[RPF
Storico] Due lettere
Personaggi: Federico
II di Prussia/Hans Hermann von Katte
Rating: pg14
Warning: slash,
angst
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Fanworld col prompt RPS
Storico, Federico II di Prussia/Hans Hermann von Katte
A/N: Tutta
questa roba dovrebbe essere storicamente attendibile (per quanto il
fatto che io mi sia documentata su Wikipedia auf Deutsch potrebbe
avermi fatto capire come al solito fischi per fiaschi -ma dopo tutto
google translate aiuta).
All'epoca dei fatti Federico aveva diciotto anni, Hans ventisei.
“Il ciccione” è il padre di Federico
(lui si riferiva davvero così a lui nelle lettere!), il re
Federico Guglielmo.
Ah, e Jacopo Ortis (cioè Foscolo, ma come dice sempre il
prof. è praticamente è la stessa cosa)
è il colpevole, sappiatelo. Non mi assumo nessuna
responsabilità
Fortezza
di Küstrin, 5 novembre 1730
Mio carisssimo Hans,
in queste dolorose ore sei tu l'unico dal quale vorrei consolazione,
eppure è la tua assenza a riempirmi di dolore.
Non sono purtroppo così sciocco da credere di poterti far
avere questa lettera, eppure non riesco a fare a meno di scriverti.
Hans, Hans, amico mio adorato!, dove ci hanno condotti le mie scelte
avventate? Fu davvero, come sostiene il ciccione, vigliaccheria a
spingerci a tentare la fuga? Io non lo so più. Eppure guardo
ancora i testi che ci accendevano nell'animo la speranza di un
cambiamento, riprendo in mano le parole dei philosophes francesi e mi
pare di sentire ancora quella spinta eroica, quell'anelito alla
libertà. Vedi? Il nostro Paese è così
angusto che persino io, figlio di re, sono privato della
libertà. Lo ero prima e più ancora lo sono ora,
accompagnato dai passi pesanti delle guardie fuori dalla mia porta.
E tu, mio Hans? Come starai ora? In nessun modo ho potuto avere tue
notizie. Sei anche tu rinchiuso in questa odiosa fortezza?
Minacciava di morte entrambi, il re, quel folle, ma non
oserà. Neppure la sua durezza può arrivare a
tanto, vero? Non contro il suo stesso figlio e un uomo del tuo rango!
Eppure, eppure se dovesse, io sorriderei lieto al boia
poiché morirei insieme a te. Oh, vederti un'ultima volta,
anche a prezzo della vita! Ma no, meglio così. Separati, ma
vivremo, vivrai. Vivrai!
Chissà, forse quando io sarò re... se mai lo
sarò... forse, allora... Ma no, è inutile ch'io
m'illuda già da ora con speranze lontane. Addio, addio Hans.
Oh, non averti abbracciato un'ultima volta per salutarti! No, no. Mi
avresti di certo veduto in lacrime se avessi dovuto dirti addio
guardandoti in viso, ed io non avrei voluto.
Ricordi quando abbiamo preso la decisione di partire? Ricordi quant'ero
esasperato, com'ero sempre esasperato, prostrato, e colmo d'odio?
“La disciplina, la disciplina è motivo delle
maggiori glorie del nostro Paese”, soleva ripetermi,
quell'uomo odioso. M'impediva persino di leggere e di suonare il flauto!
Volevamo fuggire per essere liberi ed ora siamo più
prigionieri di prima, e rimpiango lo stato precedente delle cose. Quale
bizzarro cambio di prospettiva, non trovi? Queste stesse riflessioni
stanno tenendo compagnia a te ora, se ben conosco il tuo amore per
questo genere di speculazioni.
Tu, unico fra tutta la soldataglia che compone la nostra
nobiltà, tu solo sei in grado di pensare e di comprendere la
filosofia. Impazzirò se non potrò più
parlarti...
Basta, brucerò questi fogli, che nessuno dissacri questo
muto addio, che il fuoco lo faccia salire al cielo-
Fortezza
di Küstrin, 7 novembre 1730
Oh, Hans!
Tu... morto?
Non potrei crederlo se non l'avessi veduto con questi stessi occhi.
Quel vile, ha osato, ha osato eccome! “Re”, si fa
chiamare, ma non è che un crudele tiranno che lega gli
uomini a sé con la paura. Ma io non mi lascerò
piegare, sulla tua memoria giuro che non mi avrà, che non
sarò come lui!
Sulla tua memoria... Sei già memoria e non più
realtà? Non mi pare possibile. Credo che fra un momento ti
rivedrò, o che tu sia ancora, anche se lontano da me, e mi
sembra di sentire ancora quella tua tossetta perplessa di quando
ascoltavamo parlare quei vecchi nobili muffiti convinti di essere la
più perfetta espressione dell'umanità. Io allora
mi voltavo verso di te con le labbra in un linea ben stretta per
impedirmi di sorridere.
Eppure ora mi pare impossibile sorridere. Come si fa? L'ho scordato.
Non c'è nulla che riesca a gettarmi fuori dallo stato
d'abbattimento in cui sono.
Come farò a suonare ancora quando ogni melodia che conosco
mi ricorda i tuoi sorrisi e i tuoi occhi chiusi mentre ascoltavi beato?
La tua vita, la tua preziosa vita, sprecata così! La Natura
dovrebbe creare suoni completamente nuovi e strazianti come nessun
umano ha mai concepito e solo allora, forse, ci sarebbe una musica
adatta a questo giorno e a tutti quelli che verranno senza te.
Ho provato anche a pregare: non ci riesco. Forse tutto questo
è una punizione dell'Onnipotente per il nostro peccato.
Signore di tutte le cose, perché, perché hai
concesso all'uomo un cuore capace di amare se questo causa tanto
dolore? E perché permetti che esso vada contro i tuoi stessi
dettami? Pormi davanti Hans è stata forse una prova, come lo
fu la mela per Adamo ed Eva? Ahimé, l'ho fallita, e sempre
ne porterò il peso, sempre chiedendo perdono.
Ma a pentirmi, mio Dio, non riesco.
Pentirmi di averti amato, Hans, mi sembra una terribile bestemmia.
Eppure fu per amore che progettasti con me quella fuga fatale. Ah, io
t'ho ucciso! Con queste stesse mani, queste mani che t'hanno carezzato
adoranti, tremanti d'emozione, con queste mani io ho calato la scure
sul tuo collo, il tuo bel collo candido, sempre così dritto
e fiero, che amavo baciare e mordere per scherzo.
Hans! Perché hai dovuto farmi innamorare di te, crudele?
Disperando del conforto divino, detestando quello umano, mi sono
rivolto alla filosofia. Se filosofare è davvero imparare a
morire, tu ci hai lasciati con animo sereno. Ma tanto studio non ha
insegnato a me a vederti morire.
Come posso credere ancora che ci possa essere del bene
nell'umanità dopo aver veduto ciò che un padre ha
fatto al proprio figlio? Sì, io rifiuto di chiamarlo padre,
eppure porto il suo nome e sono frutto del suo seme maledetto. Meglio
sarebbe stato se non fossi mai uscito dal ventre di mia madre!
Ma no, poiché allora non t'avrei mai conosciuto e non avrei
mai saputo cos'era la felicità. E se c'è gioia in
cielo, non è nulla a confronto di ciò che provavo
fra le tue braccia.
Eppure, non fossi mai nato, tu vivresti ancora e saresti forse felice.
Non fossi mai nato, non avrei dovuto subire anche quest'ultimo dolore;
quell'uomo crudele ha potuto anche questo: mostrarmi la tua esecuzione.
Non ho distolto lo sguardo fino all'ultimo, amico diletto. Tutto il mio
coraggio l'ho usato per te, ma non m'è bastato a tenermi in
piedi. Ahimé, quale vergogna! Fortuna volle che tu non
alzassi lo sguardo verso la finestrella alla quale ero stato sospinto.
Non ti vidi nel momento supremo. Tu camminavi, la camicia aperta sul
petto e lo sguardo ancora fiero. Io caddi sulla gelida pietra prima che
cadessi anche tu, amatissimo.
Riaperti gli occhi ho visto lo stesso cielo nero di ieri, giorno
fatale, e sono corso allo scrittoio. No, non posso sopportare di
saperti perduto!, e allora ti scrivo.
Il ciccione voleva far giustiziare me pure, ma Carlo d'Asburgo l'ha
convinto che non gli conveniva perdere l'erede al trono.
Ah! Avrei sprezzato la morte, al tuo fianco. Ora invece la desidero
eppur la temo. Raggiungerti... rivederti, seppure all'inferno... Ma tu,
mio adorato Hans, non lo vorresti. So che, se qualcosa si prova ancora
dove tu sei, ti duoli del mio dolore. So che vorresti vedermi divenire
un uomo e, un giorno, forse, un sovrano giusto. Ma non so se me ne
basterà il cuore, se riuscirò a non detestare
l'uomo, ogni
uomo che
ha ciò che a me è stato strappato.
Dopo tutto ha un sapore così dolce la resa... quasi quanto
le tue labbra. Ricordi? Ricordi ancora di quando scoprivo stupito i
dolci tormenti dell'amore e tu dolcemente mi guidavi? Non sono
trascorsi due anni ed è già un passato
irraggiungibile.
Basta. Non posso lasciarmi affondare dai ricordi. Addio, Hans.
Addio.
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