Prologo
Ogni volta che percorreva i corridoi dell’aeronave, diretto
sempre alla stessa inevitabile meta, veniva preso sempre dalla stessa
sensazione: disgusto, per sé stesso e per quello che era stato.
I suoi passi risuonavano amplificati in quei corridoi vuoti.
Non c’era anima viva, apparentemente, ma in realtà vi erano in prossimità delle
colonne metalliche alcune piccole nicchie in cui erano stati strategicamente
posti alcuni Wardroid di ultima generazione. Per lui erano e sarebbero sempre
stati delle insulse scatole di ferro, paragonabili a lavatrici.
Nella sua terra d’origine, era il guerriero più grande,
imbattibile e imbattuto, un dio per quelle genti che lui poteva a ragione
guardare dall’alto in basso. Aveva imbastito una guerra, e stava per decretare
la fine di quel mondo patetico seguendo le direttive della Madre. Ma
poi era arrivata la Regina, e tutto fu vano.
Aveva progettato ogni cosa con cura, aveva previsto ogni
mossa dei suoi avversari, ogni minimo cambiamento! Ma quello come avrebbe potuto
prevederlo..?
Percepì il disappunto della Madre, prima che la Regina la
riducesse ad un cumulo di cenere. Un disappunto che lo maledì e torturò la sua
mente, anche ora, anche adesso.
Ma i suoi piani erano quelli di una formica in confronto a
quelli che aveva in mente la Regina. Fu costretto a mettersi al suo servizio, a
piegarsi. Che altro poteva fare?
Per la prima volta, il guerriero più potente,
consapevolmente, si piegò, decise di servire.. la parola stessa gli
dava una orrenda sensazione di disgusto e vomito, ma era l'unica scelta, o
quella o la morte. E la morte non era ancora un'opzione accettabile.
E avrebbe continuato a servire, almeno finché non avrebbe
trovato una falla, un minimo spazio dove insinuarsi e distruggere la Regina. Ma
doveva aver pazienza. Era da oltre tre anni che pazientava, e nulla. La Regina
era e rimaneva sostanzialmente intoccabile.
L’aeronave dove ora si trovava era un vero capolavoro di
ingegneria, una città volante di ferro, vetro e acciaio con
sufficiente potenza di fuoco da spazzare via in un colpo solo una piccola
nazione, e con una corazza sostanzialmente impenetrabile.. e il corridoio che
stava ora percorrendo era il più difeso di tutta l'aeronave, a causa di ciò che
era situato dietro alla porta in fondo, ovvero la Regina stessa, che lo stava
attendendo. E come se non bastassero i Wardroid, numerose scatole metalliche
che tappezzavano pareti e soffitto rivelavano la presenza di torrette laser con
mirino ottico. Anche quelle erano solo macchine ai suoi occhi. Patetiche macchine.
In effetti, non bastavano: non contro di lui almeno.
Cos’era una macchina di fronte all’infallibilità di un corpo
allenato e superiore, quale il suo? Nulla. Eppure doveva piegarsi al volere di
chi, purtroppo, gli era superiore.
Era una schiavitù la sua, che mal sopportava, ma necessaria.
Doveva vivere a sufficienza per vendicare la Madre e finalmente trovare la pace
dei sensi.
Qual’era la sua maledizione? Semplicemente il rimorso, il
rimorso di non aver saputo aiutare la Madre, il rimorso di essere stato così debole..
debole lui, che con un gesto della sua spada poteva annientare intere armate!
Che con meno di un pensiero poteva uccidere un uomo comune!
“Mai più” continuò a dirsi, ancora e ancora. Un giorno la
sua spada avrebbe trafitto il cuore della Regina.
E la Regina, stranamente, ne era conscia, lo sapeva che quel
guerriero nutriva per lei il più tremendo e folle istinto omicida. E non ne era
minimamente preoccupata, e lui sapeva anche perché.
Quei Wardroid, le torrette laser, tutte quelle difese tecnologiche..
erano nulla di fronte al vero e reale potere che deteneva, e che conservava da
sguardi indiscreti, un potere così grande che grazie ad esso aveva piegato non
solo il suo, ma molti altri pianeti. Dove abbia trovato tale potere, a lui non
era stato concesso sapere. Un potere che lo aveva sconfitto e reso schiavo, e
che ancora adesso teneva ben saldi i suoi ceppi. Ceppi privi di consistenza
ovviamente, dato che godeva pur sempre di una posizione di prestigio
all'interno della gerarchia e società creata dalla Regina, ma pur sempre
presenti.
Lui comandava armate, sotto il suo vessillo combattevano e
morivano uomini, e lui volentieri li lasciava morire: meglio loro che lui, i
suoi piani erano troppo grandi per scomparire con la sua morte. Un giorno sarebbe
morto, lo sapeva, ma non ora! Non sotto l'egida della Regina!
E sapeva che senza il potere, la Regina era nulla, solo
un’altra regina, né più, né meno, una come tante, a capo di eserciti immensi,
ma pur sempre un essere umano; tuttavia finchè deteneva quel potere a dir poco
divino, nulla poteva essere fatto contro di lei.
Le porte automatiche della stanza della Regina si aprirono
automaticamente non appena lui fu vicino ad esse.
Sempre a passo lento, percorse quella poca distanza che lo
separava dal trono, ora rivolto verso l’immensa finestra della stanza. La
Regina gli dava le spalle.
Molti altri guerrieri hanno dato le spalle a lui e tutti
erano morti. Lei no, lei poteva permetterselo, in virtù del suo potere. Sapeva
bene che non appena avesse anche soltanto fatto cenno di impugnare la spada, di
lui sarebbe rimasto a malapena un ceppo carbonizzato.
La stanza era sfarzosamente arredata: il tappeto che
dall’ingresso conduceva al trono era composto da una delle sete più pregiate e
preziose di una terra chiamata Regno di Wu, l’oro che veniva mostrato
sostanzialmente su tutto, da fregi e decorazioni a soprammobili era il più puro
estratto dalle miniere di un luogo chiamato Fossil Roo, assieme a mithril e
adamantio lavorato dai più abili artigiani di Edge, e poi ancora mobili
antichi, vasi, porcellane, armi, tesori di ogni genere e tipo.
Trofei delle sue conquiste. Tante, troppe, a cui avrebbe
dovuto un giorno mettere freno, non tanto per un senso di giustizia, quanto per
pura, semplice vendetta. Per sè e per la Madre.
L’enorme finestrone dava verso l’esterno e mostrava lo
spettacolo degli astri e una parte del mondo che ora la Regina era in
procinto di assediare. L’aeronave stava infatti gravitando in orbita
geostazionaria attorno a quel pianeta. Poco lontano vi erano due postazioni
olografiche che proiettavano una mappatura completa dei continenti di quel
pianeta. Curiosamente, due di essi erano collegati da una linea ferroviaria che
tagliava a metà il mare che stava fra loro. Numerosi puntini luminosi indicavano
le città presenti, altri puntini luminosi, più chiari, erano invece obiettivi
strategici, basi militari..
Ma cosa gli importava in realtà? Nulla, era solo un altro
pianeta da conquistare, un'altra compagna militare, altri morti, altre guerre,
altre occasioni per strappare quel potere alla Regina e ritorcerglielo contro.
Se solo ne avesse avuto l'occasione.
Giunto davanti ai numerosi gradini che conducevano al trono,
tre metri più in alto, come prevedeva il protocollo Sephiroth cadde in
ginocchio.
-Benvenuto, Generale Sephiroth- lo salutò la Regina,
voltando il trono verso il guerriero con un comando elettronico. La Regina
storse il suo volto grasso e molle in un bieco sorriso.
-Ti saluto, Regina Brahne-
Angolino dell'Autore:
E mentre aspetto che mi venga qualche geniale pensata per il Signore
dei Kunai, ecco che inizio una nuova storia in un fandom totalmente nuovo..
u_u" si, sono un folle, lo so. Ma non c'è bisogno che me lo diciate, lo so
da me u_u vista anche l'assurdità dell'idea, che non ho idea di come mi
sia venuta o.o credo di aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male,
probabilmente.. mah.. o.o bhe, vedremo come proseguirà.. e ricordate che
recensire NON fa male alla salute! ^_^ Bye!