NOTE
INTRODUTTIVE
GENERE
Avventura,
Drammatico, Romantico, Guerra.
RATING
Arancione per le
scene
più
drammatiche.
PERSONAGGI
I quattro Fondatori
di Hogwarts, gli
"antenati" degli Sherton e la Confraternita del Nord (i miei personaggi
originali).
DESCRIZIONE
Spin off di That
love is all there is, narra le vicissitudini dei quattro
Fondatori e la nascita di Hogwarts, parla della Magia delle Terre del
Nord e dei legami di Salazar Slytherin con la Confraternita e gli
Sherton.
NOTE
1. Nel 2013
ho cambiato il mio nickname EFP da Meissa_s
a Terre_del_Nord.
2.
Ringrazio tutti
coloro che leggeranno, commenteranno e/o metteranno
tra i preferiti questa fic e naturalmente coloro che l'hanno
già fatto...
3.
Potete trovare
info relative alle storie della serie That Love sulla mia pagina autore
in
EFP e su FB dove esistono una
pagina e un
gruppo
dedicati alle mie storie.
DISCLAIMER
1. I personaggi e la trama di questa
storia mi appartengono, a eccezione dei personaggi e delle vicende
"canon" di Salazar Slytherin, Rowena Ravenclaw, Godric Gryffindor e
Helga Hufflepuff, che sono di proprietà di J.K. Rowling.
2. Storia scritta per
divertimento, non a fini di lucro.
That
Love is All There is
Terre_del_Nord
Old Tales
Terre del Nord - I.001
- Aed di Glower
Regno
di Alba, anno del Signore 962
I pochi sopravissuti emersero dalle nebbie
sul far del mattino, simili
a pallide ombre provenienti dal regno delle anime: stremati, avevano
camminato per trenta giorni e trenta notti, lasciandosi la costa alle
spalle, la spiaggia di Cullen disseminata di morti e di feriti,
abbandonati alle maree. Erano contadini, servi, non soldati, erano
stati chiamati dal loro signore a difendere la loro terra e si erano
ritrovati tra orrori che avrebbero desiderato dimenticare, senza
poterci mai riuscire. La battaglia era stata feroce: amici, figli,
fratelli, tutti erano
caduti. Persino re Indulf aveva perduto la vita. Ora il nemico
proveniente dal mare era stato sconfitto, l’invasione
scongiurata. Tutti temevano, però, che fosse solo una
questione di tempo: la popolazione era sfinita, denutrita, afflitta
dalle malattie, decimata. Stava perdendo la speranza. E con essa, la
Fede. Tra le retrovie, alcuni dicevano che persino il devoto
Áed
mac Taidg, signore di Glower-o'er-em, avesse tradito il Crocefisso per
affidarsi alle pratiche antiche e per questo, ora, fosse punito con la
più feroce delle penitenze: aveva perso in battaglia
Máel, il suo unico figlio maschio, e questo aveva fatto
sì che la vittoria, per lui, diventasse la più
amara delle sconfitte. Áed aveva avuto solo un pensiero, in
quegli ultimi trenta
giorni, ricondurre a casa ciò che restava dei suoi uomini e
adesso, in sella al suo frisone nero, muto, a capo chino, lo sguardo
perso nel vuoto, era arrivato al termine del suo viaggio. La colpa era
sua, solo sua, lo sapeva bene: non era necessario confessarsi col
cappellano su, al maniero, sapeva che quella era la punizione di Dio,
per aver perduto la Fede, anni prima, e aver agito come il peggiore dei
pagani. Mentre l’alba rischiarava i contorni delle colline e
si
specchiava nelle acque scure appena increspate di Loch a'Mhuilidh,
mostrandogli di nuovo la malinconica bellezza del suo mondo, non
riusciva a tollerare quel dolore, la rovina di tutto ciò che
era e possedeva, preda d’immagini che non avrebbe dimenticato
più: aveva sotterrato suo figlio, aveva visto sparire per
sempre nella terra gelida i capelli color del grano del suo
Máel e in quel tragico frangente aveva compreso come la sua
avidità fosse la causa di tutto. Ora gli restavano anni
vuoti, da dedicare al dolore, alla solitudine e al rimorso. E alla
vendetta. Un’insana, inutile, disperata vendetta.
«È tutta colpa tua,
dannata Strega!»
Colpì, feroce, i fianchi del suo cavallo, costringendolo a
riprendere il galoppo, illudendosi che fosse possibile correre lontano
dai ricordi e dal dolore. Era colpa sua, sì, e di quella
maledetta adoratrice del demonio.
*
Erano passati oltre
sedici anni dalla prima volta che l’aveva
vista.
Si trovava a Fonn Abhuinn, appena oltre il confine delle sue
terre, per vendere i velli appena tosati alla fiera delle lane, quando
aveva visto quella donna, con il moccioso appeso al collo:
l’aveva notata subito, bella, con i capelli corvini sciolti
sulle spalle, una tunica color verde scuro, diversa da quelle grigie e
sporche che portavano tutti i servi. Appena i suoi occhi si erano
posati su di lei, per la prima volta nella sua vita, Áed mac
Taidg, signore di Glower-o'er-em aveva dimenticato il pudore che si
richiede a un uomo timorato di Dio, aveva provato un desiderio ardente
per una donna che non fosse sua moglie, aveva bramato stringere a
sé quelle forme morbide e piene, avviluppare, con le sue,
quelle labbra vermiglie. Aveva iniziato a seguirla tra i banchi del
mercato, folle, smanioso di contrattare il prezzo di quella "carne",
consapevole in cuor suo che sarebbe stato capace persino di prenderla
contro la sua volontà, nel buio di qualche vicolo malfamato,
se si fosse sottratta ai suoi bisogni. Quando, però, si era
avvicinato a lei, furtivo, non erano serviti gesti o parole, era stato
sufficiente lo sguardo penetrante della donna a confonderlo. Non ne
aveva mai incontrata nessuna, fino a quel momento, ma già
dall'infanzia era stato avvertito che esistevano donne capaci di
piegare l'altrui volontà con un unico sguardo, e quella che
aveva davanti doveva possedere quel potere. La donna aveva sorriso,
gentile: era molto più giovane e persino più
bella di quanto avesse notato da lontano, si era avvicinata senza
timore e gli aveva chiesto una moneta d’oro, una singola
moneta d’oro, per comprare cibo per suo figlio, in cambio gli
avrebbe svelato il suo destino, la via per ottenere successo, amore,
fortuna, tutto ciò che un uomo potesse desiderare.
Nonostante gli ammonimenti, Áed non aveva mai creduto a
quelle pratiche antiche, certo che se qualcuno avesse avuto
capacità simili, le avrebbe sfruttate per ottenere ricchezza
e potere per se stesso, non avrebbe continuato a vivere nella miseria,
mendicando favori e denaro dal prossimo. Da quando era diventato il
signore delle terre ereditate da suo padre, perciò, aveva
denunciato spesso indovini e mendicanti, rei di approfittarsi
dell’ingenuità del popolo e offendere la
verità del Cristo, eppure quel giorno… Non si riconosceva
più, l’unica cosa che
desiderava era poter continuare a fissare quel volto. La donna aveva
sorriso, di nuovo, enigmatica, sembrava avesse letto nei suoi pensieri
e conoscesse i suoi dubbi, così, prontamente, si era voltata
per allontanarsi: aveva capito che l’uomo che aveva di fronte
non era uno stolto qualsiasi, pronto a credere a qualsiasi fandonia, e
percepiva quanto la lussuria dilaniasse la sua mente e la sua carne.
Era stato allora, mentre si allontanava, che Áed aveva
incrociato lo sguardo del bambino, aggrappato alle spalle della madre:
aveva due grandi occhi, grigi come il mercurio, che facevano capolino
tra i folti capelli scuri e degli strani segni neri sulle nocche della
dita, simili a sottili ricami di seta. Non aveva le guance sporche,
rigate dalle lacrime della fame, come tutti i mendicanti, non
provenivano, dunque, dalle colline circostanti: nei suoi possedimenti,
come in quelli confinanti, gli ultimi anni di guerra avevano ridotto
alla fame buona parte della popolazione. Áed l'aveva
raggiunta, aveva
messo mano alla sacca che portava alla cintola e aveva contato tante
monete d’argento da fare due monete d’oro, poi le
aveva offerte alla donna deciso a prendersi ciò che voleva
da lei e tornare subito dopo alle sue commissioni: lei fece no con la
testa, c’era fierezza nel suo
sguardo, la fierezza di chi non accetta elemosina e non scende a
compromessi; Áed l'aveva fissata a lungo, poi, compreso che
non c'era modo di soddisfare i propri desideri, aveva ripreso
metà delle monete offerte ma
aveva lasciato che la giovane gli prendesse le mani, per leggergli il
suo destino.
«Sei un uomo ricco e potente,
mio signore, ma non hai ancora trovato la tua pace e la tua strada, non
sai come lasciare un segno su questa terra… Vorresti
qualcosa di più di un gregge che pascola florido tra le
colline. La tua linea della vita dice che puoi ottenere ciò
che vuoi, per te e la tua stirpe, se avrai a cuore la tua terra e la
tua gente. È scritto nel tuo destino, Áed di
Glower: tu sarai un cavaliere. Presto verrà un nuovo re che
ti darà un compito e tu lo porterai a compimento. Entrerai
nella sua casa e il tuo nome sarà ricordato nei secoli.
Sempre che tu lo voglia...»
Era vero, Áed
aveva
sempre sognato di essere qualcosa di più, non desiderava
passare la sua vita senza lasciare un segno, avrebbe voluto conoscere
il mondo, legare il suo nome alla leggenda, contribuire a far nascere
un regno importante nella sua terra. Invece, fin dalla nascita gli
altri avevano scelto ogni cosa al suo posto, la sua vita era fatta solo
di quelle inutili pecore e quegli odiati contadini, era stato destinato
a sua moglie ancor prima di venire al mondo. E tutto questo per
cosa? Solo per ottenere una famiglia fatta di troppe figlie femmine da
sistemare.
«Non c’è
futuro, senza figli maschi…»
«La linea della vita lo dice
chiaramente, mio signore, la stirpe dei mac Taidg non si
esaurirà con te e tu sarai amato e ricordato dal tuo
popolo… vieni al limitare del bosco di Am Monadh, la notte
di Litha… ti darò un filtro per tua moglie. Dopo
nove lune, avrai il tuo erede… ma ricordati...
perché il tuo destino si compia, occorre che tu voglia il
bene della tua terra...»
L’aveva vista
sparire con il figlio al collo, tra la gente
che trattava merci al mercato. Era ritornato a casa,
aveva ripreso la sua vita, ma
all’avvicinarsi del Solstizio d’Estate, la donna
aveva popolato sempre più spesso i suoi sogni, invitandolo a
ricordare il loro appuntamento. La notte di Litha, perciò,
aveva preso il cavallo e, da solo, aveva percorso il lungo sentiero
scosceso fino a una radura circondata da querce: la Strega era uscita
dalla boscaglia, accompagnata da un imponente cane nero, appena la luna
si era alzata tra gli alberi e aveva iniziato a proiettare la sua luce
dal centro del cerchio di fronde; Áed aveva tremato di
paura, credeva che quel cane fosse l’incarnazione del
demonio, ma la donna si era avvicinata solo il tempo di dargli un
sacchetto
di erbe selvatiche e un filtro da mescolare il mattino seguente
nell’acqua della moglie, poi, insieme al cane, era sparita. Áed aveva
fatto come gli era stato ordinato e nove mesi
più tardi, il giorno dell’equinozio di primavera,
la sua famiglia era stata benedetta dalla nascita di un figlio maschio:
Máel.
*
Non era stata quella, però, l’ultima volta che
Áed aveva incontrato la Strega.
Un lugubre, freddo, mattino di
novembre di quasi dieci anni più tardi, il signore di Glower
era nella piazza del suo villaggio, per assistere
all’esecuzione di un gruppo di delinquenti comuni condannati
a morte: quel giorno toccava a cinque ladri, un parricida e un
adoratore del demonio, che gli era stato raccomandato da
Gregorius, il suo cappellano. Ora che la sua vita era completa, ora che
aveva ritrovato la pace e la serenità attraverso suo figlio,
Áed riteneva giusto assistere a tutte quelle
esecuzioni, così come alle funzioni religiose: riteneva
fosse suo compito rendere merito a Dio dell'infinita
generosità mostrata nei suoi confronti, aiutandolo a
mantenere in
piedi un regno fatto di giustizia, anche in quella valle di lacrime che
era la vita terrena. Si era seduto al suo posto, stretto nel suo
mantello di calda lana, aveva visto, come innumerevoli altre volte, il
boia accompagnare sul patibolo, uno dopo l’altro, i
condannati, passare i cappi intorno alle loro teste e far scattare la
botola ai loro piedi, aveva sentito uno dopo l’altro quei
colli spezzarsi e quelle vite spirare, e non aveva battuto ciglio di
fronte alla disperazione dei parenti, alle acclamazioni del popolo, ai
pianti dei condannati, pur sapendo di aver sentenziato la loro morte
senza nemmeno controllare che le accuse mosse corrispondessero al vero.
Aveva piluccato dal vassoio la sua frutta, impassibile, per tutto il
tempo, davanti agli occhi della sua gente, incavati dalla miseria e
dalla fame. Quando era stato portato sul patibolo l’ultimo
condannato,
però, le cose non erano andate secondo le previsioni: un
grido alto e incomprensibile aveva attraversato la folla, facendola
dividere, sbandare di paura, aprirsi come una ferita nella terra, e
mentre la botola scattava e il collo dell’adoratore del
demonio non si spezzava come quello di tutti gli altri,
perché l’uomo scompariva di colpo nel nulla,
Áed rischiò di strozzarsi con il boccone che
stava mangiando, vedendo emergere dalla folla la chioma corvina della
Strega, i capelli appiccicati al volto dalla pioggia che aveva iniziato
a sferzare tutti loro con violenza. Áed diede l'ordine alle
guardie di fermarla, ma accanto alla donna, visibilmente incinta,
comparve dal nulla il cane nero che, digrignando i denti, tenne lontani
tutti coloro che cercavano di ostacolarla, mentre si avvicinava al
palco su cui il signore di Glower-o 'er-em assisteva alle esecuzioni.
«Áed mac Taidg,
perché ripaghi la tua terra e la tua gente, della fortuna
donata, con l’ingiustizia? Il tuo destino si
compirà solo se tu lo vorrai, questo ti dissi... Cambia i
tuoi passi, signore di Glower, sei ancora in tempo... o ti avverto, la
maledizione degli Antichi perseguiterà te e la tua stirpe,
fino alla fine dei tempi…»
Era sparita subito, con il suo cane, in una nuvola di zolfo, dissero i
presenti, proprio come era apparsa,
lasciando tutti spaventati e confusi.
Da allora, per quasi due anni, Áed era vissuto nel terrore e
nell'inerzia, non comprendendo in quale direzione dovesse muovere i
propri passi per non scatenare contro se stesso quella misteriosa
minaccia, poi, pur guardingo, la vita e gli anni avevano via via
cancellato dai suoi pensieri il ricordo della Strega e della
maledizione, fino al giorno in cui aveva visto Máel spirare
tra le sue braccia, durante la battaglia. Non aveva pensato alla Strega
nemmeno quando, evidentemente, il destino promesso aveva iniziato a
concretizzarsi: appena un anno prima, il nuovo re, Indulf, aveva fatto
visita alle sue terre, per chiedergli di contribuire alla guerra contro
gli invasori vichinghi in cambio del cavalierato e di un titolo nel
nuovo Regno. Preda dell’ambizione e dei sogni di gloria,
Áed aveva ridotto alla fame la sua gente per offrire i
raccolti all’esercito di Alba, poi aveva messo nelle mani del
re la propria vita e quelle di suo figlio e della sua gente, imponendo
ai suoi contadini di lasciare la terra per andare in battaglia. I mac
Taidg erano
partiti con scarsi mezzi, ma avevano avuto fortuna, avevano
accumulato ricchezze, fama e onore: Máel si era distinto per
forza e coraggio e aveva ottenuto a tal punto il favore del re, che gli
era stata promessa la mano di una sua nipote, la sua protetta. Dalla
vita del signore di Glower-o 'er-em, improvvisamente, erano
sparite greggi e campi incolti, per aprirsi un inaspettato futuro,
fatto di ricchezza, avventure e opportunità: il sogno della
nobiltà e del prestigio era finalmente a portata di mano.
Tutto era invece finito contro la gelida lama di una spada. Tutto era
diventato buio e freddo, la morte aveva preso suo figlio e
con lui aveva portato via anche tutto il resto.
*
«Mio signore… siamo
arrivati al bivio per Fonn Abhuinn...»
Kenneth mac Maìl, il fido scudiero del signore di Glower si
era avvicinato cautamente, sulle vesti ancora la polvere e gli schizzi
di sangue rappreso, sul volto le lacrime che non avevano ancora smesso
di sgorgare.
«Che gli uomini proseguano
verso il castello... vai con loro, avvisa mia moglie, poi torna qui con
uomini freschi, cani e il cappellano... prima di tornare a casa,
abbiamo ancora un dovere da compiere…»
Kenneth guardò il suo signore e annuì, pensava
che volesse lavarsi al fiume prima di presentarsi a sua moglie e
parlarle del loro figlio, ma non capiva a cosa gli servissero uomini e
cani... lo guardò di sottecchi, lo sguardo vuoto di
Áed, oltre a una profonda tristezza, gli trasmise una strana
inquietudine. Mentre l’armata sfilava lenta e senza
più un
ordine preciso verso il maniero, Áed osservava il suo mondo,
respirava a fondo, come una bestia che fiuta l’aria in cerca
della preda: davanti a sè, la valle ai piedi di Fonn Abhuinn
appariva circondata da dolci colline che si disponevano
simili a una corona, chiusa verso ovest dal massiccio di Am Monadh, una
terra impervia, cui nessuno si avvicinava, perché popolata,
si diceva, da spiriti antichi e malvagi. Era sicuro che la Strega
vivesse lì. Ne era più
che certo. Com’era certo che non avrebbe trovato pace
finché non gliel’avesse fatta pagare,
finché non avesse visto la terra bere il suo sangue immondo.
Solo così, liberando il mondo da una creatura malvagia e
pericolosa, avrebbe dimostrato al Signore che non avrebbe
più ceduto al peccato, alla superstizione, che avrebbe messo
la sua spada al servizio di Dio... e Dio, allora, forse,
l’avrebbe perdonato.
«Andremo nei boschi di Am
Monadh, Kenneth,
voglio trovare la donna che mi ha letto la mano…»
«Mio Signore… io
non credo che…»
«Voglio catturarla, Kenneth,
voglio catturarli tutti…. Li giustizierò,
taglierò loro personalmente la testa nella pubblica piazza,
darò al mio popolo la giusta vendetta, liberando la terra da
quei figli del demonio e… solo allora il Signore
riprenderà a
proteggere la nostra devota terra…»
Kenneth guardò preoccupato e spaventato il suo padrone, non
aveva alcuna intenzione di entrare dei territori di Am Monadh, si
diceva che chiunque ci provasse, ne uscisse impazzito. Un brivido di
terrore gli percorse la schiena e si aggrappò con tutte le
sue forze al pensiero della sua famiglia, che l’attendeva a
casa, e del Crocefisso che portava al collo.
*continua*
NdA:
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, aggiunto alle liste e/o
commentato.
Un grazie speciale a Ary Yuna,
artista ufficiale di That Love, per avermi concesso di utilizzare
l'immagine che vedete a inizio capitolo. Potete trovare i suoi lavori
anche nella pagina
artista FB. Un bacione.
Valeria
Scheda
Immagine
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