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My Scars Remind Me That the Past Is
Real
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Jamie
entrò in casa e, toltosi la giacca, l’appese all’appendiabiti all’entrata. La
temperatura era davvero bassa quella sera, e le sue mani erano ancora
congelate, quindi fece un respiro più profondo e rilassato quando percepì il
caldo intorno a se, sulla sua pelle fredda. Fortunatamente Miles si era
ricordato di accendere il riscaldamento quando era tornato
dall’università.
-
Avanzò
nel soggiorno, aspettandosi di vedere il suo ragazzo steso sul divano a
bivaccare, oppure a studiare. Ma non c’era nessuno, quindi andò in cucina per
prendersi un bicchiere d’acqua, prima di chiamare - Miles?! –
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Ma
non ottenne alcuna risposta. Che fosse uscito lasciando il riscaldamento
acceso? Non era da lui.
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Lasciò
il bicchiere ancora pieno per metà e avanzò lungo il corridoio fino ad
arrivare alla loro camera da letto.
-
Beh,
tecnicamente la camera da letto era sua, ma ormai la maggior parte delle notti
Miles le passava a casa sua, e non nel suo appartamento vicino all’università,
che aveva affittato con un amico quando era venuto a studiare all’Art Istitute
Of Boston.
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E
poi, ricordò, gli aveva chiesto di cenare insieme quella sera, quindi Miles
doveva essere necessariamente li! Allora pensò che forse si era semplicemente
addormentato, ecco perché non rispondeva.
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Arrivò
il camera da letto e poté costatare di aver avuto ragione.
-
Miles
era steso sul suo letto, sotto le coperte, profondamente
addormentato.
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I
capelli lunghi e neri che gli coprivano quasi completamente la fronte e gli
occhi, erano un po’ sparsi sul cuscino coperto da una federa blu notte, ma il
suo viso era quasi difficile da vedere tra le coperte e i capelli.
-
Sorrise
e si avvicinò al letto, silenziosamente, piegandosi poi sui polpacci li vicino
così da avere il viso all’altezza di quelle del ragazzo. Allungò una mano e
sfiorò con il dorso del dito indice il suo naso. – Miles, piccolo? – chiamò
poi, gentilmente.
-
Solo
dopo qualche secondo vide che il ragazzo stava avendo qualche reazione,
iniziandosi a lamentare nel sonno. Poi aprì e chiuse gli occhi più volte,
prima di fissare quelle pozze nere negli occhi verdi del
compagno.
-
-
Ehi…- sussurrò allora, con voce satura di sonno. – Ti stavo aspettando…ma mi
sono addormentato. – spiegò poi, facendo per alzarsi su un
gomito.
-
Jamie
sorrise, e si sporse in avanti per riceve il bacio del “bentornato a casa” che
a Miles faceva tanto coppia anni ’50, ma al quale il più grande non poteva
proprio rinunciare. E perché farlo, poi?
-
-
Tranquillo. Dormi un altro po’. Vado a preparare qualcosa per cena. Ti chiamo
quand’è pronto. – fece poi, alzandosi e scompigliandogli i capelli prima di
andare verso la cucina.
-
Miles
si irrigidì all’istante nel letto quando il ragazzo gli toccò i capelli, e se
li risistemò immediatamente in modo che andassero a nascondere gli occhi, come
al solito.
-
Rimase
nel letto, steso supino a guardare il soffitto, mentre dentro di se si
imponeva di calmarsi e riprendere il controllo di se stesso. Un gesto
innocente come quello non poteva metterlo così tanto sul chi va la. Non poteva
farlo preoccupare così tanto.
-
Perché
si continuava a fare tali problemi? Non sapeva la risposta, sapeva solo che
non riusciva a comportarsi normalmente. Doveva sempre sembrare un completo
psicopatico! In tutto quello che faceva!
-
Solo
dopo vari respiri profondi riuscì a far smettere il suo cuore di battere così
velocemente, e riuscì a rilassare la mascella
contratta.
-
Si
alzò dal letto prima che Jamie lo chiamasse, deciso a raggiungerlo in cucina,
ma quando vide la forte luce che proveniva dalla stanza riflettersi sul
corridoio, si fermò un attimo prima di entrare, per sistemarsi meglio i
capelli sul viso.
-
Quando
lo sentì entrare Jamie, che aveva appena messo l’acqua sul fuoco, si voltò e
lo guardò. Il ragazzo indossava un suo pigiama che gli andava un po’ grande,
essendo Jamie più alto e con le spalle più larghe, e gli faceva tenerezza con
i capelli tutti scombinati.
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-
Ti senti poco bene per caso? Per questo dormivi? – gli chiese poi, pensando al
fatto che difficilmente Miles dormiva di
pomeriggio.
-
Miles
scosse la testa, mentre prendeva la tovaglia dal cassetto e iniziava ad
apparecchiare.
-
-
Nono, ero solo un po’ stanco, e sono tornato presto. E mentre ti aspettavo mi
sono addormentato. – gli disse, a testa bassa, prendendo poi le
posate.
-
Jamie
annuì soltanto, ma senza togliergli gli occhi di dosso.
-
Dio,
la voglia di saltargli addosso era ogni secondo più
forte.
-
Forse,
magari, avrebbero potuto rimandare a più tardi la
cena?
-
-
Hai fame? – gli chiese allora, con tono vago.
-
Miles
fece spallucce, senza guardarlo. – Non esageratamente…- gli rispose,
posizionando al loro posto due bicchieri.
-
Jamie
allora sorrise e spense il fuoco, andandogli subito dopo alle spalle e
prenderlo all’improvviso per la vita.
-
Il
moro sobbalzò sorpreso e voltò la testa per guardarlo – Che ti prende? – gli
chiese poi.
-
Il
più grande, di tutta risposta, gli baciò il collo. – Possiamo rimandare la
cena? Avrei un’idea migliore su come passare la serata. –
-
Miles
lo guardò e scosse la testa, sbuffando una risata.
-
-
Sei assurdo. Mi hai chiesto se stavo bene perché avevi programmi per la
serata! – fece, un po’ divertito.
-
Jamie
sollevò le sopracciglia – Certo. Non sia mai che mi approfitti di una malato.
Sono un signore, io! – fece, con un espressione
fiera.
-
Miles
non poté fare a meno di ridacchiare, mettendo in mostra i denti
bianchi.
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-
Tu SEI un approfittatore! – rispose, volendolo prendere in giro, voltandosi
verso di lui e alzando quel poco la testa che bastava per
baciarlo.
-
Jamie
sorrise nel bacio e gli passò le braccia intorno alla vita, stringendolo.
-
Ruppe
il bacio dopo poco solo per poterlo prendere per un braccio e trascinarlo in
camera da letto, dove lo gettò sul materasso poco
delicatamente.
-
Prima
che Jamie lo sovrastasse con il suo corpo, Miles si affrettò a sistemarsi i
capelli sul viso, saltati un po’ di lato a causa della caduta morbida sul
letto.
-
Jamie
non se ne accorse, oppure fece finta di non accorgersene, e tornò subito a
baciarlo, iniziando a toccare il suo corpo magro, forse fin troppo, da sopra
il pigiama.
-
Miles
si allontanò dopo poco, per sfilarsi la maglietta da solo, ma riafferrando
subito dopo il suo ragazzo per la nuca, per ricollegare le loro
labbra.
-
E
poi Jamie fece un errore. Un errore da principianti per lui, che stava con
Miles da quasi cinque mesi ormai.
-
Gli
passò le mani sul viso, tirando indietro i capelli, per prenderlo tra di esse
e scoprì la cicatrice che segnava il volto del ragazzo. Partiva dal lato della
fronte e tagliava il sopracciglio, facendo pendere un po’ verso il basso
l’occhio destro.
-
Miles
si agitò immediatamente, scattò come se gli avessero dato una scossa. Scacciò
via le mani di Jamie e lo spinse di lato, con violenza, alzandosi subito dopo
dal letto in evidente stato di shock.
-
-
Che cazzo fai, eh!? Ti ho detto mille volte di non toccarmi i capelli,
maledizione! Ti è così difficile capirlo!? – urlò, tanto che gli fece quasi
male la gola. La rabbia che provava era talmente forte da fargli battere il
cuore in gola.
-
Dando
le spalle a Jamie che, sconvolto, era ancora sul letto e lo guardava ad occhi
spalancati, andò verso il muro e dopo averci appoggiato la fronte, gli tirò un
pugno e poi un calcio, cercando di sfogare tutta la rabbia, la vergogna che
provava.
-
Jamie
scattò in piedi e corse verso il ragazzo, che continuava a prendere a calci e
pugni il muro, con urli di rabbia.
-
-
Fermati Miles! Ti farai male! Fermati! – gli urlò, cercando di trattenerlo. Lo
prese per la vita e lo tirò lontano dal muro.
-
Ma
Miles trovò presto un’altra valvola di sfogo.
-
Si
dimenò tra le sue braccia, fino a quando Jamie non fu costretto a lasciarlo, e
si voltò verso di lui, iniziando a colpire il suo petto, le sue spalle, con
gli occhi chiusi, senza neanche guardare cosa
colpiva.
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-
Vaffanculo! Lasciami in pace! Te l’ho detto di non toccarmi i capelli! Ti ho
detto di non scoprirmi il viso, maledizione! Cosa c’è che non va in te!?
Perché l’hai fatto!? – urlò, mentre continuava a colpirlo, ancora ed
ancora.
-
-
Basta Miles! Fermati! – esclamò ancora il più grande, riuscendo, dopo vari
tentativi, a bloccargli i polsi.
-
Lo
spinse dietro, contro il muro, per poter bloccare le sue braccia, che ancora
tentavano di liberarsi, tra la sua schiena e il muro, così da potergli fermare
la testa che il ragazzo continuava a scuotere, come se fosse
impazzito.
-
Gli
afferrò la mascella con la mano e lo guardò negli
occhi.
-
Piangeva.
Le sue guance erano bagnate.
-
-
Miles…ascoltami. Per favore, calmati. Mi spaventi così. – gli disse, questa
volta con voce più calma, sperando così di far calmare anche il suo ragazzo.
-
Per
un attimo, solo per un attimo, Miles si calmò facendo incontrare i loro occhi,
ma subito dopo tornò a ribellarsi, cercando di liberarsi dalla stretta di
Jamie.
-
-
Non guardarmi! Non guardarmi! – iniziò
a dire, a ripetere, con la voce che faticava ad uscire ora, come se le urla
precedenti lo avessero stremato.
-
Jamie
allora fece forza, schiacciandolo più forte tra il suo corpo in tensione e il
muro dietro di loro.
-
Era
la seconda volta che viveva questa scena, ma Miles non era mai stato così
pieno di rabbia, rancore e paura.
-
La
prima volta era stato dopo un paio di settimane che avevano iniziato ad uscire
insieme. Non avevano ancora fatto il grande passo, e quella sera Jamie sperava
di riuscire a fare l’amore con lui.
-
Erano
a casa sua, e aveva allungato una mano sul tavolo, dopo che avevano concluso
la cena, e gli aveva delicatamente e dolcemente spostato i capelli dal volto.
-
La
reazione di Miles era stata imprevedibile.
-
Era
scattato in piedi, come se le mani di Jamie fossero state incandescenti. Il
suo volto era il dipinto della paura e il più grande si chiese cosa diavolo
avesse fatto per farlo spaventare in quel modo!
-
Poi
si era scusato, a mezza voce, ed era uscito di corsa dalla stanza, per andare
verso la porta d’ingresso.
-
Jamie
era riuscito proprio a fermarlo prima che il ragazzo potesse mettere la mano
sulla maniglia.
-
E
allora Miles si era agitato, ed aveva preso ad urlare, dicendogli di lasciarlo
andare, che voleva andarsene.
-
Jamie
non voleva che se ne andasse, non in quelle condizioni. Era sicuro al cento
per cento che se se ne fosse andato, non l’avrebbe più rivisto, e lui voleva
rivederlo.
-
Voleva
davvero stare con lui. Gli piaceva quel ragazzino strano, artistico, e con
quei capelli mossi, davanti agli occhi, come quelli di una persona troppo
pigra per andare a tagliarseli, che preferisce soffiarli via, o spostarli con
la mano.
-
Ma
Miles non toccava mai i suoi capelli, non li spostava mai, e a quanto pare non
permetteva a nessuno di farlo. Perché? Cosa
nascondeva?
-
Quindi
aveva tentato in tutti i modi di farlo calmare. L’aveva abbracciato e
inaspettatamente Miles si era aggrappato alla sua t-shirt, singhiozzando
nell’incavo del suo collo.
-
Quando
si era calmato, si era scusato e aveva deciso di andarsene, ma Jamie lo aveva
fermato ancora una volta. Voleva sapere qual’era il problema, a tutti i
costi.
-
Voleva
conoscerlo. Voleva sapere tutto di lui.
-
-
Perché non vuoi che ti tocchi i capelli? Qual è il problema Miles? – gli aveva
chiesto, quando l’aveva convinto a sedersi accanto a lui sul divano per
parlare.
-
Miles
si era rannicchiato nell’angolino del divano, a sguardo basso.
-
-
Non vuoi vederlo Jamie. Quando lo vedrai, come tutti, scapperai via. Ho
sbagliato a tenertelo nascosto. Avrei dovuto fartelo vedere subito. – i suoi
occhi, luccicanti sotto la coltre di capelli color pece, erano fissi sulle sue
mani che si muovevano nervosamente, posate in
grembo.
-
-
Di che parli Miles? Vedere cosa? Non riesco a capire! – aveva esclamato Jamie
a quel punto, completamente confuso.
-
Poi
il ragazzo aveva alzato la testa e, dopo un profondo respiro, si era tirato su
i capelli, mostrandogli la cicatrice che gli segnava il
viso.
-
-
Vedere questa Jam…-
-
Jamie
era rimasto ad occhi spalancati e bocca socchiusa, fissando quella cicatrice.
-
Istintivamente
aveva allungato una mano, per poterla toccare, ma Miles si era ritirato,
lasciando che i capelli tornassero a loro posto.
-
-
Come…come te la sei fatta? – chiese allora, con la voce che faticava ad
uscire.
-
-
Non è importante come me la sono fatta. Il fatto è che ce l’ho. Ho, e avrò
sempre questa cicatrice a sfregiarmi il viso. Se non avessi i capelli a
nascondermela, tutti mi guarderebbero come un mostro. Tutti sarebbero in
imbarazzo a parlare con me. La nascondo per questo. E non voglio che nessuno
mi scopra mai il viso, Jam. – aveva abbassato la testa, perché lo sguardo di
Jamie addosso stava diventando pesante e lo stava facendo
innervosire.
-
-
Mi dispiace per essermi comportato in questo modo. Ti sarò sembrato uno
psicopatico. – aveva aggiunto poi, sottovoce.
-
Jamie
allora aveva scosso la testa, per smettere di fissarlo come
un’idiota.
-
-
No, scusami tu. Non avrei dovuto. –
-
-
Non potevi saperlo. – era stata la risposta immediata di
Miles.
-
Poi
era caduto il silenzio, per qualche lungo secondo, prima che il moro si
alzasse.
-
-
Sono state belle queste due settimane comunque. Grazie per la serata, e
scusami ancora. – aveva detto, a testa bassa, andando dritto verso la
porta.
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Il
biondo l’aveva guardato sorpreso e si era alzato ancora di scatto, per
fermarlo nuovamente sulla porta.
-
-
Come? Che vuoi dire? – gli aveva chiesto, quando lo aveva fermato per il
polso.
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Miles
si era voltato verso di lui, sorpreso a sua volta – Ma mi hai visto bene Jam?
Una cicatrice mi sfregia il viso! – aveva
esclamato.
-
Jamie
era confuso da tutta quella situazione del cazzo. Non gli era mai successo
niente di simile, né di
lontanamente paragonabile!
-
Aveva
visto bene la cicatrice di Miles, ma la sua testa continuava a dirgli che
voleva ancora uscire con lui. Voleva ancora fare l’amore con lui, con la
stessa intensità in cui lo voleva all’inizio di quella serata. Voleva ancora
conoscere tutto di lui.
-
-
Si Miles, ti ho visto bene. Ma non voglio che te ne vai. Torniamo a sederci,
okay? Prendo qualcosa di forte. –
-
Il
ragazzo lo guardò sorpreso.
-
Jamie
non se l’era data a gambe come gli era successo con molti altri ragazzi nella
sua vita. Perché non l’aveva fatto?
-
Si
fece accompagnare nuovamente al divano, con le stesse mille domande nella
testa.
-
-
Devi raccontarmi Miles. Voglio sapere. – gli aveva detto a quel punto Jamie,
seriamente.
-
Ma
lui aveva scosso la testa – Ti prego, non chiedermelo. –
-
-
E
lui, tutt’ora, non sapeva cosa, o chi,
gli aveva procurato quella cicatrice, causa da sempre dei suoi attacchi di
panico.
-
Miles
continuava a ripete: Non guardarmi. Non
guardarmi.
-
E
lui si sentiva uno schifo. Sentiva il bisogno di scoppiare a piangere, oppure
di urlare.
-
Perché
lui voleva guardarlo. Perche lui lo amava.
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Questa
volta, con la forza della disperazione, lo scosse forte per le
spalle.
-
-
Miles! Smettila, maledizione! – urlò.
-
E
Miles rimase impietrito, fermo come una statua contro il muro.
-
Avevano
entrambi il fiato corto, e ancora lacrime silenziose scorrevano sulle guance
del più piccolo.
-
Jamie
allora fece un sospiro profondo, per riuscire a
calmarsi.
-
Gli
prese nuovamente il viso tra le mani, stando attento a non spostare la sua
frangia neanche di un millimetro, e cercò di guardarlo negli occhi.
-
-
Io penso che c’è qualcosa che tu
non riesci a capire, Miles. Io ti
amo. Non mi importa niente di quella dannata cicatrice! Per me sei
l’essere più bello che abbia mai camminato sulla terra! Ti amo per quello che
sei, per come sei! Non devi stare sempre a cercare di nascondere il tuo viso
quando sei con me! Non sai quanto mi fai stare male, ogni volta che ti guardo,
e tu ti assicuri che io non possa vederti. Cos’è? Non ti fidi di me? Dopo
tutto questo tempo credi ancora che io possa lasciarti?! –
-
All’inizio
era riuscito a calmarsi e a parlare con tono calmo e lento, ma pian piano che
andava avanti col discorso il nervosismo aveva fatto in modo che il suo tono
si alzasse e la presa sul viso del ragazzo si facesse più
convinta.
-
Miles
rimase in silenzio e immobile, come se avesse perso tutte forze.
-
Aveva
gli occhi stanchi, tristi e persi nella contemplazione del volto di
Jamie.
-
Il
suo silenzio gli fece aumentare il battito
cardiaco.
-
-
Avanti Miles. L’unica persona che continua a farsi problemi a riguardo sei tu!
Io, prima di stasera, erano mesi che non ci pensavo. Io…per favore, possiamo
tentare di passarci oltre? – chiese, e la sua sembrava quasi una
preghiera.
-
Miles
deglutì, prima di rispondere. Aveva la gola secca, che
bruciava.
-
- Che vuoi dire? – gli chiese,
sottovoce.
-
-
Parlamene. Raccontami come te la sei fatta e poi dimentichiamocela, come se
non esistesse. – chiarì.
-
Il
moro sembrò agitarsi nuovamente. – No, ti ho chiesto più volte di non
chiedermelo Jam. Non posso. – scosse la testa, distogliendo lo
sguardo.
-
Ma
Jamie lo costrinse a guardarlo.
-
-
Miles…per favore. Se vogliamo stare insieme, non ci devono essere segreti tra
noi. So che probabilmente sarà doloroso, ma io sono qui per te. Non ti lascerò
mai solo. –
-
Il
ragazzo fece un lungo respiro.
-
Gli
occhi di Jamie erano speranzosi, ed innamorati. Era innamorato di lui, e anche
Miles lo era. Non avrebbe mai voluto fare nulla per farlo star male, per
deluderlo.
-
-
Va bene. Ti racconterò tutto. – disse, e non poté credere alle proprie
parole.
-
L’ultima
volta che aveva raccontato quella storia era stata ad una psicologa, e alla
polizia e davanti agli occhi pieni di lacrime di sua
madre.
-
Jamie
fece un sospiro, e gli liberò il volto, prendendolo però per un polso, per
portarlo a sedere sul letto.
-
Gli
porse la maglietta del pigiama che si era precedentemente
tolto.
-
-
Indossala. Fa freddo. – gli disse, e Miles fece come gli aveva
detto.
-
Si
sedettero al bordo del letto e Jamie gli prese le mani tra le sue, per
incoraggiarlo nel suo racconto.
-
Miles
prese un profondo respiro prima di iniziare.
-
-
Avevo diciassette anni quando successe. Non ero ancora venuto allo scoperto,
ma sapevo di essere gay. Per questo cercavo in tutti i modi di compiacere mio
padre, così che quando sarebbe arrivato il momento in cui tutti lo sarebbero
venuti a sapere, lui non avrebbe mai potuto dire di avere una femminuccia come
figlio. –
-
-
Facevo parte della squadra di basket della scuola per questo motivo. Anche se
non sono mai stato altissimo, correvo velocemente, quindi ero importante nella
squadra. Ma comunque l’orgoglio di mio padre rimaneva James. Il mio fratello
maggiore. -
-
-
Quella sera c’era stata la finale del campionato che si svolgeva ogni anno tra
le scuole più importanti del mio paese natale. Avevamo vinto quindi ero andato
fuori con gli amici a festeggiare. Non sapendo come tornare a casa, dato che
avevamo un po’ tutti alzato il gomito, chiamai mio fratello per chiedermi di
venirmi a prendere. Non volevo che mio padre scoprisse che avevo bevuto.
Comunque lui mi venne a prendere e, sulla strada, una macchina, che dopo
scoprì essere guidata da uno che si era fatto di coca, ci tagliò la strada,
facendoci andare a sbattere violentemente contro il guard rail. – la sua voce
venne spezzata da un singhiozzo, che soffocò con una mano sulla
bocca.
-
Jamie
lo guardò con attenzione, accarezzandogli una
mano.
-
-
Possiamo fermarci, se non ce la fai. Lasciamo stare. – gli disse,
stringendogli una mano.
-
Miles
però scosse subito la testa – No, ormai ci sono. Posso arrivare fino in fondo.
–
-
Fece
un altro profondo respiro prima di ricominciare.
-
-
Persi i sensi e quando mi svegliai avevo un braccio e una caviglia ingessata e
questo…questo sulla fronte. – fece, toccandosi distrattamente la
ferita.
-
Jamie
seppe subito che il racconto non era ancora completo, anche se Miles si era
fermato ed ora era in silenzio.
-
-
Tuo fratello…cosa è successo a lui? – gli chiese
sottovoce.
-
Il
ragazzo lo guardò di sottecchi, seriamente, con gli occhi che sembravano fare
difficoltà a trattenere ancora le lacrime.
-
-
È morto dopo due ore dal nostro arrivo in ospedale, sotto i ferri. Hanno
cercato di salvarlo, ma non c’è stato niente da fare.- le lacrime presero a
scendere liberamente sulle guance, rigandogli il
viso.
-
Jamie
si sporse in avanti, accogliendo il viso del suo compagno sul suo
petto.
-
Gli
baciò i capelli – Mi dispiace tanto Miles. – gli disse, accarezzandogli la
testa.
-
Poco
dopo però il ragazzo si allontanò da lui e si asciugò velocemente le lacrime
che gli bagnavano il viso, ma che vennero velocemente sostituite da
altre.
-
-
Non ho potuto fare a meno di pensare che fosse stata tutta colpa mia. Se non
avessi bevuto quella sera, se non lo avessi chiamato. Ora io non avrei questa,
e lui sarebbe ancora vivo. –
-
Jamie
scosse subito la testa – No, non è assolutamente colpa tua piccolo. – gli
disse.
-
Miles
annuì, mordendosi un labbro e raccogliendo una lacrima dall’angolo della
bocca.
-
-
È quello che allora mi dissero i miei. Ma…beh, quando gli ho detto di essere
gay si sono rimangiati tutto. Non me l’hanno detto chiaramente, ma io so che
avrebbero preferito che fossi stato io a morire nell’incidente, e non James
che aveva una vita meravigliosa davanti a se. Sarebbe diventato uno importate,
avrebbe fatto quello che papà pensava sarebbe stato meglio per lui, si sarebbe
sposato e avrebbe messo su famiglia. Io…non posso fare niente di tutto questo.
E sono l’unico figlio che hanno, ora.- disse, tirando su con il naso per un
attimo.
-
Jamie
sospirò, rendendosi conto di non avere nulla di sensato da
dire.
-
C’era
una cosa giusta da dire in questi momenti?
-
Voleva
davvero che quella cosa gli venisse in mente, per poter consolare almeno un
po’ il suo ragazzo. Era li, a trattenere le lacrime davanti a lui e lui era
senza parole, costretto a guardarlo in quelle condizioni sentendosi
impotente.
-
-
I miei, comunque, mi hanno mandato in terapia dopo la sua morte. Facevo ogni
notte incubi che mi facevano svegliare urlando, non riuscivo a reagire al
lutto come tutti mi incoraggiavano a fare. Continuavo a pensare che fosse
stata tutta colpa mia, e non mi davo pace. La terapia mi è stata molto
d’aiuto. Sono riuscito ad andare avanti con la mia vita, accettando la morte
di James e smettendo di pensare a quella notte. Ma questa Jam…- disse,
indicandosi la cicatrice – Non mi permette di dimenticare. Questa non mi
permette di guardarmi allo specchio. Come pensi che reagiresti se la vedessi
tutti i giorni sul mio viso? Tutte le volte che mi guardi? Credi che saresti
davvero in grado di dimenticarla? – gli chiese allora, posandosi una mano
sulla fronte, senza però spostare in alcun modo i
capelli.
-
Jamie
lo guardò, ora impassibile.
-
-
Chiudi gli occhi. – gli ordinò, seriamente.
-
Miles
lo guardò stranito – Perché? – chiese poi.
-
-
Chiudi gli occhi, Miles. – ripeté il più grande e Miles non poté fare a meno
di fare come gli aveva detto.
-
-
E per favore, non farti prendere dal panico. Sta calmo. – gli disse,
allungando attentamente la mano verso il suo viso.
-
Toccò
i capelli, e sentì Miles irrigidirsi. – Sta calmo, ti prego.
–
-
Si
sentiva come se dovesse accarezzare un gatto, e doveva fare piano per
-
fare
in modo che non lo graffiasse.
-
Miles
fece un profondo respiro, ancora ad occhi chiusi, per calmarsi e non reagire
violentemente a quel tipo contatto, come gli veniva
istintivo.
-
Sentendolo
rilassarsi Jamie prese coraggio e gli spostò la ciocca di capelli che
nascondeva lo sfregio. Ora Miles tremava quasi.
-
Era
consapevole che c’era qualcuno, Jamie, che la stava guardando. La
stava fissando. Ma, improvvisamente, sentì le sue labbra posarsi sulla
cicatrice. Una, due, tre volte, lungo tutta la ferita.
-
Cosa
stava facendo? Perché baciava la sua cicatrice?
-
-
Io ti amo Miles. Amo te. E questa…- posò ancora una volta le labbra sul suo
sopracciglio - …questa fa parte di te. Quindi in nessun modo io potrei esserne
spaventato, o ripugnato. Niente di te, mi potrà mai ripugnare. Sei
meraviglioso e sei bellissimo. E
non nasconderti mai ai miei occhi. Mi faresti solo del male. E tu non vuoi
farmi male, vero Miles? – sussurrò, così vicino al suo viso che Miles sentiva
il suo respiro infrangersi sulle labbra.
-
-
No, certo che non voglio farti male. Anche io ti amo. – rispose subito Miles,
senza alcun ombra di dubbio.
-
-
Bene, allora permettimi di guardarti. Permettimi di venirti vicino e spostarti
i capelli dagli occhi quando non riesco a vederli. – disse, quando ricevette
la risposta che si aspettava.
-
-
Se mi permetterai di iniziare a farlo, arriverà un momento in cui non ti
importerà più. E sarà momento in cui ti fiderai completamente di me.
–
-
Miles
rimase senza parole. Era in grado di fare quello che Jamie gli chiedeva?
-
Lasciare
che lo guardasse, mentre facevano l’amore. Lasciarsi guardare, senza sentire
dentro di se il bisogno di chiedergli di smetterla, oppure di nascondersi
dentro la sua protezione di capelli.
-
Era
pronto a mostrarsi completamente nudo,
davanti a lui?
-
Guardò
gli occhi di Jamie e seppe di doverlo fare.
-
Non
voleva farlo soffrire, quindi l’avrebbe fatto.
-
Magari
era davvero come diceva Jamie. Forse sarebbe arrivato il momento in cui si
sarebbe sentito come tutti gli altri.
-
Fece
un profondo respiro – Va bene. Faremo come dici tu. Ma…per favore, non in
pubblico. Solo quando siamo io e te. – gli disse, questa volta prendendo le
sue mani tra le sue.
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Jamie
annuì e abbozzò un sorriso – Certo. Sono geloso delle mie cose. Voglio essere
solo io a vederti, come nessuno potrà mai. – fece poi, giocando un
po’.
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Allora
Miles si fece scappare un sorriso – Sei un’idiota. –
sbuffò.
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Il
ragazzo sorrise radioso – Si, ma sono il tuo idiota! – fece, scoppiando a
ridere subito dopo, contagiando anche il
compagno.
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Quando
tornarono seri però, Jamie gli accarezzò una guancia, senza andare
oltre.
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Non fare più una cosa del genere però. Mi hai spaventato. Non ce la faccio a
vederti così. – gli disse, serio in volto.
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Miles
abbassò la testa, molto imbarazzato.
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Mi dispiace. Non sono riuscito a controllarmi. –
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Non scusarti. Solo spero di non vederti più così. Mi fa sentire impotente.
Come se non potessi fare nulla per farti vivere serenamente. –
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Il
moretto allora alzò una mano per accarezzargli il viso, e Jamie piegò un po’
la testa di lato per spingersi contro la sua
mano.
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No dire stupidaggini. La mia vita prima di te è stato un inferno. Mi hai
aiutato, facendo tutti i passi giusti con me, senza sapere nulla del mio
passato. Anche se forse tu avresti voluto che ne parlassi prima, sono contento
di non averti detto nulla. Non avrei sopportato di vedere la pena nei tuoi
occhi, o la paura di fare o dire qualcosa di sbagliato.-
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Jamie
abbozzò un sorriso – Meno male allora che non me lo hai detto. Avrei fatto
qualche casino come al mio solito. –
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Miles
ricambiò il suo sorriso e si sporse per un bacio
veloce.
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Si
sentiva l’essere vivente più fortunato sulla faccia della terra.
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Poi
però il compagno tornò serio e Miles con lui quando Jamie avvicinò cautamente
la mano al suo viso.
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Aveva
sentito nuovamente il bisogno di ritrarsi a quel gesto accennato, ma ora
sapeva che non poteva farlo. Se si fosse ritirato di anche solo un centimetro
Jamie se ne sarebbe accorto e probabilmente ci sarebbe rimasto
male.
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Doveva
essere forte e farsi entrare nella testa che di lui poteva fidarsi.
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Jamie fece quello che avrebbe voluto
fare prima, quando aveva scatenato la reazione di Miles: gli prese il viso tra
le mani, spostando i capelli di lato, e baciandogli la fronte, poi il naso,
una guancia, per poi arrivare alle labbra e accarezzarle con le
proprie.
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L’unica
cosa a cui Miles riusciva a pensare ora, era quel tocco leggero e si ritrovò a
chiudere gli occhi e a socchiudere le labbra per poter approfondire il
bacio.
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Jamie
allora, quando si rese conto che il compagno era preso nel bacio che gli stava
dando, si fece più coraggioso e fece quello che avrebbe voluto fare da
sempre.
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Aprì
gli occhi per vedere che Miles li aveva ancora chiusi e sembrava essere su un
altro pianeta, poi alzò lentamente entrambe le mani e prese tra le dita le
ciocche di capelli ai lati, portandogliele dietro le orecchie e mostrando i
suoi occhi.
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Solo
a quel tocco sui suoi capelli Miles aprì gli occhi e si allontanò da lui,
trovando però il ragazzo a
guardarlo dritto negli occhi, con un leggero sorriso sulle
labbra.
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Hai degli occhi stupendi. Ora finalmente posso guardarli, quando facciamo
l’amore. – disse, sottovoce.
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Ricambiò
a lungo il suo sguardo, prima di abbozzare anche lui un
sorriso.
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Senza
neanche accorgersene, si era già dimenticato della sua cicatrice.
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Ora
c’era solo il suo Jamie, che lo guardava negli occhi, innamorato.