Disclaimer: i
personaggi descritti non mi appartengono. La storia non è
stata scritta a scopo di lucro ma per semplice divertimento personale.
Warning: slash
Genere: commedia,
romantico, avventura (ecc. ecc.)
Personaggi:
Arthur - Gwen - Merlin - Lancillotto
Artù
re di Camelot
Prologo
Arthur e
Merlin, dopo aver sconfitto il drago, lasciarono la radura e
s’incamminarono verso il castello osservando la devastazione
che regnava intorno a loro.
L’ultima
incursione della creatura incantata aveva provocato seri danni alle
abitazioni. Piccoli falò ardevano sprigionando dense nubi
fosche che s’innalzavano in cielo rendendo il paesaggio
notturno ancora più tetro e lugubre. A terra si contavano
innumerevoli corpi senza vita di chi aveva cercato di combattere o,
semplicemente, di chi aveva provato a fuggire senza riuscirci.
Se
l’ultimo scontro si fosse svolto all’interno delle
mura, la città sarebbe stata distrutta, non avrebbe retto a
un’altra incursione del grande drago. Arthur e Merlin ne
erano consapevoli e, pur essendo sconvolti per ciò che era
accaduto, erano felici per aver impedito che il regno fosse
completamente devastato dalla furia della bestia.
Con passo
sicuro si diressero verso il centro della grande piazza. Ci sarebbe
stato molto lavoro da fare ma, rimboccandosi le maniche, erano certi
che sarebbero riusciti a riportare Camelot all’antico
splendore.
Mentre
camminavano, osservando e valutando i danni, Gwen li raggiunse e senza
esitare gettò le braccia al collo del giovane principe.
«Ho temuto per voi, mio signore, ho avuto paura per la vostra
vita».
Arthur,
sorpreso, ricambiò l’abbraccio della serva, poi
volse lo sguardo verso il fidato valletto. Non riusciva a credere che
quel ragazzo così esile, e senza la minima preparazione
nell’arte della guerra, avesse voluto seguirlo in
quell’avventura, che lui stesso aveva considerato al pari di
un suicidio, solo per potergli stare accanto e condividerne la sorte,
qualunque essa fosse.
Con infinito
stupore si ritrovò a riflettere sull’immensa
fortuna che ebbe, due anni prima, a incontrarlo e vedendolo stretto tra
le braccia del vecchio Gaius pensò che avrebbe voluto essere
al posto del cerusico, per poterlo stringere amichevolmente ed
esprimergli, finalmente, la sua gratitudine per ogni volta che,
sprezzante del pericolo, l’aveva seguito in combattimenti
rischiosi senza preoccuparsi per la propria incolumità.
Un giorno,
quando fosse divenuto re, avrebbe ricompensato quell’esile
ragazzotto dandogli il posto che meritava per essersi sempre comportato
in modo eroico, il posto che si era conquistato e che, purtroppo, a
causa delle sue umili origini non gli sarebbe mai stato riconosciuto
finché Uther avesse governato Camelot.
Certo che un
giorno avrebbe mantenuto tale promessa, Arthur sorrise e si
allontanò con Gwen saldamente ancorata al suo braccio mentre
Merlin lo seguiva con lo sguardo.
Il giovane
mago era felice per aver contribuito, o meglio, per essere stato
l’artefice dello scampato pericolo, ma si
sentiva stranamente a disagio.
Vedere
l’ancella al braccio del principe, pur sapendo che era quanto
Arthur desiderava, gli faceva male e non riusciva a spiegarsene la
ragione.
Staccandosi
dall’affettuosa stretta di Gaius, con lui al fianco si
diresse verso casa. I giorni a venire sarebbero stati lunghi e faticosi
ma Camelot, ad ogni costo, avrebbe dovuto ritrovare l’antico
splendore.
Capitolo
1
Merlin, dopo
una notte di meritato riposo, risvegliato dai rumori provenienti dalla
piazza si alzò dal letto svogliatamente. Per una volta
avrebbe voluto poltrire, in
fondo era un eroe. Era solo merito suo se Camelot non era
stata distrutta dal drago. Peccato che nessuno lo avrebbe mai saputo.
In fretta si
vestì e raggiunse Gaius per una veloce colazione. Addentato
l’ultimo pezzo di pane, uscì in strada per recarsi
nelle stanze del principe e vide uomini e donne lavorare alacremente
per ricostruire le proprie abitazioni. Improvvisamente sentì
urlare il suo nome e voltandosi scorse Arthur dirigersi verso di lui
con una trave in spalla.
Con occhi
stralunati si fermò per fissarlo e quando il principe fu a
pochi passi, allibito si diede un colpetto sulla testa.
«Che
ti prende?» domandò Arthur incuriosito dal suo
gesto, e sul volto del mago sbocciò un sorriso ironico.
«Voi
in piedi all’alba, e
state lavorando... mi sono colpito per verificare che non
stessi ancora dormendo, perché questa situazione sembra un
sogno».
Arthur
lasciò cadere la trave e, senza troppa delicatezza, gli
diede una pacca in testa.
«Ahi...
che vi prende?... Perché mi avete colpito?»
domandò Merlin guardandolo come se fosse impazzito.
«Volevo
dimostrarti che non stai dormendo!»
Massaggiandosi
la testa, Merlin sbuffò contrariato. «Siete il
solito somaro arrogante».
«E
tu il solito idiota e, come sempre, sei in ritardo. Se credi che le tue
braccia scheletriche possano alzare una di queste». Arthur
indicò la trave che si era rimesso in spalla. «Vai
laggiù, prendine una e portala alla casa del fabbro, stiamo
sistemando la sua abitazione».
Senza batter
ciglio, Merlin si avvicinò alla catasta di legname e
sollevò una trave. Non aveva intenzione di perdere la sfida
che il principe gli aveva lanciato.
Sorridendo
compiaciuto, Arthur lo osservò issarsela in spalla. Merlin
era sempre pronto a mettersi in gioco anche quando il suo fisico minuto
non glielo avrebbe consentito e, ammirando tanta caparbietà,
gli fece un cenno di approvazione quindi si incamminò verso
la casa del fabbro.
Per tutta la
settimana successiva, ogni giorno alle prime luci dell’alba
Arthur si fece trovare in piazza per aiutare i cittadini a ricostruire
le abitazioni distrutte incontrando i favori del popolo, e Merlin non
poté che gioire vedendo quanto il suo signore fosse amato.
Alla fine del
primo mese i lavori erano a buon punto e l’amicizia tra
Merlin e Arthur si era rafforzata.
Lavorando a
stretto contatto, spesso si erano trovati a scherzare come fossero
normalissimi ragazzi, e non il principe e il suo servo, e
più volte era capitato che si ricorressero nella piazza alla
ricerca di vendetta per l’ultimo scherzo subito.
La loro gioia
di vivere era contagiosa e rendeva il lavoro meno pesante.
*****
Trascorso un
altro mese, a pomeriggio inoltrato dell’ennesima giornata
lavorativa Gwen si avvicinò al pozzo, riempì un
secchio con acqua fresca e passò tra i lavoratori per
distribuire di che rinfrescarsi poi, con passo lesto, si accinse a
raggiungere principe e servo. «Ho portato
dell’acqua fresca, sire, avrete sete».
Arthur prese
dalle sue mani la tazza. Per un attimo le loro dita si sfiorarono e
Gwen sorrise gentilmente. Da quando il drago era stato sconfitto, non
aveva più incontrato Arthur, se non nelle rare occasioni in
cui distribuiva acqua o cibo a chi stava lavorando per ricostruire
Camelot. E anche in quei momenti si trattava solo di scambiare poche
parole.
Quando anche
Merlin prese la tazza per dissetarsi, Gwen si inchinò
dinanzi ad Arthur accomiatandosi e il principe la osservò
allontanarsi.
Appena fu
fuori dal suo campo visivo, Arthur afferrò il piccone e
riprese a scavare.
«Mi
chiedevo come vadano le cose tra voi e Gwen»,
esordì Merlin senza giri di parole, era troppa la
curiosità e voleva arrivare subito al dunque, ma Arthur non
rispose.
«Quando
avete sconfitto il drago, ho visto che vi ha abbracciato. E voi avete
ricambiato il suo abbraccio...»
Arthur
continuò a lavorare senza prestare attenzione alle sue
parole e Merlin, imperterrito, seguitò a rivolgergli domande
su domande. «Devo pensare che avete trovato la futura
regina?»
All’ennesimo
quesito, Arthur si voltò allargando le braccia.
«Non hai niente di meglio da fare? Devi per forza assillarmi?
C’è del lavoro da portare a termine, o te ne sei
dimenticato?»
Sbuffando
sonoramente Merlin diede un calcio alla pietra di fronte ai suoi piedi.
«Scusate, non volevo essere inopportuno, ma io so quali siano
i vostri sentimenti per Gwen e mi chiedevo se... insomma... se
voi...»
«Se
io cosa, Merlin?» replicò Arthur spazientito.
«Se
voi e Gwen... insomma... avete capito».
Incredulo,
Arthur iniziò a ridere. «Cosa ti passa per la
testa? Io e Gwen ci siamo baciati un paio di volte, tutto qui. Non
è mai successo altro».
«Ma
voi vorreste che succedesse, dico bene?» domandò
Merlin incapace di trattenere la curiosità che lo divorava e
Arthur posò a terra il piccone che teneva tra le mani e si
avvicinò per potergli parlare a bassa voce.
«Sono
un uomo, Merlin, nel caso non te ne fossi accorto, e come ogni uomo ho
anch’io delle esigenze».
Merlin, sempre
più interessato all’argomento, tese le labbra in
un sorrisetto beffardo. «E avete mai trovato qualche donzella
che soddisfacesse le vostre esigenze prima di Gwen?»
Arthur scosse
la testa e volse gli occhi al cielo, però, sentendo lo
sguardo di Merlin fisso su di lui in attesa di una risposta, decise di
dargliela sperando che l’argomento potesse concludersi.
«Sì, Merlin, il mio letto è
già stato visitato da molte donzelle... spero tu sia
soddisfatto!»
Merlin
cercò di ribattere, ma Arthur gli mise un dito sulle labbra
per zittirlo. «Ora mi hai stufato con tutte queste domande.
Siamo qui per lavorare, non per parlare delle mie conquiste amorose,
quindi lavora e taci! Non voglio sentire un’altra parola, mi
sono spiegato?»
Merlin
alzò le spalle esibendo un’espressione
imbronciata. «Sì, sire, è solo che mi
interessava sapere se siete ancora innamorato di Gwen... tutto qui...
non volevo essere inopportuno».
Finalmente
Merlin tacque e si allontanò per rimettersi a lavorare
mentre Arthur cercava con lo sguardo Gwen. La vide afferrare un pesante
secchio dalle mani di un’anziana signora per portarlo nella
sua abitazione. Continuò a osservarla finché non
sparì dalla sua vista e si ritrovò a riflettere
sull’ultima domanda di Merlin. Il ragazzo gli aveva chiesto
se era ancora innamorato di lei e, in tutta onestà, non
sapeva cosa rispondere.
Prima che il
drago riducesse Camelot a un mucchio di macerie, era certo di provare qualcosa per Gwen,
ma nell’ultimo mese la ragazza aveva smesso di fargli battere
il cuore. Nonostante continuasse a volerle bene, era certo che non
fosse più amore ciò che sentiva per lei,
piuttosto una bella amicizia e non capiva perché i suoi
sentimenti fossero cambiati.
Riemergendo
dai pensieri si voltò a guardare Merlin che stava tentando
di sollevare un masso enorme e si ritrovò a sorridere.
Senza esitare
lo raggiunse per offrirgli aiuto prima che, maldestro
com’era, si facesse cadere addosso il macigno rischiando di
rimanerne schiacciato.
Gli
arrivò accanto nel momento esatto in cui la grossa pietra
stava per scivolargli dalle mani e la afferrò per sostenerla.
I loro sguardi
s’incrociarono e finalmente Arthur capì,
finalmente tutto ebbe un senso; la risposta che cercava era a pochi
centimetri da lui e aveva un nome: Merlin!
Continua
Ciao a tutti,
rieccomi con
una nuova long.
Approfitto per
ringraziare chi ha commentato la precedente : "Un amore impossibile".
Leggere i vostri commenti è stato fantastico. Grazie di tutto cuore
anche a chi l'ha inserita tra le preferite o tra quelle da ricordare.
Per quanto
riguarda questa nuova storia, spero di riuscire a renderla
interessante, inserendo avventura, amore ed erotismo.
Ci saranno
momenti divertenti (spero) e momenti tristi. Vediamo cosa ne
verrà fuori.
Se vorrete
leggere e, magari, commentare, vi ringrazio in anticipo!
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