Il coraggio di una madre
Si dice che l’amore di una
madre per un figlio non tema alcun confronto.
Non sono in grado di dirvi chi
sia stato il primo ad affermarlo.
Ma so che è maledettamente,
inesorabilmente vero.
È una verità, questa, che non
ha bisogno di essere svelata.
Ogni madre lo sa, da sempre.
Sa che sarebbe disposta a fare
qualsiasi cosa.
Lo sa.
E basta.
Sarà capace di uccidere?
Sì, se inevitabile.
Di torturare?
Qualora necessario.
Di tradire?
Senza esitazione.
E di voltare le spalle al più
temuto e potente mago di tutti i tempi?
Di fingere che il suo peggior
nemico abbia già esalato l’ultimo respiro, nonostante sotto la propria
mano il suo cuore pulsi con tale ferocia da sembrare quasi tachicardico?
Avrebbe il coraggio di
rinunciare a se stessa, rinnegando tutto quello per cui ha sempre
creduto di lottare?
Sarebbe capace di compiere
un’azione per cui un’amata sorella non l’avrebbe mai potuta perdonare?
Conoscete già la risposta, ne
sono certa.
**
La mia fu una folle,
pericolosa, dolorosa e disperata corsa contro il tempo.
Folle, perché fu l’istinto a
guidare le mie azioni, quella notte.
Non c’era spazio per i lenti
processi della razionalità.
Pericolosa, perché la guerra
imperversava attorno a noi.
Vittoriosi, perdenti: nulla di
tutto ciò aveva più significato.
Avevo mentito al mio Signore.
Capii che non me ne sarei mai
pentita.
Dolorosa.
La mia adorata sorella morì
davanti ai miei occhi.
Solo dopo tempo riuscii a
comprendere i miei sentimenti a riguardo.
Allora rimasero ovattati a
causa del panico che mi pervadeva.
Allora non riuscii a gestirli,
perché, insieme al dolore, c’era una sensazione che non riuscivo a
comprendere.
Ci volle del tempo per darle un
volto, un nome.
Era sollievo, ciò che avevo
provato quella notte.
Il mio istinto lo sapeva.
Sapeva che lei non avrebbe
avuto pietà per chi aveva tradito il loro Padrone, rendendosi fautore
della sua sconfitta.
Disperata.
All’idea di arrivare troppo
tardi.
**
Non fu una ricerca solitaria.
Una mano prese la mia, e il
volto di mio marito mi fece capire che anche lui aveva fatto la sua
scelta.
La guerra impegnava tutti.
Non ce ne curammo.
La vita poteva lasciarci da un
momento all’altro.
Ma non temevamo più la morte.
La vita poteva lasciare nostro
figlio, poteva abbandonarlo per sempre.
E questa era la nostra unica,
autentica, sconquassante paura.
Ma non arrivammo troppo tardi.
Il nostro istinto ci aveva
guidati, infallibile.
Si pensa che l’istinto di una
madre non tema confronti.
Non so chi l’abbia detto.
Ma stringendo Draco tra le mie
braccia compresi che era dannatamente, inequivocabilmente vero.
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Non credevo che avrei mai
scritto qualcosa sui Malfoy.
Ma la magia di Harry Potter
sta anche in questo, non trovate?=)
In realtà avevo un’altra
mezza idea… Ogni tanto mi immagino a sprazzi di un processo Ministero
vs Malfoy…
Credete che dovrei provare a
dare corpo ad una storia simile? Io temo possa venir fuori una palla
mortaleXD
Quindi, vi lascio con la
richiesta di un commento a questa one shot, ed un parere per progetti
futuri!!!
Grazie,
Isidar
ps: ultimamente mi sono fatta
prendere dalla voglia di narrare le prospettive di diversi personaggi
durante la battaglia di Hogwarts... Se foste interessati, quindi,
potreste dare un'occhiata a 'L’Uomo che è sopravvissuto’ e 'Pensieri di
combattenti dimenticati'… Grazie!
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