Red
Lemon
Autore:
ellephedre
Disclaimer: i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
2 -
Usagi/Mamoru I
Scena
ambientata tra Interludio (episodio 3) e Verso l'alba
Era tutto il giorno che si sentiva... strana.
Frustrata,
troppo allegra, irritabile, facile alla risata. Un misto di
contraddizioni che ricordava di aver provato una sola volta nella sua
vita, un mese e mezzo prima, in un caldo e
indimenticabile pomeriggio di piena estate.
Si era rifiutata di indugiare nei ricordi nell'esatto istante
in cui
aveva identificato il motivo dell'inquietudine che la seguiva sin dalla
mattina. D'altronde, non poteva certo andare in
autocombustione in classe. O
durante la pausa pranzo. E nemmeno in autobus o davanti alla sua
famiglia.
La consapevolezza di quanto sarebbe accaduto non l'aveva
aiutata.
Appena entrata in casa era dovuta salire in camera a
cambiare gli slip. Ne aveva messi un paio nuovi, felice di sapere che
molto presto li avrebbe tolti di nuovo. Il cotone
bianco
tra le sue gambe aveva rapidamente iniziato a non essere più
tanto
asciutto.
«Mamma!» Era corsa di sotto, saltellando
sulle
scale.
Impegnata tra i fornelli, sua madre le aveva lanciato
un'occhiata distratta. «Sì, Usagi-chan?»
«Vado al cinema.»
«Così, all'improvviso?»
«No, l'avevamo programmato, mi ero dimenticata di
dirtelo.» Bugia, non
avrebbe potuto prevedere quello.
«E ceno fuori.» Tempo, aveva bisogno di un mucchio
di tempo.
«Allora esci con Mamoru-san?»
Solo sentire il suono di quel nome talmente carezzevole,
languido,
eccitan... Si era morsa il labbro
superiore, forte. «Sì.»
«Hm. Anche se domani non hai scuola, non rincasare
troppo
tardi.»
«Va bene.» Rischiava di essere una
menzogna anche
quella,
poiché non aveva alcun controllo sulla situazione, come
aveva
sperimentato in passato.
Prima di tradirsi, se n'era tornata di sopra.
Cinque minuti dopo era uscita dalla porta di casa.
Aveva buttato la chiave dell'appartamento di
Mamoru sul
divano. La
giacca leggera pure, dopo averla raccolta da terra. La
borsa l'aveva fatta cadere in corridoio, solo per tornare a prenderla
non appena si era accorta che Mamoru non era ancora rincasato.
E ora se ne stava lì, appollaiata sul bracciolo del
divano,
a scrutare come un falco la porta d'ingresso.
Iniziò a battere ritmicamente la pianta del piede
contro la
pesante stoffa verde. Strofinò tra loro le labbra.
Affondò disperata la
faccia tra mani.
Oh, e se questa volta lui non si sentiva nello stesso modo?
Avrebbe fatto la figura della maniaca! Non avrebbe nemmeno
potuto
fermarsi perché si sentiva così-
Così... Ma perché?!
Perché si sentiva in quel modo all'improvviso,
perché
provava gli stessi incontrollabili impulsi dell'altra volta? Cosa
le
stava succedendo, come mai non riusciva a controllarsi?
Emise un sospiro incerto, tremulo.
Forse aveva sbagliato a non preoccuparsi prima: quelle
sensazioni non erano normali.
Forse non erano neanche sane: chi avrebbe potuto dire per quanto tempo
avrebbe avuto voglia di andare avanti questa volta?
Il pensiero le bloccò il respiro, costringendola a
rannicchiarsi
su se stessa. Il languore che aveva pervaso il suo corpo sembrava
essersi di nuovo concentrato in un unico punto, in mezzo alle sue gambe.
Espirò. Inspirò. Piano piano,
controllandosi.
Era inquieta solo perché non aveva ancora avuto la
possibilità di calmarsi. Presto Mamo-chan sarebbe arrivato
e...
e l'avrebbe presa tra le braccia, mentre lei si sarebbe
modellata
addosso a lui, alzando la testa per mordicchiargli la spalla, baciargli
il
petto, assaggiandogli la pelle salata. A mani aperte si sarebbe
riempita del calore della sua schiena, percorrendola dal collo fino
alla base, senza tralasciare un solo centimetro. Gli avrebbe torturato
la bocca con la propria e alla fine avrebbe
affondato le unghie nei suoi bicipiti, spingendolo a usare le braccia
per
prenderla - sollevarla o spostarla, quello che voleva lui.
Mamoru l'avrebbe stretta a sé come se volesse
inglobarla,
sistemandosi tra le sue gambe e insinuandosi in lei senza
più aspettare. Non sarebbe stato attento, solo bisognoso,
ardente e veloce in ogni movimento, i dolci colpi precisi nell'arrivare
fino in fondo e lei...
A lei sembrava di sentirli già ora. Con un labbro
tra i
denti e
le palpebre chiuse, permise ai propri muscoli interni di stringersi da
soli
sul nulla, prendendo piacere dallo stesso movimento.
... era impazzita.
Hentai, hentai,
hentai!
Non era divertente, non si riconosceva in tanta smania. La
disperazione
e la mancanza di soddisfazione le facevano venire voglia di
piangere.
La porta di casa produsse un rumore metallico di chiavi.
Usagi scattò a fissare l'ingresso.
Mentre la serratura girava a vuoto, saltò via dal
divano.
Era
a quattro metri dall'uscio quando
Mamoru entrò, quasi inciampando in avanti. Lui la scorse e
inspirò rapidamente, sbattendo con forza la porta
dietro di sé. Con un balzo Usagi gli finì
addosso,
aggrappandosi a lui. Mamoru serrò le braccia
attorno
alla sua schiena; non catturò la sua bocca solo
perché
fu lei
a pensarci per prima. Più che un bacio, espressero insieme
ordini e necessità. Prendimi,
prendiamoci.
Usagi ringraziò ogni dio mai esistito: non era solo
lei!
Gli sfilò violentemente la giacca aperta,
buttandola a
terra.
L'orribile camicia di lui aveva quei dannati bottoncini che non si
toglievano mai. Afferrò la
stoffa tra le dita, tirandola fino a strattonarla via dai pantaloni.
Gemette. Mamoru la sentì e non smise di lambire il suo seno
ora
esposto
all'aria, di suggerlo. Abbassò una mano fino a infilarla
sotto la sua gonna. Invece che toccare lei, trovò
con le dita l'elastico
delle sue mutandine. Le tirò giù confusamente,
senza
fermarsi.
Usagi si allontanò solo per aiutarlo, ma con le
mani rimase
sulla cintura dei pantaloni di lui: l'aveva slacciata a tempo di
record. Via dall'asola l'unico bottone e giù anche la
cerniera.
Ormai inginocchiata, finì col sedersi a terra mentre lo
liberava
dai pantaloni. I suoi slip finirono oltre i suoi piedi e non ebbe
più
modo di spogliarlo di quello che mancava: Mamoru si mise sopra
di lei,
costringendola a piegare all'indietro la schiena. Lui le
alzò
la gonna e si svestì da solo dell'ultima barriera, i boxer.
Esitò per il millesimo di secondo che
impiegò ad
accorgersi che lei era totalmente pronta ad accoglierlo. Poi, in due
ebbero un unico corpo.
Il piacere fu tanto intenso da strapparle un grido. Oh, finalmente.
Oh, sì, sì!
Per non essere spinta all'indietro sul pavimento e farselo
mancare, si
strinse a lui
con tutta la forza che aveva. Aprì la bocca per
ansimare, ma non
riuscì. La voce le mancò, svanì.
Lo incitò con la schiena inarcata, il bacino
inclinato e
premuto insistentemente verso l'alto, verso di lui.
Era troppo, troppo, voleva
tutto, fino alla fine.
Schiacciò il naso contro una sua guancia, gioiendo
per la
sensazione
di infinite e minuscole punture contro la faccia. Si sarebbe
dimenticata
persino di chi era se non si fosse aggrappata alla realt- Se non si-
Il suo intero basso ventre divenne un'unica
morsa
stretta, pulsante e
viva, smaniosa di sentire il prossimo affondo.
Ogni forza perduta, sbatté con la nuca a terra, le
braccia
prive di volontà. Alitò a bocca aperta contro la
propria mano, la testa voltata di lato.
I suoi fianchi non avevano mai smesso di muoversi e prendere.
Prendevano e catturavano, impossessandosi di tutto il piacere che
poteva
dare anche il più piccolo sfregamento, simile a una lingua
di
fuoco da cui voleva farsi bruciare.
Si tenne al pavimento, al nulla.
Ora.
Un battito di muscoli e la morsa restò
lì, crebbe.
Ora, ora.
La pulsione continuò a esistere, a stringersi oltre
l'impossibile.
Ora! pregò.
Ritrovò forza e voce. «Ahhhn-!»
Gli
afferrò il
collo,
travolta. Emise un ininterrotto e cadenzato mugolio, incapace di
trattenersi, libera
e preda allo stesso tempo. Voleva incatenarsi a quell'istante, proprio
a quel momento, per l'eternità intera. Nonono, a quel momento, ora
che Mamoru si era perso anche lui, intensamente quanto lei.
Il lamento basso e roco di lui si interruppe a pochi centimenti
dalla sua faccia, ma Usagi lo fece continuare nella propria bocca,
assieme
al suo.
Smisero di muoversi piano, senza fretta.
Assieme al torpore che mancava della giusta stanchezza,
arrivò
la coscienza. Si ricordò di tremare. Fece scivolare
la
mano su una spalla di lui, chiedendogli di esserci. La
trovarono occhi blu scuro, frastornati ma più sicuri dei
suoi.
Accennarono un sorriso timido. «Ciao.»
Lei tornò in un pieno equilibrio di
felicità e
certezza. «Ciao.» Lo abbracciò,
nascondendo il viso nella sua spalla. «Ciao»
sussurrò di
nuovo, in un soffio.
Mamoru le mise un braccio sotto la testa. «Il saluto
doveva venire prima.» Si lasciò scuotere da una
lieve risata.
Usagi non gli rispose, restò rintanata dov'era.
L'attraversavano
ancora languidi brividi, ma era nato tutto da
qualcosa che non comprendeva e... non le piaceva più.
«Allora...»
rimuginò lui. «Sta succedendo di nuovo,
vero?»
Succedendo.
Sì, non era affatto finita. «Che
cos'è?»
Mamoru spostò la testa e la guardò.
«Non lo so. Io ho iniziato a sentirmi...»
esitò «così,
da
questo pomeriggio.»
Usagi trasalì. «Io dalla
mattina.»
Dipendeva da lei?
Mamoru giunse alla stessa conclusione.
Iniziò a
scostarsi, sollevandosi. «Credo...» Si mise in
ginocchio e le
riabbassò la gonna. «Credo che possiamo
pensare
agli
indizi più tardi.»
Dopo? Usagi si tirò su.
«Non... non ti
dà fastidio?»
Lui si fece attento.
«Che cosa?»
«Sapere che non lo stiamo
controllando?»
L'osservazione lo sorprese. «Non eri tu
quella che diceva che
non c'era da preoccuparsi?» Tornò in
piedi, riallacciando
i
pantaloni. «L'unico effetto collaterale sarà un
po' di stanchezza.»
Era sola nel suo disagio.
«Cosa c'è?»
«Io...» Scosse la testa.
«Hmm... vado a
farmi una doccia rapida.» Aveva
bisogno di qualche minuto per far pace completa con
ciò
che sarebbe avvenuto.
«Una doccia? Adesso?»
«Sì, ecco...»
Spalancò gli
occhi. «Non ne faccio
una da quasi tre giorni!»
A lui scappò un sorriso incredulo.
«Non
importa.»
Usagi sentì le guance calde.
«Importa a
me.» Voleva
essere
pulita per la varietà di esperienze che avrebbero condiviso.
Indietreggiò verso il salotto. «Ci metto poco,
faccio
subito.»
Mamoru fu sul punto di replicare - o suggerire
qualcosa - ma lei lo
fermò in tempo. «Non seguirmi.» Non era
ancora salda nel
camminare, figurarsi se era pronta a ripetere una cosa sotto la doccia
come
quella dell'altra volta. Indugiò nel ricordo per un secondo
fatale. «Forse dopo.» Arrossì di colpo.
Sparì in corridoio prima di fare pazzie.
Mamoru roteò il manico della finestra,
tirandola verso di
sé e aprendola sulla parte alta. L'estate stava per
finire
e in giro si percepiva ancora una brezza calda, ideale da far entrare
in casa.
Si voltò a guardare la porta della
camera, pensieroso.
Usagi non la stava prendendo come l'altra volta. La
metteva a disagio
non potersi controllare.
E pensare che lui aveva passato le ultime ore a
immaginare un
entusiasmo simile a quello dello scorso luglio, ripetendosi da solo che
non c'era alcuna ragione di chiedersi cosa gli fosse preso. In
fondo, i
risultati li conosceva. I risultati li voleva, tutti, dal
primo all'ultimo. Ma se lei-
«Ecco.» Usagi entrò
nella stanza.
«Ho fatto.» Teneva l'accappatoio chiuso, con le
braccia
incrociate.
Lui sapeva che sotto la stoffa di spugna pesante
c'era solo il corpo
leggero e nudo di lei, reso fresco dalla doccia. Ne aveva
sentito
le forme sotto le mani, ne conosceva la morbidezza. Sapeva che
bastavano due o tre tocchi di pollice per ritrovarsi a giocare con seni
turgidi, che in verità gli era sufficiente avvicinarsi con
quelle intenzioni per eccitarla. Sempre. Adesso poi lei sarebbe stata
già umida e pronta a-
Serrò le palpebre e appoggiò i
gomiti
sul davanzale. Doveva darsi un contegno. «Perché
non poterti controllare ti
preoccupa
tanto?»
Lei si morse un labbro, turbata. «Non
è che mi
preoccupa...»
Giocò con l'orlo dell'accappatoio bianco. «So che
noi due
faremo
solo...» Accarezzò la spugna ed emise un
lievissimo sospiro,
insinuando le dita tra i lembi. Iniziò a separarli, solo per
bloccarsi di colpo. «Vedi, non riesco neppure a
parlare!»
Come la capiva. «Dillo in due
parole.»
Frustrata e triste, lei aggrottò le
sopracciglia.
«È
come se... non
ci amassimo.»
Cosa?
Quasi perse l'eccitazione.
Usagi scosse veloce la testa. «Non
lo facciamo
perché
ci
amiamo, ma perché...» Non trovò le
parole. «Non
si sa
perché! E invece tutte le altre volte è bello
perché voglio starti vicina e tu pure, non è
solo una
cosa... fisica.»
Mamoru fece scorrere la lingua contro i denti,
riflettendo.
«Non lo
è neanche adesso. Sarebbe solamente fisico se non ci
importasse
con chi stiamo e...» L'ipotesi lo disturbò
talmente tanto che bloccò il pensiero sul nascere.
«Invece non è così. Io
riesco a lasciarmi andare solo perché sei tu.
È
te che
voglio.»
Lei si intenerì, rilassandosi.
«Anche
io.»
Mamoru avanzò fino a raggiungerla.
«Allora...» Le prese la
testa
tra le mani. «Siamo sempre noi. Noi perché
è solo
noi che
vogliamo. Più del normale, ma... solo noi.»
Usagi si sollevò e lo travolse con
un bacio, un braccio
attorno
al suo collo. Lui infilò una mano aperta nell'accappatoio
di lei e...
tremò. Rabbrividì mentre si riempiva le dita di
un suo seno,
mentre le accarezzava tutto lo stomaco caldo e trepidante.
L'attirò contro di sé per sentire ogni curva e
rientranza del suo ventre. Sulla schiena, sul sedere, la
percepì con le mani. Usagi si divincolò tra le
sue braccia, tirandole indietro
per togliergli la camicia.
Già.
Anche l'accappatoio di lei cadde a terra. Se la
ritrovò, rosea e morbidamente bionda, di nuovo addosso.
Ondeggiò contro il suo corpo mentre se la caricava sul
bacino.
Usagi
si dimenò delicatamente, spingendosi contro di lui.
Mamoru si spostò di lato, sbattendo un ginocchio
contro il letto.
Vi si
lasciò ricadere, sobbalzando assieme a lei. Usagi sorrise
contro la sua bocca e si
allungò su di lui, strofinando contro il suo corpo persino
la punta dei piedi. Mamoru le tolse le mani dai fianchi solo
per
spogliarsi del tessuto
elastico che gli fasciava le anche; provò
il momentaneo
impulso di
fermarsi
a metà coscia quando sentì
Usagi che si riadagiava
su di
lui. Le sfuggì un gemito e lui mosse rapidamente le gambe,
liberandosi di tutto. La spinse di lato, facendola scivolare
verso l'alto
sul materasso.
La sorpresa di lei si fece rapido desiderio, ma per
il motivo sbagliato. Mamoru posò una mano
sul suo collo; da
lì, fece
scorrere le dita in direzione del suo ventre, piano.
Lei chiuse gli occhi in un sospiro felice,
inarcandosi verso il suo tocco. «Stai provando a frenare un
po'?»
Poteva essere.
«Ma io ti amo.»
Mamoru si permise un sorriso. «Anche
io.» Con
l'indice,
disegnò un piccolo cerchio sopra l'ombelico di lei.
«E
quindi?»
«Quindi sono d'accordo. Che siamo solo
noi.» Lei
gli
accarezzò
il
polso con decisione, afferrandolo. «Non devi
frenarti.»
«Non mi sto frenando.» Non
veramente, almeno.
Posò le labbra
dov'era arrivato con le dita, sul lembo di pelle a qualche centimetro
dal biondo; leccò a bocca aperta.
«Oh...» inspirò
Usagi.
Ansimò. «Hm, forse...
Girati.»
Il suggerimento arrivò dritto al
cuore del suo basso ventre.
Respirò in abbondanza. «No.»
Più che mai, questa
volta
non stava cercando di controllarsi per il gusto di farlo, ma come
esperimento vero e proprio. Voleva verificare la forza di un
impulso che non aveva ancora provato a contrastare.
«Ma io voglio fare qualcosa» si
lamentò
lei.
«Rimani sdraiata.» Scese con le
dita. E fu
naturalmente impaziente,
perché invece di stuzzicare e massaggiare,
affondò subito.
Usagi sollevò il bacino in un ansito
lungo, divaricando le
gambe.
Lui la afferrò per la vita, voltandola
nella sua
direzione e liberando il dito che aveva trovato rifugio in lei: lo
aveva
sentito come un'altra parte di sé, quella che ora protestava
vivacemente.
Non era possibile che fosse incapace di
trattenersi: non lo aveva pensato neanche nei momenti di perdizione
più assoluti. Aveva fatto sempre e solo ciò che
si
era
concesso, no?
Cercò di dimostrarselo.
Abbassò la testa e
posò le labbra umide sul bagnato di lei, indugiando.
Usagi artigliò il dorso della
sua mano, gli occhi
serrati,
sofferenti. Parlò in mugolio di piacere. «Devo...
devo fare qualcosa.»
Sì, sentiva di doverlo fare anche lui,
ma...
«Proviamo a
controllarlo.»
«Così?»
Torturare lei era meglio che torturare se stesso.
Tornò sulla sua carne e, piano, leccò verso
l'alto,
dall'inizio fino alla deliziosa fine.
Usagi sussultò con violenza.
«No, vieni
qui.» Sfiorò la sua fronte con la mano,
muovendo le dita convulsamente.
«Sto facendo una prova.»
Lui trovò il punto
giusto e lambì tutto attorno con colpi agili, leggeri.
Lei abbandonò la testa all'indietro,
facendo sbattere i
denti. «Quale prova?!» Per metà gemito,
la
sua non fu una rabbia
molto
credibile.
«Voglio controllarmi.» Mamoru si
limitò a un
nuovo e delicato bacio, ma Usagi ne
fu trafitta.
«Prima dicevi che-» Lei cercò
di bloccargli
la testa tra le
gambe, ma
lui tenne le sue cosce separate, continuando a baciare.
«Controllare era
inutile
e ora-» Usagi emise un lunghissimo sospiro, tremulo.
«Ora
serve?!» Strinse
i denti e iniziò a ondeggiare coi fianchi, involontariamente.
Mamoru staccò le labbra per un solo
attimo. «Ti
piace.» Come
sempre.
Lei infilò le dita tra i suoi
capelli,
massaggiandogli
disordinatamente la nuca. «Sto impazzendo,
Mamo-chan.»
La protesta languida lo infiammò a tal
punto che, per non
alzarsi e accogliere l'offerta, fu costretto a raddoppiare gli sforzi -
se sforzo si poteva chiamare dar fuoco a carni soffici che gli facevano
conoscere grandi e infinite soddisfazioni.
Usagi sobbalzò sul posto, emettendo un
misto indecifrabile
di suoni prima di qualche parola a malapena comprensibile.
«Non- Hmm-
Non ce la...» Sussultò di nuovo.
Singhiozzò.
Mamoru allontanò la bocca da lei.
«Cosa
c'è?»
«Fa quasi male» gli rispose Usagi
in un brivido.
«Non riesco
così.»
Non-?
Si
sentì in colpa. «Faccio
piano.» Non aveva mai
sbagliato in quel modo, aveva creduto che-
«No, forte,
ma devi essere tu.» A dimostrazione, Usagi scivolò
verso il basso, circondandogli il torso con le gambe. «Tu per favore.
Vieni qui.»
L'impulso prepotente di spingersi in avanti e
prendere fu
violento, inaspettato. Mamoru strinse le lenzuola tra i pugni.
«Aspetta.»
Lo disse anche a se stesso.
Controllo,
controllo.
Non ne ebbe a sufficienza da spingerla dove si era trovata; le
piegò invece le gambe all'indietro, verso il torso.
Riabbassando la bocca aperta, affondò.
Usagi divenne un blocco unico di membra che si
sciolse istantaneamente.
«Oh!» Al grido successivo, spezzò
un'altra vocale.
Mamoru trovò un sollievo minimo
negli assaggi profondi
e continui; dovette lottare strenuamente col suo stesso corpo per non
sollevarsi e sostituirsi di forza alla propria lingua. Lo sforzo
iniziò a generare in lui tremori violenti, ma la sua
volontà di trattenersi aumentò di pari passo.
I
sussulti bollenti contro le sue labbra acquisirono un ritmo
inconfondibile,
divennero improvvise convulsioni tenaci che coinvolsero ogni fibra del
corpo di lei. Si espansero facendosi gemiti pulsanti di agognata
follia, mani che gli tirarono i capelli, polpacci che gli strinsero le
spalle in un abbraccio.
La gratificazione per l'esperimento riuscito fu
sepolta dalla
soddisfazione per i suoni che penetrarono nelle sue orecchie, mai tanto
vicini al completo delirio.
Scattò verso l'alto senza nemmeno
deciderlo, scivolandole
sopra, scivolandole dentro. Il piacere fu insopportabile, una ferita
d'intensità.
Sotto di lui la voce di Usagi divenne un'ansimante
e bassa cantilena di
una sola parola, concatenata a se stessa. Sì. La
intonò persino il pulsare del ventre di lei.
Lui prese forza dalle gambe piegate e premette ancora
più in fondo, schiacciandola. Sì.
Inarcò la schiena, aprì la bocca alla ricerca
d'aria, si ritrasse e
rientrò. Sì.
Divenne un'unica massa di nervi, nato solo per farsi
bruciare da lei.
A nessuno dei due rimase più la forza
per produrre suono.
Nel silenzio che gridava, ogni energia fu spesa solo per spingere,
ricevere, affondare, intrappolare. Allargare le gambe, incastrarsi tra
loro, aprirsi, riempire.
Sussultare, vibrare, dimenarsi, unirsi. E trovarsi, ricongiungersi
nella maniera
più perfetta.
Come una cosa sola, si tesero in un'unica curva di
piacere.
Mamoru iniziò a infliggere colpi secchi
coi fianchi,
abbracciandola e perdendo il controllo della voce. Usagi
sovrastò tutto quello che gli venne strappato dalla gola con
un
lunghissimo e sommesso grido di godimento, accompagnando con
picchi più alti ciascuna delle loro ultime unioni.
Ricaddero sul materasso.
«Ooh.» Lei gli
afferrò la faccia tra
mani tremanti, rubandogli un bacio. «Oh,
Mamo-chan...» Premette le gambe contro i suoi fianchi.
«Oh.»
A lui sarebbe piaciuto rispondere, ma il suo cervello
elaborò solo... Oh.
O meglio, Oh
sì.
Usagi strofinò una
guancia contro la sua, abbracciandolo. Non parlò
più, ma
respirò felice. Forse stava soffocando lentamente con lui
che le pesava sopra, ma per farlo spostare avrebbe prima dovuto
chiedere aiuto. Perdonami.
Una risatina lo raggiunse all'orecchio.
Lui sorrise a occhi chiusi. «Come fai
a...?»
Lei lo baciò su una guancia.
«Non mi
lamenterò più. Stupida, che stupida.»
Liberò un'altra piccola risata. Iniziò a
massaggiargli la schiena.
La carezza lo risvegliò dall'improvviso
sonno mentale.
«Non...?» Forse non era ancora del tutto sveglio.
«Non c'è stranezza in
questo.» Usagi sfiorò il suo orecchio con
le labbra. «Avevi ragione,
siamo solo noi.» Abbandonò la testa all'indietro,
appagata.
Solo loro? Be'... sì. Nella pazzia dei
comportamenti e delle
reazioni, sembravano veramente solo... loro. La sensazione
era indefinita, ma profondamente reale.
Mamoru trovò la forza per girare la
testa. Toccò la fronte di lei con le
labbra. «Già.» Già cosa?
... Un po' tutto.
Aprì gli occhi e trovò
l'espressione pacifica di
Usagi, simile al sonno innocente di una felicissima bambina. Con una
mano, le sollevò i capelli umidi e fini dalla fronte.
Gli occhi di lei erano aperti, vigili.
«Non abbiamo
finito.»
Lui si appoggiò sui gomiti, con
un'energia tornata troppo in
fretta. «No.»
Il sorriso di lei fu malizioso.
«Più tranquilli
dopo, va bene?» Usagi si morse un labbro.
«Una seconda volta come questa mi farebbe svenire.»
Lui annuì, senza riuscire a nascondere
una seconda reazione.
Usagi si sciolse in una risata, appoggiandogli le
mani contro il
petto. «Diventi una palla se ti gonfi di più. E
poi tu sei quasi svenuto già adesso.»
«Riposavo dopo una grande fatica.»
Lei gli scostò i capelli dalla fronte.
«Dopo faticherò io per entrambi,
promesso.» Si inarcò verso l'alto, appena, e
Mamoru
capì che voleva spostarsi. Si scostò da lei,
sdraiandosi di lato.
Usagi lo imitò nella posizione, posando
la testa nell'incavo
del gomito piegato. «Parliamo.»
Il suggerimento lo divertì.
«Parliamo.»
«Oggi mi comportavo da pazza, come
l'altra volta. Minako mi
ha detto che ero intrattabile, ma anche che non mi aveva mai sentito
tirare
fuori battute tanto divertenti. Ami e Makoto si tenevano a
debita distanza.» Ridacchiò. «E
tu?»
Lui scosse la testa. «Ero da solo in
quell'ufficio che mi
hanno assegnato da poco.» Ricordò il pomeriggio
appena passato. «Per fortuna. Non sarei stato a mio... agio,
tra gli altri.»
Usagi colse al volo la situazione.
«Povero
Mamo-chan.»
«Sì, povero.» Ma
aveva saputo che a casa
avrebbe trovato la sa ricompensa.
«Ah!»
«Cosa c'è?»
«Mi ero dimenticata!»
L'entusiasmo di lei si
riempì d'orgoglio. «Ricordi cosa stavo provando a
fare da un po', vero?»
«Dove?»
Lei lo picchiò su un braccio. «La
spilla!»
Ah, sì. «Hai fatto dei
progressi?»
Usagi annuì rapida.
«Ti direi di
chiudere gli occhi ma la sorpresa sta nel tenerli aperti.»
Aprì un palmo tra loro. «Guarda bene.»
Mamoru concentrò lo sguardo sulle sue mani.
Possibile che-?
La spilla Sailor si materializzò sotto i
suoi occhi.
Scattò a sedere. «Ce l'hai
fatta!»
Usagi balzò in ginocchio.
«Ce
l'ho fatta! Era tutta la settimana che sentivo di essere a tanto così
dal farcela, perciò ieri sera mi ci sono messa d'impegno
e... puf!» Rise. «Ora il mio potere è
sempre con me!»
Lei lo aveva desiderato per talmente tanto tempo...
Mamoru condivise la
sua
felicità e l'abbracciò. «Sei stata
bravissima.»
Usagi strofinò la faccia contro
la sua spalla.
«Grazie.»
Lui udì un lievissimo clic e si
ritrovò a osservare il cuore di potere aperto.
Usagi ne disegnò i contorni con le dita,
dolcemente.
«Sai come ci sono riuscita?»
«Come?»
«Era il mio cuore.» Se lo
portò al
petto, premendolo tra i seni. «Il cuore del mio potere, il
cuore di me stessa.» Gli sorrise, pacifica e matura come la
regina che un giorno sarebbe diventata. «Ho richiamato e dato
forma al mio amore. Per la vita, per tutti coloro a cui voglio bene.
Per te che rendi ancora più magnifico tutto quello che mi
circonda...» Lo contemplò, abbandonando difese e
riserve che già non aveva, quasi che le creasse solo per
permettergli di vederle cadere. Gli prese una mano e vi
posò la spilla. «Tu sei amore per me, Mamo-chan.
Tieni il mio cuore.»
Lui lo accolse tra le mani, lo cullò tra
i palmi.
«Credo che queste» toccò le ali ai lati,
«ti aiutino a volare.»
Lei navigò in un mare di tenerezza.
«Tu le tocchi
e io volo.»
«Allora non lo faccio. Devi restare a
terra
con me.»
Usagi si accoccolò contro di
lui, su un fianco,
cingendogli la
schiena con un braccio. «Secondo me, insieme, voliamo in
terra. È possibile, no?»
Lui le rese la spilla, indugiando nello sfiorare
l'oro del coperchio.
«No, è certo.»
Lei la chiuse nel palmo e, con una pausa, la fece
svanire nel nulla.
Sollevò la testa per guardarlo, la nuca contro la sua
spalla. «Usagi ama il suo Mamo-chan.»
Ridacchiò, preda di una piccola e preziosa
gioia. «Sai
che l'ho scritto in
tanti quaderni?»
Una cosa così... da Usagi.
«Poi non ho mai il coraggio di
cancellarlo, perciò
ti ho dedicato una pagina in quasi ogni quaderno, altrimenti imbratto i
compiti.»
Il pensiero gli causò un sorriso.
«Cosa ridi, è un problema. Mi
vieni in mente quasi
sempre quando mi distraggo e di questo passo finirò a
scrivere la stessa cosa anche su qualche documento ufficiale tra un
centinaio di anni.»
Mamoru lasciò scoppiare la risata.
Lei gli balzò addosso, atterrandolo
sulla schiena.
«Non ridere!»
Il rimprovero divertito gli fece serrare la bocca,
ma non
fermò i
sussulti. Sopra di lui, Usagi era ancora più allegra. Lo
picchiò sulla fronte con lo schiocco di un dito.
«Così impari.»
Mamoru tornò giocosamente serio.
«Imparato.»
Lei rimase in silenzio. Poi si sistemò
meglio contro di
lui, sedendosi nel punto giusto del suo bassoventre con un sospiro
flebile.
Sorrise e gli
accarezzò il petto. «Usagi ama il suo
Mamo-chan.»
Lui le trovò il collo con la mano.
«E Mamoru Chiba
ama una certa Usako Tsukino. Anche in momenti come questi, non lo
dimentica mai.»
Lei brillò di passione felice.
«È per
questo che
faremo l'amore.» Gli accarezzò il polso che la
teneva, premendosi deliziosamente contro di lui. «Di
nuovo.»
Mamoru si tirò su con uno
scatto. «Mi
piace cominciare così.» Trovò l'unione
di un bacio.
In quel momento, all'inizio.
E, diverso tempo dopo, anche alla fine.
FINE
NdA
- Alloora... lo sapevo io che dovevo aspettare il momento
giusto per
scrivere sta cosa :D La prima scena (d'amore intendo) era pronta da
tempo, l'altra non mi veniva... ovvero, l'idea c'era, ma non riuscivo a
buttarla giù in modo decente, quindi senza sentire di cadere
nel meccanico.
Ora penso di avercela fatta, sono soddisfatta. Mi
piace soprattutto la
parte finale.
L'esperimento qui è stato descrivere un
certo particolare
atto di cui finora non avevo mai parlato (blush) :D E descriverlo dal
punto di vista di un uomo, anche se c'è tanto Usagi
lì dentro, a livello di sensazioni. Niente da fare, ho
ancora bisogno di esercizio :D
Comunque, vi regalo lo sforzo :)
Risposte
alle recensioni
chichilina
-
so che Usagi e Mamoru sono i tuoi preferiti. Spero che ti sia rimasta
della saliva dopo questo episodio, è indispensabile nella
vita e non vorrei averti stroncata :D Hai ragionissima, figurati se Rei
e Yuichiro si annoieranno da quel punto di vista. Ne inventeranno
sempre di nuove :D Nella stesura di questo capitolo sono stata
coraggiosa, non ho chiuso gli occhi :) È stato lucidissimo :D
Giuly23
-
Oh, sono contenta che ti piaccia la coppia :) A me Rei e Yuichiro
piacciono tantissimo insieme e per me è sempre un piacere
scrivere su di loro (ehmm... senza doppi sensi :D:D:D:D:D) Rispondendo
alla domanda, al momento non so con precisione, però
parlerò sicuramente ancora di loro due e mi intriga poter
descrivere le difficoltà di questi incontri col nonno di Rei
in casa. Il vecchio Hino sta per tornare in 'Verso l'alba'
perciò sarà difficile non menzionare la
questione. Sì, già mi piace :D
Oh, grazie per i complimenti (blush=rossore). I
miei non sono
chissà che livelli, ma trasmettere è lo scopo di
chiunque scriva, quindi il tuo è uno dei migliori
complimenti possibili.
pingui79
-
alè, anche questo capitolo probabilmente lo leggerai di
mattina. Spero che allieti l'inizio settimana :D Oh, sì, fai
bene a non preoccuparti per Yuichiro: vedi, sono già entrata
nella testa di Rei e lei è una di quelle curiose, una
ragazza che si documenta un po' su tutto, soprattutto su ciò
che le piace. Per quanto riguarda Yuichiro in sé,
è pieno di entusiasmo e quando non gli arriveranno
suggerimenti, se li inventerà :D
bunny1987
-
ecco Usagi e Mamoru, per la tua gioia e attesa. L'ora scoccò
anche per questi due e ho scelto di far vedere apposta uno di quelle
famose volte di cui poi parlano anche in Verso l'alba (e che avevo
sommariamente descritto in Interludio 3).
Morea
- che
giornataccia fu la tua -_-. Spero che domani sia una giornata
più bella e che questo capitolo ti faccia un effetto
identico nonostante tutto :D
Grazie a te per la recensione. Quando so di avere
questo effetto nella
vita quotidiana di qualcun altro, mi illumino come Usagi.
Nicoranus83
- :) Forse devo augurarmi di aspettare di nuovo per la
recensione, se
ti ci vuole più tempo per elaborare a seconda di quanto ti
ha colpito il testo :D:D Sai, credo che questo capitolo sia da beccare
in faccia, potrebbe essere una sorta di caffè istantaneo.
Spero non afrodisiaco, perché altrimenti in effetti
è meglio starsene a casa e non da sole :D:D
A riguardo della pillola... il mio maledetto
realismo
ucciderà la povera Rei. La pillola è stata
introdotta in Giappone solo nel 1999 e ancora adesso è
utilizzata solo da una percentuale bassissima delle donne giapponesi.
Sono andata a cercare queste informazioni per avere un'idea su quanto
potesse essere comune o facile nel paese asiatico per una ragazza
ricorrere a questi metodi contraccettivi. Ho scoperto quindi che non lo
è affatto e addirittura al tempo dei nostri
(cioè, di 'Verso l'alba') era proprio illegale. Rei
dovrà soffrire purtroppo (ad avercele tutte queste
sofferenze :D:D:D:D:D:D:D)
maryusa
- Yu
lo adoro anche io. Il misto di imbranataggine e istinto che
è lui (secondo la mia visione) mi piace molto. Non escludo
di descrivere altre scene tra lui e Rei (qui in questa raccolta
intendo), mentre per ora c'è Usagi/Mamoru. E mi sa che la
tua reazione sarà amplificata, ma dimmi pure se mi sbaglio ;)
ggsi -
'Voulez vous coucher avec moi? Ce soir?' dice Rei,
ancheggiando e
ballando.
'Je ne le sais pas. Ce soir?' risponde Yuichiro,
allontanandosi ('Non
lo so. Stasera?' Dal francese :D)
'Voulez vous, vou-lez avec moi, ce soir?' prosegue
Rei, danzando
minacciosa.
Yuichiro fa per prendere la porta, ma Rei gli balza
addosso e lo
atterra.
Da quel punto in poi, è tutto un coucher
e basta coi 'voulez
vous?' perché lì nessuno chiede più.
Fine della tormentata vicenda Rei-Yuichiro.
:D:D:D:D:D:D:D:D:D
Perdona la stupidaggine, mi è proprio
venuta :D:D:D
Rei apprezza maggiormente il paragone con Eros che
con Siffredi :D Ma
certo che continuano a darci dentro (siamo pure hentai! :D) dopo gli
eventi del capitolo precedente. Se facessi vedere i giorni seguenti mi
sa che potrei vendere la sceneggiatura per i film del signor Siffredi
ed è meglio di no :D
Muahahahahah! Hai ragione! Giustamente Yuichiro
doveva imparare
qualcosa dal pervertito del nonnino. Sesso!, povero ragazzo, non aveva
applicato la lezione fondamentale!
Da un po' di tempo ho in mente di scrivere una
scena di 'Ovviamente...
impossibile?' che riguardi questa storia del sogno probito di Rei :)
Naturalmente ce ne vorrà di tempo per arrivare fino a
lì, ma alla fine era come diceva lei (anche in 'L'indole del
fuoco'): lei era una ragazza a cui iniziavano ad andare in subbuglio
gli ormoni e avere sempre intorno un certo qualcuno che avrebbe fatto
di tutto per condividere un po' di quegli ormoni con lei era... beh,
ormonale :D
Sigh, voglio scrivere quella scena.
Tornando a noi, uso spesso i trattini per i termini
più
audaci, è vero. Non è tanto un metodo per
nasconderli (ma anche :) ) quanto perché è
proprio in istanti come quelli che il cervello si sottomette alle
sensazioni. Quindi cerco di rendere questo effetto, ma è
tutta una questione di stile. Conosco altri stili che rendono
ottimamente le scene erotiche, ma ognuno ha il suo.
Ohh, spero che tu senta prevalere il sentimento
anche in questo
capitolo Usagi/Mamoru. Perché qui di fisico c'è
taaanto :D
lucy6
- *_*
una nuova lettrice! Grazie per aver commentato, sono sempre felicissima
quando sento qualcuno di nuovo.
La passionalità di Rei aiuta sempre un
mondo in scene come
queste, a lei posso far fare di tutto, è molto divertente.
Certo poi ci sono gli stratagemmi per far fare di tutto ad altre
coppie, tipo quello che ho usato in questo capitolo :) Come si
sarà inteso, non è che fossero prime esperienze
né per Usagi né per Mamoru. I due si conoscevano
in maniera più che biblica da due anni oramai :D
Io adoro chi adora Yuichiro :D Perciò,
un kiss di rimando e
spero che l'aggiornamento ti sia piaciuto.
Alla prossima a tutti!
ellephedre