Il campo di
battaglia è ormai silenzioso, la battaglia conclusa, un basso
strato di nebbia grigiastra sembra imputridire ancora di più il terreno
ingombro di cadaveri e sangue ancora fresco.
Una
fanghiglia immonda, la fanghiglia di cui si ciba il diavolo e nessun altro.
Qua e là, i
gemiti dei feriti e dei moribondi risuonano spettrali per la desolante pianura
dove solo pochi istanti prima due imponenti eserciti hanno disputato una
terribile battaglia.
Già orde di
mosche infestano l’aria malsana mentre le loro larve si cibano della carne
morta dei cadaveri mentre qualche corvo affamato cerca di raggiungere ingordo
la propria cena.
In mezzo a
tutto ciò si erge una figura umana.
Il busto ritto, il capo lievemente bilanciato all’indietro in una posa
fiera e sprezzante.
Un
maleodorante alito di vento scuote per un secondo i suoi capelli grondanti si sangue vermiglio anticamente di color argento vivo mentre
il viso, piegato in un lieve ghigno malvagio porta i segni della battaglia
appena disputata: sporco anch’esso del sangue di malcapitate vittime, porta ora
il segno di una bruciante ferita sulla guancia destra.
Il sangue
solo per metà umano del mezzo spettro gocciola
regolare dalla mandibola per poi ricadere sullo yukata rosso fuoco.
E’ solo.
Vivo in
mezzo ai morti.
In mano
tiene una spada lucente e affilata che alcuni avrebbero potuto definire troppo
grande e pesante per lui ma per chi, e sono
veramente pochi, ebbe la fortuna di vederla
vibrare nelle mani del suo padrone e rimanere poi in vita, quella spada avrebbe
per sempre rappresentato un’arma invincibile che solo il mezzo demone avrebbe
potuto brandire.
Inuyasha osservò attentamente la lama macchiata di rosso e, con un ghigno se
la portò al viso.
Con evidente
piacere leccò lievemente quella sostanza dal sapore ferroso mentre la memoria
degli esseri umani a cui apparteneva vagavano nella sua mente.
Sorrise con
evidente soddisfazione.
Umani in
meno da uccidere.
“Non
dovresti gioire così tanto della morte di innocenti,
Inuyasha”
Il mezzo
demone si voltò lentamente verso il proprietario di quella voce bassa e
profonda, solo lievemente annoiata.
“ Gli umani
non sono mai innocenti, Sesshoumaru”
Il demone sorrise lievemente, un ghigno che poco aveva a cui spartire con quello di
Inuyasha: meno crudele, divertito, ma ugualmente freddo e spietato.
Sesshoumaru,
il fratello maggiore di Inuyasha, il legittimo erede
al trono.
Inutaro Miyoshi, signore del regno di MItrendil, terra di Youkai
e Anyou, aveva avuto due figli Sesshoumaru ed
Inuyasha.
Sesshoumaru,
concepito con la defunta moglie Youkai e legittimo
erede al trono, era conosciuto, oltre che per la mirabile bellezza per la sua
glaciale freddezza e spietatezza sia in ambito
militare che politico: non aveva riguardi per l’avversario a cui non
riconosceva nulla se non la sconfitta.
Ogni altro
sentimento gli era sconosciuto, e questo faceva di lui un nemico temibile e
inarrestabile.
Non risulta che egli avesse amici o consocianti a cui
riconoscesse un atteggiamento differente.
Inuyasha,
d’altro canto, concepito con la seconda moglie umana del re, una nobile di alto rango che sembrava avergli rubato il cuore morta
purtroppo durante il parto, era estraneo alla gelida freddezza del fratello.
Tanto
spietato quanto crudele, si batteva con furia inarrestabile in ogni battaglia
che affrontava.
Le sue mani
erano sporche del sangue di centinaia di vittime a cui
non aveva mai riservato pietà o compassione.
Sesshoumaru
osservò imperturbabile il sangue che ancora gocciolava dai capelli argentati
del mezzo demone.
Sorrise
beffardo:lui non aveva preso parte alla battaglia,
tenendosi al riparo dalla furia e dall’odore nauseabondo che sembrava
impregnare ogni cosa in quel luogo nelle retrovie.
“ E’ meglio
che tu ti dia una lavata, fra poco entreremo nella città…e non credo che tu ti
voglia perdere lo spettacolo”
Inuyasha
sorrise maligno “ No…decisamente no”
Poco dopo
entrambi i fratelli avanzavano in groppa a due fieri stalloni neri verso le
porte della città ormai sguarnita di difese.
Dietro di
loro, anch’essi a cavallo, vi erano i portabandiera che reggevano con sicurezza
le insegne della nobile casata dei Miyoshi: un
dragone in volo, metà bianco e metà nero.
Con sguardo
attento Inuyasha osservò la fortezza ormai caduta: gli imponenti muri color
sabbia alti fino al cielo si ergevano fieri alla difesa di una città ormai
morta e senza difese.
Davanti a
lui, una imponente porta color ebano portava inciso
nel legno pittoresche figure rappresentanti scene di battaglia antiche come la
memoria.
Sembravano
robuste.
Se la
città si fosse ostinata a non cadere, abbatterle sarebbe stato un problema non
sottovalutabile.
Strinse
maggiormente le redini del suo fedele destriero.
Lentamente,
con la sicurezza di chi sa ormai di avere la vittoria in pugno, trottarono
verso le imponenti porte della fortezza fino a che le mura furono così vicine
da oscurare il grigio pallido del cielo.
Si
fermarono.
Da dentro
non proveniva nessun rumore, come se la città fosse deserta.
Inuyasha
sbuffò: codardi.
Improvvisamente
Sesshoumaru parlò “ Sono Sesshoumaru Miyoshi, principe della casata dei Miyoshi
e futuro erede al trono.
Il vostro
esercitò è stato distrutto e le vostre difese sono ormai cadute.
Arrendetevi,
e non vi sarà fatto alcun male, le vostre vite saranno risparmiate così come la
vostra integrità politica e spirituale, tentate di resistere ed allora per voi
non vi sarà alcuna pietà: le vostre case verranno
bruciate, le donne violentate e i bambini gettati in pasto alle belve feroci.”
Tacque.
Silenzio.
Inuyasha si
mosse stizzito sulla sua sella: la diplomazia gli faceva venir voglia di
vomitare.
Pesanti
gocce di pioggia iniziarono a cadere dal cielo ormai grigio
piombo andando a tingere di chiazze più scure le mura color sabbia della
città sotto assedio.
Silenzio.
Lo sguardo
imperscrutabile di Sesshoumaru vagò attento verso le torrette di guarda miseramente vuote, le minuscole feritoie sguarnite di
occhi scrutatori ed infine alle porte massicce ed imponenti.
Il mezzo demone sorrise beffardo: sapeva che cosa stava osservando il fratello, e
questa consapevolezza lo riempiva di un’immensa gioia.
Improvvisamente
un rumore metallico riscosse i suoi sensi.
Con uno
scatto voltò nuovamente la testa verso le porte color ebano della città:si stavano dischiudendo.
Con un suono
cupo e profondo misto al cigolio assordante delle giunture, le enormi ante si
aprirono dinnanzi a loro mostrando così una lunga via lastricata in marmo
bianco e rosa strettamente ridossata ad imponenti
case bianche come la neve dalla forma alta e
slanciata.
Le finestre
dalla linea stranamente allungata erano contornate da mirabili cornici dipinte
o scolpite a mano dai colori vivaci:blu, rosso, verde
ed arancio erano quelli più ricorrenti.
Il mezzo
demone fece vagare lo sguardo per le strette viottole che separavano
una casa dall’altra e per i piccoli e
selvatici giardini che contornavano alcune abitazioni sorprendendosi di come,
da ogni punto spuntassero occhi curiosi e vivaci e visi scavati dal tempo e
dalle intemperie.
Guardò il
fratello che ammiccò soddisfatto: solo donne, bambini e vecchi.
Con un
movimento brusco, Inuyasha spinse lo stallone in avanti seguendo così quello di
Sesshoumaru che già procedeva lento verso una figura magra e leggermente curva
che sembrava attenderli a pochi metri dall’entrata.
Dietro di
loro l’ampia schiera di soldati a cavallo si mise lentamente in moto verso le
porte della città.
“ Siate i
benvenuti, stranieri “ li accolse il vecchio.
Un
sacerdote, a giudicare dalle vesti lunghe fino ai piedi di un tetro color blu
notte e dal sottile bastone dorato che teneva fieramente nella mano destra.
L’uomo si inchinò leggermente in segno di saluto.
I due
principi rimasero immobili sulla loro sella.
“ Principe
Sesshoumaru,principe Inuyasha, ora la città di Sirion è vostra.
Vostra e di
tutta la vostra famiglia” continuò senza smettere di fissare il terreno.
“ Ogni
ricchezza in essa contenuta è ora a vostra
disposizione così come ogni uomo, donna o bambino”
Sul volto di
Sesshoumaru comparve un lieve sorriso gelido come il ghiaccio.
“ venerabile
sacerdote.”
Il vecchio
alzò lentamente il capo così da poter guardare in viso i nuovi signori di Sirion, rabbrividì visibilmente: I fratelli Miyoshi erano da tutti descritti come sanguinari
conquistatori che non concedevano nessun diritto al nemico sconfitto, neanche
quello della vita.
Con terrore
si chiese se quelle voci fossero fondate.
Il principe
ereditario lo scrutò un secondo con sguardo concentrato, soffermandosi poi
insistentemente sugli occhi.
Il povero
sacerdote distolse lo sguardo.
“Venerabile
monaco…” una voce pungente lo costrinse ad alzare di nuovo lo sguardo per
posarlo questa volta sul viso affilato del secondogenito.
Inuyasha era
seduto in groppa ad un cavallo nero come la notte e guardava con sguardo a metà
fra l’altezzoso e il divertito il sacerdote.
“ Voi dite…”
con un leggero strattone fece avanzare di poco il destriero verso di lui “ Che
tutte le ricchezze della vostra città sono
nostre…giusto?”
“Certo
principe, è quello che ho detto”
Sul volto
dell’hanyou si disegnò un lieve ghigno malizioso “ E
allora dimmi…bonzo:quali ricchezze custodisce Sirion?”
Una fredda
goccia di sudore imperlò la fronte corrucciata del vecchio
“si-signore…principe…noi-noi…noi custodiamo pietre preziose,oro,gioielli,sete
pregiate,donne di rara bellezza, cibi e frutti mai visti, dipinti di
inestimabile valore…”il mezzo demone alzò una mano per zittirlo.
“molto
bene”disse freddamente”molto bene….”voltò con uno strattone il cavallo verso i
soldati che se ne stavano allineati alle loro spalle.”
Prendete tutto quello che volete, tutto ciò che il bonzo ha descritto, perché è
vostro.”Sesshoumaru voltò rapido anche il suo destriero”… e poi bruciate la città”.
Inuyasha
guardò i volti esultanti degli uomini e fu preso da un senso di disgusto:gli uomini erano così stupidi.
Stupidi e
sporchi.
Bastava dare
loro qualche pietruzza colorata, fargli avere qualche sporca umana da
violentare per soddisfare i loro desideri animaleschi e roteare un poco la
spada per fargli capire che cosa gli sarebbe successo se si fossero ribellati e
loro diventavano dei divertenti giocattolini nelle
mani di chiunque.
Pronti a
morire per il proprio comandante o per meglio dire capobranco
e dotati di un’intelligenza pressoché esigua, erano ciò che di meglio serviva
in battaglia:carne da macello.
Lo sguardo
del mezzo demone si contorse in un’espressione indolente “ Non risparmiate
nessuno, prendete tutto ciò che volete…..ORA ANDATE!!”
Un accorato
urlo di gioia si sollevò dalle file di soldati fin oltre le porte color ebano
accompagnato poi dal galoppare rapido degli zoccoli sul marmo bianco, dalle
prime urla di donne e bambini, di porte abbattute, di grida terrorizzate e dal
clangore sordo del ferro delle spade.
Senza
voltarsi nemmeno una volta Inuyasha e Sesshoumaru uscirono lentamente dalla
città.
Non c’era un
motivo specifico per la loro decisione;semplicemente
quella città non era di loro interesse.
Dietro di
loro, una figura magra e un poco ingobbita fissava i
riflessi argentei dei loro capelli divenire sempre più lontani fino a perdersi completamente
nel fumo nero che aveva iniziato ad invadere Sirion
come una marea nera.
Gli occhi
spalancati per lo stupore e l’orrore celavano un’unica
domanda insidiosa quanto semplice: Perché?
Perché
bruciare la città?
Perché
uccidere i suoi abitanti?
Perché
distruggere un luogo di pace e prosperità fino alle fondamenta?
La vista per
un secondo gli si annebbiò, coperta da un sottile velo che faceva apparire ogni
cosa tremolante ed indefinita.
Il vecchio
si girò.
Il bagliore
rosso vivo delle fiamme lo accecò mentre il calore delle lingue di fuoco
sembrava un respiro rovente pronto ad incenerirlo in un secondo.
Il sacerdote
non si mosse.
Davanti a
lui, una figura in controluce si stava avvicinando a grande
velocità.
Sembrava un
uomo a cavallo.
In mano aveva
una lunga spada che rifletteva con tanto fulgore l’infernale luce delle fiamme
da sembrare un’antica arma di un Dio caduta in mano ad
una creatura delle tenebre.
Il cavaliere
era sempre più vicino.
Il vecchio
alzò lo sguardo.
Stava
piovendo.
Inuyasha
fissò con sguardo truce i prigionieri.
Pecore al
macello.
Puzzavano di
carne bruciata e sangue.
Disgustoso.
Piccoli
occhi spauriti si guardavano intorno smarriti alla ricerca di una salvezza
ormai negata.
Di una casa
ormai sepolta sotto tonnellate di macerie.
“Il bottino
di guerra, principe”esordì tronfio un uomo alla sua sinistra.
Il mezzo
demone lo incenerì con lo sguardo “ Donne e bambini spauriti e bruciacchiati
non mi sembrano un bottino”
Lo sguardo
dell’uomo per un secondo si tinse di paura: quello era il piatto forte.
“ Mi-mi
scusi principe…”ansimò “ il resto del bottino è in quella tenda, secondo ordine
di suo fratello”
“Bene”.
Il soldato
si dileguò alla velocità della luce.
Il suo
sguardo vagò indifferente per il gruppo dei prigionieri seduti a terra con mani
e piedi legati a pesanti catene.
Molti si
ritrassero al suo sguardo mentre altri lo sfidarono apertamente a soffermarsi
ad osservare.
Li ignorò.
Simili
dimostrazioni di orgoglio erano tipiche di chi non ha ormai più nulla da
perdere:solo la sua vita,la vita di chi ormai non ha più nulla per cui serva
vivere, una vita che non ha più nessun valore soprattutto per il suo
proprietario.
Finalmente
la trovò.
Una ragazza
dai capelli castani leggermente ondulati, gli occhi verde smeraldo dalla
sottile pupilla sconvolti per la paura, labbra carnose disidratate ed insecchite dal
calore delle fiamme, il corpo ricoperto da lividi ed escoriazioni causate da
un’impossibile fuga verso la salvezza.
Una youkai
gatto.
Piccoli
artigli anneriti spuntavano dalle dita affusolate e ricoperte di fuliggine.
Se li
immaginò conficcati nella pelle della sua schiena.
Si leccò le labbra
con evidente malizia.
“Lei” disse
con voce piatta.
Sesshoumaru,
lo sguardo serio e concentrato,fissava una cartina spiegazzata e annerita
dall’uso frequente.
Le sue dita
affusolate disegnavano immaginarie traettoie e confini.
Era
preoccupato.
Suo padre la
faceva semplice:conquistare tutta le terre occupate dagli umani e ridurle in
schiavitù.
Non
importava come e con quali mezzi, l’unica cosa che contava era la rapidità:suo
padre odiava le guerre lunghe e snervanti.
Già.
Lui, seduto
al trono del suo magnifico palazzo d’oro la faceva semplice.
Ma per lui
che ogni secondo doveva fare i conti con la dura realtà dei fatti, i progetti
del padre erano tutt’altro che facili.
Certo, fin
ora la loro avanzata era stata rapida e devastante.
Nessuno
aveva saputo opporsi alla loro evidente forza.
Loro erano
youkai, non semplici umani indifesi !!!
Ma ora le
cose si stavano complicando;stavano per entrare nelle terre sotto l’influenza
della potente città di Zaccar.
Oltre che
fiorente centro di scambi e commerci, essa disponeva di un potente esercito di
soldati scelti(non gli zotici e i nullafacenti che di solito componevano le
milizie umane…)di moderne tecnologie di difesa come balestre e catapulte e di
nuove quanto vincenti tattiche di guerra.
Ma non era
questo che turbava maggiormente il giovane principe: ci voleva questo ed altro
per fare paura ai suoi uomini, e di certo l’intelligenza per elaborare
strategie non mancavano ne a lui ne a suo fratello.
Ciò che
veramente lo preoccupata era il corpo speciale di guerriglia che,si diceva, il
re stesso avesse scelto e formato reclutando i soldati più valorosi del suo
esercito, prigionieri di guerra,ladri, banditi, selvaggi di ogni specie e
genere e i membri delle tribù più sanguinarie che abitavano le sue terre.
Un esercito
di maledetti.
La fronte
del principe si aggrottò ancora di più.
Maledizione!
Ammesso che
la loro esistenza fosse vera quanto la loro forza, non avrebbe avuto alcuna
arma con cui affrontarli: il solo nome bastava per gettare gli uomini nel
panico e, come un buon generale sa, la paura è ciò che di più pericoloso possa
accadere in battaglia.
Figuriamoci
il panico.
Era un
rischio dannatamente grosso quello che stava per correre:per affrontare Zaccar
gli servivano uomini coraggiosi e sprezzanti della morte….non coniglietti
spaventati dal lupo cattivo.
Dannazione!
In quel
momento entrò nella tenta color rosso india Inuyasha.
Gli bastò
uno sguardo al volto corrucciato del fratello per capire che c’era qualcosa che
non andava, e un secondo alla cartina per capire che si trattava di affari di
guerra.
Sospirò
scocciato andando ad accasciarsi scompostamente su di una poltrona posta non
lontano da quella del fratello.
“ Avanti
fratello”biascicò rassegnato”dimmi che cosa ti angustia”
Sesshoumaru,senza
alzare lo sguardo dalla cartina stropicciata schioccò sonoramente la lingua sul
palato.
“Avanti, sai
che prima o poi me lo dovrai dire: sono io il capo delle forze armate,
dell’esercito, e di tutto ciò che ha a che fare con battaglia e strategia…che
cosa ti preoccupa?”
Il
primogenito alzò lo sguardo preoccupato verso di lui “mi preoccupa la prossima
città che dovremo assaltare, Zeccar”
Il viso del
mezzo demone si piegò in una strana smorfia di scherno” ti preoccupa la città…o
chi ci sta dentro, Sesshoumaru?”sorrise sarcastico “o forse ti preoccupano
delle specifiche persone che vi abitano?”
“mi da di
che pensare la squadra scelta del re, la carta vincente, e il suo mazzo già
spaventosamente fornito”
“che
paroloni fratello...ti spaventi per quattro contadini con in mano forconi e
rastrelli?Hai forse paura che ti pettinino i c…”senza riuscire nemmeno ad
accorgersene, Inuyasha si ritrovò schiantato a terra con una mano del fratello
stretta con forza intorno alla gola.
“Quelli non
sono contadini con in mano rastrelli e forconi!! Quelli sono soldati scelti
appositamente dal re per difendere se stesso e la città nel caso di un attacco
superiore alle loro forze!!”
“Noi siamo
in numero maggiore e in forza nettamente superiore Sesshoumaru!” ansimò il
mezzo spettro ancora schiantato al suolo.
“ Tu non hai
visto di che cosa sono capaci fratello! Sono creature maledette che conoscono
solo il sangue e la morte.
Nessuno dei
nostri soldati resisterà alla loro fama una volta sul campo di battaglia!”
Inuyasha
afferrò con uno scatto il braccio del fratello e, con una mossa fulminea si
divincolò dalla stretta per poi portarsi a qualche metro di distanza”
Resisteranno.”disse con tono deciso “ giuro su Dio che quando verrà il momento
di combattere, loro saranno pronti ad affrontare il diavolo stesso”
Detto questo
uscì dalla tenda lasciando un Sesshoumaru meno composto del solito a
scervellarsi sul da farsi.
Il mezzo
spettro sbuffò: farsi terrorizzare così da stupide storie passate di bocca in
bocca per anni fino a che della trama originaria non sia resistita altro che
l’idea era assurdo.
Scosse la
testa:aveva altro a cui pensare ora.
Qualcosa di
molto meno angoscioso e decisamente più piacevole.
Entrò nella
sua tenda posta un poco in disparte dalle altre:sapeva benissimo che la
posizione della sua tenda sarebbe
dovuta essere esattamente in mezzo all’accampamento, accanto a quella del
fratello.
In caso
d’attacco quello sarebbe stato il luogo più protetto.
Ma lui aveva
preferito restare ai margini dell’accampamento:ne aveva abbastanza del fetore
degli uomini, delle latrine all’aperto, e dei cavalli.
Entrò.
Lei era li.
Seduta come
una principessa araba sulle dura lenzuola del letto, unico arredamento della
tenda.
Lavata e
profumata sapeva di fiori.
Il corpo
perfettamente pulito era avvolto in una leggera veste color cielo che lasciava
generosamente intravedere alcune parti molto interessanti.
Sorrise
malizioso.
Lei alzò gli
occhi verso di lui, con aria timorosa e affascinata allo stesso tempo.
Il ghigno di
Inuyasha si trasformò rapidamente in un sorriso gentile e dolce come non era
lui.
Si fermò
quando le fu a poca distanza.
“come ti
chiami?”
La vide
tremare leggermente.
Era quasi
troppo facile.
“Hai un
nome?”chiese con tono gentile.
La ragazza
annuì debolmente,gli occhi fissi al pavimento.
“E qual è?”
“Ari”
“Ari…”il
mezzo demone saggiò il sapore di quel nome come se si trattasse di qualcosa di
decisamente appetitoso e stuzzicante.
“ Ciao
Ari….io sono Inuyasha”
“ Sei il
principe che ha ordinato ai soldati di bruciare la città?”La ragazza sollevò
timidamente lo sguardo andando ad incontrare i suoi occhi.
Erano verdi.
“Si. Sono
io”
“perché lo
hai fatto?”
Inuyasha si
avvicinò lentamente al letto sul quale era seduta la ragazza.
Si chinò
davanti a lei,così da incontrare direttamente il suo sguardo insicuro e
timoroso.
“ Secondo
te?”le chiese in un sussurro.
Lei lo
guardò confusa”Io…io non lo so”
Inuyasha la
guardò intensamente.
“Hai perso
qualcuno a te caro?”
“S..si”
“Chi?”
Lei esitò, e
lui lesse nei suoi occhi un dolore ancora pulsante.
Perfetto.
Fra un paio
di minuti lei sarebbe stata li su quel letto sotto di lui, a gridare con tutto
il fiato che aveva in gola il suo nome.
Non gli
piaceva violentare le sue prede.
Urlavano
troppo, si divincolavano e si irrigidivano.
Tutti
inconvenienti che lo portavano a godere la metà di quello che avrebbe goduto
con una scopata consensuale.
“ Hai perso
i tuoi fratelli?”
Lei annuì
debolmente.
“ Tua madre
dov’è?”
I suoi occhi
verdi si riempirono di limpide ed innocenti lacrime” E’…é…è morta anche lei….e
anche mio padre e….”la voce le si spezzò in gola mentre scoppiava in lacrime.
Con un gesto
lento e controllato Inuyasha allungò una mano verso di lei andando a sfiorare i
lunghi capelli castani raccolti in una semplice treccia sulla schiena.
La ragazza
ebbe un leggero sussulto ma non si ritrasse al contatto.
Si alzò
lentamente in piedi e, leggero si sedette accanto a lei.
“mi
dispiace” disse prima di circondarle le spalle con entrambe le braccia e
attirarla dolcemente verso di se.
Immediatamente
i singhiozzi della ragazza divennero più forti e disperati mentre sconvolta
cedeva a quell’abbraccio consolatore.
Per un tempo
che a lui sembrò infinito la tenne stretta fra le sue braccia accarezzando
dolcemente la sua schiena che sembrava rilassarsi ogni momento di più fino a
che,stanco di recitare la parte del santo consolatore decise di agire.
Le si scostò
leggermente e con una mano le sollevò di poco il mento in modo da incontrare i
suoi occhi arrossati dalle lacrime.
Lei lo
guardò.
Non era
spaventata.
Ormai si
fidava di lui.
Con un dito
le accarezzò dolcemente la guancia asciugando alcune perle salate che ancora la
rigavano.
“Non
piangere Ari”le disse in un sussurro a fior di labbra “ Loro non lo avrebbero
voluto”
La ragazza
continuò a fissarlo, incapace di parlare.
Inuyasha le
scostò alcuni capelli dal viso” Sei così bella…”
Le si
avvicinò andando a sfiorare le sue labbra in un bacio leggero.
La sentì
immediatamente dischiudere le labbra permettendo alla sua lingua di incontrare
quella di lei.
La strinse a
se con forza.
Fra poco quella
stupida youkai avrebbe iniziato a servire a qualcosa.
Si scostò
dal bacio per andare a morderle il collo generosamente scoperto:sapeva di pesca
ed era morbida da impazzire.
Affondò i
denti in quella carne così appetitosa mentre la ragazza si lasciava scappare un
gemito sommesso.
Percorse
entrambe le morbide spalle per poi scendere più in basso, verso i seni.
Le sue mani
volarono rapide alle spalline del vestito color cielo facendolo scivolare
dolcemente fino alla vita della ragazza.
Lei aveva
gli occhi chiusi, tutti i sensi avvolti dalle sensazioni che sapeva le stava
trasmettendo.
Aveva il respiro pesante, il seno che si alzava ed abbassava con un ritmo
affannato.
Sogghignò
soddisfatto iniziando a sfilarsi lo yukata rosso fuoco.
Sesshoumaru
si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona della sua tenda.
Era da poco
arrivato un messaggero proveniente dalle terre di Mitrendil con il quale suo
padre lo informava che l’opera di conquista doveva continuare, e
specificatamente doveva essere rivolta verso Zaccar, potente città commerciale.
Dannazione a
suo padre.
Se pochi
minuti prima stava valutando la possibilità di attaccare un’altra città
rinviando quello scontro, ora non aveva più nessuna scusa per temporeggiare.
Maledizione!
Si rialzò
con uno scatto uscendo veloce dalla tenda.
Si fermò
guardandosi intorno.
“Stan!”
Subito
davanti a lui comparve un demone dalle sembianze umane piuttosto giovane e
tarchiato.
“Si
signore?”
“Vai a
chiamare Inuyasha, gli devo parlare”
Lo youkai
assunse un’espressione stranamente imbarazzata ed ansiosa.
“Emh…signore…”Sesshoumaru
inarcò le sopracciglia:perché quell’idiota era ancora li?
“Che cosa
c’è?”
“Emh…vede…signore…in
questo momento Inuyasha è nella sua tenda con una…emh…prigioniera”Il suo tono
tremante infastidì il principe ancora più della notizia.
“ E
allora?Io ti ho detto di andare a chiamarlo.”
Il povero
sottotenente chinò velocemente il capo per poi iniziare a correre in direzione
della tenda di Inuyasha.
Il mezzo
demone era ora sdraiato sopra il demone gatto e, le sue gambe avvolte intorno
ai suoi fianchi, spingeva in lei con forza e determinazione.
Lo sguardo
fisso su di lei la vide abbandonarsi completamente a quel gesto antico e
primitivo come l’uomo stesso, muoversi febbrilmente contro di lui fino a che,
con un grido strozzato la sentì inarcarsi in uno spasimo verso di lui, gli
occhi dilatati ora rivolti nei suoi ed allora anche lui si lasciò andare
all’orgasmo, gemendo insieme a lei il suo piacere.
Sorrise
soddisfatto.
Decisamente
aveva scelto bene.
Aveva fiuto
per queste cose.
Le si staccò
di dosso andando a sdraiarsi al suo fianco.
Si girò a
guardarla notando che aveva lo sguardo fisso verso l’alto, gli occhi spalancati
e il respiro ancora affannoso.
Non seppe
come interpretare quei gesti.
Poi lei si
girò verso di lui ed allora capì.
Quella
gattina era soddisfatta.
Sorrise
compiaciuto avvicinandosi al demone ansimante e la baciò con violenza
affondando in lei la sua lingua avida.
La sentì
sospirare nella sua bocca mentre con un braccio gli circondava le spalle
muscolose.
Le si
accostò maggiormente andando ad intrecciare le loro gambe:decisamente lei ci
sapeva fare.
Sogghignò
malizioso pregustando un secondo giro in quel corpo appetitoso quando una voce
al di fuori dalla tenda interruppe bruscamente i suoi pensieri.
“Emh…si…signore?”era
Stan, il galoppino di Sesshoumaru.
Sospirò
scocciato andando ad interrompere il bacio “ cosa vuoi Stan?”
“
Emh…principe…il principe Sesshoumaru desidera vedervi…”
“Sono
occupato”
“Emh…si…signore…ma...ecco…il
principe desidera vedervi ora…ha detto che è importante”
Il mezzo
demone digrignò i denti poi, scoccando un ultima occhiata al demone gatto che
lo guardava con evidente desiderio mordicchiò piano il suo collo tenero e
morbido sussurrandole nell’orecchio appuntito” Stai qui e dormi, fra poco
tornerò”la sentì annuire piano.
Si alzò
velocemente recuperando i suoi vestiti dimenticati ai piedi del letto.
Sotto lo
sguardo attento della youkai si rivestì ed uscì dalla tenda dove un trepidante
Stan lo attendeva.
Lo guardò
freddamente”Mio fratello è nella sua tenda?”chiese gelido;lui annuì.
“bene” sogghignò
un momento prima di tagliare di netto la povera testa del demone ed
incamminarsi verso il cuore dell’accampamento.
Un momento
dopo entrò nella tenda rosso india del fratello.
Lui lo
guardò di sfuggita per poi chiedere indifferente “Stan?” ” mi aveva disturbato”
“bene, raduna le truppe Inuyasha; si parte verso Zaccar”