I just wanna be happy*
Sei finalmente lì, ragazza, dopo mesi e mesi a pianificare
tutto, a studiare i turni delle guardie, a stendere un modellino
dell’edificio. Mesi.
Quattro mesi non
sapendo come liberarli e dieci mesi progettandolo. Ti ci è
voluto davvero tanto, vi c’è voluto davvero tanto.
Ma adesso siete qui, a correre indisturbati per i vari piani e a
cercare di ricordare i vostri doveri alla perfezione.
D’altronde, non avete fatto che pensare a questo per
più di un anno.
-Li
hanno presi- è la voce di Sazh, rotta dalla disperazione, ad
annunciartelo
Stringi
l’erba fra le dita, conficcandoti le unghie nella pelle e
costringendo il dolore a risvegliarti. Li avevi mandati tu fuori,
urlando loro di farsi gli affari loro, di ritornare al loro mondo
dorato di bambini. Eri arrabbiata, si, stavi litigando nuovamente con
quell’imbecille di Snow, e in quel frangente nessuna parola
ti sembrava abbastanza dura. Loro così erano usciti e non
erano più tornati.
-Dobbiamo
liberarli- senti la voce di Snow come da un tunnel, ma riesci a
sorridere lo stesso con amara ironia
Le
solite promesse di Snow, che tanto riempiono la mente ma che alla fine
non riesce a mantenere. Perchè nonostante abbia promesso di
salvare tua sorella, nonostante abbia promesso di rimettere a posto i
casini del governo, nonostante abbia promesso di distruggere i
Fal’Cie e liberare tutti i l’Cie dallo stigma,
non lo ha fatto. Semplicemente. Allora sai che tocca a te, come al
solito.
Vi dirigete ai piani
inferiori, dove sapete che sono situate le celle di detenzione.
Supponete siano lì, ma in realtà non lo sapete
veramente. Tutto il vostro piano si basa su informazioni vaghe e senza
sostanza, prelevate da voci di città o da soldati sbronzi in
pausa serale.
Vedi il braccio di
Sazh serrarsi intorno al collo di una guardia, uccidendola
silenziosamente, mentre il pungo di Snow si fa strada verso il viso del
compagno. Quando entrambi sono a terra, rubate loro chiave e munizioni,
pronti ad aprire la porta che da’ sulla prigione.
-Lightning?-
Ti
giri. Snow ti guarda come non ha mai fatto, con uno sguardo colmo di
sofferenza mista a paura. Tu lo fissi di rimando senza battere ciglio,
contraccambiando la sua vulnerabilità con la tua solita
freddezza. E’ così che sei fatta dopotutto.
-Li
salveremo vero?- ti chiede, con voce insicura –Vanille e
Hope, intendo-
Il
tuo sguardo si perde in un angolo della stanza, pronto a immergersi nei
ricordi. Eppure tu non glielo permetti, serrandoti alla
realtà con gelida presa, non permettendo alle dolci dita
della memoria di afferrarti. Ti limiti ad annuire e torni a lavoro.
Entrate. Davanti a voi
si stende un corridoio sporco che affaccia su una ventina di celle per
lato, alcune delle quali vuote. La puzza nauseabonda ti fa arricciare
il naso, ma non ti trattiene dal camminare e dallo sporgerti per
controllare ogni cella. Sazh vi dice che rimarrà alla porta
a fare da guardia, ma tu sei ormai concentrata su ciò che
stai aspettando da tanto tempo e non hai voglia di starlo a sentire.
Una gelida insicurezza di impadronisce di te. E se fossero morti? E se
fossero tanto cambiati, durante la prigionia, da essere ormai
irriconoscibili?
-Non
permettere mai che qualcosa ti distolga dalla tua missione.
Se
permetti al dubbio di afferrarti sarai ormai preda della disperazione-
-D’accordo-
Era ciò che
avevi detto a Hope, quella volta nella foresta di Gapra. E allora non
sarai da meno. Con determinazione le esamini tutte, sulla destra,
mentre Snow controlla a sinistra. Nelle celle? Di tutto. Mostri,
uomini, sottospecie di esseri umani ridotti talmente male da esser
scambiati per ammassi di materia priva di vita. Con una smorfia termini
il tuo giro e rimani lì, a fissare il muro. Non ci sono.
-Light?-
Snow invece
è fermo alla penultima cella della sua fila e fissa dentro
con espressione indecifrabile. Con un lieve sussulto al cuore lo
raggiungi velocemente e sbirci fra le sbarre. Due ombre sono
rannicchiate ai lati opposti dell’angusta stanza, in
posizione fetale. Una, quella vicino al letto, alza la testa verso di
voi. Non riuscite a vederla bene, è troppo buio, allora
quella si alza e si avvicina come se non aspettasse altro. La fioca
luce gialla dei lampioni illumina un volto magro e pallido,
incorniciato da capelli secchi e sfibrati di un rosso che, nonostante
tutto, rimane lucente. Vanille sgrana gli occhi verdissimi luccicanti
di lacrime.
-Lightning? Snow?- vi
chiama con voce tanto bassa da essere a malapena udita
E mentre Snow stringe
la mano di una riconoscente Vanille attraverso le sbarre, la seconda
figura si alza molto lentamente, fissandovi. Tu la guardi, tremante di
aspettativa. Allora l’ombra, più alta di Vanille,
si avvicina alle sbarre e di conseguenza alla luce. Incroci due occhi
di un azzurro spettacolare, disseminato da spruzzi di un verde
chiarissimo. Anche lui è messo male, alla pari
dell’amica, con i capelli che gli ricadono flosci sulla
fronte e le guance incavate. Eppure tu lo vedi come lo hai sempre
visto, anzi meglio, perchè è decisamente
cresciuto. I tratti infantili hanno lasciato posto ai lineamenti di un
giovane adulto, impreziositi dall’espressione matura che
domina il viso di Hope. Lui ti guarda e tu fai altrettanto.
Non vi dite niente per
un bel po’, mentre Snow armeggia con le chiavi per tirarli
fuori di lì. Una volta aperto il cancelletto, Vanille si
aggrappa al collo del vostro amico, scoppiando finalmente a piangere.
Tu invece non permetti che sia lui ad uscire, entrando.
Sbatti
il pugno sul tavolo, rovesciano un paio di bicchieri. Come poche volte
in vita tua, ti abbandoni alla disperazione, crogiolandoti nel tuo
stesso dolore. Eppure sotto di questo, qualcosa emerge. I ricordi.
L’espressione di Hope
quando gli hai regalato il coltello, dono di Sarah al tuo compleanno,
il suo sorriso radioso quando gli hai permesso di guidare il gruppo, i
suoi occhi quando vi siete fissati, muti, dopo
quell’abbraccio troppo confidenziale che aveva lasciato in
voi uno strascico di parole non dette. Allora ti tiri su, ammonendoti e
rimproverandoti. Senza di te, Hope e Vanille saranno perduti.
-Sei venuta..- mormora
lui
Tu annuisci, mentre un
lieve sorriso ti piega gli angoli della bocca –Certo.
Cos’è, non te lo aspettavi?-
Ti eri immaginata
tanto volte quella scena, di giorno e di notte, nel sonno, eppure in
nessuna occasione avevate cominciato così. Hope abbassa lo
sguardo.
-No- dice,
semplicemente
E tu non ce la fai
più, devi cedere all’impulso di stringerlo a te,
di sentirti debole ai sentimenti per una volta dopo tanto tempo. Il suo
corpo è freddo contro il tuo, ma a te non interessa. Basta
sentirlo, percepirlo, il resto è nulla. Dopo secondi che
sembrano un’eternità, anche lui ricambia
l’abbraccio, accarezzandoti la schiena con le mani. Scosti un
po’ il viso e lo baci dolcemente su una guancia, godendoti il
benessere che ti da’ il gesto. Ma a lui sembra non bastare
perchè, dopo neanche un attimo, ecco che la morbida
consistenza della sua guancia svanisce sotto le tue labbra, subito
sostituita dalle sue. Rimani immobile, sorpresa, mentre lui ti bacia
con delicatezza, quasi temesse di farti male. E tu, nonostante tutto
ciò che potresti pensare o dire dopo quel folle gesto,
ricambi, sentendoti assurdamente felice. E chi te lo può
negare?
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