Valeryn
era sempre stata una ragazza solare, attenta ed estroversa. Fisico
snello e asciutto, capelli di un morbido castano e occhi verdi
magnetici che "t'incastravano con un solo sguardo", come
dicevano i suoi amici. Ciò che però risaltava di
lei era quel suo
lato definito "oscuro", quello che usciva fuori non appena
qualcosa andava storto o qualcuno le dava fastidio.
Lì, in
spiaggia, con il suo bel costume bianco che si intonava perfettamente
alla sua abbronzatura, aveva in volto un'espressione torva.
«Ripeti
ciò che hai detto, Daniel.» aveva sibilato in
direzione di un
amico.
«Saretta è una mongolfiera.»
«Cosa?»
«Sara
è una mongolfiera e basta.»
Fu forse il fatto che Daniel si
scambiò gioiosamente un cinque con Elia, il suo ragazzo, o
che
quest'ultimo ghignasse verso la povera Sara che adesso alzava la
testa indignata; fatto sta che sentì qualcosa di caldo
ribollirle
nelle vene.
«Tu!» indicò, puntando il dito contro il
castano
«A' imbecille! Come ti permetti d'insultare Sara? Lasciala in
pace
una buona volta, o perlomeno, ammetti che ti piace.»
Daniel
sembrò spaesato per un attimo, dopodiché rispose:
«Tu sogni,
Valeryn!? Come diamine puoi pensare che mi piaccia una cisterna del
genere, eh? Pallone gonfiato!» si rivolse alla biondina che
grugnì,
ma non rispose.
«Smettila di comportarti da deficiente, sei
ridicolo! Per non parlare della monotonia: ripeti sempre le stesse
cose.»
Solitamente, Valeryn non difendeva mai Sara dagli
insulti. Specie se il mittente era Daniel, anzi, ammetteva di
ridacchiare di nascosto e fare finta di niente. E non per il fatto
che Sara fosse un po' cicciottella e terribilmente svampita; era
Daniel stesso che nella sua idiozia la faceva divertire.
Beh,
stranamente quel giorno non era andata così. Si era stufata
dei
continui battibecchi dei due, e la cosa stava diventando parecchio
imbarazzante dato che sembravano due piccioncini. Per questo si era
schierata dalla parte della bionda: le faceva male la
testa.
Quest'ultima ridacchiò sotto i baffi, cosa che al
ragazzo non sfuggì.
«E tu cos'hai da ridere? In confronto a me
sembri un orangutango! Anzi, il gorilla God!»
l'apostrofò.
«Chi
sarebbe il gorilla God?» domandò Elia, dietro di
lui.
«Ma
Sara, è ovvio.» rispose quello, sogghignando.
«Forse
intendi Godzilla?»
«Non
ti ci mettere pure tu con queste precisazioni,
Elì.»
Valeryn,
irritata dalle risa degli amici, strinse i denti.
Faceva molto
caldo in spiaggia, c'erano circa trenta gradi, i ragazzi avevano
portato solo un ombrellone - per altro occupato dalle sue amiche Maia
e Conny, che non facevano altro che stupidi test d'enigmistica senza
mai azzeccare le soluzioni - e quei cretini di Daniel e il suo
fidanzato avevano voglia di scherzare?
Ma glielo dava lei lo
scherzo!
«Allora, punto primo: Elia, sparisci dalla mia vista,
svelto, prima che ti riduca in pezzetti di carne macinata.»
«Ehi,
io non ho fatto niente!» si difese quello.
«Non m'importa,
congedati all'istante!» ordinò la castana, mentre
quello alzava gli
occhi al cielo e si dileguava dagli altri.
«Punto
secondo: Daniel Perrone, se non vuoi che ti
cicatrizzi la
faccia con due pugni, sei invitato a seguire il tuo amico. Hai due
secondi per scegliere.»
Daniel fece una smorfia scettica, poi
lanciò uno sguardo a Sara che, chissà come mai,
non aveva risposto
a nessuna provocazione e, capendo che non avrebbe ottenuto
nient'altro da lei, se ne andò rassegnato.
La bionda rivolse
uno sguardo di gratitudine verso Valeryn e lei sospirò
orgogliosa.
Sembrava che tutti i suoi amici avessero un certo timore per lei.
Sospettava a causa della sua netta aggressività, ma non ne
era del
tutto sicura.
Si sedette sotto l'ombrellone, mentre Maia alzava
lo sguardo dal suo giornale.
«Sempre la solita marescialla, eh
Vale?» domandò ridacchiando.
Secondo lei, Valeryn era una
delle ragazze più in gamba sulla faccia della terra,
nonché una
delle sue migliori amiche. E anche secondo la castana Maia possedeva
qualcosa che la rendeva così adorabile, qualcosa che a lei
mancava:
la pazienza.
«Daniel ha proprio rotto le scatole!»
sbottò,
sdraiandosi sulla tovaglia di Conny che era appena entrata in
acqua.
«Non m'importa se prende per il culo Sarè, ma se
permette vorrei godermi il sole, non i loro continui
bisticci.»
«Sembra che ci sia del tenero, tu che dici?»
assunse in tono malizioso l'amica.
La ragazza scosse la testa
tirando fuori dalla borsa i suoi occhiali da sole.
«Dico che mi
sono stufata, e se la prossima volta li sento sbeffeggiarsi a vicenda
li pesto per bene.»
Maia rise, pensando che sì, probabilmente
l'avrebbe fatto dato che chi faceva arrabbiare Valeryn non riceveva
esattamente regali.
La castana volse gli occhi al cielo,
tentando di abbronzarsi. Non capiva come mai la sua amica passasse
praticamente tutto il suo tempo sotto l'ombrellone e fosse
così
scura.
Quei suoi capelli ricciolini e neri, poi, si intonavano
perfettamente con la sua carnagione. Alta, magra e molto carina, con
un taglio d'occhi tanto affascinante e dall'aspetto tenero; questo
era il quadro perfetto di Maia. Pensando poi all'altra sua amica,
Consilia, detta Conny, che aveva dei lunghi capelli vermigli e la
risata facile, la considerava perfetta.
«Daniel!» urlava
quest'ultima, mentre nuotava «Che fai? Imiti la
medusa?»
«Come
osi?» le rispose lui indignato, mentre si aggiustava i
capelli a
caschetto.
«Sono il più bono del gruppo.»
«Diciamo che
sei il più coglione.» aggiunse, però,
Elia.
Quest'ultimo,
ragazzo di Valeryn, biondo, alto, atletico e con gli occhi color
ambra, era un tipo sarcastico, in vena di battute, ma che dava retta
solo a chi voleva lui e quando voleva lui. Era uno di quelli che se
ti voleva bene ti dava il mondo, altrimenti non ti considerava
neanche.
Era bello e dannato, molto simile a lei, un po' stronzo
e cinico a volte, ma in fondo sincero e leale. Era forse questo che
le piaceva di lui; il suo sopportarla, ma anche tenerle
testa.
Daniel, invece, con quella sua cotta evidente per Sara -
cosa per altro reciproca- e quei suoi capelli castani a caschetto che
svolazzavano di qua e di là, si rendeva un pagliaccio agli
occhi di
tutti; ma quando prendeva qualcuno di mira diveniva veramente
insopportabile.
«Guarda un po' chi c'è!»
esclamò Maia,
salutando una ragazza con dei lunghi capelli scuri e con sul capo un
cappellino di paglia.
L'amica d'infanzia di Valeryn, Miriana,
detta Miriel, avanzava verso di loro. Un bel fisico, slanciata e di
una raffineria invidiabile.
Come non detto, quasi inciampò
sopra di Alex, un altro loro amico che era sdraiato a godersi i raggi
del sole e non si era accorto della sua presenza.
«Scusa,
Miriel, non ti avevo vista!» si giustificò,
togliendosi gli
occhiali da sole e sfoggiando i suoi bei occhi verdi.
Miriel
dapprima stette un secondo a fissarlo, ma poi sorrise facendo cenno
che era tutto apposto. Con gli occhi che le brillavano, e Valeryn
poteva immaginare benissimo perché, raggiunse le due amiche,
gettandosi sopra di loro. Un gridolino da parte di entrambe, prese
alla sprovvista, la fece mettere a sedere ridacchiando.
«C'era
fuga di cervelli oggi?» chiese stizzita Valeryn
«No, perché del
tuo nemmeno l'ombra!»
La riccia le tirò una gomitata facendola
zittire. Ogni tanto esagerava con il sarcasmo e doveva imparare a
contenersi.
Miriel, però, non vi fece caso.
«Bella
giornata, eh?» chiese, posando la borsa e aprendo la
tovaglia. Ogni
tanto gettava un'occhiatina ad Alex, credendo di non essere vista, ma
a Valeryn non era mica sfuggito.
Scosse la testa con un
sorrisino. Miriel e Alex erano semplicemente cotti l'una dell'altro
ed erano gli unici a non averlo ancora capito.
«Attenti
laggiù!» qualcuno urlò questa frase,
poco dopo che un pallone
arancione colpisse in testa Maia e rimbalzasse sopra la pancia di
Valeryn.
Questa si voltò verso le risate provenienti dietro
l'ombrellone.
«Scemi, state attenti a dove tirate la palla!
Stavate facendo danni come al solito.»
Da dietro le loro
spalle, comparvero due ragazzi non molto alti con dei ghigni
strafottenti stampati in volto.
«E sta' calma Valeryn, beviti
una camomilla!» la rimbeccò un biondino con gli
occhi
verdi.
«Carmine, su, andiamo a scippare mezza dose di cocaina,
vedrai come si sentirà meglio.»
Un moretto con gli occhi
celesti e profondi gli diede un cinque appoggiandolo.
La castana
si aggiustò la capigliatura, guardandoli di sottecchi.
«Censeo,
perché non ti fai un bel bagno rinfrescante? Magari la
smetterai di
sparare cavolate.»
«Ohi, qui ci vuole un'iniezione, altro che
droga in polvere!»
Alla battuta di Carmine, Vincenzo, detto
Censeo, e le altre ridacchiarono divertite.
Piaceva a tutti
stuzzicare Valeryn; certo, se questa non si arrabbiava per prima,
naturalmente.
Un po' piccata, si attorcigliò una ciocca di
capelli tra le dita.
«Smettetela di ridere come galline, voi
due!» rimbeccò le sue amiche che tentavano
inutilmente di
smetterla. Sbuffò, ma spostando lo sguardo verso Censeo e
Carmine
che la guardavano sorridenti, si sciolse.
«Siete due
pagliacci!» e scoppiò a ridere anche lei.
Alle volte si
chiedeva come i suoi amici la sopportassero. Troppo perfettina,
troppo permalosa; ma d'altronde era un peperino e questo lo sapevano
tutti. Il buon umore non le mancava, il riso neppure; era un po'
troppo impulsiva, lo ammetteva.
L'unica persona che la vedeva
bene così come mamma l'aveva fatta, era suo cugino di terzo
grado.
Vittorio era figlio della cugina di suo padre e si
conoscevano da giusto qualche anno. Ogni tanto lui e la sua famiglia
erano andati a mangiare a casa della zia di secondo grado, mentre una
o due volte, Mena, sua madre, aveva invitato lei e i suoi genitori a
casa.
Alto, fisico tonico, con degli splendidi occhi grigi e con
dei capelli castani un po' più scuri dei suoi. Era bello, un
ragazzo
d'oro, qualcuno con il quale Valeryn si rispecchiasse, riuscisse a
parlare, ridere, essere sé stessa. Era divertente e
cordiale, ma
sapeva essere autoritario e diretto, tutte qualità da
leader.
Vittorio era importante, questo lei lo sapeva. E se
proprio doveva ammetterlo, sentiva le farfalle allo stomaco ogni
volta che lo incontrava.
Come farlo apposta, da dietro il
muretto della spiaggia spuntò con in mano una telo e un
sorriso
stampato.
Sara aveva interrotto la sua lotta di sabbia con
Daniel per guardarlo e Conny aveva fatto lo stesso dal suo
materassino in acqua.
«Wow, è sempre più figo!»
commentò
quest'ultima.
Censeo la guardò storto, poi alzò gli occhi al
cielo.
«Che effetto fa, Vitto, sulle donne?»
Questi
camminava lungo la spiaggia con un'aria allegra, scambiandosi un
cinque con Elia, che era il suo migliore amico.
«Sarè, non
sbavare! Tanto lui manco ti caga!» esclamò Daniel
lanciandole la
sabbia direttamente in bocca, mentre la biondina, risvegliandosi da
uno stato di trance, si gettava alla rinfusa contro il
ragazzo
Vittorio si avvicinò all'ombrellone delle ragazze che
lo salutarono con un sorriso. Valeryn, invece, aveva gli occhi
chiusi.
«Mia cugina non si degna nemmeno di salutarmi. E io che
credevo mi adorasse!» esclamò con una punta di
teatralità.
La
ragazza aprì gli occhi con espressione stupita e, non
facendo in
tempo a dire niente, si beccò un bacio sulla guancia.
«Vitto,
non ti avevo visto arrivare. Da quanto sei qui?»
chiese.
«Praticamente un secondo.» rispose lui, sfilandole
gli
occhiali da sole dal viso.
La scrutò per bene, mentre lei
distoglieva lo sguardo dai suoi occhi. Non capiva perché, ma
certe
cose la facevano imbarazzare.
«Ah bene, cugino.» fece,
riprendendosi gli occhiali «Quindi siamo pronti per
tuffarci?»
«Direi di sì.»
Si stiracchiò le braccia,
posando la tovaglia accanto a Miriel che li osservava con uno sguardo
indecifrabile.
«Perché non sei venuto prima? Ci hai messo
un'eternità.» chiese Valeryn, mentre si alzava,
pronta per un bel
bagno.
Maia e Miriel fecero lo stesso, andando avanti e
lasciandoli soli.
Lui sogghignò.
«Che c'è, cugina, mi
spii? Controlli ogni mia mossa, che brava!»
«Ehm, no.» si
affrettò a dire lei «Io... L'ho chiesto solo
perché Elia e gli
altri sono arrivati da questo pomeriggio e...»
«Bella, Vic!»
esclamò proprio questi, arrivando dietro di loro e mettendo
un
braccio sulle spalle al suo amico.
Lo
chiamava così solo lui, gli altri non osavano, forse neanche
lo
sapevano; era un nomignolo che designava intimità tra di
loro,
qualcosa che era difficile da replicare con le altre persone. E a
Vittorio faceva piacere quando lo chiamava in quel modo, anche
perché
non lo faceva così spesso, solo in determinate occasioni,
difatti
gli si increspò subito un sorriso sentendolo.
«Se
tu e questa lumaca vi sbrigate affittiamo il pedalò del
lido.»
«Buona
idea, fratè, ci sto.» lo appoggiò e si
diedero il pugnetto.
«Ehi,
scusami.» lo chiamò Valeryn, facendo finta di
essersi
indispettita.
«A chi hai detto lumaca?»
Elia sorrise da
far sciogliere ogni singolo cubetto di ghiaccio per quanto era bello.
Vittorio lo fissò. Sì, in effetti era bello, era
veramente
bello...
Erano i due ragazzi più belli del gruppo, oltre che le
personalità più rilevanti.
«Lumaca o no, mi piaci lo stesso.»
lo sentì dire alla ragazza.
E, afferrando delicatamente il suo
volto tra le mani, le stampò un bacio.
Il castano fece
un'espressione scettica, infastidito, ma si ricompose quasi subito
facendo finta di niente.
Non sapeva il motivo, ma non poteva
sopportare scene così.
Elia, però, non gli diede il tempo di
pensare ad altro perché gli strizzò l'occhio e lo
afferrò dal
braccio, trascinandolo in mare dove tutti si stavano già
tuffando.
«Non buttatevi così vicino, rischio di cadere con
il
materasso!» urlava arrabbiata Conny, in direzione di Carmine,
Alex e
Censeo che la schizzavano di rimando.
Valeryn si fermò un
attimo, pensando.
Che suo cugino fosse speciale lo sapevano
tutti; ma perché lei stessa era rimasta così male
non appena Elia
l'aveva baciata? E perché Vittorio l'aveva guardata in quel
modo?
Forse non gli garbava Elia... Ma che stupida, lui e Elia erano
migliori amici fin dai tempi delle elementari.
Doveva smetterla
con quei pensieri fuori luogo.
Elia aveva tutto il diritto di
baciarla e suo cugino... beh, lui era una cosa a parte.
Respirò
profondamente.
«Vale, non ti sbrighi?»
Maia la chiamava
ormai lontana dalla riva.
«Arrivo.»
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