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Secondo tentativo di iniziare una fiction non basata sulle mie
esperienze personali e che non sia One-Shot (dopo aver tentato con Batman ed
aver accantonato il progetto per mancanza di idee plausibili e
logiche)
Questa fiction nasce per pura casualità durante una banalissima
lezione di storia:
La prof stava interrogando ed io, poiché non avevo nulla di meglio
da fare stavo facendo qualche sciocco disegno su di un un foglio strappato, in
cui io e la mia compagna di banco (anche lei fan dei Beatles) avevamo modo di
incontrare i nostri beniamini.
Sapendo della mia abitudine di fare lunghi “viaggi mentali” sopra
qualunque argomento che si distacchi dalla normalità e della mia propensione a
scribacchiare mini storielle riguardanti me ed i miei amici, mi ha dato l’idea
di scrivere una storia un po’ più lunga ed articolata proprio sui
Beatles.
Pensando e ripensando ho dato alla luce questa storiella (alquanto
inverosimile ma…dopotutto siamo su un sito di
FAN-FICTION).
Ho “modellato” alcuni personaggi su alcuni miei amici che hanno
seguito l’evolversi della storia e , last but not least, mi sono documentata il
più possibile su John Lennon (sul quale, in ogni caso sapevo già abbastanza,
essendo il mio Beatle preferito ^.^ ) guardando video e leggendo documenti che
lo riguardavano 8perlopiù video e documenti che descrivevano la sua natura
profondamente ribelle, giocosa e sarcastica, al di là del John Lennon attivista
per la pace che noi tutti conosciamo.)
Dopo queste premesse...
Inizio con la storia… Spero vi piaccia!
Please, lasciate un commento!
What
Goes On?
Papà
mi ha sempre detto che avevo un talento particolare per la
musica.
D’altronde,
sono nata in una famiglia di musicisti..che altro potevano
aspettarsi?
Papà
suona la chitarra acustica, la chitarra elettrica ed il pianoforte ed è docente
di musica in una scuola dello Yorkshire.Da giovane suonava la chitarra in un
gruppo chiamato “The white rabbits”( papà è anche un appassionato di Lewis
Carroll) e rockeggiavano nella cantina del loro batterista, al ritmo di Pink
Floyd, Rolling Stones…. ed al ritmo dei Beatles.
È
stato papà ad inculcarmi la mia formazione rock in campo musicale, guidando le
miem piccole dita di bambina sulla tastiera della chitarra e del pianoforte,
dove mi faceva suonare “Let it be” e “All together now”
Crescendo
ho allargato le mie conoscenze comprando un bellissimo basso elettrico, al quale
dedicai più del tempo dovuto (trascurando anche lo studio) provando e
riprovando, per il puro piacere di sentire le note di quelle canzoni che tanto
amavo… eseguite da me!
Mia
mamma suonava il violino da ragazza e ha ritenuto che l’idea di papà di darmi
lezioni fin da piccola fosse un’idea grandiosa.
“Chi
studia musica fin da piccolo cresce meglio!” aveva sentenziato papà mentre io
ridevo, seduta sul pavimento, giocando con una mini chitarra
giocattolo.
Quindi
mamma osservava e sorrideva alla vista di quel marito affettuoso che insegnava
alla propria figlia ad amare la musica, il rock…. ed i Beatles.
La
musica dei fab four ha sempre risuonato in casa mia, fin da quando ne ho
memoria.
La
mia ninnananna era “Yellow Submarine” o “Love me do”, quando avevo 10 anni mi
scatenavo al ritmo di “Twist and shout”, a 14 sospiravo ascoltando “All you need
is love” o “Michelle” e, a 17anni mi emozionavo ascoltando “I am the Walrus” e
“Tomorrow never knows”.
Ma…che
sbadata! Io parlo, parlo del mio passato “musicale” e non mi sono ancora
presentata!
Il
mio nome è Ariadne Bigsby, e vivo a Londra.
Sono
un’adolescente perfettamente nella norma, con i suoi interessi, le sue nevrosi,
le sue pazze vicende sentimentali, pazze a tal punto da far apparire qualsiasi
intricatissima soap opera come un’insulsa storiella (“Ma secondo te, perché Josh
dovrebbe aver detto a Lynn che p molto carina se giusto ieri ha detto a Margery
che i suoi occhi sono la cosa più bella che abbia mai visto? “ “Credete che
Brittany capirà che in realtà Harry è soltanto uno stronzo che la tradisce con
Helen che fra l’altro è stata la ragazza di Mick che invece stava con Greta, che
l’anno scorso stava con…..Harry!” tanto per darvi un’idea degli intrighi
sentimentali in mezzo ai quali mi tocca vivere).
Un’adolescente
come tante. Mi dicono che sono una ragazza carina…ma io non
saprei.
Ho
i capelli di una tonalità indefinita, a metà fra il rosso ed il castano, pieni
di ricci fittissimi, che mi scendono fino alle spalle (le poche volte che ho
provato a lisciarli ho ottenuto risultati decisamente agghiaccianti ed o deciso
di tenermi i miei ricci indomabili), occhi verdi e naso dritto.
Questa
è l’immagine standard che lo specchio riflette: io riesco a trovarci sempre
qualche difetto!
Un
brufolo rosso, un neo di troppo, le occhiaie dovute alla mancanza di sonno o a
quei “momenti di sconforto” che attanagliano noi povere donne.
Non
fraintendetemi, non mi considero brutta… Ma neanche nulla di
eccezionale!
Ed
è a me, a questa comunissima ragazza che è capitata la più strabiliante e la più
incredibile delle avventure.
Un’esperienza
che mi ha segnata (in tutti i sensi), che mi ha sconvolto… ma anche
divertito.
E
che soprattutto, mi ha fatto comprendere in pieno quanto le idee, la forza di
volontà e i sogni possano essere forti ed indistruttibili.
E
mi ha fatto apprezzare la vita.
Tutto
questo lo devo ad una persona che… beh non c’è più
In
realtà non c’era neanche quando tutto questo è capitato. Però
c’era!
Vi
sto confondendo le idee?
Chiedo
scusa… sono talmente su di giri che non so da dove iniziare….
Ok…partiremo
da quella giornata piovosa, da quella giornata scolastica che sembrava non
finire mai.
Una
giornata che si preannunciava noiosa ed esattamente uguale a tutte le altre:
fino a quando tutto non ha preso una…piega inaspettata!
Ero
seduta al mio banco, a scuola. La testa appoggiata sui gomiti, a loro volta
appoggiati sul banco.
Nelle
orecchio risuonavano le note di “Eleanor Rigby “e, con gli occhi chiusi,
assaporavo l’esecuzione degli archi nel sottofondo della canzone.
Mancavano
pochi minuti al tanto agognato suono della campanella e,c dopo 7 ore consecutive
di scuola, non ne potevo davvero più.
Spostai
lentamente gli occhi verso la mia sinistra, osservando il mio compagno di banco
Charles sgranocchiare alcune patatine. I, suo sguardo era altrettanto apatico:
nessuno degli studenti sembrava prestare attenzione all’interrogazione in corso
(anche se, come amava ripetere Mrs Johnson, ovvero la prof di storia, la stessa
prof che stava interrogando in quel momento avremmo dovuto approfittare delle
interrogazioni per scriverci le domande che il prof rivolgeva perché “Potrei
benissimo domandarlo a voi!” )
Allungai
una mano, un po’ intorpidita a causa della mia posizione e gli fregai una
patatina.
Charles
emise un piccolo sbuffo ma non protestò (Charlie adorava mangiare e sbuffava
ogniqualvolta qualcuno gli scroccava del cibo, cosa che io non mancavo mai di
fare solo per il puro gusto di tormentarlo un po’.)
“Oh
no..ancora loro..” bisbigliò Charles indicando il display del mio
Iphone.
“Problemi
forse?” risposi io pacata
“No,
no..è che…cristo Ariadne, ascolti solo loro!”
“Ma
no…li ascolto semplicemente più di altri…” dissi rimirando la foto che
lampeggiava sul’l Iphone.
Nella
foto si vedevano 4 ragazzi dall’inconfondibile taglio di capelli.
I
“quattro di Liverpool” : Paul Mc Cartney, Ringo Starr, George Harrison e John
Lennon.
“Ma
quanto sarà bello Paulie in quella foto?!”
Era
stata Lindsay, la mia compagna di banco dalla parte destra a proferire queste
parole.
“Si,
è davvero carino…anche se per me John resta il migliore. Non solo dal punto di
vista estetico,
ovviamente. Però…non so, sarei più attratta da un ragazzo così!”
John
Lennon, nella foto era molto giovane. Avrà avuto si e no 24 anni. Portava i
capelli lunghi fino alla nuca ed una strana frangetta con la scriminatura a
destra. Come al solito stava sfoderando uno di quei suoi impareggiabili sorrisi
“da mascalzone” che io, ahimè, adoro in un ragazzo.
Paul
Mc Cartney invece sfoderava il suo solito sguardo stile “cucciolo indifeso”, che
gli era valso la nomea di “Cutie Beatle”.
In
quella la campanella suonò, finalmente, riportandomi alla realtà 8la mia mente
stava giù infatti fluttuando verso mondi lontani,
in cui io, Ariadne , avevo l’opportunità di conoscere JOHN LENNON, il mio idolo.
Nei miei sogni mi dipingevo più spavalda e sicura di me di quanto lo sarei stata
nela realtà, se avessi mai avuto l’opportunità di incontrarlo.
Peccato
che John Lennon fosse morto da quasi 30 anni, assassinato a colpi di pistola da
un fan pazzo ed invidioso del suo successo.
Mentre
riponevo i libri nella mia borsa 8una borsa dei Beatles basata sul cd di “Abbey
Road”, che papà mi aveva regalato per Natale pensavo alla grande perdita ed al
grande vuoto lasciato nella musica dalla morte di John.
“Sempre
i migliori quelli che se ne vanno!” Avrebbe commentato papà (che aveva avuto la
fortuna di vedere John Lennon dal vivo in un concerto del 1963 alla tenera età
di 13 anni.)
Mentre
correvo verso la fermata dell’autobus (abito a soli 2 km da scuola e, di solito
copro a piedi la distanza…ma quel giorno stava piovendo a dirotto e non avevo
l’ombrello) iniziai ad ascoltare “Strawberry Fields,” una delle mie
preferite.
Riuscii
ad arrivare giusto in tempo per salire sull’autobus fermo ancora per pochi
secondi, ma nella foga finii dritta dritta in una pozzanghera, schizzandomi da
capo a piedi d’acqua piovana.
Maledicendomi
per la mia sbadataggine mi appostai vicino alle porte dell’autobus,, visto che
la mia fermata era fra le prime) cercando di risistemarmi la divisa della
scuola, mezza zuppa.
La
fermata era esattamente davanti a casa mia: una bella villetta tipicamente
inglese, di stile vittoriano (ereditata dal nonno paterno), dalla porta
nera in risalto sul marmo bianco tirato a lucido.
“Mamma!”
strillai entrando in casa” m sono bagnata tutta in una pozzanghera! (non so
neanche perché l’ho detto, mi sarei senz’altro procurata uno dei suoi rimproveri
sulla mia sbadataggine e io avrei senz’altro alzato gli occhi, ripetendo l’ormai
iper utilizzato “Maaaammma mia come la fai lunga! )
Nessuno
rispose.
Mi
tirai uno schiaffetto sulla fronte: “ma certo! Mamma è da Janet, all’ospedale.
Ha partorito stanotte, come dimenticarlo!” pensai, trascinando la mia borsa
verso le scale.
Non
mi accorsi subito dell’estraneo seduto nel mio salotto: forse ero troppo presa
dall’idea di prepararmi una cioccolata calda, forse la mia solita natura
distratta ha colpito di nuovo… Fatto sta che non me ne accorsi finché non scesi
le scale per tornare al piano di sotto dopo circa 10 minuti (ero andata a
cambiarmi ed a sistemare la camera).
Scesi
le scale e girai istintivamente la testa verso sinistra, verso il salotto,
percependo qualcosa di strano.
C’era
qualcuno seduto sul nostro divano!
Era
di spalle e potevo solo notare che aveva capelli castano chiaro lunghi fino alla
nuca ed indossava quella che sembrava una giacca nera.
Non
era papà nella maniera più assoluta (papà lavora in una scuola dello Yorkshire e
torna nei weekend..ed eravamo solo a martedì. E poi papà è
calvo.)
“MI
SCUSI!” proferii io, indignata e spaventata allo stesso tempo.
Lo
straniero sussultò e si girò intorno, alla ricerca della provenienza della ma
voce.
Scesi
a razzo le scale e mi piazzai davanti a lui, mentre mentalmente mi dicevo che
ero una stupida…
Poteva
essere un maniaco o chissà cos’altro!
E
fu quando mi misi davanti a lui, sempre con quell’espressione di assoluta
sorpresa mista a paura ed indignazione che capii alcune cose.
Il
mio ospite” era vestito in maniera bizzarra: indossava un elegante completo
nero, con una camicia bianca ed una cravatta, anch’essa nera. Di vestiti del
genere non ne vedevi spesso in giro. Sembrava un vestito elegante per il
teatro….oppure un vestito di altri tempi.
La
seconda cosa di cui mi resi conto fu che l’estraneo era molto giovane. Non
poteva avere più di 24 anni.
E
la terza cosa di cui mi resi conto con sommo orrore, fu che questo ragazzo…Non
poteva avere 24 anni!
Non
poteva perché conoscevo solo una persona con quel viso…e questa persona era
morta 30 anni fa a 40 anni.
Non
poteva perché quel viso , quel naso aquilino, quegli occhi sottili, lievemente a
mandorla, quella labbra fini che sorridevano lievemente beffarde e quei capelli
appartenevano ad una sola persona.
Era
John Lennon!!!
“Beh?
Che ti prende piccola? “ disse lui “Hai tutta l’aria di aver visto un
fantasma!”
E
qui svenni.
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