Rating: Per tutti
Tipologia:
One-shot
Lunghezza: 10.359
parole, titolo e parte tratta dal libro esclusi
Avvertimenti: Nessuno
Genere: Fantasy,
Romantico
Disclaimer: Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia,
non mi appartengono ma sono di proprietà di Licia Troisi che ne detiene
tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e,
viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Licia Troisi, appartengono
solo a me.
Note dell’ Autore: A fine storia
[ Quando mi svegliai da quel lunghissimo
sonno ero ignaro come un bambino
e molti credettero che fossi impazzito.
Dovetti imparare di
nuovo a vivere,
rieducare la mia mente al mondo.
Quando
mi trovarono ai piedi della Rocca,
accanto a me c’era Nihal.
E’ stata lei ad
aiutarmi a tornare in me,
a ridarmi la vita e a farmi guarire.
Credo che la differenza fra me e Aster
sia tutta qui:
io ho incontrato sulla mia strada Nihal, lui
no.]
Le Cronache del Mondo Emerso - Il Talismano del Potere
Licia Troisi
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storia betata da Seiko e Akagi_san
Nihal camminava
nel buio più totale. Non sapeva da quanto le sue gambe avanzassero in quel nulla, non si sentiva stanca, non
provava alcun tipo di dolore o affanno. Non sapeva dov’era e non riusciva
ad orientarsi. I piedi si superavano l’un l’altro
senza esitazioni, sempre allo stesso ritmo, e il ticchettio si avvertiva
tutt’attorno come un eco, rimbombando nonostante l’assenza di
pareti. Avrebbe voluto almeno sapere dove stesse andando, ma nemmeno la voce sembrava più volerne sapere di obbedirle.
Aveva paura, era sola.
Si sentiva soffocare in quel buio opprimente e le dava anche
un vago senso di nausea. Voleva andarsene da lì,
voleva riuscire a trovare un po’ di luce.
Lentamente, attorno a lei i contorni si delinearono,
un breve chiarore illuminò il paesaggio che la circondava e lei
poté finalmente distinguere forme e colori. Alzò lo sguardo
violaceo e quello che vide la terrorizzò. Attorno a lei non c’era
niente. Lo sguardo si perdeva su un orizzonte lontano aprendo la vista su un
paesaggio morto. La terra era secca, crepata praticamente
ovunque, grigia e fredda. Un velo di polvere danzava ad un palmo da essa e ovunque volgeva lo sguardo poteva vedere solo
desolazione.
Non c’era traccia di vita attorno a lei.
Le sue gambe non avevano smesso di muoversi, continuavano ad
avanzare decise e Nihal si sentì impotente. Non
poteva fare altro che addentrarsi in quella nebbia, sperando solo alla fine di
arrivare. Abbassò lo sguardo, rassegnata alla lunga camminata che
l’aspettava.
Improvvisamente le arrivò alle narici un intenso profumo
di fiori, forte e dolciastro.
Alzò finalmente lo sguardo e la vide.
Non sapeva descriverla ma
assomigliava a una bolla, dritta davanti a lei. Una barriera luminosa,
evanescente, avvolgeva qualcosa che Nihal non riusciva a vedere. Era da
lì che proveniva l’essenza floreale.
Lentamente la raggiunse e una volta che vi si trovò
davanti non poté trattenere l’istinto di alzare una mano per
toccarla. La scoprì umida, calda, accogliente e la mano sembrava
penetrarla con facilità.
Un piede si mosse, pronto a oltrepassarla,
ma una voce lo fermò. -
Ferma, non devi farlo, Nihal!-
La ragazza si voltò, non credendo a quello che i suoi
occhi le mostrassero.
- Laio?- disse
la mezzelfo correndogli incontro felice di vederlo. Lui sorrise
dall’altra parte della barriera e l’attraversò
raggiungendola, restituendole l’abbraccio. Nihal non si capacitava di come l’amico potesse esserle di fronte.
Lo guardò in viso. I riccioli biondi ricadevano sulla fronte e
l’azzurro bambino delle iridi la guardava come se cercasse di dirle
qualcosa senza parlare. - Ma com’è
possibile?- aggiunse lei stringendolo più forte.
Laio la staccò dolcemente da sé e,
guardandola, le strinse le spalle. - Non puoi più attardarti qui, Nihal.
-
- Di cosa stai
parlando?- la voce della ragazza era confusa e lo sguardo che il ragazzo le
lanciava la spaventò.
- Devi tornare
indietro, adesso.- il tono di Laio era lapidario, quasi speranzoso di non dover
aggiungere altro, ma convincere Nihal non era cosa semplice.
-
Perché?- domandò infatti la mezzelfo. -
Spiegami. Dove siamo?-
Lui sorrise ancora. - Non ha importanza adesso... - disse.
-... ma devi tornare indietro. Non è ancora il momento per te di stare
qui.-
Nella ragazza subentrò un lampo di confusione, paura
e alla fine, comprensione. - Sono... morta?-
L’amico scosse la testa. - No, non ancora. Ma devi affrettarti. -
Lei chiuse gli occhi. E così
era ad un passo dalla morte.
Aveva sconfitto Aster, ma a cosa era servito? Se lei era in fin di vita sicuramente anche Sennar...
- E Sennar?-
pronunciò quel nome intimidita guardando gli
occhi dell’amico, timorosa della sua risposta. L’azzurro si
rabbuiò, e Nihal ebbe paura. - Dimmi... è vivo, oppure
è... -
Non riusciva nemmeno ad immaginare la morte di Sennar. Ma se lui non esisteva più a cosa era servito tutto
quel dolore? Che ragione poteva avere per volere
tornare?
All’improvviso sentì una forza invisibile
trascinarla lontano dall’amico. Lo guardò, vide il suo sorriso e
lo sentì dirle qualcosa prima di venire
trascinata via, come risucchiata in un vortice.
- Adesso vai e
combatti per l’ultima volta, e poi, vivi Nihal.-
Quello che ne seguì fu solo un pesante e opprimente
buio.
Silenzio.
Avvertì
il freddo del marmo contro la schiena ancora prima di prendere del tutto conoscenza. Lentamente i suoi occhi viola si
aprirono, abituandosi gradualmente alla luce, e notò che era sdraiata su
qualcosa di simile ad un altare. I muscoli le dolevano e si sentiva debole ma
riposata, come se avesse dormito per molto tempo.
Dov’era?
Cosa le era successo?
Si tirò su a sedere, stropicciandosi gli occhi, e si
guardò attorno riconoscendo la stanza come la sala d’armi
dell’Accademia. Indossava la sua armatura e la spada nera scintillava
adagiata al suo fianco. Lentamente poggiò entrambi i piedi a terra, ma
quando provò ad alzarsi le gambe cedettero costringendola nuovamente a
sedersi. Provò a scavare nella sua memoria, ma l’ultima cosa che
ricordava era una pianura desolata e Laio. Escluso il suo nome, non ricordava
niente. Solo una frase le rimbombava nella mente.
Finché avrai
al collo questo talismano, tu vivrai. Non perderlo mai perché
significherebbe la morte.
Portò una mano al petto e sentì qualcosa di
freddo sfiorarle la pelle. Prese l’oggetto e guardò il Talismano.
Le pietre rifulgevano la luce del pomeriggio e le parvero
anche più brillanti dell’ultima volta che le aveva viste.
Preferì non indagare troppo sulla frase che ricordava, quindi
provò nuovamente ad alzarsi. Dopo un terzo tentativo riuscì a
reggersi in piedi e lentamente, un passo incerto dopo l’altro, raggiunse
la porta con il fiatone.
Si aspettava di trovare qualcuno di guardia alla porta, ma i
corridoi parevano deserti, non avvertiva suoni nelle vicinanze e si
apprestò a raggiungere l’ingresso mentre
la luce del sole faceva scintillare l’armatura. Ma
perché diavolo aveva indosso quell’abbigliamento?
Camminò per un po’ e si appoggiò al muro
stanca per riprendere fiato. Le sembrava
strano il non aver incontrato anima viva durante quel tragitto, seppur
breve. Poi notò i suoi capelli: erano lunghi, o per lo meno lo erano
più dell’ultima volta che li aveva visti, adesso le sfioravano le
spalle. Ma com’era possibile?
Un urlo interruppe il silenzio dei suoi pensieri. Erano
grida strane, sofferenti. Seppe di conoscere quella voce, ma non riusciva ad
associarla a nessuno. Poi un altro rumore alle sue spalle,
l’urto del metallo sul marmo freddo del pavimento. Si voltò
spaventata e incontrò uno sguardo che conosceva bene. A terra, una spada
giaceva abbandonata e si udiva ancora l’eco della sua caduta.
- Nihal?-
disse, insicura, la voce dell’uomo di fronte a lei.
La ragazza lo fissò per un tempo
indeterminato, poi il suo primo istinto le disse di corrergli incontro
come una bambina. Ma le forze non glielo permisero e
cadde rovinosamente a terra. Lui fu subito pronto al suo fianco e
l’aiutò a rialzarsi.
- Ido?-
Lui scosse la testa. - Non è possibile... - e prima
che potesse dire altro sentì le braccia della mezzelfo stringerlo con
forza. Restò immobile, imbambolato a sentire il corpo caldo della
ragazza a contatto con il suo. Era viva.
La circondò a sua volta con le proprie braccia,
più corte e più forti di quelle di lei.
- Bentornata.-
E per la prima volta dopo tanto,
pianse.
Ido la
portò nella sua stanza, e dopo averla praticamente
costretta a letto tra una protesta e l’altra da parte della ragazza, le
portò qualcosa da mangiare che lei divorò affamata. Dopo, lo
gnomo si assicurò delle condizioni della mezzelfo. Non aveva un graffio ed esclusa quella lieve amnesia, stava bene.
Ido si tranquillizzò, ma Nihal divenne inquieta.
Iniziò a fare al suo maestro mille e più
domande a cui lui rispondeva con monosillabi e cenni del capo.
- Insomma,
Ido!- sbottò la ragazza. - Si può sapere che accidenti ti
prende?-
Lo gnomo si rabbuiò in viso e non rispose. - Ido?-
Nihal era sempre più ansiosa, poi finalmente lo gnomo
decise di parlare, e lo fece senza mezzi termini. - Hai ucciso Aster, Nihal. Il
Mondo Emerso è salvo grazie a te.-
La notizia era splendida a suo modo, eppure Nihal non
provò né gioia né orgoglio per l’impresa compiuta.
Si sentì vuota, come se in realtà non avesse
affatto salvato il mondo. Lasciò lo gnomo libero di continuare.
- Subito dopo,
ciò che lui aveva creato con la magia è
andato distrutto. La Rocca è crollata, e tu con essa.
Quando ti abbiamo trovata... - la voce dello gnomo
s’incrinò.
- Cosa, Ido?- lo esortò lei. Avvertiva l’ansia,
la preoccupazione ma soprattutto il dolore che provava
il suo maestro.
-... non
respiravi, non ti muovevi. Eri fredda, sotto la polvere il
tuo viso era pallido come quello di un morto e persino il tuo cuore non batteva
più. Ho creduto che... -
Ido si coprì l’occhio con la mano cercando di
cacciare nuovamente le lacrime. Si sentiva un vecchio come tanti e non voleva
che Nihal lo vedesse in quello stato. La ragazza si stupì della reazione
del suo maestro e dovette cacciare anche lei le lacrime asciugandosi gli occhi
con il dorso della mano. Dunque, il sogno fatto era
reale. Laio le aveva impedito la morte, ma forse non
solo lui.
- Quanto tempo
è passato, Ido? Da quanto stavo in quello stato?- la voce era insicura,
non era certa di volerlo sapere davvero.
Lui la guardò e le sorrise. - Un mese, Nihal. Per un
mese ti abbiamo creduta morta, ma il tuo corpo non
mostrava i segni della morte, sembrava dormissi. Soana ha impedito che ti
dessero l’elogio funebre che avresti dovuto ricevere, l’ha fatto perché era convinta che tu avessi ancora
qualcosa da fare, che non fossi morta... Sono contento che avesse ragione.-
La ragazza abbassò lo sguardo
stordita. Aveva appena scoperto di essere rimasta in uno stato di morte
apparente per un mese, e chissà nel frattempo cosa era accaduto, quante
cose si era persa. Ma
perché Laio le aveva impedito di proseguire, cosa doveva fare ancora? Era stanca, non aveva più voglia di usare la spada
né tantomeno di vedere la sofferenza fra la gente. Adesso c’era la
pace, ma non poteva essere tutto rosa e fiori. Si piangevano i caduti, si
ricostruivano le città, si curavano i feriti e gli ammalati. Ma quale sarebbe stato il suo posto adesso, in quel mondo smisurato
e finalmente libero. Quale poteva essere il suo ruolo?
Ido si alzò e la obbligò a dormire un
po’, lasciandola sola nella stanza, avvolta dalle coperte che avevano
l’odore del suo maestro. Si sentì al sicuro, e
vinta dalla stanchezza, si addormentò.
Si svegliò di soprassalto, nelle
orecchie le stesse urla che aveva udito quel
pomeriggio.
Non riuscendo a spiegarsi se appartenessero alla sua
fantasia oppure no, decide di andare a controllare di persona,
Rabbrividì al contatto con il pavimento gelido e si
alzò incurante del freddo e della debolezza alle gambe. Uscì
dalla stanza e dopo qualche passo s’imbatté in qualcuno che si
aggirava furtivo quanto lei.
- Nihal, che
diavolo fai in giro a quest’ora?-
Lei lo guardò confusa. - Potrei farti la stessa
domanda, Ido.-
Lo gnomo scosse le spalle. - Non riesco a dormire... -
- Io ho sentito
delle urla. Le avevo già sentite oggi quando mi
sono svegliata, prima d’incontrarti, ma pensavo fossero solo frutto della
mia fantasia... ma adesso le ho sentite di nuovo.-
- Che sciocchezza... - rispose lui con un sorriso. -...
sarà stato il vento.-
Sì, forse lo gnomo aveva ragione,
ma Nihal non era di certo una stupida ed era convinta che quello che
aveva sentito fosse tutto fuorché il vento. Lo guardò
nell’unico occhio che il maestro aveva e lo sfidò silenziosamente.
Vinse, perché lo sguardo di Ido si
abbassò come se non volesse guardarla oltre, come se nascondesse
qualcosa di importante.
- Che sta succedendo, Ido?-
Lo vide alzare le spalle. - Niente, Nihal. Torna a dormire.-
Ma mentre lei continuava a fissarlo
in cerca di una risposta più plausibile di un semplice
“niente” un altro grido interruppe quel contatto visivo. Entrambi
si voltarono verso il piano superiore. L’urlo
veniva da lì. La mezzelfo guardò il suo maestro. - Cosa mi stai nascondendo, Ido?-
Non attese la risposta e si lanciò su per le scale il
più velocemente possibile, lo gnomo al suo seguito. - Aspetta, Nihal!-
l’afferrò per un braccio e la costrinse a fermarsi. Adesso lei era
debole e lui poteva costringerla ad ascoltarlo, finalmente.
- Dammi retta,
almeno per stanotte lascia stare, ti spiegherò tutto domani.-
Ma lei era testarda, e questo lui
lo sapeva fin troppo bene. - No, adesso mi dici che
sta accadendo! Chi è che urla in questo modo? Non sembra nemmeno un
essere umano... -
La ragazza vide il suo maestro abbassare mesto
lo sguardo, ma non le lasciò andare il braccio nemmeno per un momento.
Sospirò. - E va bene, ma ciò che ti dirò non ti piacerà affatto.-
- Invece di
parlare come un oracolo, dimmi che sta succedendo. E fai in fretta, Ido.-
Lo gnomo sospirò ancora e si sedette sugli scalini in attesa che Nihal seguisse il suo esempio. Quando furono
l’uno di fianco all’altra evitò di
guardarla direttamente e tenne lo sguardo fisso sulle sue mani. - Queste
urla... appartengono a Sennar, Nihal.-
- Ero convinta
che lui fosse... -
- Morto?- Ido
sorrise. - No, è vivo. Ma lo è solo nel
corpo, perché quello che è in quella stanza... - indicò la
fine del corridoio alle loro spalle. -... quello non
è Sennar.-
Nihal sentì una paura folle
invaderla, iniziò a tremare. - Che intendi?- Chiese,
ma non era sicura di volerlo sapere. Aveva lottato tanto, aveva
rischiato la vita, era sopravvissuta alla morte. E per
cosa? Una vita senza Sennar non aveva senso. Ma Ido aveva detto
che era vivo, forse era solo ferito. Cercò di essere
ottimista.
- Il Tiranno...
deve avergli fatto qualcosa, oltre alle torture fisiche. Quando vi abbiamo trovati, avevate entrambi perso i sensi. Ma se dopo qualche
giorno tu non accennavi a svegliarti, Sennar invece aprì gli occhi
dimostrando di essere vivo ma... - la voce gli
s’incrinò. - Non è più lui, Nihal.-
Tra i due calò un silenzio pesante dettato dalle
ultime parole dello gnomo.
Ido si maledì. Nihal era appena tornata alla vita e
doveva scoprire una verità così terribile troppo presto. Voleva
che fosse felice finalmente, ma sembrava che il destino si accanisse contro di
lei sempre e comunque.
La mezzelfo invece non riusciva a pensare a niente. Non
aveva capito appieno le parole del suo maestro e non sapeva cosa pensare.
Sennar era vivo, questo era l’importante. E sarebbe guarito, doveva
guarire, le aveva promesso una vita assieme, doveva mantenere quella promessa.
Si alzò.
- Voglio
vederlo.-
Prima di
entrare nella stanza, Ido si raccomandò a Nihal di non dire e fare
niente di avventato.
- Sennar ha
bisogno di tranquillità attorno a sé... e molto probabilmente,
vedendoti, non avrà una bella reazione. Ma tu non prendertela, non
è perché sei tu... -
Lei annuì decisa e spaventata, il cuore le batteva
talmente forte da farle male. Poi Ido bussò piano alla
porta, a rispondere fu la voce sottile di Soana.
- Sì?-
Lo gnomo aprì piano la porta. - Si può?-
Soana sorrise nel vederlo e annuì, ma quando vide Nihal alle sue spalle si alzò in fretta dalla
sedia.
- Nihal, ti sei
svegliata!- c’era entusiasmo nella voce eppure il tono rimaneva basso,
come in un sussurro.
La ragazza le sorrise quando la
maga la raggiunse, e l’abbracciò. - Sono passata oggi, dopo che
Ido mi ha detto che... ma stavi dormendo, e ti ho
lasciata riposare.-
Nihal era felice di aver ritrovato anche Soana, ma adesso
c’era qualcos’altro che doveva fare.
- Sono qui per
Sennar.-
La maga abbassò lo sguardo. - Certo, si è
appena addormentato però... -
- Soana
è l’unica che riesca a tenerlo calmo,
usando un po’ di magia.- spiegò Ido.
- Sì...
- rispose lei. -... ma per quanto ancora ci riuscirò?-
Si voltò verso Nihal e la guardò. - Se sei pronta, va pure avanti... -
La mezzelfo entrò nella stanza e si avvicinò
al letto seminascosto da un armadio a due ante. Tutto era
avvolto dalla penombra, solo poche candele illuminavano
l’ambiente.
Ciò che vide nel letto la lasciò confusa e
perplessa. Sennar dormiva tranquillo come se fosse la pace fatta a persona. Aveva
una fasciatura alla testa e una che spuntava sulla spalla da sotto la tunica,
ma per il resto pareva star bene. Nihal iniziò a ridere sollevata e si
voltò verso Ido e Soana che la osservarono confusi.
- Ma sta benissimo, mi avete fatto uno scherzo orribile. -
S’inginocchiò davanti al letto per guardare
meglio il ragazzo. Il suo Sennar. Al
suo risveglio gli avrebbe raccontato del terribile scherzo, avrebbero riso
assieme e avrebbero iniziato la loro vita felice, in qualche modo. Gli
passò una mano fra i capelli rossi e a quel contatto gli occhi azzurri
del mago si aprirono e si puntarono su di lei.
- Scusami Sennar, non volevo svegliarti... - gli disse Nihal
con voce dolce. - Sorpresa! Sono ancora viva, visto?
Pensavi davvero di esserti liberato di me?-
Nihal lo abbracciò senza pensarci troppo, ma a quel
contatto il corpo di Sennar s’irrigidì. Nihal si scostò da
lui stranita e lo guardò confusa. Negli occhi azzurri lesse solo paura.
Nessuna traccia d’amore e dolcezza.
- Sennar,
cos’hai?- Nihal era spaventata, lo sguardo del
ragazzo era diverso. Improvvisamente lui si prese la testa fra le mani ed
iniziò a urlare. Lo stesso
urlo straziante che Nihal aveva sentito quel pomeriggio e poco prima. Lo
vide mordersi le labbra fino a farle sanguinare e contorcersi per un dolore
apparentemente inesistente. Poi Nihal vide del sangue inzuppare la fasciatura
sulla gamba, quella che era stata ferita, quella che lei aveva cercato con
tanta fatica di guarire, quella che stava quasi per ucciderlo. Provò ad
allungare una mano per cercare di calmarlo, ma non appena gli occhi del mago si
puntarono sui suoi, lui si ritrasse terrorizzato.
Soana intervenne. - Nihal, è meglio se esci adesso.-
- Ma... - provò lei, e la maga la fermò. - Non
ora, Nihal. Qui ci penso io, forza vai.-
Nihal restò impietrita a guardare Sennar e
sentì appena la voce di Ido che le diceva di
seguirlo, mentre la trascinava fuori, nei corridoi, giù per le scale e
infine nella sua stanza.
L’indomani mattina Nihal si alzò dal letto all’alba.
Non aveva dormito nemmeno un istante, era rimasta immobile a fissare il
soffitto e a ripensare a quello che era accaduto con Sennar. Ancora non
riusciva a crederci.
Per cercare di togliersi l’immagine
dei suoi occhi azzurri terrorizzati decise di uscire per fare una passeggiata.
Forse mescolarsi con la confusione di Makrat le avrebbe giovato.
Ma dopo essersi inoltrata nella città non seppe
dove andare, così vagò per un paio d’ore senza meta.
Era inutile, in qualsiasi posto andasse
non faceva altro che pensare continuamente a Sennar e ai suoi occhi. Alla sua
paura, no, al suo terrore
nel vederla. Ido le aveva spiegato che non era dovuto
a lei, che Sennar aveva subito una qualche tortura mentale da parte del Tiranno
eppure...
Aster.
Ripensò al volto del suo nemico e, improvvisamente,
capì. Ora tutto era chiaro, ora forse poteva
spiegare la paura del ragazzo di guardarla. Era ovvio, il suo
viso da mezzelfo, il colore dei suoi capelli, erano simili a quelli del
suo torturatore, se non identici.
Sennar aveva paura di lei perché gli ricordava il
Tiranno.
Si sentì vuota, colpevole e si odiò ancora una
volta per la sua natura da non umana. Se non avesse
lasciato Sennar in quella grotta niente gli sarebbe
mai accaduto.
Alzò lo sguardo e si stupì del luogo in cui si
trovò ma non ci pensò due volte ad
entrare. Forse rivedere il suo più caro amico non poteva che farle bene.
Il ticchettio
degli stivali della ragazza si udiva regolare all’interno della scuderia.
Avanzò per qualche metro guardando gli altri draghi riposare tranquilli.
Poi, alla fine, vide lo gnomo chino su un drago imponente e rosso come brace
ardente.
- Ido.- lo
chiamò e il suo maestro si voltò a guardarla per nulla stupito di
vederla lì.
Si alzò per salutarla. - Come stai?-
Nihal sorrise. - Ho bisogno di riflettere.-
- E’
giusto.- dopodichè la ragazza si voltò a salutare Vesa, il drago
del suo maestro. - E cosa pensi di fare, adesso?- le
chiese lui.
La mezzelfo lo guardò. - Adesso ho bisogno di vedere
Oarf. Sapere che almeno lui sta bene potrà aiutarmi.-
Lo gnomo acconsentì e le disse di seguirlo. - Quando ti abbiamo trovata e ti abbiamo portata nella sala
dell’Accademia, Oarf è rimasto al tuo fianco per giorni nonostante
le ferite. Non erano gravi, ma non voleva farsi toccare da nessuno.- raccontò mentre raggiungevano un’altra scuderia
lì accanto.
- Davvero?-
Nihal era sorpresa ma anche commossa.
- Puoi
giurarci. Molti hanno rischiato di venire inceneriti,
alla fine abbiamo lasciato perdere, dopotutto è il tuo drago ed è
giusto che sia testardo e ostinato come il suo Cavaliere.- Ido sorrise e Nihal
rispose divertita. - Molto divertente.-
- Poi, una sera
si è alzato e si è allontanato. Per un paio di giorni è
sparito, non so dove sia stato ma poi, una mattina
l’ho trovato addormentato al fianco di Vesa che mi guardava dicendomi di
non fare domande e di lasciare perdere. Penso che Oarf sia andato a volare
lontano per cercare di togliersi dalla mente la tristezza che provava per te.
Aveva già avuto un Cavaliere ed era morto, non sopportava l’idea
di avere perso anche te che prima di essere il suo Cavaliere eri sua amica.-
Nihal ascoltava la storia rapita, non poteva immaginare il
dolore che avrebbe potuto provare lei se fosse stato
Oarf in fin di vita. Come doveva essersi sentito?
- Poi gli
abbiamo curato le ferite, che seppur non fossero gravi erano state trascurate.
E alla fine si è rintanato in questa scuderia ed è da allora che
non esce... accetta solo la presenza mia e di Soana.-
Ido aprì la porta e lasciò che fosse solo
Nihal a entrare.
- Oarf,
c’è una visita per te. E non fare lo
scontroso... ti piacerà!-
Poi lo gnomo si rivolse alla ragazza. - Cercate di farvi forza entrambi, Nihal.- detto ciò, chiuse la porta e
lasciò la mezzelfo sola con il suo drago.
La stanza non era molto grande, era buia e l’aria
sapeva di chiuso. Poco distante da lei poteva riconoscere la figura di Oarf accoccolato su se stesso. Si avvicinò e lui
alzò la testa di scatto per guardarla.
- Oarf... sono
io.-
Nihal tese una mano per accarezzargli il muso e
incontrò la sua pelle coriacea, tiepida e squamosa esattamente come la
ricordava. Oarf riconobbe subito quel tocco e guardò la
mezzelfo incredulo. Nihal lesse anche una lieve commozione nello sguardo
ardente del drago e lei stessa sentì un groppo alla gola. Gli
circondò il collo con le braccia esili. - Mi dispiace di averti fatto
preoccupare. Sono tornata e non ti lascerò più, te lo prometto.-
Oarf restò immobile, poi
lasciò andare il muso dolcemente sulla spalla della ragazza. Si
erano ritrovati. Un Cavaliere e il suo drago.
- Ehi Oarf, vacci
piano! Sono ancora convalescente, ricordi?
“Nihal, colei che è tornata dalla morte” ti dice niente? -
La ragazza strinse di più le gambe sul corpo del
drago che sfrecciava nel cielo ad una velocità cui Nihal non era
più abituata. Ma le piaceva. Adorava quella
sensazione di libertà che aveva sempre provato calcando i cieli con il
suo drago. Le piaceva sentire il vento batterle potente sulle guance, le ali di Oarf tendersi, il sentirsi un tutt’uno con lui.
Lui era felice - lo capiva dai suoi movimenti, da come
correva nel cielo, dai giochi che creava attorno alle nuvole - e anche lei lo
era. Ma c’era una nota stonata in mezzo a tutto
quello. Mancava qualcosa e Nihal sapeva perfettamente cosa fosse.
Mancavano due braccia che la stringevano per la paura di cadere, mancavano le
grida di paura per l’altezza e la velocità. Sia lei, sia Oarf
sapevano che in quella felicità mancava
qualcuno.
Sennar.
- Tu lo sai
cosa gli è accaduto, Oarf?-
La ragazza sapeva che non c’era bisogno di spiegare di
chi stesse parlando, Oarf la capiva perfettamente, ma rispose con un mugolio
lieve. Nihal sospirò e si lasciò cadere sul dorso del drago, il
quale aveva diminuito la velocità. Si sentiva a pezzi, come avrebbe
fatto a resistere?
Come avrebbe potuto vederlo ancora ridotto in quello stato?
Come poteva guardare quegli occhi così spaventati da
lei?
- Non posso
farcela, Oarf... -
Silenziosamente le lacrime uscirono a sua insaputa dagli
occhi viola, bagnandole il viso pian piano e senza accorgersene,
sprofondò in un sonno pesante dovuto alla stanchezza che l’aveva
colta di sorpresa.
Quando aprì gli occhi si
ritrovò nella stessa cella buia e umida dove Sennar era stato torturato
e imprigionato sotto il Tiranno. Ma di lui non
c’era traccia. A terra, poco distante da lei, stava del sangue scuro e un
odore di muffa e putrefazione le dava la nausea.
Improvvisamente la cella si trasformò in una foresta.
Attorno a lei erano rimasto ben poco di quello che
dovevano essere stati alberi. I tronchi erano squarciati e anneriti. A terra si
riversavano dei corpi del tutto irriconoscibili. La radura dove Sennar aveva
usato per la prima volta la magia proibita.
E di nuovo l’ambiente attorno
a lei cambiò, ma questa volta si ritrovò in una grotta. Quella grotta.
Nihal si avvicinò all’altare dove Sennar stava
addormentato. All’improvviso il ragazzo aprì gli occhi azzurri e
li piantò in quelli di lei. Sorrise e si tirò su a sedere.
- Sennar... -
Nihal lo abbracciò e si stupì di sentirlo
così caldo, così vivo. Il suo odore, la morbidezza del suo tocco, il suo respiro. - Che succede,
Nihal?-
Il tono del ragazzo era divertito e lei si sentì
morire dalla felicità. Quella era proprio la
sua voce, quanto gli era mancata. Lo strinse più forte. - Niente, volevo
solo abbracciarti.-
Lui la staccò dolcemente per guardarla negli occhi. -
Va tutto bene. Siamo insieme adesso.-
- Ma questo è un sogno, vero?- domandò lei con
timore mordendosi un labbro.
Sennar sorrise. - Forse.-
- Allora, non
voglio svegliarmi.-
Nihal lo strinse di nuovo e appoggiò il viso sul suo
petto. Il battito del suo cuore forte e regolare la rilassò. - Puoi non
svegliarti se lo desideri... - iniziò lui accarezzandole i capelli. -...
ma, Nihal, io stesso ho lottato tanto. Ho resistito e, nonostante tutto, sono
ancora vivo. Non ho intenzione di arrendermi, ma non posso farcela da solo.-
Nihal si staccò nuovamente e lo guardò. - Ma, io... -
- Quindi puoi restare qui, con me, in questa grotta, in questo
sogno... oppure affrontare la realtà.- continuò il ragazzo serio.
- Ma il mondo
è così crudele senza di te.-
Lui le sorrise ancora. - Lo so. Ma
abbiamo lottato tanto e per tanto tempo. Vuoi che finisca così? Vuoi
lasciarti andare e rinunciare alla felicità che ci spetta? Io posso
combattere ancora, ma ho bisogno di te.- le accarezzò
una guancia con il pollice poi la baciò.
Per un istante il tempo attorno a loro si fermò.
Nihal ricordò com’era stare con lui, stare
fra le sue braccia, sentire il tocco delle sue labbra. E quando si staccarono
si sentì male, disperata che quel momento fosse già giunto al termine. Lo guardò negli occhi, gli occhi che lei amava e, improvvisamente, vide del sangue
scendergli dalla fronte.
Guardò le mani del ragazzo che andavano a riempirsi
di ferite, il viso era offuscato dai lividi e dal sangue
scarlatto, e prima di lasciarsi andare al terrore lui le strinse le
spalle. - Aiutami!-
Nihal alzò di scatto la testa con un urlo e Oarf si
spaventò di quella reazione improvvisa. Rivoli di sudore freddo scendevano dalla fronte della ragazza, aveva il fiato corto
e il battito del cuore accelerato.
Un incubo.
O un messaggio?
Chiuse gli occhi, strinse il medaglione nella mano e
tentò di calmarsi respirando lentamente. Quando
li riaprì la sua voce era stranamente decisa. - Oarf, torniamo
all’Accademia. Sennar ha bisogno di me.-
- Sei sicura,
Nihal? Sei certa di farcela?-
Soana guardava confusa la mezz’elfo
che le appariva decisa come quando era comparsa nella sua casa a chiederle
d’insegnarle la magia. Sorrise al pensiero e desiderò che tornasse
al più presto spensierata com’era allora, piena di sogni e
speranze. Ora aveva un sogno ben più importante che fare il guerriero,
adesso desiderava solo vivere.
- Sono pronta.-
La maga lasciò entrare Nihal nella stanza. - Non
esagerare.- poi chiuse la porta lasciando da sola la
ragazza.
Avanzò di qualche passo e raggiunse il letto dove
Sennar stava addormentato come se fosse la persona più serena del mondo.
Sorrise nel vederlo, prese una sedia, e aspettò che lui si svegliasse.
Come avrebbe reagito questa volta nel vederla?
Avrebbe urlato di terrore?
L’avrebbe guardata con diffidenza?
O sarebbe stato il Sennar che lei
conosceva?
Sperava per l’ultima opzione,
desiderava con tutto il cuore che il ragazzo si svegliasse come se nulla fosse.
Ricordandosi di lei, chiacchierone e allegro com’era sempre
stato. Ma era un sogno, un’illusione
sulla quale Nihal non doveva fare troppo affidamento o non avrebbe resistito,
non sarebbe riuscita a guarirlo. Restò così, immobile, immersa
nei suoi pensieri, a fissarlo per un paio d’ore. Le piaceva guardarlo dormire,
le faceva dimenticare la realtà terribile con cui doveva confrontarsi al
suo risveglio. Ci aveva messo tanto, troppo, per capire di amarlo e adesso non avrebbe rinunciato.
- Ce la faremo,
Sennar.- sussurrò piano accarezzandogli i capelli.
Si appoggiò sulla coperta di lana, stringendo la mano
del ragazzo, e chiuse gli occhi assopendosi cullata dal respiro regolare di
lui.
Un urlo la svegliò di soprassalto,
la mano corse al fianco per istinto, ma non aveva la spada con
sé. Alzò la testa e vide due occhi azzurri guardarla
terrorizzati. Sennar se ne stava rannicchiato su se stesso, per quanto la gamba
glielo concedesse, cercando di allontanarsi il
più possibile da lei. Nihal cercò di tranquillizzarlo con la voce
più rassicurante che avesse. - Stai calmo, non avere paura... -
Ma il ragazzo si rannicchiò
ancora di più e come conseguenza di ciò la ferita si
riaprì macchiando di sangue la bendatura immacolata. Urlò, dolore
e paura erano mescolati e Nihal non sapeva cosa fare.
- Non mi
avvicino se è questo che ti preoccupa... voglio solo che tu stia
tranquillo. La ferita sulla gamba si è riaperta. Non ti fa male?- disse lei indicando la fasciatura insanguinata ma
senza distogliere gli occhi dai suoi. La sua era una
sfida, se abbassava lo sguardo era finita.
Sennar respirava a fatica per il dolore e sembrava non
capire niente di quello che lo circondava. Gli occhi erano fissi in quelli della mezz’elfo, aveva ancora paura ma sembrava
più tranquillo di prima. Nihal provò ad avvicinarsi di poco e di
nuovo il ragazzo si rannicchiò terrorizzato, facendo sanguinare ancora
di più la ferita.
- Oh, insomma
Sennar! Lo vuoi capire che se fai così non fai
altro che peggiorare la situazione? Non voglio farti niente
di male, non potrei mai.- sbottò lei alla fine. Sulle prime
pensò di aver peggiorato le cose ma dovette
ricredersi perché lui sembrava spiazzato. O
forse era solo paralizzato dalla paura. Lei si avvicinò e riuscì
a bendargli nuovamente la ferita seppure Sennar fosse spaventato.
Poi, quando era già tramontato il sole, Soana
entrò nella stanza.
- Posso?-
Vide Nihal seduta sulla sedia intenta a fissare il ragazzo
che le restituiva lo sguardo con altrettanta intensità ma anche con un
senso di astio. La cosa non le piacque e costrinse la
ragazza a uscire dalla camera.
- Cosa stai combinando?-
Nihal alzò le spalle. - Non vuole che io mi avvicini,
Soana! Ho faticato a fasciargli la ferita che si era aperta per l’essersi
agitato inutilmente dopo avermi vista... -
- Nihal... devi
andarci cauta con lui, o otterrai l’effetto
contrario.- le disse la maga guardandola negli occhi. Era seria. - Adesso va a
riposarti, ci penso io a lui... -
- Ma... -
iniziò a protestare la mezz’elfo e Soana
la liquidò con uno sguardo duro.
-
D’accordo... posso almeno dirgli una cosa?-
Non diede a Soana nemmeno il tempo di rispondere che era
entrata nella stanza. Sennar stava ancora rannicchiato sul letto e non appena
la vide il suo volto si dipinse nuovamente di terrore. Era determinata e forse
sì, poteva anche mettere paura in quel momento. Puntellò le
braccia sul letto e fissò gli occhi in quelli di lui.
- Sennar, io
non mi arrendo. Ho lottato troppo, ci ho messo troppo
per capire di noi. Non lascerò perdere
facilmente, che tu lo voglia oppure no, io sarò qui ogni giorno
finché non tornerai in te.-
Uscì dalla stanza seguita dallo sguardo di Sennar,
spaventato ma anche vagamente incuriosito.
Qualche
settimana dopo, nel silenzio della stanza, Sennar guardava Nihal di sottecchi.
Se ne stava tranquilla su una sedia a leggere, o forse solamente sfogliare, un
libro. Tutti i giorni la ragazza entrava nella stanza, si sedeva e stava
lì, come in attesa che lui facesse o dicesse
qualcosa.
In realtà, Sennar voleva parlare, sentiva il
desiderio di farlo, ma non ci riusciva, non sapeva come fare. La gamba gli
doleva ogni minuto, non sapeva chi fosse, non aveva la
minima idea di ciò che lo circondava, all’inizio sapeva solo che
quella ragazza gli faceva paura. Non sapeva cosa fosse la paura in
realtà, ma quando la vedeva provava un forte senso di disagio e il
desiderio di allontanarsi da lei era forte. Qualcosa in lei lo terrorizzava.
Non ricordava niente, la sua mente era vuota, escluso
solo un ricordo. Un luogo buio e umido, alcuni capelli
blu calare su degli occhi d’un verde intenso e spaventoso.
Al solo pensarci rabbrividiva.
Inizialmente la mezzelfo aveva provato a raccontagli
degli episodi che avevano vissuto insieme, ma lui sembrava non capire quello
che lei cercava di spiegargli. O forse, era solo
troppo spaventato. Così aveva deciso che sarebbe stata lì ogni
giorno, cercando di abituare Sennar alla sua presenza e al fatto che lei non
avesse alcuna intenzione di fargli del male.
Ma era quasi passato un mese, e
iniziava a dubitare di potercela fare. Per questo quel giorno non era ancora
riuscita a guardare il ragazzo negli occhi. Aveva paura di non trovarci niente
del Sennar che conosceva, non voleva avere la certezza che lui non sarebbe mai
tornato.
Alla fine sospirò chiudendo il libro. - Io lo so
perché hai paura di me... - disse in un sussurro senza guardarlo. Dentro
di sé sapeva che lui non la capiva, eppure sperava con tutta se stessa
che invece potesse accadere il contrario. -... Ti
ricordo il Tiranno, Aster. E’ lui che ti ha fatto questo, ed è
comprensibile che lo associ a me. Lui era un mezzelfo e sì, mi
somigliava.-
Poi, finalmente, lo guardò. Sennar le restituiva uno
sguardo indecifrabile tra il timore e la curiosità, ma non accennava a
muoversi o a fare altro.
- Ma lui non c’è più, Sennar. Ed io non ti farei mai del male... Sì, una volta ti
ho ferito. La cicatrice sulla tua guancia, sono stata io a procurartela.- gli
occhi azzurri continuavano a fissarla ma Nihal non
sapeva cosa pensare di quello sguardo. - Ma è
stato tanto tempo fa. Adesso è tutto diverso... - lentamente delle
lacrime iniziarono a scenderle sulle guance e la voce
le tremò. - Io ti amo... -
Si portò le mani sul viso e pianse singhiozzando come
da tanto tempo non faceva.
Poi qualcosa le sfiorò la pelle, un tocco, rapido,
quasi inesistente. Alzò lo sguardo. Sennar si era sporto verso di lei e
aveva allungato una mano per cercare di asciugarle le lacrime, o forse solo per
capire cosa fosse quella strana acqua che le usciva
dagli occhi. Lo sguardo del ragazzo adesso era preoccupato. Che
volesse consolarla?
Nihal restò immobile per qualche istante, poi si
alzò e si sedette sulla sponda del letto. Sennar si ritrasse come al solito, ma solo per un attimo, forse per istinto, poi
allungò nuovamente la mano verso il viso di lei.
Le dita di Sennar erano fredde e procurarono un senso di
piacere alla pelle calda della ragazza, ma non era solo per quello. Il solo
fatto che Sennar la stesse sfiorando per un suo desiderio e senza forzature, la
rendeva felice, le faceva credere che forse il miracolo poteva
accadere davvero. Chiuse gli occhi e assaporò quelle emozioni,
immaginò di ritrovarsi davanti il volto sorridente del suo Sennar una
volta riaperti, di sentirlo parlare, chiamarla per nome.
Ma la voce non era solo nella sua
testa.
-... N... Ni... -
La mezzelfo aprì velocemente gli
occhi e guardò Sennar che muoveva le labbra velocemente. Sembrava affaticato da quel piccolo movimento, stava
provando a parlare? Cosa voleva dire?
- Cosa, Sennar?- gli chiese lei, ma lui non sembrò
ascoltarla.
-... Ni...
Ni... hal... - alla fine lo disse, in un sussurro.
Lei lo guardò ma gli occhi
azzurri di Sennar ancora non erano quelli che lei conosceva, che amava. Mancava
la profondità, la limpidezza e la sincerità che gli occhi di
Sennar trasmettevano tutte le volte che la guardava, mancava quell’amore
di cui lei aveva disperatamente bisogno. Ma nonostante
tutto, il miracolo poteva accadere.
Gli prese la mano fra le sue e lo lasciò ripetere il
suo nome altre volte.
- Sì,
Sennar. Sono Nihal... -
Poi si spinse oltre e lo abbracciò, piangendo,
sentendo la voce del ragazzo continuare a ripetere il suo nome. La voce che lei
amava stava lentamente tornando.
Sì, il
miracolo stava accadendo.
La pioggia era
fitta e cadeva con durezza bagnandole il mantello. Si rifugiò sotto il piccolo porticato indecisa sul da farsi.
Dall’interno dell’abitazione proveniva un vago rumore di stoviglie
e lei si sentì male. Ma non aveva fatto tutta quella strada per niente.
Doveva farlo.
Inspirò a fondo, poi si decise
a bussare, nella mente il volto di Sennar.
Sentì alcuni passi, poi la porta si
aprì poco. Spuntò una donna molto bella, minuta, i capelli
raccolti da un fermaglio, un abito semplice e due iridi verdi piene di vita.
Nihal notò immediatamente la somiglianza, quella non
poteva che essere sua madre.
La donna la squadrò non capendo cosa volesse da
lei una ragazza tutta inzuppata di pioggia e a quell’ora tarda.
- Mi dispiace
irromperle in casa a questo modo, ma devo parlarle di
qualcosa che riguarda suo figlio.- la voce di Nihal tremò e la donna
sembrò capire quello che lei intendeva.
Le aprì la porta e la fece entrare senza porle alcuna
domanda.
Nihal se ne
stava immobile, lo sguardo fisso sul liquido bollente nella tazza di
porcellana. La donna invece era seduta dall’altra parte del tavolo e
beveva la sua tisana con tranquillità. La mezzelfo, di tanto in tanto,
alzava lo sguardo su di lei notando ogni volta quanto di Sennar c’era in
quella semplice donna. Dai lineamenti al colore di capelli,
nei gesti e anche nel silenzio. Nihal non aveva mai conosciuto la propria madre e, guardando quella donna, si sentì
triste come quando da ragazzina chiedeva continuamente a Livon di parlarle
della donna che l’aveva messa al mondo. Persino Eleusi,
che l’aveva accolta e l’aveva trattata come una figlia, e che aveva
visto quanto fosse amorevole con il figlio Jona, aveva un’aura diversa da
quella della donna che le stava di fronte. Si sentì in colpa per
quello che si stava per apprestare a fare. Come avrebbe reagito? Ma lei aveva
davvero il diritto di darle una notizia del genere?
Poi lo sguardo di Nihal si posò accanto, su una
ragazza che doveva essere un pò più grande di lei. Kala, la
sorella di Sennar. Lui gliene aveva parlato qualche volta, ma non era mai stato
un discorso che gli piaceva intraprendere. Se ne stava senza dire una parola e
fissava Nihal senza vergogna.
- Cosa è accaduto a Sennar?- le chiese infine la donna
senza mezzi termini.
Le mani di Nihal si strinsero sulla tazza bollente.
Sospirò. - Sennar... è un eroe. Se non fosse
per lui, adesso il Mondo Emerso non conoscerebbe la pace.-
La donna la guardava non riuscendo a capire cosa volesse quella strana ragazza. Non sapeva nemmeno chi fosse, eppure sentiva di potersi fidare.
- Ma purtroppo il giorno della battaglia è stato
ferito. Il Tiranno gli è entrato nella mente e adesso... - la ragazza
prese respiro cercando di farsi coraggio. - A lungo ho
creduto che non sarebbe mai tornato quello di prima. Non parlava, non ne era capace. Ha perso quasi completamente l’uso di
una gamba, ma non è per questo che non riesce a
camminare, sembra quasi che non ne sia capace. E’ come un bambino. -
Nihal alzò lo sguardo sulla donna e vide che aveva
gli occhi lucidi. - Mi dispiace, ma pensavo che fosse
giusto farvelo sapere, che fossi io a dirvelo. Perché se non fosse stato
per vostro figlio, io ora non sarei quella che sono.
Ma farò di tutto per farlo tornare quello di prima, l’ho giurato a
me stessa, e adesso lo giuro a voi. -
Kala la interruppe. - Vuoi dire che
mio fratello non si ricorda di noi?-
Nihal scosse il capo. - Non si ricorda niente, nemmeno il
suo nome. Il Tiranno gli ha completamente annullato la mente.-
Un magone strinse la gola di Nihal
spezzandogli la voce.
- Capisco... -
Kala si alzò e lasciò la stanza e né Nihal né la
donna dissero niente. Poi, la madre di Sennar, si avvicinò a Nihal e la
strinse in un abbraccio.
- Non so chi tu
sia, ma certamente sei sincera. Sento il tuo dolore e
capisco che sei legata a mio figlio. Ti ringrazio per essere venuta di persona a darci questa notizia.-
Nihal la guardò. - Dovevo farlo. Ma
lo salverò, glielo prometto.-
La donna sorrise guardandola. - Come ti chiami?-
- Sono Nihal,
della Terra del Vento. -
A quel nome la donna sgranò gli occhi. - La fidanzata
di mio figlio è colei che ha ucciso il Tiranno?-
Nihal arrossì. - Non... non sono
la sua fidanzata, almeno credo... -
Poi sentì la donna ridere di gusto. - Non volevo metterti in imbarazzo, sono solo rimasta colpita.
Grazie, per averci salvati.-
La mezzelfo la guardò di nuovo. - Se non fosse stato
per Sennar, io non ci sarei mai riuscita.-
Sennar
aprì gli occhi lentamente, abituando le iridi chiare alla luce
abbagliante che proveniva dalla finestra. Spostò lo sguardo lungo la stanza, una figura stava
al suo fianco ad armeggiare rumorosamente, impegnata. Guardò meglio,
aspettandosi di trovare la solita strana ragazza con i capelli blu, ma quando
riconobbe la figura di Soana chiuse nuovamente gli occhi.
Non ne conosceva il motivo, ma sentiva di potersi fidare
solo di quella ragazza, di essere legato a lei in qualche modo. Per questo
riusciva a dire solo il suo nome.
Soana si accorse all’improvviso che il mago si era
svegliato e gli sorrise avvicinandosi e sedendosi sul
letto.
- Come ti
senti?-
Il ragazzo si ritrasse intimorito ma
la maga non si scompose. Sapeva che Sennar non aveva veramente paura di lei, ma
era il mondo intero a terrorizzarlo. Lui si limitò a guardarla, poi
volse lo sguardo fuori dalla finestra.
All’improvviso ebbe il bizzarro l’impulso di
essere lì, fuori, sotto i raggi del sole. Allungò una mano verso
la finestra e provò ad alzarsi, Soana intervenne subito.
- Vuoi uscire?
Non so se ci riesci... -
Lo aiutò a sedersi sul letto, ma notò che gli
occhi azzurri del ragazzo erano sempre fissi sulla finestra. La maga si
domandò cosa fosse meglio fare, come avrebbe agito Nihal. Poi si
alzò ed uscì dalla stanza senza che Sennar togliesse gli occhi
dal paesaggio fuori dalla finestra.
Tornò poco dopo accompagnata da Ido. Lo gnomo
sembrava confuso e poco convinto sulla decisione della donna, ma dopo un primo
sguardo, concordò con lei. Stare un po’ all’aria aperta non
poteva che giovare al ragazzo.
Così, dopo parecchi minuti, riuscirono a farlo alzare dal letto. Dapprima Sennar non aveva voluto
saperne, aveva paura di loro e di ciò che volevano fargli, ma era troppo
debole per ribellarsi. Una volta in
piedi, la gamba ferita iniziò a dolergli, mentre quella sana era ancora
debole e non reggeva sotto il suo peso. Così Ido e Soana faticarono non poco, ma alla fine riuscirono a farlo uscire
dal palazzo e lo portarono nel cortile assolato. Non c’era quasi nessuno,
tutti si davano un gran daffare per cercare di mantenere la pace e persino gli
allievi dell’Accademia collaboravano aiutando i feriti, ricostruendo le
città e cercando di ristabilire l’ordine. L’Accademia non
aveva più un Supremo Generale dopo la morte di Raven, ed erano i maghi
del consiglio a tendere le redini per il momento.
Quando Sennar si ritrovò
fuori, ebbe paura. L’aria che gli entrava nei polmoni era strana, diversa
da quella che aveva respirato fino a quel momento, era forte e intrisa dei
profumi più svariati.
Avvertiva oltre le mura del palazzo una gran confusione,
urla che dapprima lo inquietarono risvegliando in lui i ricordi sopiti della
prigionia sotto il Tiranno.
Soana e Ido decisero di farlo
sedere su un muretto quasi al centro del piazzale, sotto il sole. Era appena
iniziata la primavera ed esso riscaldava appena le guance dal freddo pungente.
Sennar chiuse gli occhi e assaporò il tepore dei raggi come fosse la prima volta, e in effetti, per lui era davvero così.
Spirò un vento forte che lo colpì in pieno viso e gli
scompigliò i capelli rossi. All’improvviso si vide nel cielo, il
vento gli sferzava sul viso, forti gocce di pioggia gli inzuppavano i vestiti,
ma lui si sentiva felice e terrorizzato al tempo stesso. Stringeva Nihal
davanti a lui e insieme cavalcavano un grosso animale
d’un verde pallido.
Riaprì gli occhi spaventato.
Cos’era stato?
Un sogno o un ricordo?
Si guardò le mani e capì di avere stretto
davvero quella ragazza. Che quello che aveva visto era
accaduto davvero. E senza che ne comprendesse
la ragione si sentì triste, le lacrime iniziarono a scendere sulle sue
guance e sentì in lui il desiderio che la mezzelfo fosse lì.
Nihal
montò su Oarf sotto lo sguardo incredulo della madre di Sennar. Era da quando suo marito era ancora vivo che non vedeva un drago
da così vicino. La meraviglia passò e l’attenzione della
donna si concentrò sulla ragazza con i capelli dalle strane sfumature
blu e le orecchie appuntite. La salvatrice del Mondo Emerso. Ancora non credeva
possibile che quella ragazza fosse legata a suo figlio, ma si sentiva
orgogliosa di lui. Desiderò con tutto il cuore che le parole di Nihal si
tramutassero in realtà e che riuscisse a
guarirlo come promesso.
- Allora vado.
La ringrazio ancora.-
Nihal guardò la donna che tanto le ricordava Sennar e
sorrise. - Grazie a te. Fa buon viaggio, e stai attenta.-
La mezzelfo annuì e Oarf spiccò il volo.
Salì in alto, la giornata era splendida, il cielo era
limpido e il sole aveva preso il posto della pioggia
del giorno prima. Nihal sorrise al pensiero che
l’indomani avrebbe rivisto Sennar. Chissà quanti progressi poteva aver fatto in quei due giorni!
Osò sperare che gli fosse tornata la memoria, si
sentiva positiva dopo aver conosciuto la madre del mago.
Aveva capito quanto una madre potesse amare i propri
figli e quanto potesse dimostrarsi forte anche nei casi disperati. Sperava solo
di riuscire a mantener fede alla promessa fattale il giorno
prima.
Tic. Tic. Tic.
Una goccia, il suo suono monotono e logorante.
Tic. Tic. Tic.
Gli premeva nella testa come un chiodo battuto ripetutamente
dal martello.
Tic. Tic. Tic.
Aveva già sentito quel suono prima.
Era sicuro di avere già provato la sensazione di quel ticchettio che gli
rimbombava nel cervello.
Tic. Tic. Tic.
Aprì gli occhi, si trovava
in una stanza buia e maleodorante. Conosceva quel luogo, anche troppo bene, e
sapeva da dove aveva origine quella goccia. Sangue.
Tic. Tic. Tic.
Si aspettava di avvertire dolore in tutto il corpo ma quando
mosse un braccio non sentì niente, nessun bruciore, nessun
indolenzimento. Stava bene. Riecheggiò però il rumore di una
catena e capì di essere legato ad ogni arto. Non avvertiva però
la gamba sinistra.
Tic. Tic. Tic.
All’improvviso si aprì piano la porta,
cigolando, e lasciando entrare una luce abbagliante agli occhi del ragazzo.
Sbatté le palpebre più volte per abituarsi, poi riconobbe la
figura che, immobile, sovrastava l’arco di luce.
Tic. Tic. Tic.
La figura entrò nella stanza chiudendosi la porta alle
spalle e rendendo nuovamente il buio sovrano della situazione. Il ragazzo
avvertì il suono di passi che si avvicinavano, poi il respiro caldo sul
viso.
- Non sembri
stare bene... -
Tic. Tic. Tic.
Nihal e Oarf
erano in viaggio da parecchie ore, il sole aveva iniziato la sua calata verso
il tramonto, tutto sembrava proseguire tranquillo e i due procedevano
rilassati: la guerra era finita e finalmente si poteva viaggiare in tutta
tranquillità nel Mondo Emerso.
L’entusiasmo di Nihal sembrava avere contagiato anche
il drago che volava spedito rotolandosi nell’aria di tanto in tanto,
giocando con le nuvole come un cucciolo. La mezzelfo raramente aveva visto Oarf
comportarsi così e si convinse che anche lui
potesse essere ottimista almeno quanto lei.
- Dai, Oarf.
Ancora poco e possiamo fermarci a riposare.-
Il drago rispose aumentando la velocità e riuscendo a
fare urlare di gioia il suo Cavaliere. - Non pensavo fossi così
entusiasta di tornare all’Accademia, c’è
qualcosa che non so?-
Oarf rallentò l’andatura e Nihal
ringraziò il cielo per questo, non avrebbe retto
molto a quella velocità. - Non mi dirai che
è per Sennar, vero? Sbaglio o non ti è mai piaciuto...
perché questo cambiamento?-
Nihal rise vedendo l’espressione del drago mutare. Se avesse avuto il dono della parola, quasi sicuramente le avrebbe
risposto di farsi i fatti suoi, scorbutico com’era. E quel pensiero fece ridere la ragazza ancora di più.
Entrambi non potevano certo
immaginare quello che stava accadendo in quel momento al mago.
La voce era strana, infantile, troppo
innocente per l’aura malvagia che ne emanava il
portatore. Sennar alzò lo sguardo e trovò davanti a sé due
iridi verdi, splendenti e terrificanti. Lo fissavano senza lasciar trapelare la
minima emozione. Ebbe paura, molta paura.
Aster si avvicinò a lui. Sennar, inaspettatamente,
riusciva a scorgere i lineamenti della figura che gli stava di fronte
nonostante il buio della stanza, e restò impietrito nel constatare
quello che in realtà la sua mente aveva già capito. Un bambino.
Poteva un bambino emanare una tale forza malvagia?
- Mi dispiace,
Sennar.- disse con voce sommessa guardandolo amareggiato. - Te l’ho
detto, ricordi? Non volevo accadesse questo, sei stato tu a costringermi a
farlo... -
Il ragazzo non capiva quello che il
bambino stesse insinuando. Era terrorizzato e non riusciva a pensare a
niente che non fosse la paura per quello strano essere diabolico.
Aster allungò una mano a sfiorargli la guancia, la
pelle gelida a contatto con la sua bollente.
- Perché l’hai fatto? Perché difendere un
sentimento così superficiale, così effimero come l’amore...
a cosa ti ha portato proteggerla?-
Improvviso,
rapido, quasi invisibile.
Nihal distinse le frecce che veloci puntavano verso di lei solo quando era ormai troppo tardi per evitarle. Alcune si
fermarono violente sulle ali di Oarf, il drago
ruggì di dolore e iniziò la lunga caduta. Anche
Nihal era stata colpita e avvertiva i sensi, lentamente, abbandonarla.
E mentre precipitavano vide tre
uomini sotto di loro guardarli soddisfatti, esultanti.
Uno di loro urlò. - L’abbiamo presa! A morte
colei che ha distrutto il nostro Signore!-
Aster, ancora tu?
Il talismano si perse nella caduta, separandosi dal suo
collo, e Nihal perse del tutto i sensi ancora prima di
avvertire lo schianto del suo corpo contro alcuni alberi della foresta che
stavano sorvolando. Mancava così poco all’Accademia.
Sennar non
sapeva cosa rispondere. Deglutì a fatica e Aster continuò.
- Ti stai
ponendo mille quesiti adesso, lo so, lo sento. Non sai
né chi sei tu, né chi sono io e questo ti spaventa, ti terrorizza
ma credimi... se sapessi la mia identità,
sarebbe stato anche peggiore. Non credere che sia venuto qui
per redimermi, credo ancora nei miei ideali, sono ancora totalmente convinto
che questo mondo sia destinato alla distruzione. Ma
per te, questa comprensione, è ancora troppo lontana. Un giorno capirai,
Sennar, comprenderai e rimpiangerai di aver scelto l’amore. -
Il bambino ritrasse la mano, poi si diresse verso le catene
che stringevano con una forza fredda i polsi del mago. Sciolse la prima,
liberandogli la mano destra e lasciandola cadere esanime.
- Voglio farti
un regalo, però, Sennar. Ti ammiro, sei come me quando
avevo la tua età. Sei pieno di sogni, pieno di
speranze, d’amore e illusioni ed è per questo che invertirò
ciò che ti ho fatto, riportandoti alla vita. -
Aster sciolse anche l’altra catena e il ragazzo cadde a terra cercando di riprendere fiato, la voce
infantile alle sue spalle. - Ma quando, un giorno non troppo lontano spero, ci
rincontreremo, mi dirai se ne è valsa la pena. Se l’amore ha davvero avuto senso nella tua vita, se i tuoi
sogni saranno rimasti immutati e le tue speranze ancora vive dentro di te.
Oppure ammetterai a te stesso che tutto ciò per cui
hai lottato è stato inutile. -
Il Tiranno adesso era davanti a lui, gli occhi verdi puntati
dritti in quelli azzurri. - Adesso vai, la mezzelfo ha
bisogno di te. Ma ricordati di questo momento per quando mi
rivedrai.-
Appoggiò entrambe le mani sulle tempie di Sennar sprigionando
una forte e accecante luce rossa. Il ragazzo urlò per il dolore, le mani
del bambino erano diventate incandescenti e poi,
Sennar, avvertì quella sensazione terribile e familiare. Aster stava
entrando ancora nella sua mente, ma non per distruggerla, non per violarla e
farla sua. No, questa volta era per ricostruire.
Il mago aprì gli occhi e vide il Tiranno fissarlo con
i suoi occhi di smeraldo, sentendo ancora la sua voce.- E allora, forse, saprai
rispondere alla mia domanda: esiste la
salvezza per questo mondo?-
E infine cadde addormentato o,
forse, finalmente sveglio dall’incubo.
- E si sa chi sono i responsabili?-
Soana guardò Ido, che stava seduto al suo fianco,
annuire stancamente. - Sembrano uomini che combattevano per il Tiranno e che sono
sopravvissuti il giorno della caduta della Rocca.-
La maga sospirò mentre
alzava lo sguardo verso la luna piena sopra di loro. La notte era fredda eppure
sentivano il bisogno di restare svegli a godere di
quel silenzio. - E cosa vogliono?-
- Probabilmente
vendetta. Hanno già saccheggiato due abitazioni e aggredito dei mercanti
qui nei dintorni di Makrat... pare siano in tre.
Sinceramente, sono un po’ preoccupato perché non riusciamo a
trovarli.-
I due rimasero in silenzio per qualche istante, ognuno incapace
di proferire parola. Era già difficile la situazione attuale del Mondo
Emerso anche senza che dei traditori continuassero a
far scorribande per conto del Tiranno. In più, c’era la loro
preoccupazione per Nihal, che doveva essere di ritorno per il giorno che
arrivava, ma soprattutto per Sennar che non mostrava miglioramenti e sembrava
ormai perduto.
Quando Soana tornò a
guardare davanti a sé, fu come se i suoi pensieri si trasformassero in
realtà. Restò immobile per un paio di secondi, poi prese Ido per un braccio. - Ido, quello...
quello non è Sennar?-
Lo gnomo seguì le indicazioni della donna e non
appena vide il ragazzo arrancare verso di loro sulla sua faccia comparve la
stessa espressione di lei. - S-Sembra di sì... -
- Sta...
camminando?-
Ido si alzò e lo raggiunse confuso e incredulo. -
Sennar, che diavolo?-
Il ragazzo lo guardò senza smettere di camminare. -
Mi serve un cavallo, Ido... e alla svelta!-
Soana si lasciò scappare un urlo nel sentirlo parlare mentre lo gnomo pareva sempre più confuso.
- Tu, parli?-
Sennar gli lanciò un’occhiata indecifrabile. -
Che diavolo di domande fai? Muoviti,
Nihal è in pericolo... -
Fu Soana a correre verso le stalle in preda al panico e a
recuperare qualcosa ben più veloce di un cavallo: Vesa. Le parole di
Sennar l’avevano spaventata, ed era ancora confusa sentendolo finalmente
parlare. Quando tornò dai due, col fiatone, Ido
non sembrava essersi mosso, mentre Sennar si era appoggiato al muretto dove
stavano loro pochi attimi prima.
- Vesa
può andare, Sennar?-
Il ragazzo alzò lo sguardo sul
drago, poi si voltò su Soana e le sorrise. - Perfetto.- gli occhi
azzurri guardarono lo gnomo. - Ido, vieni con me, non posso farcela da solo con
questa gamba, e dobbiamo fare in fretta.-
Sorvolarono in
fretta la foresta che non distava troppo da Makrat.
- Sei sicuro
che sia qua?-
Il mago annuì. - Sì, ne sono certo. Non so
spiegarti come, ma so che lei è qui.-
La gamba gli faceva male, così anche la testa. Non
sapeva spiegarsi il dolore che provava, ma lo avvertiva anche come un sollievo,
come se avesse finalmente recuperato qualcosa che aveva perduto. Non aveva
memoria di quello che era accaduto negli ultimi mesi, l’ultima cosa che
ricordava era il Tiranno che entrava nella sua mente e poi il nulla, fino a poco
fa con la terribile sensazione che Nihal fosse in
pericolo.
Poi, finalmente la vide, ai piedi di un albero, Oarf non
troppo distante da lei. Davanti al drago, tre corpi completamente carbonizzati.
Vesa atterrò accanto al drago di Nihal e Sennar si
lanciò subito su di lei, ignorando il dolore che gli attraversava tutto
il corpo. Quando infine la prese fra le braccia notò quanto fosse pallida e fredda, e il pensiero che non avesse fatto
in tempo si presentò chiaro e limpido ai suoi occhi. Una freccia le
stava conficcata all’altezza della spalla destra, ma non era una ferita
mortale.
- Nihal...
svegliati.-
Si chinò su di lei, stringendola con più forza
non curandosi di Ido alle sue spalle che si era
avvicinato per vedere la situazione. Poi lo sentì, lievissimo e quasi
impercettibile, ma avvertì il battito del suo cuore: era viva.
- Il
Talismano... - disse Ido chinandosi sulla sua allieva, il volto afflitto dal
dolore. -... non ha il Talismano al collo.-
Sennar, sebbene non potesse spiegarsi come, sapeva che senza
di esso lei sarebbe morta entro breve. La
lasciò tra le braccia dello gnomo mentre si
alzava per cercare l’oggetto. Lo ricordava molto bene, e sapeva che da
questo dipendeva la vita della mezzelfo.
Il cielo volle che non fosse troppo lontano da lui, impigliato
nei rami di un albero vicino a Oarf. Provò ad
arrampicarsi, ma il dolore e la gamba quasi del tutto paralizzata gli
impedivano i movimenti, e fu Oarf ad aiutarlo prendendolo con i denti per lui.
Sennar ne avvertiva ancora il potere mentre lo stringeva
fra le mani, allo stesso modo di come l’aveva avvertito meno di un anno
prima quando se n’era addossato la responsabilità.
Si voltò e raggiunse Nihal
che, se era possibile, appariva ancora più pallida di prima. Le
posò una mano sulla guancia fredda e poi, senza esitazioni, le mise il
talismano attorno al collo, lasciandoglielo ricadere sul seno.
- Nihal... mi
senti?-
Lentamente, le guance della ragazza ripresero colorito, la
pelle tornò tiepida e il respiro forte e regolare, fino a che non
aprì gli occhi. Sennar li fissò ancora spaventato per le sue
condizioni, guardando intensamente quel viola che da così
tanto tempo amava.
La ragazza lo guardò, poi sorrise, e poi ancora i
suoi occhi si spalancarono di stupore e senza dire alcunché
gli gettò le braccia al collo stringendolo con tutta la forza che
avesse.
- Tutto bene?-
domandò il ragazzo divertito e imbarazzato. Non era abituato a una tale dimostrazione d’affetto da parte di lei
davanti a Ido.
E poi lei si staccò da lui
senza mai smettere di guardarlo. - Sono io che dovrei chiederlo a te... Sennar
tu, stai bene... - ma quella della ragazza non era una
domanda anche se essa trovò ugualmente risposta nel sorriso di lui.
*~*~*~*~*~*
Il vento le
scompigliava i capelli blu che avevano già inaspettatamente superato la
soglia delle spalle in pochissimo tempo. Lo sguardo era focalizzato
sull’infinito davanti a sé ma tutte le
altre sensazioni erano per lui, alle sue spalle, che la abbracciava teneramente
ma che, allo stesso tempo, restava rigido per la paura.
- Non ti piace
proprio volare, eh?-
Sennar la guardò con occhi tra lo stupore e il
panico. - Non è che non mi piaccia volare...
solo non sopporto l’idea di essere sospeso nel bel mezzo del nulla.-
Nihal rise. - Che è la
stessa identica cosa... pensavo ormai ti fossi abituato.-
Lui alzò un sopracciglio. - Non credo mi abituerò mai. Se non ti sta bene, mettimi pure
giù... - concluse offeso ma Nihal non smise di
ridere. Da quanto si sentiva così in pace? Era quella la sensazione che
aveva sempre bramato e che aveva assaporato solo pochissime volte nel corso
della sua vita.
- No, caro,
ormai sei partito.-
Per tutta risposta Sennar la strinse più forte. Ci
sarebbe sempre stato, per tutta la vita, e lei finalmente lo sapeva.
Infine il Saar giunse davanti a loro, e Oarf rallentò incerto sul da
farsi. La ragazza guardò Sennar. - Pronto? Da qui, non si torna
indietro... -
Il mago la guardò a sua volta attraverso gli occhi d’un azzurro chiarissimo, sorrise e la baciò
assaporando il momento. - Mi sono mai tirato indietro quando
si trattava di te?-
Lei si voltò e guardò il fiume dinnanzi a loro
che scorreva con forza, un fiume grande quanto
l’oceano, e che loro avrebbero attraversato per primi. Era cominciata una
nuova avventura, oltre alla scoperta dell’ignoto, avrebbe
finalmente avuto la famiglia che tanto aveva desiderato.
No, non si sarebbero mai tirati indietro.
Sorrise.
- Vai, Oarf!-
Fine
Note
Autrice ( che parolona ) : Santo
cielo, non riesco a credere di essere riuscita a scrivere davvero una cosa
simile...
Insomma... mi sento soddisfatta per una volta nella vita.
Finalmente posso dire di essere contenta di qualcosa
che ho scritto!
Intanto dico due cosine.
Questa fanfic ha subito una variazione. L’ho ridotta
un po’, togliendo i pezzi che ritenevo più “inutili” e
a volte anche ripetitivi.
La prima betatura era stata effettuata
da Seiko, che ringrazio ancora moltissimo!
La seconda invece è a opera
di Akagi_san!
Grazie a entrambe, davvero (_ _)
Altre due cose, poi non mi dilungo oltre, lo giuro!
Dediche.
Questa storia l’ho scritta pensando a due persone che
mi seguono su questo fandom dall’inizio, dalla mia primissima fanfic due
anni fa...
FataFaby89
e armony_93 .
Io davvero, ho cercato con questa fanfiction di trasmettervi
tutta la gratitudine che sento per voi due, perché mi avete sempre seguita e incoraggiata, e lodata fino
all’inverosimile.
Mi sopportate da due anni. Come fate,
lo sapete solo voi!
Fabiana: Sei una
delle autrici più in gamba che io abbia mai avuto
il piacere di conoscere. Al tuo confronto sono solo uno sputo per terra, su un
marciapiede di città, eppure mi sento fiera e orgogliosa quando vedo una
tua recensione a qualche mia storiella. Mi sento felice come una bambina,
perché per me tu sei davvero in gamba ed è un po’ come se a
recensire fosse qualche scrittrice famosa.
Grazie per la tua pazienza, la tua
simpatia, la tua dolcezza e grazie per tutto ciò che scrivi!
Eleonora: oddio,
se non sbaglio ( anche se credo di stare sbagliando come al
solito ) quando ci siamo conosciute avevi solo 15 anni >_< ma eri
così pucciosa, le tue recensioni erano così dolci che mi sono
sentita attratta diciamo. Anche il nostro dirci subito
“Ti voglio bene” te lo ricordi? Non ci conoscevamo eppure sentivamo
entrambe di dovercelo dire, e adesso lo sento
più che mai. Ti adoro, sei dolcissima e non immagini quante risate mi faccio quando chiacchiero con te.
Le nostre conversazioni con Sennar XD oh cielo, ma quanto
sono scema?
Bè, grazie davvero, per tutto.
Inoltre ringrazio anche chi leggerà questa storia,
chi l’apprezzerà, chi la detesterà, chi lascerà una
recensione ( che ricordo è sempre gradita in un
modo che nemmeno immaginate ). Insomma, vi ringrazio tutti, ma adesso è
davvero tempo che io vada, sono stata anche troppo
noiosa >_<
Bacioni, e alla prossima, chissà
quando sarà...
Selhin ♥