impazzire!-
-
Davvero? A me lui non sembra così sicuro… se poi deve anche provare altre
“esperienze”…- disse in un sussurro molto udibile l’uomo.
-Cosa
stavi dicendo?- rispose la ragazza che sperava di aver sentito male.
-No,
niente è che lui... oh, ma non sono fatti miei…-
-Lui cosa,
Viggo?-
-No,
davvero, niente di importante…-
-LUI
COSA?- disse la ragazza ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
E’ così agitata… pensò Viggo, lo ama davvero… i suoi occhi
sono ormai pieni di calde lacrime che dovrà inghiottire a forza se le racconterò
tutto. Saprà reggere a questa notizia? E’ inutile che mi porga queste domande,
ormai ho preso la mia decisione. Non sopporterei di perdere Orlando.
-Ecco,
lui, beh,ti tradisce-
-COSA?
NON PUO’! LUI…LUI…LUI MI AMA! ME LO HA SEMPRE DETTO…-
La
ragazza scoppiò in un pianto disperato lasciandosi abbandonare sul divano.
Viggo
osservava la scena con volto compassionevole, sicuro dentro di sé di aver fatto
la cosa più giusta per tutti.
All’improvviso
la ragazza smise di piangere e nei suoi occhi si vedeva una profonda tristezza
coperta però da un velo ben più fitto di rabbia.
Il suo
cuore era stato tradito.
Il
colpevole doveva essere punito.
Uscì di
corsa dalla casa, sotto gli occhi attoniti di Viggo che rimase impalato per
alcuni secondi per poi tornare a casa, sedersi su una poltrona e leggere il
giornale.
Kate
arrivò in soli cinque minuti alla casa di Orlando. Quando il ragazzo venne ad
aprire, la gioia di vedere chi lo cercava durò solo un attimo perché dopo non
vide più nulla. Quando si riprese gli sembrava impossibile che tutto fosse
veramente successo. Il suo amore lo aveva colpito al viso ed ora stava
piangendo disperatamente mentre gli inveiva contro con frasi delle quali non
capiva nulla, in parte per la violenza del pugno, in parte perché le parole erano
coperte dai forti singhiozzi della ragazza.
-Amore,
ma che ti succede?-
-NON
CHIAMARMI MAI PIU’COSI’, LURIDO BASTARDO! DICI DI AMARMI E POI MI TRADISCI…-
-Tesoro,
chi ti ha detto queste menzogne? Non farei mai una cosa simile- il ragazzo era
sgomento.
-NON
CHIAMARMI TESORO! TI ODIO! NON TI VOGLIO PIU’ VEDERE!-
-Non dire
così!- Orlando cominciava ad averne abbastanza di questa sceneggiata.
-SPARISCI
DALLA MIA VITA!- replicò Kate.
-No!- e
così dicendo il ragazzo le diede un forte schiaffo.
La
ragazza lanciò un grido di sorpresa e cadde a terra, dove rimase, immobile,
dopo aver battuto la testa sul pavimento.
Orlando
non riusciva più a trattenere le lacrime. Forti ed impetuose scorrevano ormai
sul suo viso, trasformandolo in una maschera di dolore e tristezza. Incapace di
sostenere ancora a lungo la vista di quella scena, se ne andò il più
velocemente possibile.
Viggo era
ancora seduto sulla poltrona, addormentato, quando, dopo circa due ore dal suo
ritorno a casa, squillò il telefono. Si svegliò di soprassalto e rispose.
-Pronto?-
disse, con la voce ancora impastata dal sonno.
-Buongiorno,
lei è il signor Viggo Mortensen?- disse una voce sconosciuta alle orecchie
dell’uomo.
-Sì. Cosa
vuole?-
-Sono un
infermiere dell’ospedale. E’ da poco arrivata un ragazza, dice di chiamarsi
Kate. Ha fatto il suo nome e quello di … aspetti… ecco: un certo Orlando Bloom,
che però non siamo riusciti a trovare. Lei è un parente per caso?-
-No, ma
arrivo subito-
Arrivato
all’ospedale trovò la ragazza in uno stato di semi incoscienza. Riusciva a
parlare, ma il suo vocabolario era molto limitato: Orlando,amore, cosa ho
fatto. Cercò di capire cosa era successo, ma non c’era modo di sottrarla a questa
litania. Così decise di cercare l’amico per in formarlo della situazione, ma
invano. Dopo due giorni ricevette una busta, senza mittente. La aprì e vi trovò
dentro una foto che ritraeva lui e Orlando sorridenti, ed una lettera che
diceva:
Caro Viggo,
sei sempre stato il mio più caro
amico. Ho sbagliato ed ora ne pagherò le conseguenze. Amavo Kate. Totalmente.
Ma l’idea che lei non credesse alle mie parole mi ha ferito profondamente. Pensava
che la tradissi. Impossibile! Non le avrei mai fatto una cosa simile. Mai. L’ho
colpita. Come lei aveva colpito me. Volevo farla stare zitta e ci sono
riuscito. Però non intendevo per sempre. L’ho uccisa. E visto che una parte di
me è morta con lei non vedo perché l’altra metà debba vivere. Addio per sempre.
Ti auguro di scoprire chi abbia messo quelle strane idee in testa a Kate e ti
prego di vendicarmi come tu meglio credi.
Addio,
Orlando.
Viggo
rimase sconvolto da ciò che aveva letto. Orlando dunque non sapeva che la
ragazza stava bene e si stava riprendendo; anzi, credeva di averla uccisa!
Non
poteva sopportare tutto questo.
Sono stato io ad ucciderlo.
Credevo di riavere un amico e non ho fatto altro che perderlo, per sempre.
Ancora non capisco ciò che ho fatto. O forse lo capisco fin troppo bene. Ed
anche oggi, come quel il giorno, c’è
vento. Vorrei che con la sua forza entrasse nella mia testa, spazzasse i
pensieri per lasciarmi libero, senza preoccupazioni. Ma so che non è possibile.
Dovrò vivere per sempre con questo peso. Anzi, no! Una soluzione c’è. Mi hai
chiesto di vendicarti e questo sarà fatto. E mentre il vento mi spinge giù da
quel ponte dal quale anche tu sei saltato, stringendo la nostra foto tra le
mani, sorrido pensando che fra poco ti rivedrò. |