LIFE’S
TRACES
La
vita di Itachi era sempre la solita. Ogni giorno si susseguiva identico
all’altro. Allenamenti su allenamenti, sfuggire a tutte le
persone che cercavano di incastrarlo per tartassarlo di domande. Era
famoso Itachi essendo considerato un genio nel suo clan.
Questo
almeno, fin quando non era nato il suo fratellino, Sasuke. Diciamo che
non era cambiato quasi nulla. Appunto, quasi.
Dalla sua
nascita erano iniziate le fatidiche notti in bianco. E mica solo per i
suoi genitori? Anche per lui! Più cercava di non ascoltare i
piagnistei di quel
piccolo mostricciatolo e più sembrava avercelo con
lui nella stessa stanza. Cosa che, fortunatamente, non era vera. Spesso
si era chiesto di quanto fiato possedessero i neonati per piangere in
quel modo continuo.
Quell’aspetto
orripilante –ringraziando non si sa quale entità-
era durato solo per il primo anno di vita del nuovo arrivato che poi si
era dato una calmata. Con immensa gioia del maggiore.
->
Eppure Itachi non era a conoscenza del fatto che più i
bambini crescevano e più diventavano assillanti, petulanti
e... diabolici. Già a due anni, il suo carissimo fratellino
aveva cominciato a stargli addosso. Cosa ci vedesse di interessante
proprio in lui non sapeva spiegarselo.
Almeno prima
che imparasse a camminare riusciva a svignarsela perché era
troppo lento a gattoni.
Ma non
appena aveva preso a muovere i primi passi, l’Uchiha maggiore
aveva appreso che sarebbe entrato dritto dritto nell’inferno.
Tanto per cominciare Sasuke sembrava soffrire di
iperattività. Non stava fermo un attimo e ce
l’aveva parecchio con i capelli del povero sventurato che
doveva sorbirsi tutti i suoi capricci, tacendo.
->
A tre anni il piccoletto ne approfittava ogni qualvolta il fratello non
c’era, per girare nella sua stanza. Non c’era da
sorprendersi se, quando Itachi faceva ritorno a casa
–sfinito- trovava la sua camera sotto sopra e chiedeva
cos’avesse fatto di male per meritarsi tutto quello che gli
capitava. Sua madre non gli era d’aiuto giustificando
quell’essere figlio del diavolo: -è piccolo, non
prendertela Itachi-chan!- diceva.
E lui
respirava a fondo, con gli occhi rivolti verso il soffitto.
->
A quattro
anni meraviglia delle meraviglie. Inizio delle richieste a cui non si
poteva dire di no.
-Nii-san!-
-Mmm?-
-Mi mostri
lo sharingan?-
-No Sasuke.
Sono stanco stasera.-
-E dai... ti
prego, ti prego, ti prego!- e assumeva quella maledetta espressione
ferita e allo stesso tempo irresistibile.
E anche se
il maggiore avesse voluto ringhiare, scacciarlo via dalla sua stanza e
stare in pace... non ci riusciva. E alla fine assecondava persino le
sue suppliche. Dopotutto
era suo fratello.
->
Itachi,
undici anni suonati, studiava il fratello –cinque
anni- con sguardo stralunato. Forse era vera la teoria sulla
sessualità infantile... ma lì girava al contrario!
-Sentiamo
otouto... perché mi avresti baciato?-
Se fosse
stato un innocente bacio sulla guancia, il genio degli Uchiha non
avrebbe detto assolutamente niente. Ma un bacio sulle labbra
–anche se a stampo- non era quello che si aspettava. Cosa si
celasse nella mente dei bambini non riusciva a dirlo.
-Perché
ti voglio bene! Ho visto tante persone che lo fanno perché
si vogliono bene!- una risposta talmente semplice e innocua,
accompagnata da quegli occhietti neri che l’osservavano come
per dire: è la cosa più ovvia del mondo.
Tanto che
Itachi si diede dell’idiota. –Sasuke... le persone
si baciano sulle labbra quando provano qualcosa di più
forte... quando si amano, capisci?-, quantomeno un tentativo di
riportarlo sulla retta via.
-Allora io
ti amo, nii-san!- affermò con decisione il bambino.
E al
più grande sfuggì un sospiro. Possibile che quel
piccoletto riuscisse sempre a rivoltare la situazione a suo favore?
->
-Tra qualche mese andrai all’accademia. Cosa
c’è che non va?-
-Mi stavo
allenando con papà ma lui non è soddisfatto di
me. Lo leggo nei suoi occhi.- sbottò Sasuke, mettendo su il
broncio.
L’altro
lo ascoltava mentre si guardava intorno. Quella sera c’era la
luna piena. E l’aria era carica dei profumi
dell’estate inoltrata. Una bella serata. Inoltre era
rilassante ascoltare la vocina –per quanto, a volte, fosse
stridula- del fratello minore. Addirittura se si stava lamentando.
-Cosa te lo
fa pensare? A parte i suoi occhi ovviamente!- Itachi gli dava
corda più per fargli passare la tristezza. Ma era convinto
che suo fratello non potesse essere cosi bravo nel leggere le
espressioni altrui. Aveva solo sei anni!
-Non mi
elogia mai. Ci metto tutto me stesso. Eppure lui non mette mai una
buona parola per me come invece... fa con te...- prima di ammettere
ciò che
voleva, il più piccolo aveva fatto una pausa. Si vergognava
di quello che aveva detto.
Il maggiore
non poteva biasimarlo e non aggiunse niente. Rifletté
soltanto.
-Che ne
dici-, chiese poco dopo, -se da domani ti alleni con me?-
E
l’espressione che Sasuke assunse valeva più di
qualsiasi affermazione.
Era, senza
nessun dubbio, al settimo cielo.
->
-Nii-san perché sei triste?-, Sasuke lo fissava come se
stesse cercando di leggergli dentro.
-Non sono
triste- assicurò Itachi, piantando le sue iridi nere in
quelle del fratello.
-Non sorridi
più...- asserì il minore.
-Non
c’è niente che mi faccia ridere in questo
momento...-, una giustificazione per spiegare quello che non poteva
rivelare.
-Non
è questo e lo sai! Ti farò tornare il sorriso,
io!-
Sasuke
fondamentalmente lo conosceva meglio di chiunque altro. Quasi
più di Shisui. Però non poteva renderlo partecipe
di ciò che si agitava nel suo animo.
-Otouto
vieni qui...-, gli fece segno con la mano. L’altro non se lo
fece ripetere e si avvicinò al fratello, aspettandosi
qualcosa di ben diverso da quello che invece avrebbe fatto.
Gli diede un
buffetto sulla fronte, cosa che non aveva mai fatto. Un gesto che
Sasuke interpretò, in un primo momento, male. Invece per
Itachi era un atto per dimostrare che gli voleva bene.
-Ahi!
Perché l’hai fatto, Itachi?!-
-Perché...
guardandoti cosi... adesso c’è qualcosa che mi fa
ridere!-
Sasuke
assunse uno sguardo sorpreso prima di unirsi, effettivamente, alle risa
del suo fratellone. Almeno aveva fatto qualcosa di utile anche se non
aveva capito bene il senso di quel buffetto.
Che
sarebbe rimasto, un giorno, l’ultimo ricordo che avrebbe
avuto del suo nii-san.
Nota
dell’autrice: Saaalve! *-* Bene questa è una
one-shot senza pretese. E anche inutile, devo ammetterlo. E’
nata così, dalla mia testolina mentre pensavo che il 9
giugno –suo giorno di nascita- non avevo scritto niente su
Itachi –personaggio che adoro-. Avrei potuto scrivere
qualcosa di più bello e lo so. Però questa mi
piace comunque: analizzare il suo rapporto con Sasuke, da piccoli,
è una cosa in cui mi immergo parecchio perchè
adoro farlo.
E' la prima shot in cui ci sia un lievissimo accenno ItaSasu -sono
schioccata, non mi ritenevo capace di farlo- e questo è
tutto dire. Io odio il pairing eppure... non ho resistito.
Perché, tanto per intenderci, a me è successa la
stessa cosa con il più grande dei miei fratelli. Ero solo
una bambina innocente di tre anni. Che volete farci? xD
Beh che altro dire... le ultime parole lasciano un po’ di
amaro in bocca ed esattamente l’ultima parte della storia
avviene un po’ prima dello sterminio.
Spero
sia piaciuta almeno a qualcuno. Buon proseguimento di serata! ^w^
Un
bacio.
|