Chi mai avreppe
pensato, con un nick come il mio, di scrivere una Clack? Chi avrebbe anche solo
pensato di scrivere una shonen ai? O_____O
Io di certo no, eppure ho
costretto me stesso a renderlo possibile. Questa fanfiction è (o meglio, è
stata) SOLO ED UNICAMENTE scritta per il compleanno di quella psicopatica di
Lirith, nota ai più per la sua “Cuore Umano, Anima di Shinigami”. Se non vi è
nota, vedete di recuperare appena potete.
Auguri anche oggi, tanto per dire qualcosa! xD
Ricordo ancora una volta al
mondo intero che io NON sono appassionato di shonen-ai, yaoi o nulla di simile.
Questa fanfiction è un
sacrificio morale e fisico dal mio punto di vista, ma tutto sommato sono felice
di ciò che ne è uscito.
(Il fatto che i fanti dovrebbero
soltanto due e che l’elicottero dovrebbe essere precipitato su un altopiano
sono solo dettagli. xD)
Modeoheim
A volte ricordo ancora
Modeoheim.
Improvvisamente mi sembra di trovarmi
ancora là, tra le montagne innevate, mentre il ghiaccio attorno a me riflette
la luce morente del sole.
Ricordo l’odore degli
onnipresenti abeti, e il freddo pungente che ci assaliva di notte,
infiltrandosi sotto i numerosi strati di pelliccia.
Con gli stivali ricoperti di
neve e i capelli incrostati di ghiaccio, non potevo fare a meno di pensare a
Midgar, e alle persone che ancora una volta mi ero lasciato dietro le spalle.
C’era Aerith, la ragazza dal sorriso facile che avevo incontrato mesi prima, e
poi la Turk dai capelli rossi che sembrava avere un debole per me, e Angeal, e
Kunsel...
Tutta la mia vecchia vita era
lì, a un continente di distanza, lontano dalle vette spazzate dal vento e dai
laghi ghiacciati.
Ai tempi, i miei pensieri erano
confusi.
A Modeoheim, che cosa potevo
trovare? Una marcia forzata, la scarsa compagnia di Tseng e qualche fante mezzo
morto di freddo potevano forse competere con quello che avevo lasciato?
Solo col tempo scoprii la
ragione per cui il destino mi aveva portato tra quelle valli.
Scommetto che in questo momento
staresti ridendo, se solo mi potessi sentire; non sono mai stato troppo incline
a credere alla predestinazione, giusto?
Eppure è a Modeoheim che ti ho
visto la prima volta.
Appena fermato l’elicottero, di
fronte a uno Tseng palesemente infastidito, fosti tu il primo a scendere.
Subito ti togliesti il casco
davanti alla neve, a un paesaggio così diverso dalle rocciose sporgenze di
Nibelheim a cui la tua infanzia ti aveva abituato.
Con quell’aria ingenua e meravigliata,le
ciocche di capelli biondi agitate disordinatamente dal vento, non dimostravi
neppure la tua giovane età.
Pochi secondi dopo eri già
ritornato sui tuoi passi, arrossendo, mostrando ancora una volta la tua
infantile timidezza. Ma quell’istante era bastato per attirare la mia
attenzione, per farmi riflettere su chi fosse davvero quel fante solitario
dall’aria schiva.
Per l’intero viaggio eri rimasto
in disparte, e con me non avevi scambiato che qualche parola. Ogni volta che
tentavo di rivolgerti la parola, notavo l’ombra del terrore nei tuoi occhi
sbarrati; in due settimane di trasferimenti da un mezzo all’altro, mi era stato
difficile perfino convincerti a non trattarmi come un superiore.
Ricordo perfettamente quello che
ci dicemmo quel giorno, come ricordo il tuo tremito involontario quando ti
appoggiai la mano sulla spalla.
“E così è la prima volta che
vedi la neve, Cloud?”
“Da dove vengo io non nevica
mai, signore”
Nonostante potessi sentire tutti
i tuoi muscoli irrigidirsi sotto il mio braccio, qualcosa mi spingeva a non
rinunciare. Forse stavo prendendo il tutto come una sfida, o forse c’era
qualcosa di indefinibile che ancora non potevo capire, ma sentivo che ci doveva
essere un modo per metterti a tuo agio.
“Non dirlo a me... Gongaga è un
ammasso di metallo e mattoni, penso non si veda un fiocco di neve da secoli!”
Improvvisamente, quando mi
aspettavo che ti facessi ancora più restio a parlare, hai riso.
“Gongaga? E’ un nome stupido
quasi quanto Nibelheim!”
“Fammi indovinare qualcosa su
Nibelheim... Vediamo, ci saranno di sicuro un negoziante insopportabile, una
ragazza carina in tutto il paese, strane leggende metropolitane e...”
Completasti la frase insieme a
me, finalmente rilassato.
“ ...Ovviamente, un reattore
Mako!”
Andammo avanti a conversare per
ore, camminando a passo svelto, incuranti delle occhiate irritate di Tseng e
degli altri fanti rimasti indietro nella marcia.
Quel giorno scoprimmo di avere
moltissime cose in comune, ricordi? Nonostante il carattere opposto, l’infanzia
di cui mi raccontasti era la copia perfetta della mia. Era incredibile parlare
con te, sentire le tue strane storie su Nibelheim. Per la prima volta da quando
mi ero arruolato, smisi di sentirmi solo in un mondo che non mi apparteneva;
benché circondato da un panorama così alieno, mi sembrava di essere tornato
finalmente a casa.
Quando preparammo
l’accampamento, ripensando ai miei pensieri di quella mattina, non potevo fare
altro che sorridere. Chi avrebbe mai pensato di trovare qualcuno come te in un
posto come Modeoheim? Chi avrebbe mai pensato che in quel luogo, nascosta sotto
il ghiaccio, si celasse un’emozione simile?
In ogni caso, come scoprii
presto, le sorprese non erano ancora finite.
“Donnaiolo”.
Se chiedessi a tutte le mie
conoscenze di Midgar e perfino di Gongaga di definirmi, probabilmente è questa
la parola che userebbero. La maggior parte della gente non si curava troppo
della mia instabile vita sentimentale. Pensavano che fosse l’ennesima
conseguenza del mio carattere poco incline alla serietà, e che col tempo
perfino io avrei trovato la mia strada.
Per anni ho creduto a chi
sosteneva di avere più esperienza di me, ho tentato in ogni modo di convincere
me stesso di essere io il problema. Ho creduto di non essere fatto per le
relazioni a lungo termine, o che la vita di coppia non fosse ciò che mi
aspettavo dal futuro.
A Modeoheim scoprii che la causa
della mia fama di donnaiolo era ben più imprevedibile.
Non posso ricordare l’occasione
esatta in cui alla semplice amicizia si sostituì qualcosa di diverso, né posso
dire quale sia stato il momento, tra i tanti passati insieme, in cui ho davvero
capito ciò che provavo.
Non ho dimenticato, tuttavia, la
notte stellata sotto la quale ci accampammo a due settimane dal nostro arrivo.
Per quanto gli avvenimenti successivi abbiano cambiato la nostra vita in
maniera definitiva, quell’unico ricordo non sarà mai vinto dall’oblio.
Il sole era scomparso da ore, ma
il sonno tardava a prendere il sopravvento. Dalle tende di Tseng e degli altri
fanti, meno abituati di noi alle lunghe ore di cammino, proveniva ormai solo il
regolare suono dei loro respiri.
Per pietà, o forse in cerca di
una promozione, ci eravamo offerti di montare la guardia per l’intera notte,
alternandoci ogni poche ore. Finimmo per restare svegli entrambi, seduti di
fronte al tenue calore delle braci spente, incapaci di dormire.
“Cosa pensi che succederà quando
torneremo a Midgar?”
Iniziasti tu a parlare,
dissimulando la tua preoccupazione.
“Che vuoi dire?”
Raccogliesti una manciata di
neve e la guardasti sciogliersi tra le tue mani.
“Laggiù tornerà tutto alla
normalità, non è così? Tu avrai le tue missioni da fare, io sarò di
pattuglia... Non passeremo più tanto tempo insieme come adesso, no?”
Ti tirai un pugno sulla spalla,
ridendo. Ormai ero abituato a vederti arrossire ogni volta che ti imbarazzavi,
e così facesti anche quella sera.
“ Ma cosa dici? Ci vedremo
ancora tantissimo! Ho promesso che ti aiuterò a entrare nei SOLDIER, l’hai
dimenticato?”
Tu mi guardasti con quel tuo
sguardo unico, a metà tra la felicità e l’ammirazione, e come al solito mi
costringesti a sorridere.
“Sai...”
Mentre iniziavi a parlare, con
lo sguardo fisso sul focolare spento, notai che la tua espressione era diversa dal
solito. L’imbarazzo c’era, ma nei tuoi lineamenti coglievo anche qualcos’altro;
decisione, serietà, paura.
“... Sai, tu sei sempre stato
molto più di un amico per me. Molto più di ciò che qualunque amico dovrebbe
essere... Prima di conoscerti mi sembrava di star solo respirando, senza vivere
realmente. Insieme a te io... Sono una persona diversa.”
Fu a quel punto che ti chinasti
in avanti e mi baciasti velocemente, come sperando che, ritraendoti subito, io
potessi chissà come non accorgermene. Fu un solo istante, ma in quel momento la
mia mente andò in corto circuito. Per un attimo rimasi lì, a fissarti con aria
sorpresa, mentre i pensieri sfuggivano alla mia concentrazione prima ancora che
li potessi concepire.
In un secondo, i ruoli si erano
ironicamente ribaltati. Tu sembravi armato di un coraggio inaspettato, e io...
Io ero paralizzato dal terrore. A quel punto, come al rallentatore, pensai che
di sicuro ti saresti alzato di scatto. Pensai che anche tu ti sentissi come me,
e che il tuo gesto ti avesse imbarazzato allo stesso modo.
Non avrei mai pensato che
l’avresti fatto di nuovo.
Questa volta riuscii a
riprendere il controllo. Eppure non feci niente.
Sapevo di poterti respingere in
un solo istante, ma sapevo anche, da qualche parte nella confusione che mi
regnava nella testa, che interromperti non era affatto ciò che volevo.
Mi sorpresi a ricambiare,
sentendoti sorridere un attimo dopo. La mia mente ebbe un figurato sospiro
rassegnato, e mi abbandonò definitivamente. Ti spinsi dentro una tenda, tentando
inutilmente di non fare rumore.
Se quella notte l’accampamento
fosse stato attaccato, gli invasori sarebbero stati fortunati; non avrebbero
trovato nessuno a montare la guardia.
E ora? Che cosa ci facciamo ora
qui, in questo assurdo stato, dopo tutto ciò che è accaduto a Modeoheim?
Era davvero così importante
combattere per la nostra libertà, quando avremmo potuto rimanere insieme sotto
la protezione della ShinRa?
Angeal mi direbbe di sì, e
probabilmente anche tu faresti lo stesso; per quanto dolorose siano state,
abbiamo preso le decisioni che dovevamo prendere.
E’ qui, non lontano da Midgar,
che io andrò incontro al mio destino. E così finirà il nostro viaggio insieme,
quello iniziato cinque anni fa a Modeoheim. Ma immagino che sia tempo per te di
iniziare un nuovo viaggio, con gente nuova, ormai libero dall’ombra della
ShinRa.
Adesso non mi resta che
salutarti, eroe di Nibelheim, e sperare che nella tua storia ci sia spazio
almeno per una piccola parte di me. Prenditi cura tu delle mie vecchie conoscenze,
sono certo che lo farai meglio del sottoscritto. Forse ci rivedremo di nuovo
nel Lifestream, Cloud, o forse non saremo nemmeno più noi stessi; penso che
solo il tempo ce lo dirà.
Mentre aspetti la risposta, se
ogni tanto ti capitasse di ripensare a noi, guarda le stelle e immagina la neve
intorno a te.
Il ricordo di Modeoheim sarà lì,
indelebile, perfino tra un migliaio di anni.