Ciao
a tutti!! Questa è la prima one-shot nonchè storia che pubblico da sola
su questo sito. Mi è venuta in mente mentre "studiavo" e ho cercato di
buttarla giù. Tranquille, non ho tolto tempo alla stesura di "La Legge
dell'Amore" xD (ff a 4 mani che scrivo con kiamilachan) quindi
godetevi la storia e ditemi cosa ne pensate. Un abbraccio, Ele.
Il senso della vita
Ero
avvolta nell'oscurità della notte. Tutto intorno a me era buio, quieto,
gentile. L'unico rumore che udivo erano le parole degli alberi: il
vento soffiava tra le loro foglie provocandone i lamenti che, leggeri,
mi cullavano nella notte.
La luna pallida rischiarava le lapidi di pietra fredde e intonse. La
luce fioca che proveniva dalla luna mi illuminava la pelle rendendola
più chiara di quanto già non fosse.
Ero seduta sulla terra, umida e fresca, chiusi gli occhi e mi
abbandonai al fruscio del vento del quale seguivo i movimenti. Un
brivido mi percorse il corpo ma non mi coprii, anzi, aumentai il
contatto con la terra sdraiandomi con il viso rivolto verso il cielo.
Delle mille stelle che probabilmente tenevano compagnia alla luna,
poche ero in grado di vederne: non mi ero allontanata abbastanza dalla
città.
Mi ero fermata col pick-up nel luogo che mi era sembrato più
distante dalla realtà alla quale non volevo pensare; solo quando le
luci cittadine non erano state più visibili attraverso lo specchietto
retrovisore, avevo parcheggiato ed ero entrata in questo posto desolato.
Non avevo mai notato questo cimitero che avrei ritenuto inquietante in
una situazione normale, ma in quel momento era perfetto.
Scivolando a terra avevo cercato di liberare la mente da ogni pensiero
ma purtroppo il nulla non era in grado di sostituire la drammaticità di
miliardi di pensieri.
Il SUO viso continuava ad apparire nella mia mente, le sue ultime
parole rimbombavano dentro di me e mi ferivano ogni volta che me le
ripetevo . LUI non c'era più. Un coltello dalla punta affilata
penetrava lento e doloroso nella mia carne piano si muoveva dritto
mentre una goccia di sangue scivolava dentro me. Non riuscivo a
smettere di ripetermi le sue ultime frasi e ogni volta sentivo aprirsi
una nuova e profonda ferita. Ma solo quando LO ricordai scomparire tra
i fitti alberi, il mio petto si squarciò, e dalla mia bocca uscì un
urlo acuto, isterico, liberatorio.
E la mia vita, in quell'attimo eterno, spirò.
Ero morta, non poteva essere altrimenti.
Ero certa che il mio corpo fosse senza vita e che la mia anima fosse
un'entità separata. D'altronde non aveva senso vivere senza di LUI.
Poco dopo, solo quando udii il battito del mio cuore realizzai
purtroppo che la mia vita non era ancora giunta al termine. Decisi
allora di alzarmi e di attendere che la morte mi raggiungesse al più
presto, mentre girovagavo nella sua stessa dimora.
Fluttuai tra le lapidi gettando un'occhiata distratta ai nomi di chi
fortunato era stato colto da colei che ardentemente invocavo.
Tra le mille pietre tutte uguali fui attratta intensamente da una di
esse, da una forza di cui fino ad allora avevo ignorato l'esistenza. Mi
avvicinai a questa mentre il battito del mio cuore si faceva sempre più
veloce, sempre più forte, sempre più....vicino?
Un riflesso automatico mi fece voltare verso il rumore che riconoscevo
come il mio cuore ma che mi resi conto era il battito d'ali di un
gruppo di pipistrelli che mi superò e sparì nell'oscurità.
Ancora scossa dalla strana scena a cui non sapevo dare un significato,
volsi lo sguardo verso la lapide che tanto mi chiamava.
La toccai ma non sentii niente, nè freddo nè brividi.
Allora decisi di leggere il nome di chi giaceva sotto di essa, magari poteva
spiegarmi la strana attrazione che esercitava in me.
Nello sapzio di un attimo, lungo come quello che prima mi aveva uccisa,
morii nuovamente.
O meglio, lo ero già.
In quell'istante, la paura che si era impossessata di me appena prima
lasciò il posto a un'immensa serenità: i miei desideri erano stati
ascoltati.
Lapide: Isabella
Marie Swan
1987-2010
Morta prematuramente
per cause sconosciute