Una rondine non fa Primavera

di Pikky
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PROLOGO

 

Sapevo benissimo che lui era inarrivabile, irraggiungibile, inavvicinabile. Quasi impensabile, addirittura.

Ne ero a conoscenza fin dall’inizio; era il classico tipo impossibile, e lo era per diversi motivi, che potevano raggrupparsi in tre grandi fattori.

Primo: l’età.

Io ero ancora una diciottenne al quinto anno di liceo, una povera ragazza spaurita che stava solo iniziando ad affacciarsi alla vita reale, quando lui a ventisei anni era già abbastanza navigato e sapeva il fatto suo. Lavorava, viveva da solo e non doveva lesinare la macchina ai propri genitori ogni qualvolta dovesse uscire.

Secondo: l’aspetto fisico.

A detta dei ragazzi ero abbastanza carina, e in passato avevo riscosso qualche successo. Un mio grosso difetto però consisteva in una bassissima autostima, che in quel periodo rasentava i minimi storici, dato che mi ero da poco lasciata con il mio ragazzo e non mi ero ancora del tutto ripresa.

Lui invece era… Beh, ai miei occhi era bello almeno quanto un dio greco. Continuavo perciò a ripetermi che per questo motivo non mi avrebbe mai degnata di uno sguardo, forse per aggiungere enfasi al fatto che non avrei mai potuto averlo.

Io, però, avevo l’abitudine di idealizzare molto le persone per cui mi prendevo una cotta, e quindi il mio parere non era molto oggettivo, secondo le mie amiche. Non che avessero tutti i torti…

Marcello era un tipo normale, alto, corporatura media, capelli corvini ed occhi color nocciola. Eppure aveva un gran fascino, a mio giudizio. Quando sorrideva, innanzitutto, metteva in mostra due magnifiche fossette sulle guance, che erano in grado di farmi sciogliere.

Portava gli occhiali, inoltre. Essi gli conferivano un’aria intellettuale che gli si adattava molto bene, specialmente per il mestiere che faceva. Purtroppo e per fortuna, aggiungevo io.

Perché ciò si ricollegava al terzo fattore, l’ultimo ma non per questo il meno importante: il suo lavoro.

Era quello il problema principale, l’ostacolo insormontabile che mai avrei potuto aggirare.

Certo, a volte mi lasciavo andare all’immaginazione e pensavo a come sarebbe potuto essere se io avessi avuto con lui un altro tipo di rapporto, e non quello che il suo lavoro mi imponeva. Tuttavia tornavo bruscamente alla realtà, dove sapevo bene che i fatti non potevano cambiare: erano tali e così sarebbero rimasti.

Marcello era il mio professore, per l’esattezza il professor Bassi, e non potevo farci nulla a riguardo.

 

 

 

Note dell’autrice

Eccomi qui con una storia che avevo scritto per un concorso, che però non è andato a buon fine. Per cui la pubblico qui, sperando che abbia più successo…^^

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! Anche se ammetto che il prologo è un po’ corto, ma mi rifarò presto con il primo capitolo… Tanto è già tutto scritto, pubblicherò una volta a settimana.

Baci, Pikky91





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