Mh... Posso dire di non
essere soddisfatta di me stessa? Di solito partecipo ai contest dando
il meglio di me, ma, beh, qui ho fatto un'eccezione, ho inviato
consapevole che ciò che avevo scritto era una cosa senza
pretese. Comunque, è una cosetta carina. Penso. Grazie alla
giudicia, che ha stilato un giudizio molto gentile (vedi sotto). ** E
complimenti alle altre partecipanti! =)
Con questo, auguro buona lettura.
Nome Autore: CoryCory
Titolo della Storia:
I cry when angels deserve
to die
Personaggi/Coppie:
Sakura, Naruto
Avvertimenti:
What if?, One-shot
Rating:
Giallo
Genere:
triste, drammatico, introspettivo
Introduzione:
Le comincia veramente a non piacere il bianco: così
insignificante, non esprime nulla, è mancanza di colore o,
comunque, di qualcosa.
Mancanza di qualcosa?
Note dell'Autore:
Questa ff è proprio una cosetta. Devo dire, però,
che comincio ad affezionarmici. ^^ Leggermente nonsense per dare voce
ai pensieri malati della protagonista, è alquanto strana. A
inizio e fine storia do spazio a voci esterne, non coinvolte nella
vicenda, ma a conoscenza di questa. Semplici chiacchiere annoiate,
fredde e insensibili, per dare maggior risalto invece alle emozioni che
stanno dietro ai fatti (spero si capisca tutto quello che volevo
esprimere! ç.ç)
Ah, solitamente, evito espedienti come il barrato, che di fatto nella
lingua italiana non esistono, ma questa volta ho deciso di utilizzarli,
giustificati dal leggero nonsense. ^^
Ah, i pezzi in rosso sono estratti dalla canzone “Chop
Suey!”, dei SOAD. **
Che dire? Buona lettura… E incrociamo le dita! =)
Chop
Suey!
I
cry when angels deserve
to die
“Ma
hai sentito?”
“Cosa?”
“È stato ucciso. Il Traditore è stato
ucciso!”
Wake
up! (Wake up!)
Grab a brush and put on a little make-up,
Hide the scars to fade away the shake-up,
Why'd you leave the keys upon the table?
Here you go create another fable!
“Sakura Haruno, sei sveglia?”
Oh, la solita voce da dietro la porta.
Certo che è sveglia: non riesce a dormire a
quell’ora del giorno come vorrebbero loro, ormai dovrebbero
saperlo. Quelle donne vestite di bianco – l’ha
dedotto dalle loro stupide domande - non sono molto intelligenti:
parlano lentamente, non utilizzano mai vocaboli difficili, quelli che
rientrano nella ristretta cerchia da loro conosciuta si possono
sintetizzare in quattro semplici frasi, sempre le stesse, del tipo
“Come va, Sakura Haruno?”, “È
l’ora della medicina, Sakura.”, “Adesso
dormi e sta’ tranquilla. Va tutto bene.”
Tutto bene?
Si alza dal letto bianco, si guarda attorno, speranzosa che qualcosa
sia cambiato: le pareti – bianche - sono sempre le solite,
quattro muri entro i quali da un po’ lei è stata
messa a vivere.
Le comincia veramente a non piacere il bianco: così
insignificante, non esprime nulla, è mancanza di colore o,
comunque, di qualcosa.
Mancanza di qualcosa?
Sussulta, annaspando. Non le piace quella sensazione che le pesa in
petto, non la vuole.
“Sakura, va tutto bene?”
No.
Ah sì, si era dimenticata della donna vestita di bianco
dietro la porta.
Respira.
“Sì, va tutto bene.”
“Preparati, hai una visita.”
La ragazza sorride, speranzosa, gli occhi verdi si illuminano, donando
calore all’intero viso, che, di fatto, ultimamente, appare
smunto e pallido.
Questa volta è sua madre. O suo padre, non saprebbe.
Comunque, sono venuti a prenderla, di questo è sicura. La
porteranno via da lì, lei non dovrà
più avere a che fare con quel bianco, mancanza di
colore o, comunque, di qualcosa.
Mancanza
di qualcosa?
Oh I don't think you trust
In my self-righteous
suicide,
I cry when angels
deserve to die
Capelli biondi, occhi azzurri e sguardo tristetristetristetristetriste…
No.
Qualcosa non va, non le piace. No, no, no, perché quel
sorriso troppo tirato, quell’incedere sconfitto, quel pugno
stretto abbassato lungo il fianco, come per attenuare la minaccia che
il gesto comunque chiaramente suggerisce?
Vuole che se ne vada.
Vattene, Naruto.
“Ciao, Sakura.”
“Ciao, Sakura.”
Naruto sente la voce uscirgli gracchiante dalle labbra secche, in una
tonalità troppo forzata.
Alza lentamente lo sguardo, temendo la fitta di dolore che la vista di
lei sicuramente gli procurerà, ma anelando ancora di
incontrare quegli occhi verdi, belli, bellissimi.
Sakura veste un camice bianco, troppo largo per quel suo corpo snello e
longilineo. Sembra dimagrita, sembra più piccola dentro quel
brutto sacco di tela, scalza. Il viso è pallido, lo sguardo
malato.
Alla vista, il cuore fa male, trafitto da una scheggia avvelenata,
incastrata lì a far marcire il muscolo.
Rabbia.
Le unghie si conficcano nella carne, lacerandola: se continua
così, diventerà pazzo. Pazzo.
Come si può amare una persona e contemporaneamente odiarla
per ciò che ha fatto?
Come si può piangere una persona già morta, non
più esistente, e contemporaneamente, nel fondo del cuore
– avvelenato – gioire per ciò che le
è capitato, che si merita?
Lei lo guarda apatica e chissà ormai cosa pensa,
chissà cosa pensa.
Naruto soffoca in quella stanza, tutto quel bianco è
opprimente. Si dirige verso la porta-finestra della terrazza, la apre
con la chiave apposita, respira.
Sorridi.
Ecco, quella è la parte più difficile: voltarsi,
apparire felice.
Il corpo ruota su se stesso, rigido.
Sorridi.
“Come stai, Sakura-chan?”
“Come stai, Sakura-chan?”
Vuole ingannarla, lei lo sa. Naruto sorride, è
apparentemente gentile, ma lei sa che è arrabbiato.
Vuole farle del male.
Improvvisamente, una nota stonata rintrona chiara nella sua testa,
lasciandola stordita, boccheggiante, soffocando la voce della ragione.
Il panico le afferra le viscere, stritolandole nella sua presa ferrea,
mozzando il respiro.
Teme la domanda che si accinge a porgere al biondo, ma deve sapere.
“Dov’è Sasuke?”
“Dov’è Sasuke?”
Il cuore sembra lacerarsi definitivamente.
Quel tono dubbioso, accusatore, quella domanda assurda, quel Sasuke.
Naruto non si è mai arreso di fronte a nulla, non ha mai
pensato di lasciar
perdere, ma ora il cuore è straziato,
insanabile.
Sorridi.
È sempre più difficile.
“Sasuke non c’è.”
Che razza di frase, non significa nulla.
Sasuke non
c’è, Sasuke è morto, Sasuke non
tornerà per colpa tua, Sasuke ti ha ridotto così.
Il sorriso si affloscia, gli occhi si spengono. Non riesce a mentirle,
ma nemmeno a riferirle quella realtà
che l’ha già distrutta una volta.
“Sasuke non c’è. È
morto.”
(You wanted to)
Grab a brush and put
on a little make-up,
(You wanted to)
Hide the scars to
fade away the shake-up,
(You wanted to)
Why'd you leave the
keys upon the table?
(You wanted to)
“Sasuke non c’è. È
morto.”
Vuoto. Bianco.
Le parole rimbombano in testa. La
spaccheranno.
Sasuke. Morto. Sasuke morto.
Vuoto. Bianco.
Vattene, Naruto.
Sakura alza lo sguardo, acceso di una strana scintilla, malato. Il
gracile corpo è scosso da brividi, squassato da una
verità inaccettabile.
Impossibile.
“Sei stato tu. Sei stato tu, sei stato tu!”
Urla, cercando di superare il suono fastidioso di quella nota stonata
che le rintrona in testa.
Corre contro di lui, incespicando nella troppo lunga veste biancabiancabianca.
Vuoto. Bianco.
Naruto le blocca il braccio alzato, bruscamente, la guarda con occhi da
cane bastonato, ferito, ma pieno di rabbia repressa.
“Smettila Sakura, ritorna in te. – abbassa lo
sguardo, non riuscendo ancora a mentirle, ma nemmeno a riferirle quella realtà
che l’ha già distrutta - Sasuke doveva
morire.”
Sasuke doveva morire, ma
io non volevo, non volevo, non volevo.
Sakura sente il suo respiro affannato sul suo viso, il braccio dolere
nella stretta del ragazzo.
“Sei stato tu. Vattene, Naruto.”
“Sei stato tu. Vattene, Naruto.”
Naruto se ne va, ferito, ma percependo una parte di cuore –
avvelenato – gioire per come si è ridotta colei
che ama, colei che l’ha distrutto. E si odia, si odia, si
odia.
Come si può
amare una persona e contemporaneamente odiarla per ciò che
ha fatto?
È stato Sasuke a ridurre Sakura così, lui, solo
lui, solo colpa sua. Amico che non si è dimostrato tale, la
morte è ciò che si è meritato.
Come si può
piangere una persona già morta, non più
esistente, e contemporaneamente, nel fondo del cuore –
avvelenato – gioire per ciò che le è
capitato, che si merita?
Naruto se ne va, ferito, distrutto. E si odia, si odia, si odia.
Father,
into your hands
I commend my spirit,
Father into your hands…
Why have you forsaken me?
Sakura guarda la porta, ora chiusa. È rimasta sola, di nuovo
sola, prigioniera di quelle quattro mura bianche.
Piange, ha molti motivi per cui versare lacrime.
Nessuno la verrà a prendere, è abbandonata a se
stessa.
La nota stonata è stridula, acuta, le spacca la testa: lei
si tappa le orecchie, non la vuole sentire, non la vuole sentire,
eppure è così forte, così acuta,
così dolorosa.
Insopportabile.
E Sasuke non c’è, non c’è,
non c’è, nonselomeritavacosìsbagliatocosìsbagliatocosìsbagliato.
Ma, oh, una chiave sul tavolo.
Sakura si asciuga le lacrime, osserva l’affarino metallico,
lasciato lì da Naruto.
Chissà se volontariamente o per dimenticanza.
Chissà.
La chiave lasciata da Naruto le suggerisce in modo tutto suo come
conquistare la libertà, come uscire da quella prigione di
dolore. È una maniera particolare veramente, gliela
suggerisce con voce molto simile a quella gioiosa del biondo: ispira
sicurezza e fiducia.
Buttati dal terrazzo.
Chissà se quella nota stonata così cesserebbe.
Chissà.
Buttati dal terrazzo.
Si avvicina alla porta-finestra, la oltrepassa.
Buttati dal terrazzo.
La nota stonata le spacca la testa, dolorosa, insopportabile. Si
affaccia fuori, sporgendosi esageratamente dal parapetto.
Non sono stata io.
Buttati dal terrazzo.
…
Chissà …
Trust in my
self-righteous suicide,
I cry when angels
deserve to die,
In my self-righteous
suicide,
Why cry when angels
deserve to die?
“Ma
chi l’ha ucciso?”
“Sakura Haruno, sua ex compagna di squadra.”
“È rimasta ferita?”
“Oh, no. È impazzita dal dolore. Si è
suicidata gettandosi da un terrazzo.”
**************
4° Classificata: CoryCory
Titolo della Storia: Chop Suey! I cry when angels
deserve to die
Attinenza al Tema: 8
Originalità: 7
Correttezza: 8
Totale: 23/30
Commento: Anche questa una storia da toni amari, che
non fa davvero presagire un lieto fine.
I motivi per i quali Sakura può essere impazzita possono
essere infiniti, ma in fondo il lettore SA che il motivo può
essere davvero uno solo.
Le descrizioni del bianco che circonda Sakura mi sono piaciute, davvero
ti fanno capire come si senta la protagonista all’interno di
quelle quattro mura.
Anche Naruto mi è piaciuto molto: quel suo conflitto
interiore, odio e amore, tristezza e felicità, descritto
bene, senza appesantire una situazione già molto pensate.
E poi, il finale ti spiazza completamente.
Certo, te lo potresti aspettare in fondo, ma fino la fine speri che
accada qualcosa di diverso, che Naruto e Sakura ricomincino a volersi
bene.
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