Ubris, oikos, thanatos

di Himechan
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Autore: Himechan
Fandom: Film- Romanzo criminale
Personaggi/Pairing(s):  Libanese e i suoi pensieri
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo, malinconico
Avvertenze: //
Introduzione: Questo è un piccolo scritto dedicato ad uno dei personaggi più controversi, a mio avviso, sia del cinema, che, cosa più importante, della storia recente d’Italia.  Il personaggio protagonista di questa shot  è stato il capo indiscusso della Banda della Magliana alla fine degli anni ‘70, un uomo realmente esistito, quindi. Ovviamente la descrizione del personaggio del film, e sottolineo film, perché ad esempio il Libanese della serie televisiva è molto più fedele al libro di De Cataldo da cui è tratto, e molto meno poetico di quello interpretato da Pierfrancesco Favino, ha risvolti romanzeschi del tutto inventati.
Il Libanese del film, per come l’ho interpretato io, è un uomo di origini umili, che vuole scalare le vette del potere con qualsiasi mezzo, convinto che con il denaro possa comprare qualsiasi cosa, persino la verità con la quale si autoconvince di essere l’incontrastato padrone di Roma.
Ma nonostante l’attaccamento al denaro, per lui l’amicizia e il legame tra compagni di “batteria” è essenziale, nella scena della sua morte, per mano di Nicolino Gemito, uno degli uomini del Terribile, prima di chiudere gli occhi per sempre rivede la scena in cui lui, Freddo e Dandi bambini scappano dalla polizia.
Il suo ultimo pensiero è per loro.
Da buon capo, nonostante le bugie e i tentativi di dividersi, ha un ultimo pensiero solo per i suoi compagni.
La scena, avviene nel quartiere romano di Trastevere, a pochi passi dalla chiesa omonima di Santa Maria, in una notte in cui lui, capisce l’ultimo errore della sua vita, prima di dire per sempre addio a quel mondo che, nella sua visione criminale e distorta, aveva sempre idealizzato.
Sia chiaro, il mio non è assolutamente un tentativo di miticizzare un criminale.
Semplicemente ho scritto alcuni pensieri di un uomo, consapevole della propria solitudine e dei propri errori, prima di morire.
La citazione iniziale è tratta da una canzone dei 30 Seconds to Mars, scelta per il Lyrics Contest [Originali, Anime&Manga, Libri, Film, RPF]indetto da Satan's Sake, e a cui questa shot è arrivata terza.


Ps: la scena a cui mi riferisco, in cui c’è il mio adorato Pierfrancesco che interpreta un Libano meraviglioso, si può rivedere qui
Qui sotto il giudizio al contest più il banner figherrimo di partecipazione^^

                                                                                                      



Correttezza grammaticale e lessico: 10/10
Originalità: 7/8
Stile: 8/8
IC: 10/10
Utilizzo della citazione: 10/10
Giudizio personale: 4/4

Totale: 49

Innanzitutto ti ringrazio perchè mi hai fatto scoprire un film meraviglioso: davvero, me ne sono innamorata fino dalla scena iniziale, quella dei protagonisti da ragazzini. E, come credo anche tu, ho amato ognuno di loro, compreso il Libano (secondo solo al Freddo nella mia classifica personale). Ritrovarlo nella tua fanfiction, amareggiato, morente (quella scena nel film ha ucciso anche me ç__ç) eppure così fiero e imperatore, è stato molto bello. L'hai caratterizzato molto bene, cosa che non deve essere stata facile. Anche se, visto che hai usato la prima persona, mi sarei aspettata un pov in “romanesco” (anche un po' incazzoso, se mi permetti il termine ;), così da rendere ancor più incisivo, crudo e “Libanesco” il tutto. In ogni caso, non ne sei stata penalizzata. Personaggi di questo spessore e così complessi mi sono personalmente difficili da trattare, perciò tanto di cappello. Ho amato anche i molti rimandi al film, la scena della spiaggia, gli accenni alla profonda amicizia che nel bene e nel male ha segnato il Libano, il Freddo e il Dandi, e la citazione che è stata usata benissimo, perfettamente calzante per la situazione e il personaggio. Ottima storia, corretta, pulita, intensa. Ti faccio i miei complimenti e spero di leggere ancora qualcosa di tuo su questo film :)



   






                               §Ubris, Oikos, Thanatos§


                                                                                                                           


Comprare una verità
e vendere una bugia
l'ultimo errore prima che tu muoia
quindi non dimenticare di respirare stanotte
stanotte è l'ultima quindi dì addio


                                

Una

-Mpf…-
La prima arriva inaspettata. La lama incandescente trapassa da parte a parte.
E fa male.
Dannatamente male.

Due

-Da che monno è monno i debiti li pagano tutti-
-L’imperatori no…- rispondo sprezzante, sentendo di colpo il vuoto dentro me che esplode più violento che mai.
Un’altra coltellata ancora.
E stavolta capisco che è veramente finita. La vista si annebbia prima che io capisca cosa in realtà sta succedendo: ma il cuore batte ancora, lieve, e vorrei che non lo facesse più. Sono molto stanco…stanco di vendere un’ulteriore bugia al migliore offerente. Stanco di comprare continuamente una verità che fa male più di qualsiasi umiliazione. Stanco di vedere che tutto ciò che avevo costruito, credendomi l’imperatore incontrastato di Roma, era in realtà un bellissimo castello costruito sulla sabbia della menzogna e del tradimento. Ho ancora negli occhi lo sguardo altero del Freddo, mentre mi comunica senza fronzoli, con voce incolore, che quel giro, quell’esistenza sregolata non fa più per lui.
E che i tempi sono cambiati.
E’ passato tanto tempo da quel giorno sulla spiaggia al tramonto, quando avevamo scelto il nostro nome e con esso il nostro destino, e ci credevamo forti e invincibili.
Libano, come lo spinello che mi faceva dimenticare lo schifo della vita che avevo intorno.
Freddo, perché…perché a lui piaceva freddo. Semplicemente.
E Dandi. Che voleva diventare bello ed elegante come uno di quei borghesi sofisticati che tanto ci disprezzavano.
E poi Andreino, che il suo destino non aveva potuto sceglierlo, ed era finito lì in quella piccola roulotte a morire, dimenticato da tutti.
I loro occhi, e le loro parole, e il dolore per la consapevolezza che ognuno di noi, alla fine della vita, è completamente solo con i propri pensieri, e i propri rimpianti, mi uccide per la seconda volta.
E questa coscienza fa male più di qualsiasi coltellata inflitta subdolamente.
Forse ero già morto prima che quel cane di Gemito mi affondasse la lama infida nella schiena.
Forse ero già morto quando avevo capito che tutto ormai si stava sfasciando, perché ognuno rincorreva troppo bramosamente la propria chimera. Non so, ma sento che ormai tutto questo non ha più importanza.
La ferita brucia, e pulsa mentre sgorga fuori sangue cattivo, infetto, pieno di odio e di rancore, e di solitudine infinita.
Credevo che con i soldi avrei potuto comprare ciò che pensavo essere la verità più giusta in quel momento. La mia verità.
Con i soldi, avrei comprato tutto: una bella macchina, una villa con piscina, persino una pelliccia a mia madre che per quarant’anni aveva piegato la schiena ai lor signori…
Credevo che avrei potuto comprare tutto… anche la vita della gente.
Quella era la mia verità.
E allora sarei diventato il padrone incontrastato di Roma, e mai più nessuno avrebbe detto che Cesare Rocchi era un fallito, uno che aveva bisogno solamente di calci in bocca per andare avanti nella vita.
L’ultima bugia invece l’ho venduta al Freddo.
L’ultima volta che ci siamo incontrati.
Forse lui ha fatto la scelta migliore, forse no, fattostà che io gli ho urlato in faccia la mia rabbia, il mio disprezzo, la mia incredulità di fronte al suo tradimento, e gli ho restituito i trenta denari che gli spettavano, arrogante, come se non mi importasse più nulla né di lui, né del nostro patto, e neppure di quella maledetta gamba che mi ero giocato per difendere lui e Dandi da ragazzini.
Una vita fa.
Ma in fondo, posso anche farcela da solo…sono un leader, no?!
Bugiardo
Io, Libanese, trasteverino di San Cosimato, peccatore di ubris contro il dio della benevolenza, non ho paura di restare solo… Solo con il mio potere.
Solo con Roma ai miei piedi.
Ho venduto un’altra bugia a me stesso.
Forse stanotte è giunta l’ora di smetterla di annaspare continuamente alla ricerca di un posto nel mondo.
Forse stanotte è il momento di dire addio…
Addio all’amicizia, a ciò che mi faceva sentire superiore, fiero e potente.
All’illusione effimera e volubile come quelle coltellate.
Sono stato pugnalato talmente tante volte che ormai non sento più il dolore acuto che mi trafigge. Respiro ancora un’ultima volta, in questa ultima notte gelida in cui dico addio a tutto ciò che è stato e che non potrà più essere.

Non più ormai.

Credevo di avere tutto.
In realtà non possedevo che un ideale cieco e folle.
In realtà è la solitudine la mia unica compagna.
Questa è l’unica verità che mi è concesso comprare.
La solitudine di chi troppo ha voluto, e sognato…e illuso.
E ora non sono altro che solo.
Solo con il mio cielo infinito.
Solo come un re senza più sudditi.
Anche quando credevo di essere un imperatore, il più spietato e il più rispettato di tutti, non ero altro che un uomo.
Uno che la vita l’aveva presa a morsi e a calci pur di trovare la sua strada.
Il crimine, lo chiamavano quelli che pensavano bene.
Beh…il crimine e la strada erano la mia vita.
La mia ragione.
E oggi è sulla mia strada che muoio.
E dico addio anche all’ultima verità che mi rimane.
Basta bugie.
E credere ciecamente negli altri e nel proprio malvagio perseverare.
Questo è stato il mio ultimo errore.
Ora che la vita scivola via, in un battito di ciglia, come acqua che scorre rapida e fugace, sento che sono di nuovo me stesso, e mi ritrovo di nuovo bambino, che scappa con i miei amici dagli sbirri, veloce, più veloce del vento.
Più veloce perché nessuno possa vedere le mie lacrime e il mio disprezzo.
Nonostante la gamba spezzata.
Nonostante le mie urla di dolore.
Aiutami… Dandi!
Freddo!
Amico…
Non dimentico di respirare ancora, a pieni polmoni, un’ultima volta, un fiotto di sangue dalla bocca, in quella notte gelata, di fronte Santa Maria in Trastevere. L’aria di questa mia ultima notte mi trafigge, prima che i miei occhi vengano inondati di luce, e ancora una volta li rivedo entrambi…lo sguardo inquieto e distante del Freddo, il sorriso scanzonato del Dandi, noi tre, capi indiscussi e amici indivisibili.
E questa è l’ultima…l’ultima notte prima di dire addio a tutto quello che è stato.
E gli occhi si chiudono con l’unico dubbio che mi tormenta pazzamente.

Che ne sarà di loro, quando non ci sarò più?

E muoio con l’unica mia certezza nel cuore…
La verità era lì, a un soffio da me, non aveva senso comprarla con soldi bagnati di sangue e morte…la verità era già dentro di me…non l’ho ascoltata…
Non ho voluto ascoltarla.
E ora li vedo di nuovo…tutti loro…sulla spiaggia…Mi incitano…C’è anche Andreino…Lo vedo! E’ lui!
Corri Libano…Corri!
Più veloce…
Più veloce del vento.
Non farti prendere!
Corri nel sole che muore, tu puoi farcela.
Non dimenticare mai che sei un capo.
Hai mentito a te stesso, sei un dannato e peccatore, hai condannato e sei stato condannato, ma rimani sempre un capo. Il migliore.

Un ultimo sorriso che assomiglia ad una smorfia di dolore mentre penso che io, da imperatore incontrastato, non ho più rimpianti.
Perché il mio debito… prima di dire addìo, stanotte, un’ultima volta,

 l’ho già pagato.


                        

                              Fine    




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