Solo uno scherzo
Odore di preda, tanto intenso da far allargare le narici e grondare le fauci.
Aveva fame, sì. Non si sarebbe limitato a mordere, troppa fame, per troppo tempo.
E poi… un’altra preda e la corsa folle per catturarle.
“Li ho presi?” si chiese Remus mentre lottava per
riprendersi dalla trasformazione, l’immagine delle due prede
– due ragazzi - che andava scemando nella sua memoria, bruciata
dalle stelle accecanti del dolore.
Delirava, quando prese a scavare con le unghie nel terreno umido del tunnel, per disseppellire i corpi delle sue vittime.
Quando Madama Chips arrivò a soccorrerlo, gli era rimasta solo
la forza di grattare debolmente il fondo della modesta buca che
sprofondava davanti al suo naso.
Era nudo, ma l’unica parte del corpo che gli importava di
nascondere erano quelle mani sporche della tomba di due ragazzi
innocenti.
*****
Remus, ancora seminconsciente, si toccò istintivamente
l’occhio destro che gli doleva tanto. Fu svegliato
definitivamente dai proprio gemiti, prontamente soffocati quando
riuscì a mettere a fuoco le persone al suo fianco con
l’occhio buono.
Riconobbe James che, seduto accanto al letto, lo osservava nervosamente
attraverso gli occhiali un po’ storti e Peter, in piedi dietro di
lui, che spostava a disagio il peso da un piede all’altro.
Cercò Sirius, ma non c’era.
Ebbe un fremito dovuto a qualcosa che non riusciva a ricordare
chiaramente e ritirò le mani dal viso, nascondendole sotto le
coperte e schiacciandole tra le cosce.
“Che c’è, ti scappa?” gli chiese James con un’allegria forzata.
Riuscì a muovere la testa quel tanto che bastava ad abbozzare un
cenno di diniego.“Voi state bene?” balbettò
sommessamente, e la loro risposta tardò tanto ad arrivare da
convincersi di non aver parlato affatto.
Alla fine fu Peter a decidersi a rompere il silenzio. “Per
fortuna sì, ma James ci è andato vicino, Porca Bacchetta!
Per non parlare di Mocciosus… lui sì, che…”
“Peter!” lo zittì James con un’insolita severità che spaventò a morte Remus.
Ci è andato vicino… Mocciosus… lui sì, che…
Deglutì a vuoto, sentendosi tanto male da essere sul punto di
farsela sotto. O forse l’aveva già fatto: i pantaloni del
pigiama erano umidi contro la pelle. Mosse le dita per controllare e
capì che erano i palmi delle sue mani ad essere tanto sudati da
macerare la stoffa.
“Andato vicino a cosa?” riuscì a soffiare.
Peter fece per rispondere ma James lo interruppe. “Lascia fare a
me, io ho la tecnica giusta per fare questi discorsi,” si
massaggiò la fronte con due dita. “Ecco, Lunastorta, per
farla breve io e Mocciosus siano andati molto vicino a… ma non
farti prendere dal panico, però, eh! Insomma… molto
vicini a…”
Era così preoccupato e affranto che Remus non poté non
soccorrerlo, malgrado l’inferno di paura che lo stava consumando
dentro. “A Lunastorta?”
“Te ci azzecchi sempre!” osservò Peter, con sincera meraviglia.
Cercò di sorridergli, ma senza riuscirci. Era ironico che lui,
il predatore, dovesse sentirsi sempre tanto indifeso. Non si chiese
come avesse fatto Severus a scoprire il suo segreto, né si
fermò a riflettere su quello che quel fatto avrebbe comportato.
Solo di una cosa gli importava, e non era la propria sorte.
“Allora… tu stai bene, James?”
Il ragazzo si incupì accompagnando le parole con una smorfia. “Tu non mi hai fatto nulla.”
“E…” trattenne il respiro. L’asfissia non fu
sufficiente a convincere la sua voce ad uscire, così si
obbligò anche a smettere di battere i denti. “Cosa ho
fatto a Severus?”
“Oh, lui sta alla grande!” lo rassicurò prontamente Peter.
“Sì?” esalò. L’occhio ferito gli
lacrimava e se lo asciugò con un lembo del lenzuolo, dando una
passata di nascosto anche a quello sano. Solo per sicurezza.
“Alla grande quasi quanto il suo naso. Sirius è andato a
dirgli cosa sei e non vede l’ora di farti cacciare
da…” Si morse le labbra grassocce, evidentemente pentito
di aver parlato, mentre James affondava il viso tra le mani, facendo
cadere gli occhiali a terra.
Un silenzio pesante prese possesso della stanza, tanto che Madama
Chips, trovando insolita tutta quella tranquillità in loro
presenza, sbirciò più volte oltre la tenda che lo
separava dagli altri letti per controllare che andasse tutto bene.
Remus, stremato, tremava in maniera incontrollata sotto le coperte.
Desiderava ardentemente sentire solo il sollievo per la certezza di non
aver fatto del male a nessuno e dimenticare tutto il resto, ma non
riusciva, non ci riusciva e dovette parlare, perché le parole
trattenute lo stavano soffocando. “Perché Sirius mi ha
tradito?”
James strizzò gli occhi miopi, come se anche quel poco che riusciva a vedere senza occhiali bastasse a ferirlo.
“Per fare uno scherzo.”
Quattro parole e i palmi delle mani vuoti rivolti verso Remus,
l’espressione di chi avrebbe voluto avere spiegazioni migliori da
dare, ma aveva da offrire solo la verità.
*****
“Ti sei divertito, Sirius?”
Il ragazzo, steso mollemente sul proprio letto con le braccia dietro la
testa, simulò un minimo di interesse per mascherare in parte
l’espressione esasperata.
“Lunastorta! Non ti ci mettere anche tu, adesso!”
sbuffò. “Silente ha sistemato tutto e poi ho già
dovuto sopportare la tirata di James,” lo fissò
intensamente negli occhi, per essere certo che comprendesse la
drammaticità della questione. “Di J-a-m-e-s, non so se
rendo!”
Era il ritratto della vittima incolpevole di un bieco complotto.
James gli rispose con un eloquente gestaccio e Peter prese coraggio,
malgrado fosse già paonazzo in viso. “Anche io te
l’ho detto che hai fatto un casino!”
“Sì, sì”, venne liquidato con un’alzata
d’occhi.“Insomma, mi aspettavo che tu avresti esagerato la
situazione, Lunastorta, ma che persino Ramoso mi facesse la
predica… dopo tutto quello che abbiamo fatto assieme è da
ipocrita.”
Un sorriso affiorò sulle labbra di James nel ricordare tutti i
danni che avevano causato, ma si spense subito, sostituito da
un’espressione dura, seria, che Remus non aveva mai scorto sul
suo viso. “Hai cercato di far fuori Mocciosus!”
sbraitò con una punta d’isteria nella voce, doveva essere
la millesima volta che glielo ripeteva. “L’omicidio non fa
ridere, Sirius!”
Quello assunse un’espressione oltraggiata. “Tu stai
difendendo Mocciosus e dando addosso a me!” lo accusò.
Come al solito registrava solo quello che gli faceva comodo sentire,
saltando a piè pari tutto il resto.
Remus si trascinò ignorato da tutti fino al proprio letto e si
coricò su un fianco. “Ti sei divertito, Sirius?”
chiese nuovamente a mezzavoce, pur sapendo che la sua domanda sarebbe
stata nuovamente ignorata.
Così fu e sentì la rabbia montargli dentro, colpi sordi
vibrati con forza che gli riempivano le orecchie, facendo da
contrappunto al martellare continuo dell’occhio malandato.
“Ehi, cane, mi hai sentito?”
Non aveva alzato la voce, si era limitato a parlare con più decisione.
L’attenzione generale virò bruscamente su di lui, e Sirius
parve concentrarsi, sfregandosi lentamente il dorso della mano sul
mento. “Uhm,” incassò alla fine, innaturalmente
calmo malgrado l’offesa subita. “Cane nel senso di Felpato,
immagino.”
Remus rifletté sulla sua mancata sfuriata, di solito Sirius si
infiammava per un nonnulla, e pensò che per una volta, almeno
una volta, i loro ruoli poteva invertirsi. Era così rabbioso che
lo desiderava con tutto sé stesso.
Tenersi sempre tutto dentro era accettabile in condizioni normali, ma
in quella situazione quel “tutto” lo stava logorando e
quando gli rispose, lo fece ringhiando. “No. Cane nel senso di
testa di cazzo.”
Un silenzio attonito gelò la stanza.
Remus tenne lo sguardo fisso negli occhi grigi dell’amico, stringendo spasmodicamente i pugni.
Non poteva controllarsi.
Non voleva.
E si faceva schifo perché quello a cui ambiva era ferire, fare male. Mordere.
“Forse è meglio se ci lasciate soli”, sentì proporre Sirius agli altri.
James lanciò a Remus un’occhiata preoccupata. “Solo
se Lunastorta è d’accordo. Glielo devi, Sirius,
l’ascoltare la sua opinione.” Aspettò il suo
consenso, prima di concludere il discorso. “Ma vedi di uscirne
tutto intero”.
Sirius si strinse nelle spalle. “Ramoso, lo sai che non farei mai del male a Lunastorta.”
“Come no, glielo hai dimostrato per bene solo qualche notte fa,
infatti” lo rimbrottò James, sarcastico. “E comunque
stavo parlando con te!”
Remus si tirò faticosamente a sedere non appena i due ragazzi
abbandonarono la stanza. Il lupo era lì, l’ombra della sua
anima, e non aveva bisogno della luce della luna piena per gettarsi
all’esterno, addosso a quel ragazzo che gli aveva promesso che
mai gli avrebbe permesso di fare del male a qualcuno.
Menzogne, solo menzogne per ottenere il permesso di usarlo per giocare. Per scherzo.
“Non fare del male a Lunastorta,” ripeté, contraendo
i pugni fino a scollare i cerotti. “Ma a chi importa di
Lunastorta?”
La sua non era una domanda, ma un’affermazione. Era la vita di
James a essere importante, come quella di Severus… non avrebbe
dovuto metterle a repentaglio… ma lui non capì.
“A me! A me importa!” proruppe, battendosi orgogliosamente un pugno sul petto.
Era sincero. Un sincero bugiardo.
“Sai, Sirius, tu a parole sai essere tanto nobile e superiore, ma
poi fai sempre il contrario di quello che affermi.”
Lui non si scompose. “Fammi un altro esempio”, lo
sfidò con un ghigno. Ancora non aveva capito che non si stava
divertendo?
“Non sono come gli altri Black,” lo imitò Remus, la
mano sul petto. “Ma trovo divertente togliere la vita a un
ragazzo!” Aveva quasi condannato altre persone, quasi ucciso! Il
rimorso lo spezzava dentro. “Ti sei divertito, cane?”
sibilò, accecato dalla collera.
Sirius questa volta scattò, picchiando con violenza un pugno
contro il muro dietro la sua schiena. “Non chiamarmi più a
quel modo o non sarò più padrone delle mie azioni!”
lo avvertì.
“Tu non sei mai padrone delle tue azioni!” Aveva urlato,
constatò con stupore. Di solito gli succedeva solo durante le
trasformazioni.
Sirius non si lasciò intimorire, era così cieco da non
capire quanto potesse diventare pericoloso. “Cambia registro,
Remus. Ti ho già spiegato che ho dovuto sopportare il disprezzo
di James, abbiamo fatto a botte e tutto il resto e credo che sommato
alla punizione che mi ha dato Silente, piantare begonie lungo il tunnel
del Platano Picchiatore senza magia ma con concime naturale a
volontà, quando tu ridurrai tutto a un macello alla prossima
luna piena, beh… credo sia una punizione più che
sufficiente. Che altro vuoi da me?”
Cosa voleva? Non molto, come sempre.
“Dimmi perché l’hai fatto.”
Sirius sembrò felice di potersi spiegare, certo che lui doveva
capirlo. “Mocciosus ti ha visto mentre Madama Chips ti
accompagnava a trasformarti. Quell’idiota ha messo subito mano
alla bacchetta quando mi ha notato,” rise, la sua risata
così simile a un latrato. “Mi ha detto che non lo potevo
denunciare a Lumacorno, perché anche io ero fuori dopo il
coprifuoco.
È lì, Lunastorta, è lì che ho avuto
l’illuminazione! Ho gettato l’esca e il tonno
sott’olio ha abboccato. Non subito, certo… mi ha chiesto
perché gli stavo dicendo come fare a bloccare il Platano
Picchiatore e sai cosa gli ho risposto?”
Il suo tono eccitato non si smorzò nel vedere quanto poco
entusiasta si stesse mostrando del suo racconto. Probabilmente neppure
se ne era accorto.
“Beh, gli ho detto che avevo un conto in sospeso con
l’albero, e vederlo messo fuori gioco da uno sfigato come lui
sarebbe stata un’ottima punizione!”
Aspettò una qualsiasi reazione da parte sua, ma la sua pazienza
venne meno in fretta. “L’ho accontentato, no? Ci teneva
così tanto a seguirci per trovare un qualsiasi pretesto per
farci espellere! Gli ho permesso di seguirci fino in fondo, giù
lungo quel maledetto tunnel che ora mi tocca trasformare in una
succursale delle serre di erbologia!”Ammiccò speranzoso.
“Su, ammettilo che è stato uno scherzo grandioso!”
Remus rimase immobile.
“Prova solo a immaginarti la faccia di Mocciosus quando ti ha
visto!” ridacchiò, cercando di trascinarlo con sé.
In un secondo gli fu addosso. Malgrado le ferite rimaneva sempre
più forte e veloce di un umano. Riuscì a prenderlo per la
gola e sbattergli la testa contro la testiera del letto prima che lui
potesse anche solo pensare a difendersi.
“Che stai facendo?” ansimò con il fiato corto benché Remus stringesse appena le dita.
Gli rispose con voce incolore. “Controllare se può farmi
ridere vedere la morte riflessa negli occhi di un ragazzo.”
Sirius non era spaventato, si illudeva ancora che fosse tutto un gioco.
Forse non avrebbe mai capito quanto male gli aveva fatto. “Tu non
puoi, non da umano.”
Aveva ragione.
“Io non posso uccidere né ridere per la morte di un
ragazzo, da umano. Da lupo mannaro sono sicuro di non poter ridere
affatto, solo gli umani hanno la capacità di farlo,” le
sue sporche mani di licantropo scivolarono via dal collo
dell’amico e gli ricaddero in grembo, pesanti come la sua colpa.
Colpa sua l’ultima offesa che avrebbe rivolto a Sirius, prima di
accollarsi per intero anche quella per l’omicidio sfiorato.
“Ma non c’è nulla di umano in una risata suscitata dalla morte di un ragazzo, cane!”
Sirius lo colpì sullo zigomo. Lo sentì appena.
Debole come un umano ma con la risata di un animale: in quel momento era tutto ciò che riusciva a vedere di lui.
“Non volevo colpirti,” lo sentì dire in fretta.
“Mi spiace. Non solo per il pugno. Mi hai sentito? Era solo uno
scherzo! Solo uno scherzo!”
Implorava la sua comprensione, ma Remus non lo stava ascoltando mentre
zoppicava verso il bagno reggendosi lo stomaco con le mani. Poi con le
braccia.
Si strinse forte, un abbraccio solitario in cui rifugiarsi.
Solo uno scherzo.
L’eco delle parole di Sirius l’accompagnarono per il corridoio.
“Ti sei divertito, Sirius?” mormorò tra sé e sé. “Io no.”
Oltre ai ringraziamenti per chi mi segue e recensisce le mie ff -
grazie!! - non ho molto altro da aggiungere. Naturalmente poi Remus e
Sirius faranno la pace, ma ho già scritto di quello in altre ff.
Per scrivere questa mi sono basata esclusivamente su quello che viene
detto nei libri, non ho cercato di giustificare l'azione di Sirius in
alcun modo, forse questo darà fastidio a qualcuno, ma ci tenevo
a dare una versione il più possibile fedele all'originale (se non mi credete, o non ricordate, pagina 302 del terzo libro: Sirius è roso dai sensi di colpa per aver involontariamente contribuito alla morte di James e Lily, si vergogna molto di aver sospettato di Remus, tanto che non glielo dice e Remus lo capirà da solo, ma ride quando Remus racconta di questo scherzo).
Leggendo le recensioni, mi viene da aggiungere:
(oltre al grazie per chi me ne ha lasciata una ^^ come ho scritto altrove, mi aspettavo solo insulti per questa ff)
1-Sirius non è stato ovviamente espulso. Non perché non se lo meritasse, ma perché Silente avrebbe dovuto spiegare ai suoi genitori il perché... e come farlo senza confessare la natura di Remus? Alla fine sarebbe stato solo Remus a pagare, quindi è stato messo tutto a tacere.
2-Remus nel settimo libro dimostra di essere tutto fuorché un agnellino. Non si arrabbia quasi mai, ma quando succede... beh, da adulto ribalta Harry perchè gli ha dato del vigliacco. Qui è un ragazzo di 15/16 anni e Sirius ha fatto di molto peggio che insultarlo.
3-Remus non ha rischiato di venire espulso, ma di diventare un assassino e di finire (come minimo) ad Azkaban.
E infine, io nel Sirius descritto dalla Row non ho letto nessun senso di colpa per questo scherzo. Se qualcuno dei lettori lo ha visto e mi vuole citare la parte del libro da cui l'ha dedotto, gliene sarei grato ;-)
Perchè io VENERO l'IC e ci tengo molto ^^
Ringrazio ancora Tina per avermi dato l'imput per scrivere questa ff ^^
Grazie dell'attenzione ^^
ciao ciao
Fri
Questa storia ha partecipato al contest "Emozioni" indetto da Nefene sul forum di Efp, classificandosi seconda e vincendo il premio "Giuria" e il premio "Malandrini".
Un grazie grandissimo alla giudiciA ^^
e tanto rispetto per il suo coraggio di premiare una storia "politicamente scorretta" come la mia.
2° classificato
Fri – Solo uno scherzo
GRAMMATICA: 9,5/10
STILE: 9/10
CARATTERIZZAZIONE: 10/10
SVILUPPO TRAMA: 10/10
APPROFONDIMENTO E SVILUPPO EMOZIONE: 10/10
ORIGINALITA': 9/10
GRADIMENTO PERSONALE: 10/10
TOTALE: 67,5/70
Trovo quasi difficile commentare questa storia. Per me è splendida. Splendidamente dolorosa, splendidamente completa e ben strutturata. L'ho amata in ogni suo particolare, nella meravigliosa capacità di mostrare reazioni, emozioni, legami, in maniera credibile.
Poche volte ho visto i Malandrini rappresentati tanto bene, poche volte ho visto un tale lucido sguardo ai personaggi, capace di coglierli nella loro pienezza. Difetti e pregi inclusi.
Una storia scorrevole, scritta benissimo, con un linguaggio curato e uno stile fluido e articolato. Pochissimi gli errori grammaticali, insignificanti. Per quanto mi riguarda sono seriamente commossa davanti a questa storia e alla sua forza evocativa e rappresentativa. Alla cura che hai messo in ogni dettagio. Ogni tua signola ipotesi trova una completa giustificazione nella trama, ogni personaggio è delineato in modo perfettamente canon e perfettamente inserito nel contesto della storia.
Non ho niente da dire se non grazie, per le emozioni che mi ha trasmesso, per l'intensità che vi ho trovato. Un lavoro eccellente.
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