Morgana
- Bambina mia! -
Sentii provenire dalla camera da letto. Di corsa la raggiunsi.
- Sono qui, Leanor! - Avvicinandomi al capezzale del letto, dove stava
stesa una vecchia donna, la cui bellezza era stata sfiorita
a causa della lunga malattia che l'aveva colpita.
Ero stata data in adozione a lei e suo marito, che non
avevano potuto avere figli, quando ero solo una bambina: non serbavo
nessun ricordo dei miei genitori, morti in un incendio nella casa dove
ero nata.
Quella sera di circa otto anni fa persi tutto il mio passato: le foto, oggetti e l'amore incondizionato dei miei. Non mi erano neppure rimasti i nomi e cognomi per poter verificare se
avevo qualche parente ancora in vita. A detta della polizia, i miei si
erano trasferiti in quella villa sperduta fuori città e non
avevano avuti mai contatti con loro, nessuno li aveva mai veduti in
giro.
L'unica cosa che mi ero portata dal mio passato era il nome: Morgana, come la fata.
Ero una ragazza dall'aspetto gracilino, con una lunga matassa di
capelli corvini, che ricadevano disordinatamente sulle spalle e due
occhioni azzurri cielo.
- Prendimi per favore quel libro delle fiabe che ti leggevo la notte
prima di andare a dormire. -
- Certo! - e mi diressi nella mia stanza, dove era poggiato sul
comodino. Era talmente sgualcito per tutte le volte che lo avevo
riletto:
era il mio libro preferito e continuava ad esserlo anche ora!
Era una raccolta di fiabe e leggende, ma la mia preferita era quella di
Re Artù e Mago Merlino. Innumerevoli volte mi ero perduta tra
quelle pagine, immaginandomi di catapultarmi ed essere anch'io una Dama
di corte di Camelot e stranamente
odiavo Ginevra, la regina che aveva sposato il valoroso e giusto
Artù! Non sapevo bene il perchè, ma la cosa non mi era
mai andata giù.
Dimenticavo... oltre a non conoscere il mio passato avevo un piccolo
dono, se così si poteva chiamare: sapevo usare la magia!
La mia tutrice, quando lo scoprì non sembrò esserne
stupita o peggio ancora spaventata, ma anzi né era compiaciuta.
Avevo chiesto più volte spiegazione, ma lei mi ripeteva che un
giorno lo avrebbe fatto, quando sarei stata all'altezza di comprenderla.
Mi aveva regalato un vecchio libro dalle pagine gialle e polverose, con
una copertina di stampo medievale di colore marrone: al suo interno
incantesimi di vario genere o le quantità d'ingredienti per preparare pozioni magiche.
Lo avevo studiato a fondo, imparandolo tutto a memoria, anche se
spesso per me usare la magia era istintiva; muovevo gli oggetti prima
ancora di pensare , nasceva dentro di me e basta!
Persa in quei pensieri, avevo preso il libro e lo avevo portato alla mia tutrice,che non avevo mai chiamato mamma.
- Ecco! -
Lei lo poggiò sul suo grembo e lo aprì.
- Siediti, tesoro! - disse guardandomi attraverso i suoi spessi
occhiali da vista. - Voglio leggerti una storia, che non ti ho mai
raccontato! -
- Leanor, ma ho letto tutto quel libro - indicandolo, senza capire,
con la mano destra. - Le conosco tutte le storie che contiene al suo
interno!
- Ha ancora molto da raccontare - accarezzando il dorso della coperina
rossa con lo stemma di un dragone rosso al suo centro. - È
giunta l'ora che tu venga a conoscenza di una vecchia storia, che
è stata tramandata nella mia famiglia. -
Aprì l'ultima pagina bianca. Non capivo, lì non c'era scritto niente.
Sussurrò parole di una lingua antica, simile a quella usata
nelle formule del mio libro, che mi aveva regalato. Quella stessa
pagina, prima vuota, si stava riempiendo di lettere nere.
Leanor lesse lo stupore nel mio viso e continuò a parlare.
- Nessuno conosce questa storia: è stata tenuta segreta al resto
del mondo, anche a costo della vita, affinchè un giorno il
discendente, cioè io,
te l'avrebbe narrata! -
- Leanor, io non capisco cosa... -
- Tesoro! È arrivato il momento che tu sappia la verità
sul tuo passato. Quello che tu così disperatamente hai cercato.
Ora, finalmente,
sei pronta per ricordare? -
Ricordare?
- Tu conosci il nome dei tuoi genitori, tutto il mondo lo conosce. La
loro vita è diventata leggenda, anche se nel corso del tempo
è stata modificata, perchè il mondo non accettava la
verità. La mia famiglia ha favorito perchè ciò
avvenisse, in questo modo sarebbe stato più facile proteggerti,
quando saresti stata mandata dalla tua famiglia per tenerti al sicuro! -
- Cosa cuol dire sono stata mandata? E proteggermi da cosa, da chi? -
- Tu non fai parte di questa epoca, ma di quella dei tempi in cui
Camelot era il regno più grande che il mondo abbia conosciuto! -
- Stai scherzando! Camelot e i suoi cavalieri non sono altro che frutto di un'invenzione. Non puoi credere che ...-
- Allora anche la tua magia dovrebbe esserla, ma è reale! -
- Sì , ma non è la stessa cosa! -
- Invece, il tuo dono proviene propriò da lì, anzi da una persona in particolare: Emyrs! -
- Mi stai dicendo che... che Merlino è -
Non riuscivo a completare la frase! Non riuscivo a credere alle
parole di Leanor, anche se qualcosa dentro di me gridava che era tutto
vero!
- È tuo padre, in un certo senso! - disse imbarazzata.
- Come in un certo senso? -
- A proposito sul fatto che la leggenda era sbagliata, ecco... È
complicato! - si fermò, indecisa se continuare o meno. Poi, con
un sospirò,
sparò la bomba: - Ecco Artù non si sposò mai con
Ginevra. Egli amava il suo valetto personale, un
giovine della sua stessa età. -
- Artù era omosessuale? -
Non che per me fosse sbagliato, perchè l'amore non ha
sesso, però chi era cresciuto secondo la storia che Artù
era stato tradito da Ginevra con il migliore dei suoi cavalieri, Lancillotto , era un colpo basso.
Tra l'altro con un servo! Adesso capivo perchè era stata
modificata, a quei tempi avrà fatto sicuramente scandolo che un
Re non solo amava non una donna ma una persona del suo stesso sesso, ma
che quella persona appartesse ad un rango inferiore al suo.
- Non mi sembri tanto sconvolta! -
- Bè alla fine non ci trovo niente di sbagliato! -
- Mi fa piacere che la pensi così, perchè ancora non ti
ho detto il nome del suo servo. - Un altro grosso respiro . - Il suo
nome è... Merlino! -
- C...cosa? Il mago? -
Le gambe mi tremarono, dovetti appoggiarmi sulla poltrona, vicino al
letto. Non era la verità? Cioè tutta quella storia era
uno scherzo, sì un grossissimo scherzo.
Ma allora perchè sentivo che era non così.
- Allora Merlino ha tradito Artù? Dimmi il nome di mia madre! - gridai, con le lacrime agli occhi.
Ero il frutto di un tradimento! Era per questo che mi dovevano
proteggere? Forse, proprio dalla furia di Artù, dall'amante
tradito.
Come potevo non dargli torto.
- Aspetta, cara! Non è come pensi! La cosa è
terribilmente complicata! Merlino non ha affatto tradito il suo
Artù, lo amava talmente tanto da sacrificare la sua vita.
Egli sapeva che il suo Re aveva bisogno di un erede, ma lui non
poteva generarne e questo lo affliggeva
amaramente. Si sarebbe dovuto mettere di lato, e guardare il suo amato
con un un'altra persona, che gli avrebbe dato,
l'unica cosa che lui non poteva offrirgli. Ma Artù non era
intenzionato a sposare una donna che non avrebbe amato; avrebbe
rinunciato ad
avere un erede per stare con il suo Merlino. Ma lui, non avrebbe
permesso che il loro amore avrebbe portato alla rovina del regno , che
con tanti sforzi e sacrifici avevano costruito. -
- E allora cosa fecero? -
- Merlino se ne andò da Camelot, giurando che lo avrebbe
protetto, sebbene da lontano. Però Artù
lo ritrovò e lo riportò a casa, anche a costo di rinchiuderlo
per sempre in una torre. Allora Merlino, si rivolse al Grande
Drago, che quando era solo un giovane servitore del principe
Pendragon aveva liberato. In
cambio promise a
Merlino che quando fosse giunto il momento, lo avrebbe aiutato a
compiere il suo Destino. E mantenne la sua promessa: donò il suo
aiuto ad Artù e Merlino per avere un bambino. Ma ci voleva
anche il grembo di una donna, che sarebbe morta alla nascita
dell'erede. Una vita per una vita: questo è il prezzo che
richiede l'Antica Religione! -
Se tutta quella storia era vera, questo voleva dire che io... io ero
stata generata dalla magia. Qualcuno aveva donato la sua vita in cambo
della mia.
Una rabbia cieca mi travolse, sputando parole dure: - E loro
pagarono un prezzo così alto solo per concepire un erede? -
- Quando vennero a conoscenza di ciò, nessuno dei due era
intenzionato a proseguire per quella strada, ma la sorellastra
del Re, si donò spontaneamente! -
- Lady Morgana? -
- Esatto! Lei fece un sogno: il Destino aveva unito il cuore del Re e
del Mago, il suo era quello di sacrificare la sua vita. Così
all'insaputa dei due, rubò una ciocca dei loro capelli e qualche
goccia del loro sangue con uno stratagemma e andò dal Drago.
Il tuo nome completo è Morgana Emyrs Pendragon! -
- Mi hanno dato il suo nome! -
La grande fata Morgana, si era sacrificata per me!
- Quando il Drago portò loro un fagottino, capirono subito che
la loro amica si era sacrificata per la loro felicità.
Così a quella bambina paffutella, l'incrocio perfetto delle due
facce della stessa medaglia, diedero il suo nome! -
Io ero la figlia di Re Artù e Mago Merlino! Incredibile!
- Perchè mi hanno mandata nel futuro? -
- Morgause, la sorella di Morgana, ti sta cercando perchè
secondo lei tu sei la responsabile della sua morte. Ma tesoro, non
è colpa tua: è stata una sua scelta sacrificarsi. -
Tutto mi pareva irreale, ero senza parole, non riuscivo a capire bene
cosa stessi provando: rabbia, timore, incredulità. Come dovrebbe
reagire una persona, quando ella veniva a scoprire che qualcuno era
stato disposto a sacrificare la sua vita per ella stessa?
Mi sentivo vuota, incapace di provare qualsiasi sentimento. Tutto il
sangue andò il cervello, prosciugando quello del mio viso,
dandomi un aspetto spettrale.
Chissà come avevano reagito i miei genitori: mi ritenevano
responsabile della morte della loro amica e per questo mi avevano
allontanato?
Mi odiavano?... Come io odiavo me stessa.
Che fossi stata mandata per proteggermi da Morgause, alle mie orecchie
suonava più come una scusa per allonatanarmi, per non vedere
crescere l'abomino che ero.
Sì, ero un mostro!
Silenziosamente le lacrime cominciarono a sgorgare dalle mie ciglia,
attraversando tutta l'inetra guancia, per cadere come una fine pioggia
nelle mie mani. Il mio corpo fu scosso da tremiti sempre più violenti.
- Tesoro, vieni qui! - disse Leanor allargando le sue abbraccia dove mi ci fionadai senza alcuna esitazione,
Mi sentii protetta, confortata dal calore di quell'abbtaccio, che valeva più di mille paroli insignificanti.
- Ascoltami, Morgana! Io sto per morire, io non posso più
proteggerti. Ora sei abbastanza forza per reggerti sulle tue gambe. -
- No, Leanor! Non lasciarmi andare, non sono pronta per affrontare tutto questo! Io... -
- Shh, tesoro! Io sarò sempre con te, finchè tu ti
ricorderai di me, io vivrò in te, nel tuo cuore! Ma ti prego
ascoltami. Sento che la strega
si sta avvicinando sempre più a te. Il mio potere si sta
indebolendo e non posso permettere che ti trovi. Devi tornare a Camelot
dai tuoi genitori, loro adesso hanno bisogno di te come tu di loro! -
- Ma come faccio a tornare nel passato? E se loro non mi vogliono? -
- Non pensare mai più una cosa del genere. Loro stanno lottando
per riaverti e darti un futuro. Loro ti amano più di ogni cosa
al mondo! -
- Io vorrei crederci! -
- Non dubitare mai di te stessa né del loro amore. -
Poi Leanor, all'improvviso, fu terrorizzata da qualcosa.
- Cosa succede? -
- Ti ha trovato! Speravo che avessimo più tempo. Morgana devi andare... . Ora! -
- Non ti lascio da sola qui. L'affronteremo insieme. -
- No tesoro, io la terrò impegnata finchè potrò, mai non credo sarà tanto. -
- Leanor, vieni con me! -
- Non posso! Ti voglio bene, bambina mia. -
- Anch'io Leanor, sei stata come una madre per me! Ci rivedremo? -
- Se il Destino vorrà - disse, mentre lacrime solcavano sul suo viso scavato dalla malattia.
Quello era un addio.
- Promettimelo! -
- Leggi la formula su questa pagina ad alta voce. Fai attenzione, Morgana! -
Le sorrisi. - Grazie per tutto! -
***
Ohi!... Che male: ero atterrata col sedere per terra. Alzai gli occhi e
diedi un'occhiata nei dintorni. Mi trovavo nei margini di una foresta,
che costeggiava le mura del castello.
Quella doveva essere Camelot. Oddio non riuscivo a credere che
fossi lì. Da bambina molte volte avevo sognato di viverci, ma
ora che era
stato esaudito, non ero più tanta sicura che fosse un bene.
C'era un piccolo lago e mi ci affacciai. Le sue acque limpide
riflettevano la mia immagine: avevo una veste turchese, simile a quella
che
portava in una illustrazione della Fata Morgana. Mia zia. Sopra portavo un mantello da viggio.
Sicuramente era opera della stessa magia che mi aveva condotta a Camelot.
Rumori di zoccoli sentii provenire da dentro la foresta. Senza
pensarci, mi nascosi dietro un albero. Se mi avessero vista, avrebbero
voluto sapere chi fossi e cosa avrei risposto?... Bè, vedete sono
la figlia di Artù e Merlino: neanche il tempo di finire che mi
avrebbero mandata al rogo. Ora che ci pensavo, Leanor non mi aveva
detto se il popolo sapesse della mia esistenza. Era meglio essere cauti
e capire bene quale mosse fare. Decisi che finchè non avessi
trovato i miei genitori, mi sarei fatta chiamare con un altro modo. Ma
quale?... Ne serviva una di quei tempi. Optai per Isabel, poteva
andare.
Mi sarei finta una forestiera, che era venuta a Camelot per cercare
lavoro, forse come serva sarei potuta avvicinarmi alla corte.
Le voci si avvicinarono all'albero in cui mi ero nascosta. Era un
drappello di uomini, che portavano l'armatura, sul loro petto
troneggiava un dragone dorato, simbolo dei Pendragon. Mi sporsi in
avanti per osservali meglio, erano armati, stavano cercando qualcuno.
Pregai, che non avessi lasciato troppe tracce... Come avrei spiegato che mi stavo nascondendo come una ladra?
Per fortuna si allontanarono e si diressero verso l'entrata del castello.
Quando furono spariti, emisi un sospiro di sollievo, ma avevo cantato vittoria troppo presto.
- Ora puoi uscire da lì! Se ne sono andati. - disse una voce di donna.
Imbarazzata uscii. - Posso spiegare. Io... -
La donna bruna, mi sorrise materna: aveva una corporatura esile e
graziosa. Aveva due occhi cioccolato fuso e boccoli neri, che
incorniciavono il suo viso, dove c'erano i primi segni di rughe. Era
una donna molta bella, che teneva un cestino tra le mani.
- Non preoccuparti. Ti sarai sicuramente spaventata, povera piccola. Non sei di queste parti, non ti ho mai vista! -
- Sì. Sono venuta pe cercare lavoro - balbettai. Sperai che mi avesse creduta, non ero mai stata brava a mentire.
- A piedi? - chiese cortese,
Ehm, cosa dovevo dirle? Ma perchè riuscivo a cacciarmi sempre nei guai?
- Veramente.... -
- Sei una strega! Hai usato la magia. -
Oddio, ero veramente nei guai. - N...Sì, cioè - mi morsi la lingua.
- Non temere, qui a Camelot è consentito usare la magia, da
quando Artù è diventato Re. Non poteva essere altrimenti
- e sorrise come se avesse appena fatto una battutta. Forse lo era davvero ai suoi occhi. - Visto che il suo Merlino
è un mago. -disse ridendo.
Quindi tutta Camelot sapeva della loro relazione: tutto sarebbe stato più semplice, o almeno ci speravo.
- A proposito io sono Gwen! -
Gwen, cioè Ginevra, la regina decantata nelle leggende. Si
mostrava come una donna gentile e cortese, diversa dall'immagine che mi
ero fatta.
- Io sono M -ma riuscii a frenare le parole. - Isabel, piacere di conoscerti. -
- Il piacere è mio, Isabel. Seguimi, io stavo tonando in città. Di questi tempi è meglio fare attenzione. -
Annuii col capo e la seguii.
Entrammo dentro le mura della città e l'attraversamo tutta per fermarci di fronte alla porta di una piccola casa.
- Questa è casa mia, è piccola ma accogliente. - disse
Gwen. - Per questa notte potrai dormire con me. Domani cercheremo una
siistemazione migliore. Visto che stai cercando lavoro, troverai
sicuramente qualcosa all'interno del castello, lì non manca mai
cosa fare! -
- Grazie, Gwen per l'ospitalità e per l'aiuto che mi stai dando. -
- Se non ci aiutiamo tra noi, chi può farlo? - sorridendo.
Era una persona con cuore grande. Sarebbe stata una grande regina, se lo fosse diventata secondo le leggende Arturiane.
***
L'indomani mattina mi svegliai. Per un attimo credetti di aver sognato
tutto, ma subito mi accorsi che ero nel piccolo giaciglio,
che la notte prima mi aveva preparato la dolce Gwen.
Era appena l'alba e decisi di uscire. Avevo bisogno di prendere aria, mi sentivo soffocare.
Un rumore lontano mi giunse alle orecchie, non appena misi piede fuori.
Ne fui spaventata, ma vinse la curiosità e seguii la direzione
del suono. Giunsi di fronte ad un'arena, dove sicuramente tutti i giorni si allenavono i cavalieri del regno.
Al centro un uomo stava fendendo la spada contro un nemico immaginario:
era abilissimo, non avevo mai visto nessuno maneggiare la spada in quel
modo.
Leanor mi aveva costretto a fare lezioni di scherma e adesso
capivo il motivo. Ricordo che nella mia prima lezione, quando toccai la
spada
che mi era stata data, un senso di familiarità mi aveva avvolto, come
se non fosse stata la prima volta. Fin da subito avevo dimostrato un certo
talento da far dubitare il mio istruttore, sul fatto che non avessi
fatto mai scherma nella mia breve vita.
Si doveva trattare di un guerriero che avea iniziato ad allenarsi molto
presto. Aveva una corporatura robusta ma slanciata, il suo corpo era
fasciato da muscoli, il viso era incorniciato da una sottile barba
dorata che richiamava il colore dei suoi capelli, così simili al
colore del sole.
Aveva due occhi azzurro cielo e sul viso delle piccole rughe.
Rimasi affascinata ad osservarlo, ma gli anni di allenamento lo avevano avvertito che non era solo.
- Che ci fate a quest'ora già in piedi. - con un tono che sembrava
eesere più un ordine. Doveva essere abituato a dare ordini.
- Ehm... Avevo bisogno di una boccata d'aria. - balbettai incerta della risposta.
- È pericoloso andare in giro da soli, ragazzina - disse con voce sprezzante. Mi stava prendendo in giro?
Grazie alla magia ero più che in grado di badare a me stessa.
- Non preoccupatevi, mio Signore! Devono essere gli altri a temermi. -
Quella risposta lo spiazzò. Non s'aspettava che avessi risposto. Che sbruffone, che si credeva di essere il Re?
- Non sete di queste parti. Non ti ho mai visto! -
- Perchè voi ricordate tutte le facce del regno - affermai sicura di me.
- Un Re deve essere in grado di conoscere il suo popolo dagli stranieri - rispose serio.
Ops... Aspetta il Re?-
- Voi... voi siete il Re? Re Arthur? -
- Dovreste portare più rispetto alle persone di rango superiore al vostro. -
Ma non ascoltai le sue parole. Lui era... era... Poi tutto fu buio.
***
Mi risvegliai i una una stanza piena di scaffali di libri. Sul tavolo di
fronte al letto, in cui ero stata sdraiata, era piena di ampolle ed
erbe.
Una mano andò alla testa , fasciata da
una benda di lino, che mi doleva : sicuramente cadendo l'avevo sbattuta talmente forte
da farmi uscire un pò di sangue.
Nella stanza non c'era nessuno. Mi alzai e cominciai a ficcanasare un
pò in giro. Mi soffermai sugli scaffali, piena di libri di magia.
Senza pensarci ne presi uno e cominciai a sfogliarlo. C'erano incantesi
e fornule che non avevo mai letto. Non so quanto tempo rimasi china
e assorta su quel manuale, da non mi accorgermi della sua presenza.
- T'intaressa molto quell'argomento a quanto vedo - disse qualcuno alle mie spalle. Sobbalzai per lo spavento.
- Scusa, non volevo spaventarvi! -
Mi volsi per guardarlo ed un colpo al cuore mi trafisse: era Arthur.
- Mi dispiace, mio Signore! Non volevo prenderlo senza permesseo, ma non c'era nessuno ed io... -
Sempre così, quando diventavo nervosa cominciavo a parlare e non smettevo più.
- Calma, calma. Non c'è nessun problema! - e mi sorrise.
Di riflesso lo feci anch'io. Non era così sbruffone come mi era sembrato nell'arena.
- Ti ricordi cosa ti è successo? -
- Credo sia stato un malore. Sicuramente sarà un pò di
stanchezza. Vi ringrazio, mio Signore! - facendo un buffo inchino.
Era la prima volta che m'inchinavo a qualcuno e sopratutto davanti ad un Re. Mi sentivo così impacciata.
Lui scoppiò a ridere. - Non vi riesce bene, Lady... - non sapendo il mio nome.
E ora?... Che fare? All'inizio quando avevo pianificato di infiltrarmi
come serva nel castello, non penavo di incontrare uno dei miei genitori
così presto.Mi suonava ancora strana quella parola associata al
più grande Re di tutti i tempi.
Non sapevo il motivo reale del perchè mi avvessero allontanato
da Camelot e prima di rivelare la mia identità volevo
assicurarmene.
- Isabel! Ma non datemi l'appellativo di Lady, io non sono che una viandante in cerca di lavoro. -
- Lady Isabel, anche se foste l'ultima delle serve, nel mio regno non c'è distinzione tra il Re e il suo popolo. -
- Ma voi nell'arena, mi avete detto ... -
Lui mi interruppe. - So bene cosa ho detto! Ma ero arrabbiato e voi mi
avete colto di sorpresa. Mi dispiace per il mio riprovevole
comportamento. -
Ne rimasi sorpresa delle sue parole e lui se ne accorse. Dopo
tutto la leggenda non era del tutta sbagliata sul suo conto.
- Per questo vi stavate sfogando in quella maniera con la spada? -
chiesi curiosa. Però mi accorsi di essere stata troppo avventata.
- Scusate la mia sfrontatagine. Vengo da un piccolo villaggio e non sono abituata a parlare con persone di un alto lignaggio -
- Va bene! L'ho avevo capito dal vostro inchino! -
- Per favore, mio Signore! Non datemi del lei, potete chiamarmi Isabel. -
- Come vuoi Isabel. Per rispondere alla tua domanda, non riuscivo
a dormire e sono andato a sfogarmi come mi riesce meglio: usare la
spada. -
- Posso sapere il motivo? n - mi morsi la lingua. Non riuscivo a trattenere la mia dannata curiosità.
Un sorriso gli scappò dalle labbra. - Non riesci proprio a
frenare la lingua, eh - disse sbeffeggiandomi. Poi tornò serio,
un lampo di dolore attraversò gli occhi cerulei.
- Sono diverse notti che non dormo. Merlino non si trova. Crediamo sia
stato catturato da Morgause. Non abbiamo nessuna traccia da seguire e
io mi sento così impotente a rimanere qui a non fare nulla. -
Cosa? Merlino era stato catturato da Morgause? Quella strega voleva sicuramente vendicarsi per la morte di sua sorella.
La colpa era solo mia, no di Merlino! Il mio corpo fu scosso da forti
tremiti, le lacrime cominciarono traboccare come un fiume in
piena.
Arthur mi abbracciò, stringendomi al suo petto. - È
solo colpa mia! - continuavo a cantilenare interrottamente.
Il Re non capiva a cosa mi stessi riferendo. - Che stai dicendo? Cosa
c'entri tu? È tutta colpa di Morgause! - affermò,
serrando i pugni dietro la mia schiena.
Quando i singhiozzi cessarono e mi fui calmata, mi fissò negli
occhi. Qualcosa lo sconvolse. I suoi stessi occhi lo stavano fissando.
Per un attimo temetti di essere stata scoperta, però per fortuna
lui scrollò la testa, come per allontanare un pensiero assurdo.
- Morgause c'incolpa della morte di Morgana, nonchè la
mia sorellastra e la nostra più fidata amica.
È
stato un duro colpo per noi, quando vennimo a sapere cosa aveva
fatto. - Si riferiva al fatto che aveva donato la sua vita per me!
- Non so, se nel tuo villaggio sia arrivato il pettegolezzo sull'amore
proibito del Re di Camelot, che si è innamorato del suo mago di
corte
Merlino! -
Si fermò per tastare la mia reazione. - Io non trovo sia
sbagliato l'amore tra due persone dello stesso sesso! Secondo me
l'amore non ha barriere, se forte è sincero! - Credevo
veramente a quello che stavo dicendo.
- Non tutti la pensano così. Per molto tempo ho negato i miei
sentimenti: trovavo quell'amore sbagliato, corrotto. Ma non potevo sposare una
donna di cui non ero innamorato e tradire Merlino. Lui non voleva che
rivellassi la nostra relazione, ma che sposassi una regina per avere un
erede. Ma a me non m'importava, a me importava solo di Merlino! -
Leanor aveva ragione, il loro non era semplice amore, ma qualcosa che trascendeva la nostra comprensione.
- Ma Merlino non voleva che rimanessi senza erede e visto che io avevo
scelto lui ed ero irremovibile, chiese aiuto all'ultimo de Draghi.
Avremmo potuto avere un'erede grazie all'aiuto della magia, ma anche il
sacrificio di una donna, che lo avrebbe portato in grembo. Noi non
eravamo disposti a pagare un prezzo così alto, ma Morgana
decise di sacrificarsi per la nostra felicità -
Adesso avrei scoperto la verità sul mio abbandono. - Poi è nato il bambino? -
Arthur rimase sconvolto. - È nata una bellissima bambina!
Assomigliava tanto a Merlino. Gli dammo il nome di Morgana. Era
merito suo e dell'Antica Religione per quel dono chr ci hanno fatto. -
Un dono?... Io era la causa dell'infelicità di Arthur, della cattura di Merlino, della morte di Morgaan. Io ero
una maledizione! Le lacrime ricominciarono a scorrere sul viso.
Arthur non capiva del perchè fossì cosi coinvolta per il
racconto della storia e come poteva?
- Che fine ha fatto la bambina? -
Arthur irrigidì la mascella e chiuse gli ochi. Due lacrime
scapparono dalle sue folta ciglia nere. Sembrava un uomo distrutto dal
dolore e non il grandioso Re decantato nelle leggende.
Ma prima che avesse potuto rispondere, una guardia entò
trafelata, avvertendo di uscire nel cortile. Subito Arthur seguì
fuori la guardia e io feci lo stesso.
Un uomo aveva richiesto udienza con il Re.
- Vostra maestà - disse inchinandosi.
- Parla! -
- Sono stato mandato da Morgause per farvi pervenire un suo messaggio. -
- Avanti, che aspetti - ringhiò Arthur.
Io rimasi in disparte ad ascoltare tutta la conversazione.
- Morgause manda a dire che il vostro amato Merlino si è fatto cogliere di sorpresa. -
" quello stupido" sentii borbottare dalla bocca del Re. " avrà voluto fare sicuramente l'eroe"
- Se volete che gli venga risparmiata la vita, dovete consegnare la
" bambina" - marcando con sdegno sull'ultima parola. - Lo scambio
avverà sull' Isola dei Beati fra due giorni. Se non vi
presenterete per Merlino sarà la morte! -
L'uomo fece un altro inchino e se ne andò. Cercai di avvicinarmi
ad Arthur per potergli parlare ma si ritirò nelle sue stanze e
non volle parlare con nessuno.
Il Re decise che sarebbe partito da solo, senza nessuno aI suo seguito.
I suoi cavalieri avevano protestato, ma ordinò loro di
non seguirlio
Sapeva benissimo che era una missione suicidia e portando con sé
i suoi uomini avrebbe messo a repentaglio la loro vita inutilmente,
perchè contro la Magia le armi tradizionali non avevano nessun
effetto.
***
Quando Arthur partì con il suo destriero bianco, io lo seguii, celando la mia presenza grazie alla magia.
La responsabile di tutta quella storia ero io ed io mi avrei assunto le
mie responsabilità. Avrei sacrificato me stessa per liberare Merlino.
Inoltre, avrebbero vissuto meglio senza di me. Erro solo fonte di guai.
Non volevo morire, non avevo intenzioni suicide: io né avevo
timore, ma non avrei permesso che Merlino fosse stato ucciso.
Alle rive dell'Isola una piccola imbarcazione senza remi
aspettava Arthur e quando egli ci salì, essa si mosse per opera
della magia.
Quando scomparve tra le nebbie, mi avvicinai alla riva e pronunciai delle parole, che sentivo nascere dentro di me.
Un'altra imbarcazione fece la sua comparsa. Salpai su di essa,
che dopo aver attraversato tutta l'acqua che separava le due
sponde, si fermò sulla rive
di un'isola... Quella era la famosa Avalon, l'Isola dei beati.
Raggiunsi il centro dell'Isola e la scena che mi si figurò davanti mi paralizzò per la paura.
Una donna dalla folta capigliatura bionda era avvolta da una tunica rossa
come il sangue: doveva essere Morgause. Aveva la mano destra aperta
rivolta verso Arthur e davanti a lei un uomo vestito da una
lunga tunica nera sgualcita, dalla corporatura esile e capelli neri
corvini, che incorniciavano il suo viso, era legato da forti lacci,
da lacerargli i polsi: doveva trattarsi sicuramente di Merlino. Arthur si
reggeva a stento sulle gambe con la spada ancora in mano.
Nessuno di loro si accorse della mia presenza o almeno credetti.
" La mia coraggiosa Morgana. " pronunciò una voce nella
mia testa. Gli occhi marini di Merlino si incatenarono con i miei.
Il contatto fu breve., poi lo distiolse per non insospettire la strega.
" Co...me fai a sapere chi sono? "
" Riconoscerei ovunque quei occhi, sono uguali a quelli del mio Arthur."
Pronunciò una serie di parole dell'antica religione e
quando smise, una serie di immagini mi travolsero, erano tutti i
ricordi che mi erano stati tolti. A stento riuscii a sopportare
il loro peso : Arthur che
m'insegnava fin da bambina a usare la spada; sempre Arthur che prendeva
in giro Merlino ed io scoppiavo a ridere quanto
erano buffi; Merlino che m'insegnava a controllare
la magia; quando mi rimproverava di essere distratta;
oppure quando
facevo brutti sogni e mi rifugiavo sempre nel loro letto.
Ma l'ultima immagine fu la più triste: quando mi mandarono via!
§§§
- Tesoro: io e Arthur ti vorremo sempre bene! -
- Allora perchè non mi volete più? Prometto che farò sempre
la brava,ma non mandatemi via! - disse la bambina, con i capelli
corvini legati in due trecce.
- Morgana, alscoltami - disse il ragazzo dalla capigliatura bionda. -
Non ti stiamo mandando via, percHè non ti vogliamo più.
Ma lo facciamo solo per proteggerti... Un giorno spero che capirai. -
La bambina continuava a piangere.
Il ragazzo con i capelli corvini, così simili a quella della
bambina si avvicinò a lei e gli sussurrò - Quando
sarai grande, ritornerai da noi te lo prometto! Io sono un mago e sai
ho delle visioni e in una di queste ci sei tu da grande. -
Mostrò la visione alla bambina: Arthur ritto sulle sue gambe con la spada in mano.
Morgause con il braccio destro teso verso il ragazzo biondo. Merlino,
legato con dei lacci che guardava verso un punto lontano, dove c'è
una ragazza con capelli lunghi uguali ai miei. Quella ero
io.
§§§
Quella era la stessa che mi si parav davanti in quello stesso istante.
" Tu lo sapevi già "
" Sì. Per questo mi sono fatto catturare. Io sono molto potente,
ma da solo non c'è la posso fare contro Morgause, ma
insieme c'è la faremo. Te l'ho prometto, bambina mia! "
disse sincero. " Ti sei fatta grande. Sono fiero di quello che seI
diventata e mi fa soffrire quello che pensi. "
" Tu... tu riesci a leggere nella mia mente? "
" Si e no. Riesco a leggere il tuo cuore e sento che provi colpa per la morte di tua zia. Ma non lo è!
È stata sua la scelta. Noi non ti abbiamo mandata via
perchè ti consideravamo responsabile. Sei la cosa più
bella che ci sia capita. Ma tu stavi crescendo e cominciavi a porre
domande a cui era sempre più dificile rispondere. Ci
chiedevi perchè tu non avessi una mamma come gli altri
bambini e invece avevi due papà; perchè il tuo corpo
stava cambiando e tante altre cose, che ci hanno fatto capire che avevi
bisogno di una figura femminile; inoltre c'era Morgause che per poco
non era riuscita a prenderti. Allora io e arthur decidemmo
di affidarti ad una famiglia di potenti maghi, che ti avesse cresciuta
come una figlia e aiutata nel tuo percorso sia come donna e sia come
maga! "
" Perchè proprio nel futuro?"
" Per far perdere le tue tracce e impedire che giungesse a te. Però sapevo che un giorno sartesti tornata da noi! "
" Allora mi volete ancora con voi "
" Certo! Non dubitare mai del nostro amore"
" Come posso aiutarvi? "
" Ricordi la filastrocca che cantavamo sempre insieme? "
" Sì! "
" Chiudi e gli occhi e comincia a cantarla."
E così feci.
- La mia piccola Morgana! Sei diventata una bellissima donna. -
qualcuno mi sussurrò nell'orecchio. Era una voce
femminile, molto materna.
- Chi sei? -
" Sono tua zia Morgana! "
" Mi dispiace..."
" Shh... Non dire niente! Nei miei sogni ho visto il tuo splendido destino: divverrai Morgana La Fay.
Verrai ricordata come la più grande Fata di tutti i tempi.
Ricorda le leggende che hai letto, tutte parlano di te.
Ma non temere!... Non sarai tu la causa della distruzione di
Camelot. La
storia verrà manipolata, ma chi saprà la verità
riconoscerà in te la grandezza. Oggi hai messo in moto il tuo
destino! Sono onorata di aver donato la mia vita per te!
Non sentirti in colpa, mia piccola Morgana. " mi disse. " Ora apri gli occhi! "
Una figura evanescente di una donna dai lughi boccoli lucenti e due bellissimi occhi verdi mi stava di fronte, sorridendo.
Si avvicinò a me e mi accarezzò il viso con una mano. Un
senso di calore si propagò dalla guancia a tutto il corpo.
- Che tu sia benedetta, Morgana La Fay -
Poi la figura si spostò verso Morguase, fermandosi davanti.
- Morgause! - disse. - Il tuo cuore è avvelenato dalla vendetta. -
La baciò sulla fronte e svenne tra le sue braccia. -
Sorella! È giunta l'ora di iniziare un nuovo cammino per
purificare la tua anima. -
Poi si voltò verso di noi: - Siate felici! - e se ne andò.
Non riuscivo a credere cosa fosse successo.
Arthur corse verso Merlino per liberarlo.
- Non farmi prendere più uno spavento così
terribile. Ti rinchiuderò in una torre! - disse, felice di
riabbracciarlo.
- Cos'è ?... Eri preocupato per me! Non sono il più grando Mago della Terra o no? - rispose il moro.
Poi ricordandosi di me. - Non rimanere lì, vieni da noi. -
Il volto di Arthur era percorso dal dubbio che il suo amante fosse impazzito. Però guando mi vide:
- Isabel? Ma tu che ci fa qui? -
- Ehm... -
- La nostra piccola Morgana ci ha appena salvato la vita! -
Arthur, prima confuso, quando collegò il nome Morgana,
esclamò: - C.o...cosa? Quella è la nostra piccolina?
Aspetta tu lo sapevi? -
- Sì. Quando abbiamo deciso di allontanarla, io avevo avuto una visione su oggi -
- E tu non m'è l'hai detto? - mettendo un adorabile broncio.
- Era più credibile se tu non lo sapessi. -
- Sei un terribile bugiardo! È un vizio di famiglia quello di
nascondermi le cose. Quinidi quando dicevi che sarebbe andato bene,
era perchè avevi previsto tutto quanto. Anche il ritorno di Morgana. -
- Sì. Colei a cui era stata data la vita avrebbe richiamato dal
mondo dei morti, lo spirito di chi si era donata spontaneamente per
ella. Solo così Morgause poteve essere fermata. Era questo che
Morgana aveva sognato sul suo Destino: quello di ritornare come spirito
a prelevare sua sorella. -
- Ma che fine farà Morgause? -
- Dovrà redimersi e poi potrà congiungersi finalmente con Morgana. -
- Ho capito! -
- Davvero?... Ma non eri un Asino? -
- Idiota! -
La mia risata li fermò.
- E tu cos hai tanto da ridere signorinella! Perchè non corri ad
abbracciarci? - disse Arthur, con le lacrime agli occhi.
Finalmente mi ero ricongiunta con il mio passato. Ero tornata a casa.
|