Ok...questa ff la
rivedrò e migliorerò sicuramente. Intanto, questo
è solo il primo capitolo, vorrei sapere se l'idea
può essere valida. Ah, personaggi molto OOC, volutamente.
Semplicemente perchè il dolore li ha fatti cambiare, o
meglio, ha fatto sì che si creassero una corazza, dopo le
ferite subite, più o meno profonde, corazza che,
comunque, alla fine, è destinata a cadere. Ce l'ho in
cantiere da tempo, ma non mi convince. Però gradirei un
giudizio da voi, poi penserò se continuarla. Buona lettura...
IGNORANCE
You treat me just like
another stranger.
Well it’s nice to meet you sir.
I guess I’ll go.
I best be on my way out.
Sentire gli occhi di tutti puntati sulla schiena, il silenzio che si
creava al suo passaggio, i suoi passi che rimbombavano soli lungo la
strada, mentre tutto rimaneva immobile. Camminava a testa alta, gli
occhi azzurri, ora come il ghiaccio, fissi davanti a sé, le
labbra, piegate in una smorfia beffarda, in un’espressione a
lui ormai solita. Aveva cominciato a considerare il timore e
l’odio che incuteva come una forma di potere.
D’altronde, aveva sempre saputo guardare il lato positivo
delle cose.
D’altronde, aveva già vissuto un sacco di
situazioni del genere, d’altronde, aveva imparato a
conviverci. Che colpa ne aveva lui? Non aveva deciso lui di
crescere così.
Ma, d’altronde, aveva imparato a ignorare
l’ignoranza altrui.
D’altronde, aveva imparato che non era così male
avere la strada davanti a sé deserta, da percorrere senza
una meta.
Aggrottò la fronte, scoprendosi leggermente stupito. Una
persona camminava, e gli camminava contro. Quando si trovarono a pochi
metri, strinse i pugni, per qualche attimo sentendosi pervaso da
antichi sentimenti. Antichi. Di un’esistenza lontana. Lei lo
guardò, in un apparente interesse che presto si spense.
Ammiccò.
-Naruto.
-Sakura.
Non si fermò.
Naruto Uzumaki aveva imparato a ignorare per prima cosa se stesso, e
tutto ciò che era legato alla sua interiorità.
Perché lui era solo un mostro.
Ignorance is your new
best friend
Sasuke non sapeva dov’era esattamente, non si ricordava bene,
era un po’ confuso. Stava lucidando la sua katana, quando
l’insolito pensiero sorse nella sua mente così,
senza ragione comprensibile: si ricordò che una volta aveva
avuto degli amici. Si ricordò quando lo vennero a cercare.
Per salvarlo. Continuava a lucidare la katana, e lo faceva tutti i
giorni, sempre. Anche se, di fatto, l’arma da tempo non era
utilizzata per il suo scopo. Da tempo non era sporca di sangue.
Sembrava così. Gli sembrava…gli sembrava
così?
E loro volevano salvarlo, colmi di dolore quando lui non aveva prestato
loro attenzione, il pensiero era martellante in testa. Ma lui era
ancora vivo, anche senza il loro aiuto. Sembrava
così…
L’avrebbero perdonato, sarebbero ritornati gli amici di una
volta. Naruto e Sakura, se avesse voluto, lo avrebbero perdonato.
Lucidava la katana, che non era ancora pulita. Ma la colpa non era sua,
non era stato lui a voler che finisse così, che tutto
finisse così. Non aveva bisogno di essere perdonato.
Iniziò a strofinare sulla lama con ossessione. Veramente
pensava che non fosse colpa sua? Si era perdonato lui? E lui
l’avrebbe perdonato, se fosse stato ancora vivo?
Posò la katana, si distese sul letto per dormire. Era
convinto che la sua situazione e ciò che aveva fatto non era
male. Aveva imparato a ignorare i suoi pensieri e i suoi rimorsi.
Sembrava così…
Ignorance is your new
best friend
Sakura era consapevole di non essere più la stessa di una
volta. Era consapevole che Naruto era davvero un mostro, ne aveva dato
prova in quegli anni, era consapevole che Sasuke non faceva
più parte della loro vita. Ognuno di loro aveva imboccato
una diversa strada, in parte volendo e in parte no. Erano altre
persone. Ognuno aveva i suoi fardelli da portare con sé,
condividerli ormai non interessava. Guardò quella foto
impolverata che non toccava da anni. Pensò a come sarebbero
stati se avessero agito diversamente, se avessero continuato a credere
nei valori che una volta li animavano, chiedendosi se sarebbero stati
soddisfatti se solo avessero continuato a lottare. Lei sarebbe stata
ancora lì, indecisa su tutto. Naruto sarebbe stato il solito
cretino, che considera fratello colui che l’ha tradito e ha
ucciso il suo di fratello. Sasuke sarebbe stato ancora il ragazzino
roso dall’odio e dalla sete di vendetta. Sakura ritenne che
era meglio che fosse finita così, si convinse che non era
male. Aveva imparato a stare al mondo. Avevano imparato.
Così sembrava. Non era male.
Ignorance is your new
best friend
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331, 332, 333, 334… Non sapeva da quanto era fermo
così, ad ascoltare il rumore monotono delle gocce
d’acqua che perdeva il suo stupido rubinetto. 350, 351,
352…Anzi no. Non stava solo ascoltando. Stava contando! E lo
stava facendo da ore, disteso sul pavimento di casa. Era assurdo. Ma
almeno riusciva a non pensare. Sbatté le palpebre,
corrucciato. Non pensare. Quella sera gli risultava difficile, anche se
da un po’ si era abituato. Forse era perché aveva
visto Sakura quel giorno. Scosse la testa. Non pensare a Sakura. Non
pensare a Sasuke. Non pensare che ora era solo come un cane. La
compagnia del suo rubinetto gocciolante non gli risollevava
granché il morale. Però riusciva a distrarlo un
po’. Solo un po’. Ma era abbastanza. Era uno
ottimista lui, no? Il biondo si stiracchiò, allungando i
muscoli della schiena sul freddo pavimento, sospirando. Quando erano
ancora una squadra e avevano delle missioni riusciva a distrarsi dalla
sua situazione con più facilità, e senza
ricorrere a rubinetti gocciolanti. Con un certo fastidio si
ritrovò a desiderare con nostalgia il passato. Un bussare
deciso alla porta lo riscosse dai suoi pensieri. Sobbalzò,
sorpreso che ancora potesse succedere. Si rese conto che aveva perso il
conto delle gocce e che dopo anni aveva gli occhi umidi. Che gli
succedeva quello stramaledetto giorno? Se li asciugò
rapidamente, dirigendosi all’ingresso. Quando aprì
la porta, un ninja in divisa gli apparve di fronte. Inarcò
un sopracciglio, scoprendosi incuriosito. “Tsunade-sama La
attende, signore”
Bussò alla porta, agitato come non lo era da anni.
-Avanti.
Trovarsi davanti Sakura Haruno e Sai andò oltre ogni sua
immaginazione. Pensava che Tsunade-sama lo avesse convocato
semplicemente per condannarlo all’esilio, o qualcosa del
genere…lui era un mostro, no? Ma la presenza di quei due non
confermava la sua ipotesi. Si trovò a guardarli veramente
dopo anni: Sakura era…come dire? Bella, di una bellezza
fredda e crudele che a lei una volta non apparteneva.
Corrugò la fronte, dirigendo velocemente lo sguardo
sull’uomo. Sai si ricordava solo adesso che fosse esistito.
-Naruto…Da quanto tempo…
Tornò alla realtà, spostando la sua attenzione
sull’Hokage, seduta dietro un ampio tavolo. Era uguale a come
la ricordava, ma il suo sguardo era invecchiato.
-Buona sera, Tsunade-sama.
Lei rimase un attimo in silenzio, poi si alzò, voltando loro
le spalle, contemplando Konoha immersa
nell’oscurità dall’ampia finestra
dell’ufficio.
-…Da quand’è che mi chiami
Tsunade-sama, Naruto?
Sembrava una domanda qualsiasi, educata, ma a Naruto morirono le parole
in gola.
-Perché ci ha convocati?
Naruto notò come il tono di voce di Sakura fosse
così freddo e distaccato.
Tsunade si voltò, sorridendo.
-Siete dei ninja, Sakura. Siete una squadra. E io posso anche
convocarvi per assegnarvi missioni, ricordate?
Calò un tetro silenzio.
-Non lo siamo da tempo ormai.
L’Hokage socchiuse le palpebre, in un’apparente
perplessità.
-Cos’è che non siete, Naruto?
-Una squadra ninja, Hokage.
-Per questo non ci ha più affidato missioni, no?
Tsunade si massaggiò le tempie, chiudendo gli occhi,
sospirando, come per raccogliere le forze. Ora sembrava davvero
più vecchia.
-Vi ho lasciato tempo: a te, Naruto, per riacquistare fiducia in te
stesso, per capire che non sei tu il mostro che ha devastato il
villaggio, a te, Sakura, per perdonare Naruto delle atrocità
commesse, atrocità che, in realtà, non possono
essere attribuite a lui. L’uccisione di Ino è
stata un terribile incidente, lo sai.
Sakura strinse i pugni, facendo sbiancare le nocche.
-…Tuttavia, con mia grande delusione, vedo che le mie erano
solo vane speranze.
-Ci lasci stare, allora. Ci lasci andare via.
Tsunade li guardò, in silenzio.
-No. Prima andrete per un’ultima volta alla ricerca di Sasuke
Uchiha.
-Non ci interessa più nulla di lui.
-È un ordine. L’ultimo. Poi ve ne andrete, non ho
bisogno di ninja che non danno più alcun valore alla vita.
Così il team 7 si ritrovò ancora forzatamente
assieme. Così doveva portare a termine la missione che si
era ripromesso di completare in passato. L’ultima missione.
Naruto non provava più alcuna nostalgia del passato,
ritornarci era troppo doloroso.