1.Sheila
Ventidue
giugno. Che ore erano? Precisamente le ventidue e cinquantasei minuti.
Sarebbe dovuta essere la serata più bella di tutta la mia
vita. Ogni ragazza la penserebbe così…. E invece
quella si prospettava essere la serata più noiosa
di tutta
la mia vita. E sottolineo noiosa.
Perché? Servono solo tre parole: Ballo-della-scuola.
Avrei preferito restare a casa davanti alla TV, o meglio,
a giocare ai videogiochi. Ma niente da fare: i miei volevano che,
almeno qui, socializzassi con
qualcuno, riuscissi a farmi delle amiche. Amici già ne
avevo, ma erano tutti ragazzi, e quindi volevano che io diventassi
popolare anche tra le ragazze. Bleah! Non avevo nessuna intenzione di
trascorrere la giornata a parlare di quanto fosse
“carino” quel determinato ragazzo, o a dipingermi
le unghie di rosa….non avrei mai fatto una cosa simile, e
nessuno poteva costringermi a cambiare la mia decisione, neanche i miei
genitori. Quando ero alle medie, persi la testa per un ragazzo. Nessuno
può capire ciò che ho provato in quel periodo.
Ero la persona più felice del mondo, ma allo stesso tempo
triste, perché dopo un periodo in cui mi ero illusa di
piacergli, scoprii che non era così. Non ero abbastanza
bella per lui: c’era un’altra che gli piaceva. Da
quel momento in poi, decisi che avere un ragazzo non era per niente
importante, e decisi di vedere i ragazzi soltanto come amici, e non
come “ragazzi”. Da allora iniziai a dedicarmi di
più ai videogiochi; il mio sport preferito divenne il
calcio, ed il mio colore il blu. Mio padre faceva il bancario, e a
causa del suo lavoro la mia famiglia era costretta molto spesso a
cambiare città, ed è anche per questo che non
riuscivo a legare bene con gli altri. Molti mi evitavano per il mio
carattere fin troppo estroverso e da “maschiaccio”.
Non mi conoscevano bene, altrimenti avrebbero cambiato opinione, credo.
Ma non sarebbe servito a nulla farmi degli amici, tra
poco saremmo dovuti ripartire, e la figura dell’amico
è molto sopravvalutata. A che servono gli amici quando hai
la Playstation 2 o un pallone di cuoio, in fondo? Mentre
sprofondavo nei miei ricordi, udii alcune grida provenire
dall’ingresso della palestra. Avrei potuto riconoscerle tra
mille, quelle voci: erano i miei primi, veri,
amici.
–Sheila!-
urlò uno di loro.
-Shh! Zitto,
Josh, maledetto, o mi vedranno tutti vestita così!
– ribattei, disperata.
-Ma come diavolo ti sei
conciata? Non me lo sarei mai aspettato da te!- disse Lucas, come se
non bastasse.
- Non dirlo a
me….sono stata costretta a venire a questa dannata festa,
costretta, Lucas, capito? L’unico lato positivo di questo
vestito maledetto è che è celeste- sbuffai, ormai
rassegnata.
-Scusami, hai ragione, meglio
non mettere il dito nella piaga-rispose lui con un ghigno di scherno
stampato in faccia.
-Cretino!- esclamai,
mollandogli uno schiaffone sulla testa.
-Ahia!- urlò, ma la
musica si era fatta troppo alta perché qualcuno ci sentisse.
-Ragazzi, non manca qualcosa?
Anzi….qualcuno? Dov’è Andrew?
– chiesi, stupita di non vederlo lì con loro:
Andrew era quello che ci prendeva più gusto di tutti a
prendermi in giro, perciò era strano non vederlo in quel
momento in cui dire che ero “in imbarazzo” era dire
poco.
-Oh, già, Andrew.
Ormai ci ha abbandonati. È entrato a far parte anche lui del
“gruppo proibito”- sospirò Josh.
-Cosaa!?!- stavolta ero io ad
urlare – ha trovato una ragazza? Maledetto, avevamo giurato
che non l’avremmo mai fatto! Mai e poi mai! Ha spezzato il
nostro patto! Oh, ma quando tutto questo sarà finito mi
sentirà, eccome se mi sentirà, lo
riempirò di lividi, maledetto!!!!-
Sospirarono. Ormai si erano
rassegnati, avevano perso le speranze con me. “Sheila la
manesca”.
Eh, si. Era una specie di
“gruppo dei single”, il nostro. Avevamo giurato che
mai e poi mai ci saremmo fidanzati, tutti avevamo avuto delle brutte
esperienze in amore. La ragazza di Josh l’aveva scaricato per
il suo migliore amico, e a lui non faceva per niente piacere ricordarlo
[a chi potrebbe mai fare piacere?]; la ragazza di Lucas era troppo
appiccicosa, e voleva controllarlo, dicendogli cosa doveva fare e cosa
no, la tipica ochetta che si sente superiore a tutti, insomma. E
Andrew…. Beh, Andrew era senza dubbio il ragazzo
più bello che avessi mai visto: alto e snello, biondo e
occhi azzurri. Ma per me era come un fratello. Nonostante fosse il
“ragazzo perfetto”, non gli erano mancate brutte
esperienze in amore. Insomma,
arrivammo tutti ad un’unica conclusione: l’amore
era cieco, e dovevamo starne alla larga per non rischiare di rimanere
accecati di nuovo.
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