Epilogo (Omake): A Pirate Life
for me
“Sei sicuro che possiamo stare qui?” chiese
Inghilterra, indicando con un largo gesto della mano il tetto della
Casa Bianca.
“Iggy, rilassati e goditi i fuochi, alright? Non ti ho
portato quassù per sentirti lamentare.”
“E’ tutto il pomeriggio che mi trascini in giro per
la tua dannata auto-celebrazione, che mi fai mangiare quelle orrende
bombe caloriche che hai il coraggio di chiamare dolci e che mi fai
indossare questa ridicola maglietta, penso di avere tutti i diritti di
lamentarmi!” sibilò Inghilterra, tirando i lembi
della sua maglietta supersize, dove la scritta “America, the land of
the free and the home of the brave!” capeggiava
al centro di una bandiera a stelle e strisce.
“Ammetterai che la parata era molto suggestiva, my dear, con quei
costumi così realistici, non trovi?”
commentò America, adottando un finto accento britannico,
cosa che fece alterare ancora di più il suo compagno.
Inghilterra alzò un sopracciglio.
“Dovevo ridere? Perché sei davvero penoso come
imitatore. E come comico.” Commentò sarcastico.
“Smettila di distruggere i miei sogni!” Rispose
America mettendo su lo stesso muso che aveva da piccolo quando il suo
“fratellone” non lo lasciava giocare con la fionda
accanto ai suoi preziosi vasi Ming.
Per tutta risposta Inghilterra sbuffò, e lasciò
scivolare la sua testa sulla spalla di America, avvicinandosi di
più a lui.
“Ho freddo.” Dichiarò preventivamente
Inghilterra.
“Già, bella scusa da usare il quattro di
luglio.” Commentò America, portando un braccio
attorno alla vita dell’altro.
Inghilterra si irrigidì un attimo, e prese un lungo respiro,
prima di parlare.
“Senti, Amer- Alfred…
Eri serio prima?”
“Io sono sempre
serio.” Rispose America con un sorriso “Ogni eroe
deve esserlo.”
Inghilterra roteò gli occhi.
“Alfred…”
“Okay, okay, ho capito. Un vecchietto come te ha bisogno di
certezze, no?”
Detto questo, guardò verso il cielo che ormai stava perdendo
le delicate sfumature del tramonto per colorarsi del blu notturno.
“Sai perché sono tornato a casa prima,
oggi?”
Inghilterra fece segno di no con la testa.
“Beh, stavo per chiamarti. Avevo ascoltato il discorso del
mio boss, ed ogni parola che diceva, mi faceva venir voglia di passare
il mio compleanno con te, di poter mettere da parte tutto il resto e
festeggiare il giorno in cui siamo diventati Nazioni alla pari. Non il
giorno in cui ci siamo separati.”
Inghilterra lo guardò con gli occhi sgranati, per poi
sprofondare ancora il viso nella sua spalla, borbottando un “Idiota, è
la stessa cosa…”, mentre il suo viso
era rigato da un leggero liquido salato, che avrebbe negato fosse
uscito dai suoi occhi.
“Quindi, per rispondere alla tua domanda, sì, ero
serio. E non vedo il motivo per cui avresti dovuto dubitarne.”
Inghilterra alzò gli occhi leggermente arrossati verso il
viso della sua ex-colonia.
“Sai, quando si è abituati a discorsi su enormi
robot per proteggere la Terra dal riscaldamento globale, si tende a
diventare un po’ scettici.” Proferì
Inghilterra.
“…Disse quello che vede le fate, gli gnomi e gli
elfi!”
“…E gli unicorni, per tua informazione. E sono veri,
checché tu ne dica.”
America stava per rispondere, quando un lampo di rosso, blu e bianco
esplose nel cielo, illuminando a giorno il giardino presidenziale e le
teste degli spettatori giubilanti. Quando un altro fuoco
salì verso il cielo, America non poté fare a meno
di commentare:
“Wow, Cina ha fatto le cose in grande
quest’anno…”
Inghilterra annuì, ancora appoggiato al fianco di America,
lo sguardo incatenato al cielo notturno.
Allora America guardò quelle iridi smeraldo illuminate dai
lampi colorati sopra di loro, e si disse che davvero il suo compleanno
non sarebbe potuto andare meglio di così.
“Iggy?”
“Non puoi proprio fare a meno di usare quello stupido
nomignolo? Adesso puoi
chiamarmi Arthur…”
“Nope!
Stavo dicendo…Hai programmi per la prossima
settimana?”
“…No…?” rispose Inghilterra
titubante.
“Ti va di fermarti un po’… Sai, per accrescere la nostra conoscenza
reciproca nei termini della Special Relationship…”
di nuovo assunse quell’assurdo accento Inglese.
Nel sorrisetto di Inghilterra, America poteva vedere di nuovo Capitan Kirkland,
com’era accaduto alcune ore prima in camera sua.
A quanto pareva quel lato di Inghilterra emergeva spesso in quelle
circostanze. Beh, di certo non sarebbe stato lui a
lamentarsi…
Inghilterra si avvicinò al suo orecchio, e vi
soffiò dentro la sua risposta.
“Sounds good.
Ma non venire a lamentarti se poi al prossimo meeting non riuscirai a
sederti come si deve… ”
Un brivido percorse la spina dorsale di America a quelle parole e al
soffio delicato del respiro di Inghilterra.
“Dici? Io pensavo piuttosto che sarebbe successo il contrario…”
rispose con un sorrisetto.
“Vedremo, Alfred, vedremo…”
commentò Inghilterra, riprendendo la sua comoda posizione
sulla spalla di America.
Quest’ultimo sorrise, continuando a guardare i fuochi mentre
scoppiavano sopra di lui.
Questo era davvero
il compleanno migliore della sua vita.
end
NOTE DELL’AUTRICE:
Ebbene sì, è finita!
Che dire, grazie a tutti quelli che hanno messo la mia fic tra i
preferiti (artemis89,
ChibiElen-Chan ,EsoChan
,Misa N,
TrueMarty, wear81),
quelli che l'hanno messa tra le seguite ( clod88, Dark Soul, giaggia,
hay_chan, killuy93 , noriko, retsu89 , ValeKikyo) e
chi tra le ricordate (Himechan e Lolopanny)
E di nuovo grazie alla mitica giudicia per il fantastico giudizio
(frase mooolto ridondante, scusate, la stanchezza!).
Riguardo l'epilogo, nel caso qualcuno non lo sapesse (anche se dubito),
la
Special
Relationship è come viene definito il rapporto tra
l'America ed l'Inghilterra.
Ciao a tutti, e state all'erta: l'ispirazione in questi giorni
è tanta, potrei tornare molto presto con una nuova fic!^^
Kissu,
A_Dark_Fenner
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