Epilogue:
A whole new life (Una vita completamente nuova)
Angela’s
pov
Stavo
seduta sulla poltrona del mio salotto da almeno mezz’ora.
Continuavo
ad esaminarmi inquieta unghie, capelli, vestito e trucco,
assolutamente perfetti a sentire mia madre.
Mi
alzai per l’ennesima volta per controllare allo specchio che
fosse tutto a posto, ma mia madre mi bloccò con uno sguardo di
rimprovero prima che potessi giungere alla mia meta.
-Stai
benissimo così tesoro, basta. Stai facendo diventare nervosa
persino me.- Commentò, incominciando a rigirarsi la macchina
fotografica fra le mani.
Arrossii,
abbassando lo sguardo colpevole, prima di ritornare a sedermi.
Controllai
l’orologio per la trentesima volta e mi tranquillizzai; era
tutto nella norma, tutto sotto controllo, Kevin doveva passare a
prendermi alle otto ed io ero in anticipo di un’ora.
Mia
madre e mio padre mi fissavano da una quantità di tempo
indecifrabile –troppa a dire il vero- in imbarazzante e
religioso silenzio. Tolti i rimproveri di mia madre, nessuno aveva
detto niente.
Mia
madre continuava a sorridere in modo forzato e plastificato
senza
motivo –forse la stavo facendo impazzire io-; mi guardava
proprio come una Barbie avrebbe potuto guardare la sua piccola Shelly
vestita tutta di punto per andare ad una festa con le amichette.
Ero
molto peggio di Shelly con il tutù però, il mio vestito
confettoso
avrebbe
fatto invidia anche alla bambola più elegante.
Mio
padre invece era più nervoso di lei, niente sorriso
plastificato alla Ken, solo uno sguardo serio e corrucciato. Se ne
stava a braccia conserte seduto vicino a mia madre, in attesa di
esaminare “Colui che avrebbe portato la sua bambina al ballo di
fine anno”.
Speravo
con tutto il cuore che Kevin gli piacesse, anche perché era
assolutamente impossibile non trovarlo perfetto; era bello, gentile,
simpatico, divertente, intelligente…Forse io ero troppo poco
per lui.
Sospirai
e con me anche i miei genitori lo fecero, in perfetta sincronia.
Aggrottai
le sopracciglia perplessa; sembrava che condividessero qualsiasi mia
reazione.
Mi
sforzai di pensare ad altro per distrarmi, ma finii ugualmente per
pensare di nuovo a lui, al nostro primo incontro…
Sorridevo
sempre come una cretina ogni volta che ricordavo quel giorno e notai
con la coda dell’occhio i miei scambiarsi uno sguardo stranito
che feci finta di non vedere.
Appoggiata
al bancone del bar di quella discoteca per prendere una semplice Coca
Cola, la mia vita era cambiata.
-Uh,
la Coca Cola!- Una voce maschile alle mie spalle mi fece sobbalzare
spaventata.
-Ma
lo sai che dicono che nella Coca Cola ci mettono il sudore dei
piedi?-
Ma
che razza di domanda era?! No, non lo sapevo, ma mi stava solo
leggermente
venendo
da vomitare dopo averlo saputo, che fosse vero o no.
-Così
dicono…- Sembrava stesse parlando da solo, domandava e si
rispondeva da solo.
Ma
poi, dove cavolo l’aveva sentita quella cosa?
Feci
per rispondergli, ma mi anticipò con la sua parlantina veloce,
-Per non parlare di tutte le calorie che contiene!- Di nuovo, la sua
sembrava una riflessione ad alta voce, tanto che arrivai a chiedermi
se stesse davvero parlando con me.
-Non
sarà magra come Kate Moss, ma credo di potermi permettere una
Coca Cola.- Risposi piccata, cercando comunque di non essere troppo
indisponente.
-Oh,
ma io non volevo assolutamente insinuare che tu fossi grassa!-
Sorrise smagliante, -Il mio era solo un sincero interessamento alla
tua salute mia cara.-
Mi
venne da sorridere involontariamente; che strano ragazzo! Aveva
proprio uno strano modo per avvicinare una ragazza e parlarle.
-Posso
offrirti qualcosa di più salutare?- Ammiccò, accennando
poi al barman.
-Il
tuo è un tentativo di fregarmi la Coca Cola o di farmi
ubriacare?- Inarcai il sopracciglio divertita.
-Ma
nessuna delle due mademoiselle! Il mio è solo un modo gentile
di conversare con una graziosa ragazza.-
Un
modo gentile e alquanto strano,
aggiunsi
mentalmente.
Non
riuscivo a capire se fosse serio o se mi stesse prendendo in giro,
aveva un modo di fare che confondeva.
Piegai
appena le labbra. –Credo che continuerò a bere la mia
Coca Cola.-
Il
suo sorriso si spense di botto e lasciò posto ad un
espressione piuttosto delusa.
-Ma
questo non mi vieta comunque di conversare amabilmente con chiunque
abbia voglia di farlo.- Sorrisi allusiva, mordicchiando appena la
cannuccia presente nel mio bicchiere.
-Perfetto
allora!- Il suo sorriso era riapparso in un attimo, ancora più
luminoso di prima.
Da
un semplice discorso riguardante la musica –scoprii divertita
che lui adorava quella anni 80-, si arrivò a parlare di tutto,
moda compresa, per lui quell’argomento sembrava quasi sacro e
intoccabile.
Finito
di parlare, lo invitai più che volentieri al mio tavolo e lui,
dopo aver farneticato qualcosa riguardo un suo amico che non riusciva
a trovare, annuì entusiasta.
Tornando
al tavolo avevo notato delusa l’assenza della mia migliore
amica; mi sentivo parecchio in colpa per averla lasciata da sola con
le oche.
Fui
costretta a presentare il mio nuovo amico Kevin, ad Helena&Co,
che iniziarono fin da subito a mangiarselo con gli occhi.
Infastidita
dal loro comportamento, gli proposi di ballare e lui accettò
con una luminosa luce negli occhi; quasi gli avessero promesso un
assegno da 100 milioni di dollari...
Ballammo
praticamente tutta la serata, il mal di piedi per via dei tacchi era
completamente svanito, non riuscivo a pensare a nient’altro che
al suo sorriso…
Da
allora erano successe tante cose…Allison mi aveva raccontato
tutto per filo e per segno con più calma; mi aveva parlato
meglio di lui e di David e mi aveva spiegato gli ultimi fatti tutti
in una volta.
Inizialmente
ero rimasta un po’ male per il fatto che non avesse parlato con
me di quello che le stava succedendo; a scuola in quegli ultimi
giorni quando cercavo di avvicinarla per sapere perché fosse
sempre triste, mi allontanava dicendo semplicemente “Non è
niente.”
Si
era scusata dispiaciuta e mi aveva spiegato che non le andava proprio
di parlarne perché sarebbe stata peggio.
Ovviamente
l’avevo perdonata e abbracciata forte, felice che si fosse
tutto comunque risolto.
Avevo
raccontato di Kevin ai miei genitori e, prevedendo la loro reazione
non appena lo avrebbero riconosciuto da quella foto segnaletica, ho
raccontato una piccola bugia per tranquillizzarli; ovvero quella
dello sbaglio di Allison nel citarlo alla centrale.
Mia
madre mi aveva creduto, mio padre era un tantino più scettico.
Il
rumore del campanello mi fece quasi inciampare sui miei piedi per
l’agitazione, mentre mi alzavo per andare alla porta.
Corsi
ad aprire, con i miei genitori al seguito ovviamente.
Quando
aprii la porta, dimenticai tutto, tutte le mie preoccupazioni per il
trucco, i capelli, il vestito, tutto. Averlo davanti a me, con quello
smoking meraviglioso che gli stava letteralmente a pennello e quel
sorriso enigmatico stampato sulle sue meravigliose labbra, mi fece
quasi dimenticare persino il mio nome.
Mio
padre tossì, infastidito probabilmente dalla mia reazione poco
consona e moderata.
Mi
controllai il vestito, notando con sollievo di non aver…sbavato.
Cavolo, che vergogna, avevo fatto una figura non propriamente
splendida.
-Ciao.-
Dissi con occhi luminosi, sentendo le mie guance sempre più
accaldate.
-Signorina
Scott.- Fece lui divertito, con aria fintamente altezzosa, prendendo
poi la mia mano e baciandola in un modo che più provocante di
così non si poteva.
Sentì
distintamente la punta della sua lingua prima delle sue labbra e quel
semplice gesto –più la malizia presente nei suoi occhi
mentre mi guardava- mi fece quasi girare la testa.
Contegno
Angela, contegno. Sei Shelly, la sorellina di Barbie. E lui è
Tommy, il fratellino di Ken. Non puoi fare questi pensieri, su!
-Kevin,
giusto?- Intervenne mio padre, dopo che Kev mi lasciò la mano.
-Esattamente.
Piacere di conoscerla.- Kevin era assolutamente fantastico; era
amichevole e gentile persino con mio padre che proprio non se lo
meritava, visto gli sguardi quasi d’odio che gli lanciava.
Dopo
aver stretto la mano a lui, si rivolse a mia madre con un sorrisone
ancora più largo; -Lei dev’essere la signora Scott! Ora
capisco da chi ha preso la sua bellezza, la sua grazie e il suo buon
gusto nel vestire la mia Angie.-
Mia
madre fece un risolino compiaciuto e si lasciò baciare a sua
volta la mano, in modo decisamente più sobrio e semplice.
Mio
padre ovviamente non gradì per niente, ma, incoraggiato dal
mio sguardo supplicante, non disse nulla.
Quando
finalmente mia madre finì di fotografarci per il suo famoso
“Album dei ricordi”, riuscimmo ad entrare in
macchina.
-Ma
ce l’ha la patente?- Chiese piano mio padre, aggrottando la
fronte serio.
Io
feci un sorrisino idiota. –Ma certo papà!- Due bugie in
una sola serata.
A
quanto ne sapevo Kevin aveva imparato a guidare “sul campo”,
non aveva seguito alcun corso alla scuola guida, né aveva
fatto nessun esame.
-Mmh.-
Fece lui scrutandomi attentamente.
-Ora
devo andare! Ciao pa’!- Gli schioccai un bacio sulla guancia
per sfuggire da quel suo modo di farmi sentire in colpa ogni volta
che sentiva puzza di bugie.
Corsi
in macchina con Kevin, salutando i miei genitori ancora sulla porta.
-Stavo
per prenderlo a calci tuo padre.- Mi annunciò Kevin con la sua
solita faccia apparentemente innocente.
Risi.
–Anche io.- Confessai, mordicchiandomi il labbro inferiore.
-Fortuna
che sono un bravo ruffiano, ho intenzione di ingraziarmelo ben bene.-
Confabulò tutto contento, come un bambino che progettava di
rubare il lecca lecca di un altro.
-Non
ci vorrà molto perché tu ci riesca.- Era impossibile
non adorare Kevin.
-Stai
cercando di addolcirmi ancora di più, tesoro? No, perché
già mi hai messo di buon umore con quel vestito, poi pure i
complimenti.- Considerò soddisfatto.
-Ma
se fa schifo questo vestito!- protestai, incrociando le braccia al
petto. Era un vestito da bambolina confettosa, mia madre aveva voluto
a tutti i costi che me lo mettessi, era suo di quando era giovane.
-Lo
so. Ma è pur sempre di Chanel!-
Mi strizzò l’occhio divertito ed io non potei fare a
meno di alzare gli occhi al cielo.
Dimenticavo.
Bastava che fosse di marca una cosa per piacergli. Allora
probabilmente gli sarebbe piaciuta pure la biancheria di Victoria’s
Secret abbinata che avevo messo sotto…Chissà…
Sorrisi,
arrossendo appena. Non vedevo l’ora di arrivare a quel ballo.
Sarebbe stata una serata grandiosa, me lo sentivo.
Harrison’s
pov
Assurdo!
Assurdo! Assurdo! Assurdo che io avessi concesso a quei due di andare
ad un ballo insieme! Un ballo! Insieme!
Assurdo!
I
telefilm insegnavano; ai balli gli adolescenti facevano sempre
qualcosa di stupido!
Camminai
per l’ennesima volta dalla cucina alla sala dove, seduto
tranquillamente sul divano, stava la causa di tutti i miei problemi
in quell’ultimo mese.
L’avevo
invitato sotto il mio stesso tetto solo per tenerlo d’occhio,
per evitare che si vedesse con Allison senza che io lo sapessi. Ora
che abitava con noi, potevo controllare qualsiasi suo movimento. La
cosa mi tranquillizzava di poco, ma non del tutto.
Avevo
fatto bene a farlo liberare? A intercedere per lui anche con il
giudice? Mah…
Lo
avevo fatto per mia figlia, mi ripetei. Lei era felice così,
lo amava e, da quello che avevo visto, anche lui amava lei. Sarebbe
stato meglio che fosse stato veramente
così, per il suo bene.
-Prenderete
un taxi, non sento ragioni.- Dissi al moccioso, socchiudendo appena
gli occhi.
Non
avrei mai permesso a mia figlia di andare in macchina con un ragazzo
senza
la
patente.
Lui
annuì, senza scomporsi minimamente. Odiavo quel suo
atteggiamento perfettamente controllato, avrei preferito che reagisse
con rabbia, che mostrasse almeno un po’ di irritazione, così
avrei potuto rimetterlo al suo posto. Invece niente, si limitava a
sorridere divertito ogni volta, quasi mi stesse prendendo in giro.
Grr, che nervi!
Mi
mossi inquieto sul posto, prima di riprendere a parlare. –Sappi
che ti tengo d’occhio, i muri in quella sala da ballo avranno i
miei occhi, le porte del taxi avranno i miei occhi e persino la
strada fra il taxi e la scuola avrà i miei occhi, intesi?-
-Va
bene.- Altro sorrisino, prima di girarsi e di mordersi appena il
labbro.
Ah,
si stava trattenendo dal ridere il moccioso? Ma come osava!
Fortunatamente
non scherzavo quando dicevo quelle cose; come l’anno
precedente, avevo provveduto a far entrare 3 agenti in borghese a
quel ballo. Mi avrebbero riferito ogni
cosa,
ogni sguardo fuori posto, ogni mano
fuori
posto. Non avrebbe avuto vita facile il ragazzino.
-E…-
Ripresi serio, facendolo girare verso di me in attesa, -Controllerò
anche il tasso alcolico presente nel tuo corpo al tuo ritorno.-
Annuì
di nuovo, alzando di poco gli occhi al cielo.
Sbuffai
innervosito, riprendendo la mia marcia. Oddio e se mia figlia fosse
tornata ingravidata?! Oh Santo Cielo! No, no, calma, era impossibile,
avevano gli agenti alle calcagna, non dovevo preoccuparmi.
Feci
un respiro profondo, ignorando i tentativi di mia moglie di calmarmi.
Mi
sentivo agitato come se mia figlia si stesse per sposare; attendevo
nervoso che scendesse da quelle cavolo di scale una volta finita la
“preparazione” per il ballo.
Come
diavolo faceva il moccioso ad essere calmo?
Stava
forse progettando un DOPO serata? No, calma, gli agenti, vero.
Doveva
aver imparato molto lavorando con Rydell: aveva i nervi saldi il
ragazzino. Di sicuro gli erano serviti parecchio per tenere fermo il
braccio e prendere bene la mira con le armi da fuoco.
Inizialmente
anche io ero così calmo, ma da quando il mio cervello aveva
registrato le parole “Allison”, “ballo”, “da
soli”, “taxi”, i nervi saldi si erano rammolliti.
Non
riuscivo proprio a sedermi, così, continuai con la mia
traversata della casa indisturbato.
David’s
pov
Avrei
dovuto essere arrabbiato in teoria, non sorridere ad ogni cazzata
sparata dal mio “suocero” pazzo. Eppure proprio non ci
riuscivo, non solo perché ero in debito con lui per l’aiuto
e l’ospitalità –era solo perché voleva
tenermi d’occhio certo, ma meglio di niente-, ma anche perché
era decisamente troppo divertente per farmi incazzare. La cosa che
più mi divertiva poi era il fatto che pensava che bastasse
così poco per mettermi i bastoni tra le ruote con la mia
ragazza…povero vecchio.
Di
sicuro aveva messo qualche poliziotto in borghese a controllarci,
prevedibile. Quello che il caro Lowell non sapeva, era che la
macchina per svignarcela da quel cazzo di ballo prima della fine ce
l’avevamo; Kevin sapeva essere generoso a volte, se ne sarebbe
tornato a casa in taxi. O meglio, sarebbe andato da qualche altra
parte ad appartarsi,
sempre usando il taxi ovviamente.
E
a proposito di Kevin…ero decisamente orgoglioso di lui, quasi
come un nonno con un nipote appena laureato, sì.
Comunque,
il mio migliore amico aveva deciso di tirarsi fuori a sua volta dalla
“faccenda Johnny” e Kim era stata fondamentale
nell’aiutarlo, come lo era stata per me.
Era
tornato finalmente da quella poveraccia della madre –poveraccia
perché con un idiota del genere come figlio c’era solo
da disperarsi- e avrebbe ripreso a frequentare la scuola dopo
l’estate…come me purtroppo, ma preferivo non pensarci.
Attesi
impaziente di vedere Allison scendere da quelle scale per poter
finalmente uscire da quella stanza soffocante.
Il
rumore di alcuni tacchi sulle scale, mi fece alzare di scatto dal
divano.
Corsi
immediatamente in corridoio, rischiando quasi di rompermi l’osso
del collo calpestando una cazzo di Micro Machine di Nicholas; quel
moccioso era più disordinato di me e Kevin messi insieme, il
che era tutto dire!
Repressi
un ringhio adirato, degno del peggiore dei felini, non appena vidi
che a scendere dalle scale era stata quella vecchia capra della
signora Lowell.
-Ah
sei tu tesoro! Pensavo fosse la mia piccola Lily.-
Di
sicuro non era stata una mia impressione l’occhiata di fuoco
che mi aveva lanciato Harrison Lowell dopo aver detto “mia”.
-La
nostra.- Lo corresse la moglie accigliata, facendo poi un piccolo
giro su se stessa, -Allora? Come sto?-
-Benissimo
tesoro, ma perché ti sei vestita così?- Povero uomo.
Lo sguardo della moglie era a dir poco terrificante.
-Ma
come?! Non dirmi che ti sei dimenticato!-
Eccola
là, tipica scena da film.
Che
si era dimenticato? A giudicare dalla faccia di Lowell nemmeno lui ne
aveva la minima idea. L’anniversario forse? Il compleanno? San
Valentino? No, l’ultima proprio no, visto che eravamo ai primi
di giugno.
-La
cena da mia madre!- Gli ricordò la pazza.
Oh
cazzo. Peggio del San Valentino.
Condoglianze
Lowell.
-Divertitevi.-
Mi uscii con un sadico sorriso che mi fece guadagnare un vero e
proprio sguardo d’odio da parte del poveraccio.
-Oh
senz’altro Dave, grazie.- Sorrise gentile.
La
signora Lowell cambiava umore da un giorno all’altro; fino al
giorno prima mi odiava e mi guardava come un rifiuto tossico.
Probabilmente per colpa della menopausa…
-Ma...ma…aspettiamo
Allison prima.- Si oppose il marito balbettando.
-Certo!
La mia bambina è splendida, l’ho aiutata io a
prepararsi!-
Di
male in peggio…Speriamo
solo non sembri una zoccola come la madre.
Fortunatamente
i miei dubbi si mostrarono infondati, perché quando Allison
scese da quella scala sembrava tutto, fuorché una prostituta.
Era quanto di più…angelico, ma al tempo stesso
malizioso e sexy, avessi mai visto.
Indossava
un vestito blu a fascia, stretto sopra e più morbido sotto. I
capelli erano tirati indietro da un fermaglio che lasciava ricadere
alcuni boccoli morbidi in avanti.
Rimasi
impalato a bocca aperta per qualche secondo, immaginando di slacciare
quel vestito e di farlo scivolare delicatamente sul suo corpo, fino a
quando la tosse di qualcuno a caso alla mia destra mi fece rinsavire.
-Lily
piccola mia!-
Di nuovo l’aggettivo possessivo usato come una minaccia. –Ma
sei stupenda!- Disse Lowell abbracciandola e stritolandola così
forte che mi domandai come facesse lei a respirare.
Scossi
di poco la testa divertito. Mettersi contro un povero padre disperato
non aveva senso, meglio lasciarlo sognare che sua figlia fosse ancora
una bambina.
Allison’s
pov
-Grazie.-
Dissi tutto d’un fiato, cercando di sciogliere l’abbraccio
stritolatore di mio padre. Ma dico, mi voleva morta?
Già
il vestito “confettoso” di mia madre mi aveva quasi fatto
morire d’infarto quando mi ero vista allo specchio. Cazzo,
sembravo una di quelle povere ochette idiote che miravano solo a
diventare Reginette dei Balli. Che tristezza! Ma il tocco finale
ovviamente era stato il reggiseno superimbottito, accompagnato da una
buona dose di carta igienica che fortunatamente ero riuscita a
togliermi senza che lei se ne accorgesse.
Oddio
ci mancava solo che Dave spogliandomi si ritrovasse affogato in un
mare di carta igienica. Non avrebbe più smesso di ridere…
E
i capelli?! Dio, stavo per avere una crisi isterica se quel boccolo
del cazzo non si fosse spostato immediatamente dal mio occhio. Grr.
Ci
soffiai sopra innervosita, incrociando le braccia al petto.
Mi
sentivo in imbarazzo. Tremendamente in imbarazzo. Lo sguardo iniziale
di Dave poi non era stato rassicurante. Da pesce lesso, doveva far
proprio schifo anche a lui il mio vestito.
-Mi
raccomando prendete…-
Lo
lasciai ciarlare per un bel po’; quando mio padre parlava,
bastava annuire appena, anche senza bisogno di ascoltare. Anche
volendo poi, non sarei proprio riuscita a stare attenta alle sue
raccomandazioni inutili, ero troppo presa dal mio ragazzo.
Era
qualcosa di…sublime, non c’erano assolutamente parole
per descriverlo. Lo smoking fasciava alla perfezione il suo fisico
asciutto, alto e statuario. I capelli biondi spettinati, meravigliosi
e morbidi al tatto, contrastavano e risaltavano tantissimo con il suo
abbigliamento scuro alla James Bond.
Ricordavo
ancora quando l’anno precedente era venuto Mark a prendermi; ci
era mancato poco che mi mettessi a ridere non appena lo avevo visto,
basso com’era e leggermente più in carne, sembrava uno
gnomo, stava malissimo. Dave invece…era Dave. Dio, riusciva a
rendere anche una pagliacciata come il ballo di fine anno una cosa
tremendamente interessante e, soprattutto, eccitante. Sarebbe stato
al centro dell’attenzione per tutta la serata ne ero certo. Sia
per la sua storia, che aveva fatto parecchio scalpore, sia per la sua
evidente ed ipnotizzante bellezza. E la gente avrebbe iniziato a
chiedersi “Chi è quel pezzo di figo? Perché sta
con quella broccola?” Ottima domanda, improvvisamente mi ero
dimenticata la risposta.
-Possiamo
andare?- La sua bocca divina, su cui mi ero soffermata all’ultimo,
si era mossa ed aveva assunto una lieve piega obliqua. Evidentemente
non ne poteva più nemmeno lui di sentire le cazzate sparate da
mio padre.
-Sì.-
Borbottò mio padre, incerto, socchiudendo gli occhi e
squadrandolo minaccioso.
Fortunatamente
Dave aveva i nervi saldi, non sapevo che cosa lo trattenesse dal
prendere a pugni mio padre. Io lo avrei fatto se non fosse stato mio
padre.
-Bene,
grazie papà.- Mi affrettai ad aggiungere, prima che potesse
ricominciare l’elenco delle cose da fare quella serata.
-Divertitevi
e fate tante foto!- Trillò mia madre, sbaciucchiandomi la
guancia.
-Ok.-
Dovevo uscire subito da quella stanza o sarei impazzita, non ne
potevo più dei miei.
-Mi
raccomando.- Fu il saluto di mio padre, -Controllerò il tasso
alcolico. E l’ora! Vi aspetto!-
-Sììì.-
Alzai gli occhi al cielo, scambiando uno sguardo complice con Dave.
Poteva pure controllare l’orario quanto voleva, tanto saremmo
rimasti solo poco a quel ballo, il resto del tempo era dedicato ad
altro. E sinceramente aspettavo con più impazienza la seconda
parte della serata.
Una
volta entrati nel taxi chiamato da mio padre, tirai un sospiro di
sollievo.
-Sto
progettando di uccidere mio padre, mi aiuti?- Chiesi con una vocetta
stucchevole, immaginando di attuare il mio diabolico piano.
-Ma
no, perché? È così divertente, stavo per
mettermi a ridergli in faccia prima, mentre si affannava così
tanto a spiegare tutto.- Ridacchiò divertito.
-E
poi devo ingraziarmelo,- Alzò un sopracciglio, -Dammi qualche
altro mese e vedrai come me la guadagno la sua fiducia.- Ghignò
poi soddisfatto, lasciandomi per poco impalata ad osservarlo.
Quando
mi ripresi, mi schiarii la voce per darmi più tono: -Ok, ma se
non riesci lo soffoco nel sonno. Non ne posso più di questa
astinenza forzata in casa.-
-Nemmeno
io. Sono esattamente 14 giorni che aspetto questo giorno.- Si
avvicinò al mio viso per ammiccare e uccidere quel poco di
sano rimasto nel mio cervello.
Mi
avvinghiai a lui e lo baciai con trasporto, senza pensare troppo al
fatto che fossimo in un taxi.
Infilai
la mia mano fra i suoi capelli, per poterlo avvicinare di più
e gustare più affondo il sapore della sua bocca, mentre
sentivo la sua mano accarezzarmi possessiva una gamba.
-Scusate.-
Si schiarì la voce il guidatore rompicoglioni di quell’auto.
-Scusi.-
Borbottai, staccandomi da lui e sbuffando seccata. Mio padre l’aveva
scelto pure bacchettone il tassista, fantastico!
-Ci
rifaremo dopo.- Mi sussurrò lui, portando alcune ciocche dei
miei capelli dietro l’orecchio.
Ecco,
quello mi consolava decisamente. Mi tranquillizzava più di una
tisana, potevo pure smettere di imprecare contro il povero terzo
incomodo che guidava.
La
macchina di Kevin sarebbe stata decisamente più comoda e
confortevole di quella, specie perché avremmo avuto il posto
davanti tutto libero…
Kevin’s
pov
Pareti
scure! Le pareti scure facevano a pugni con il mio perfetto smoking
chiaro! Era chiaro che chi avesse allestito il ballo era un totale,
inguaribile ed incapace cretino! Non aveva un minimo di gusto!
Bastava guardare quelle ridicole decorazioni colorate! Mah!
-Ok,
ho già chiamato il taxi per dopo.- Mi annunciò la mia
bellissima e deliziosa dama. Perfetto. Almeno avremmo avuto un
autista pronto a portarci dove volevamo…e dove sapevo io…
Quell’egoista
di Dave voleva a tutti i costi la mia macchina per il ritorno, quindi
mi toccava arrangiarmi…ah, cosa non si faceva per un amico!
Pensieroso,
incominciai a darmi un’occhiata intorno; se non altro il tavolo
con le bevande c’era. Un fulmine mi trafisse in tutti i sensi,
non appena vidi una persona, quella
persona, vicino a quel tavolo. Che ci faceva lì? Lei era…lei
era una studentessa di quella scuola, me n’ero completamente
dimenticato!
-Ehm…-
Ehm? Balbettavo? Ma da quando? –Vado a prenderti del ponch.-
-Ok.-
Mi sorrise radiosa e bellissima come sempre. Dio, ogni volta che
sorrideva era come ricevere uno scossone al cuore. –Vado a
cercare Lily nel frattempo.-
Annuii,
dirigendomi istintivamente verso quel tavolo, come se i miei piedi si
stessero muovendo da soli.
Volevo
fare chiarezza dentro di me, volevo vederla con i miei occhi per
capire se la parte di lei rimasta nel mio cuore, reagisse ancora alla
sua presenza.
Rideva.
Stava ridendo e scherzando con un ragazzo.
Un
ragazzo che un tempo ero io.
Scossi
la testa e continuai la mia camminata, senza titubanze.
Vicky
era lì. La mia
Vicky. Ma lei era ancora mia? Era ancora la stessa ragazza che mi
aveva fatto battere il cuore all’impazzata? La ragazza che
riusciva a farmi sentire le farfalle nello stomaco come nei film
sdolcinati per ragazzine idiote?
Quando
si voltò verso di me, ebbi un tuffo al cuore nel vedere quel
sorriso. Quel viso radioso, capace di farti sentire al settimo cielo,
capace di farti dimenticare tutti i problemi della vita, era sempre
lo stesso. Solo un po’ più maturo forse, un po’
meno infantile.
Si
congedò da quel tipo con un semplice gesto della mano, prima
di dirigersi verso di me, quasi timorosa. No, la mia Vicky non lo era
mai stata timorosa. Lei era il tipo di ragazza che ti veniva incontro
a passo deciso, a testa alta.
-Ciao.-
Mi disse, dipingendosi in volto un lieve sorriso, spento in confronto
a quelli che ricordavo.
-Ciao.-
Cos’altro avrei potuto dire? Cosa c’era da dire?
-Come
stai?-
Che
domanda idiota Vic.
-Sono
stato meglio.- Era solo una mia impressione o c’era tensione?
Ma non era la tensione sessuale che mi ero immaginato, era una
tensione…diversa. Difficile descriverla.
-È
la mia presenza a farti dire questo?- Alzò un sopracciglio,
parlando in tono leggermente accusatorio.
-Può
darsi.- Dissi irrigidendo la mascella. Non mi piaceva quel discorso,
non era così che avevo immaginato un mio incontro con lei dopo
tutto quel tempo.
Sospirò,
passandosi una mano tremante fra i capelli. Era piccola. Fragile.
Come Angela. La mia piccola Angie. Debole solo in apparenza. Perché
Angie debole non lo era affatto; aveva affrontato i suoi genitori per
me, aveva mentito a loro per me, avrebbe combattuto contro di loro
per me…
-Andiamo
da un’altra parte a parlare Kev?- Mi guardò di
sottecchi, attraverso le sue ciglia chiare.
Io
e lei, da soli, a parlare. Del passato. Di noi. Di quello che era
successo. Di come lei mi aveva abbandonato, gettandomi nella
disperazione più nera. I suoi genitori l’avevano
costretta, ma lei non aveva provato nemmeno ad obbiettare la cosa, si
era sottomessa alla loro volontà. La mia Vicky non era così
forte come avevo sempre pensato che fosse.
Il
“parlare” presto sarebbe diventato altro, lo sapevo.
Ricordare
tutte le emozioni che mi aveva regalato con i suoi baci, le sue
carezze, i suoi sorrisi, mi fece esitare per un attimo nel
rispondere.
-Chiamo
un taxi?- Tirò fuori il suo cellulare, guardandomi in attesa.
Sembrava avesse paura di sentire una mia risposta.
Un
taxi. C’era già un taxi ad aspettarmi. C’era lei
ad aspettarmi. E la
risposta uscì da sola.
-No.-
Non c’era niente di cui parlare.
-Capisco…-
Si morse il labbro, mentre i suoi occhi pian piano iniziavano ad
inumidirsi.
Rialzando
lo sguardo, una lacrima scivolò sulla sua guancia. –Sono
davvero felice per Angie.- E dai suoi occhi, capivo che era sincera.
Una
morsa mi attanagliò lo stomaco, ma la ignorai. Vederla in
quello stato mi faceva comunque male.
-Non
commetterà il mio stesso errore, ne sono certa. Lei è
più forte.- Rise, lasciandosi scappare un singhiozzo. –Stare
con Allison le fa bene.-
La
tentazione di abbracciarla era forte, ma riuscii a resistere. Le
avrei fatto ancora più male se lo avessi fatto. Sarebbe stato
meno doloroso per entrambi un distacco più “freddo”
possibile.
La
amavo. La amavo ancora, ne ero certo. Ma anche vedendola in quello
stato, non potevo fare a meno di pensare ad Angie e alla sua
dolcezza. Con lei stavo bene, il dolore causatomi dalla perdita di
Vicky veniva cancellato. Mi sentivo un ragazzo normale,
spensierato, felice. E non volevo perdere tutto quello per una
ragazza che mi aveva fatto soffrire e star male più di una
volta.
Non
ero il ragazzo adatto a lei e ritentare non avrebbe avuto senso.
Vicky non avrebbe mai voltato le spalle ai suoi genitori, lei non si
sarebbe mai opposta a loro.
-Voglio
solo dirti che mi dispiace.-
Mi
morsi le labbra a mia volta, solo con più forza della sua.
-Per
tutto. Per averti fatto soffrire e per…la macchina.- Sorrise
fra le lacrime.
Vicky…la
mia piccola Vicky. No, cazzo, dovevo smetterla di vederla in quel
modo. Odiavo sentirmi così insicuro, così indeciso; io
non ero mai stato così, sapevo sempre cosa scegliere fra
Armani e Luis Vuitton…Ma loro…loro non erano come due
camicie, la scelta era “leggermente” più
difficile. Avere due donne non era figo, proprio per niente.
Cazzo,
quasi quasi iniziavo a capire Dave che inizialmente preferiva non
impegolarsi in niente di serio.
-È
meglio così per entrambi.- La mia frase forse serviva più
a convincere me che lei.
Lei
annuì, sforzandosi nuovamente di sorridere.
Poi
guardò alle mie spalle e si passò frettolosa una mano
sugli occhi. –Angie ti sta aspettando.-
Quel
nome bastò a farmi rinsavire. Angie mi stava aspettando. La
mia Angie, forte, dolce, decisa, stava aspettando me. E allora capì
che lei era l’unica che volevo; sentivo la sua mancanza
nonostante fossi a soli pochi passi da lei. L’idea di perderla
mi faceva impazzire.
Vicky
l’avevo già persa una volta ed ero sopravvissuto; se
avessi perso Angie, non ce l’avrei fatta.
Avevo
sempre amato l’Italia, decisamente, la mia scelta ricadeva su
Armani. La nonna di Angie, del resto, era italiana.
Annuii
un’ultima volta, prima di dire, in tono smorzato. –Sii
felice Vicky.-
-Anche
tu Kev.- Si girò, forse non sopportando che io la vedessi di
nuovo piangere, e se ne andò.
Rimasi
a fissarla pensieroso e completamente assente, dicendo tacitamente
addio a tutti i momenti passati insieme.
Un
lieve tocco sul braccio destro mi fece sussultare.
-Tutto
bene?- La sua
voce, dolce e per niente accusatoria, mi fece sospirare di sollievo.
-Sì.
Ora sì.- Risposi tranquillo, prima di ammiccare, -Allora?
Pronta per ballare?-
Ricambiò
il sorriso imbarazzata, -Sì, ma ti avviso subito che non sono
molto brava.-
-Non
ti preoccupare cherié.
Hai al tuo cospetto un maestro.- E detto quello le porsi il mio
braccio, aspettando che lei vi appoggiasse la sua mano sopra.
-Facciamo
qualche ballo, attuo il mio piano diabolico ed andiamo a divertirci
per conto nostro, ok?- Proposi, ghignando.
-E
quale sarebbe questo piano?- Aggrottò la fronte.
Il
mio ghigno si accentuò. -Oh, lo vedrai.- Dave non avrebbe
apprezzato tanto il mio “innocente” scherzetto.
Allison’s
pov
Tutto
era decisamente peggio di come lo avevo immaginato.
Le
decorazioni? Eccessive. I fiori? Eccessivamente puzzolenti. Le luci?
Una sola parola; orrore. Per non parlare del palco dove sarebbe
dovuta avvenire l’elezione di Re e Reginetta dell’anno!
-Non
mi mancava affatto la scuola. Avrei evitato volentieri cazzate come
questa.- Fu il commento “positivo” di Dave.
-Un’ora
e venti,- Dissi stringendogli la mano, –E saremo fuori di qui.-
A fare altro, aggiunsi mentalmente.
Sorrise
malizioso, prima di baciarmi. –Un’ora e diciannove.-
Sussurrò sulle mie labbra, dopo essersi staccato.
Ridacchiai,
prima di addentrarmi con lui in quell’incubo di festa.
Riconobbi
molti dei miei compagni purtroppo, compagni che appena mi videro
sembrarono più che contenti di venire incontro a salutare.
Eccheccazzo,
che fine avevano fatto quelli che fingevano di non vederti? Tutti
improvvisamente gentili erano diventati? No, tutti pettegoli e
curiosi; non vedevano l’ora di conoscere il “famoso”
David Woldrich/Bellick e di sapere che cosa ci fosse esattamente fra
di noi.
-Lily
cara, ma è vero che vivete sotto lo stesso tetto?- Mi chiese
con fare quasi cospiratorio Helena, dopo avermi preso a braccetto.
Mi
girai subito verso il tavolo delle bevande per cercare Dave con lo
sguardo ed implorare il suo aiuto, ma Helena continuò con le
sue torture senza badare al mio disperato tentativo di fuga.
-Tuo
padre lo accetta? Ma riuscite a…come dire…copulare?-
Mi
colpii la fronte con una mano; solo una cretina come Helena poteva
usare la parola “copulare”.
-Diciamo
di sì, anche se è dura.- Annuii, accennando un sorriso
forzatissimo, prima di girarmi di nuovo lanciando segnali radar che
imploravano un immediato soccorso.
Quel
cretino del mio ragazzo però, sembrava troppo impegnato a
parlare con l’altro cretino modaiolo del suo amico, per
prestare attenzione alla sua “povera” ed incazzata nera
ragazza.
-Secondo
te sarò la Reginetta questa sera? Sai delle voci malevoli
dicono che sarà Cheryl a vincere, ma io credo…-
-Hele,
davvero. Sono sicura che vincerai tu. Ora scusami, ma devo proprio
andare, eh?-
Annuì,
stampandomi uno schifoso e lucidalabbroso
bacio sulla guancia, prima di liberarmi.
Grazie
al cielo! Corsi da Dave furiosa, placando la mia sete di
“incazzatura” solo dopo aver visto che con loro c’era
anche Angie.
Beh
dai, dato che c’era la mia amica avrei potuto trattenermi per
un po’; dopotutto, quella era la sua serata, sapevo quanto
fosse importante per lei essere a quel ballo con il cretino modaiolo.
-Eccovi
qua.- Sorriso forzato da Barbie in arrivo.
-Ti
si è plastificata la faccia, tesoro?-
Quella lieve luce divertita negli occhi del mio ragazzo mi fece
intuire fin da subito che lui sapeva tutto. Brutto stronzo…!
L’aveva fatto apposta a non venire in mio soccorso!
-Brutto
cretino!- Censurai l’insulto; era la serata di Angie, dovevo
contenermi. –Hai idea di che cosa ho dovuto passare?! Helena
Elbow è peggio del morso di una tarantola!-
-Sarebbe
stato scortese interrompere Angela mentre parlava.- Fu l’unica
sua giustificazione, data con quel sopracciglio alzato a mo’ di
sfida.
-Ma…Beh…-
Che bello balbettare come una cretina. Guardai Angie che si scusò
con un lieve sorriso.
Non
feci in tempo a rispondere altro che Dave mi passò un braccio
intorno al fianco, attirandomi a sé.
-Come
mi hai chiamato prima?- Chiese in tono scherzoso al mio orecchio.
-Cretino.-
Ripetei, senza scostarmi e gustandomi il suono della sua voce così
vicino.
-Dopo
ti farò pentire di averlo detto.- Soffiò, spostandosi
sul mio collo e leccandolo lievemente.
Avvampai,
soprattutto quando Kevin ed Angela si schiarirono la voce.
-Beh
andate pure avanti. Noi faremo lo stesso, ma da un’altra parte
se non vi dispiace, eh?- Scherzò il modaiolo, abbracciando
Angela come aveva fatto Dave con me.
Proprio
in quel momento, una voce insopportabilmente squillante ci
interruppe.
-Allora
ragazzi! Innanzitutto buonasera studenti della Millenium High School!
Sappiamo tutti perché siete qui! Per ballare, ma anche per…-
Stacey Kelley, più infagottata di una mummia nel suo vestito
rosa, si interruppe, quasi per rendere più interessante la
cosa. Peccato che sapevano già tutti cosa stesse per dire e
che non mi interessasse affatto.
-Per
eleggere il Re e la Reginetta di quest’anno!- Enunciò
tutta entusiasta al microfono, seguita da un coro di schiamazzi e
applausi.
-Ora
la signorina Leyot, la nostra segretaria, ci porterà la busta
con il verdetto!-
-Bene,
direi che possiamo andare.- Disse Dave, voltandosi per guardarmi.
Annuii;
al diavolo i balli, non avevo nessuna voglia di ballare!
-Non
così in fretta, aspettate.- Ci interruppe Kevin. Forse fui
solo io a notare un sorrisetto soddisfatto all’angolo della sua
bocca.
-Aspettare
cosa?- Chiese scettico Dave, socchiudendo gli occhi. Non ero l’unica
ad essere sospettosa per quel suo comportamento a quanto pareva.
-Il
Re e la Reginetta del Ballo sono…- Stacey armeggiò con
la busta, passando il microfono nell’altra mano.
Kevin
non sembrava intenzionato a rispondere a Dave, si limitava
semplicemente a guardare divertito Stacey. Non capii il perché
di quel comportamento, finché Stacey non finì la frase.
-David
Bellick ed Allison Lowell!-
Fu
come ricevere una secchiata d’acqua fredda sulla schiena
scoperta.
-Cosa?!-
Dicemmo all’unisono io e Dave, uno più incredulo
dell’altro.
Helena
Elbow però batteva entrambi con la sua espressione spiritata;
chissà che shock per quell’oca non essere la Reginetta
delle Oche.
La
cosa più deprimente, però, fu rendermi conto che ero io
la Cretinetta
delle Oche.
Persino
Stacey sembrava sorpresa; non era mai capitato che il Re e la
Reginetta non fossero rispettivamente Quoterback della squadra di
football e Cheerleader.
-Ci
dev’essere un errore.- Considerai, prendendola sul ridere in
modo isterico.
-Per
forza. Chi cazzo potrebbe averci votati?- Dave alzò
ironicamente gli occhi al cielo.
-Io.-
Entrambi
ci girammo con sguardo omicida verso Kevin che proseguì,
incurante di avere una spada di Damocle pendente sopra la testa,
-Circa 150 volte. E ho corrotto anche dei ragazzi per farvi votare,
contenti?- Sghignazzò.
-Tu.Hai.Fatto.Cosaaa?!-
Dave non era uno molto paziente e pacifico, sembrava ad un passo dal
prendere Kev per il collo e soffocarlo.
-Ero
molto combattuto inizialmente; avrei voluto autovotarmi perché,
insomma, io sono più bello, intelligente ed elegante di te
Dave.- E detto quello, con un gesto teatrale si spostò i
capelli, -Ma poi mi sono detto che vederti incazzato su quel palco
come Re, non avrebbe davvero avuto prezzo! Sai che ridere!-
-Ma…Tu
non sei normale…!- Dave si stava scagliando senza troppi
complimenti su Kev, ma all’ultimo lo bloccai, notando che
Stacey ci aveva localizzato tra la folla.
-Dave,
non ora.- Sussurrai. –Quando questa pagliacciata finirà,
ci penserò personalmente ad ucciderlo, strappandogli la carne
in tanti piccoli pezzi…- Digrignai in direzione di Kevin.
-Ma
che ragazza delicata e dolce.- Ironizzò il modaiolo,
guadagnandosi un mio sorriso omicida.
Quel
cretino! Aveva fatto avverare il mio peggiore incubo!
-Ecco
i nostri ciccini, avanti ragazzi, salite sul palco, non siate
timidi!- Celiò Stacey, rischiando di farmi vomitare lì,
seduta stante.
-E
se fingessi di avere una gastro-qualcosa?- Propose Dave, aggrottando
la fronte.
-Non
servirebbe. Stacey ci trascinerebbe sul palco anche se stessimo
vomitando sangue.- Rabbrividii.
-Come
sei macabra.- Constatò lui, ridacchiando suo malgrado.
-Grazie
del complimento.- Sorrisi a mia volta, prima di sospirare e dirigermi
verso il palco degli orrori.
Voci
su voci circondarono quel nostro movimento; le ignorai, per evitare
di scagliarmi su di loro e di prenderli a pugni.
Ci
incoronarono ed io mi sentii letteralmente morire di vergogna con
quello stupido diadema in testa. Già da bambina mi vergognavo
di indossare coroncine varie per sembrare una principessa; più
che una nobile, mi sentivo una Cretina.
Dave
se non altro stava bene, non sembrava ridicolo come me. Lui aveva
quel nonsoché di regale, sembrava un vero principe. Io?
Sembravo la domestica con la coroncina di carta in testa.
-Ricordami
perché sono qui come un coglione.- Mi disse all’orecchio,
facendomi sussultare.
-Perché
mi ami.- Dissi semplicemente, con un sorrisetto dipinto in faccia.
Sbuffò.
–Ok, te lo concedo.-
Risi
della sua espressione imbronciata da bambino. –E verrai
ricompensato.-
-Ecco,
questo mi piace.- Si passò la lingua sul labbro malizioso.
-Discorso
ragazzi?- Stacey ci distrasse –mannaggia a lei!- e ci porse il
microfono.
Lo
presi seccata; non vedevo l’ora di scendere di lì.
–Ringraziamo e basta.- Tagliai corto.
-E
vorremo dire a chi ci ha votato.- Dave portò il microfono
verso di sé, parlando con voce stucchevole, -Di dormire con un
occhio aperto perché stanotte verrà strozzato nel…-
-Dave!-
Strillai, togliendogli il microfono di mano.
Tutti
ci guardarono straniti per un po’.
-Che
carini.- La vocetta stridula di Stacey interruppe il silenzio e fu
seguito da un applauso.
-Bene,
diamo il via alle danze!-
Purtroppo
per noi, fummo costretti a ballare lì sopra, sul palco.
Sentire
le braccia di Dave intorno alla mia schiena, mi faceva battere il
cuore come ad una ragazzina alle prime armi.
-Non
è così male dai- La sua voce fu come una dolce carezza
sulle mie spalle.
-Tolti
i coglioni che ballano lì sotto.-
Risi
lievemente, accarezzandogli i capelli con una delle due mani dietro
il suo collo,
mentre
le note di The
Reason
scorrevano indisturbate.
David’s
pov
Ballare
un lento con lei, mi riportava a quel giorno lontano, su quella
barca.
La
sensazione era la stessa, la circostanza un po’ diversa.
Il
suo profumo, come allora, rischiava di farmi impazzire e l’idea
di mandare a puttane quel ballo e di fare l’amore con lei stava
diventando sempre più allettante.
-Grazie.-
Disse staccandosi dalla mia spalla e fissandomi negli occhi.
-Per
cosa?- Domandai perplesso.
-Per
tutto. Per essere qui,- Si morse un labbro, -Semplicemente
per…esserci.-
Ignorai
quella fitta insistente alla parte sinistra del petto e sorrisi,
-Hey, hai detto che sarei stato ricompensato. Perché non sarei
dovuto venire?- Scherzai.
Ricambiò
il sorriso, prima di sporgersi per baciarmi.
La
baciai con foga e trasporto, fregandomene di tutti quei deficienti
che probabilmente ci stavano fissando. Al diavolo quei coglioni
impiccioni, al diavolo le sdolcinatezze, al diavolo Kevin. A me
importava solo della mia ragazza, del resto me ne fregava ben poco.
I'm
not a perfect person There’s many things I wish I didn't do
But I continue learning
Non
sono una persona esemplare,
Ci sono così tante cose che
desidererei non aver
mai
fatto
Ma continuo ad imparare.
Mai
parole furono più azzeccate per me. Depositai un bacio sulla
sua spalla, facendola sospirare. Adoravo i suoi sospiri, adoravo il
suo modo di reclinare la testa e di insinuare le sue mani fra i miei
capelli quando la baciavo, adoravo tutto di lei.
Probabilmente,
se qualche mese prima avessi fatto qualche pensiero del genere, mi
sarei ficcato due dita in gola per vomitare. In quel momento invece,
nonostante quei pensieri fossero schifosamente sdolcinati, non sarei
riuscito a pensare a nient’altro.
I've
found a reason for me To change who I used to be A reason to
start over new and the reason is you
Ho trovato una ragione,
Per cambiare quello ero
solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
E la ragione sei tu.
Proprio
mentre mi ritrovavo a concordare di nuovo sul testo, una musichetta a
me molto nota, purtroppo, interruppe il nostro lento.
Prima
ancora di lanciare uno sguardo omicida verso il DJ improvvisato,
sapevo già di chi si trattasse.
Del
resto, chi altri poteva mettere Wake me up before you go-go?
-Questa
canzone mi perseguiterà a vita.- Considerai sconsolato,
passandomi l’indice sulla gola nel momento in cui Kevin si girò
tutto soddisfatto a guardarci.
L’avrei
sgozzato, quello era certo.
E
così quella specie di ballo/festa o quant’altro, diventò
una specie di party anni 80, visto che il DJ –non avevo ancora
capito che diavolo di fine avesse fatto il precedente DJ,
probabilmente era scappato davanti alla scemenza di Kevin- sembrava
intenzionato a propinare solo canzoni dello scorso secolo.
E,
cosa ancora più dolorosa, la seconda parte della serata
prevista saltò, ma tutto sommato non ci disperammo così
tanto –cazzata, io lo ero, disperato intendo. Niente sesso
neanche quella volta cazzo!-, avremmo trovato un modo per farlo…del
resto, c’era sempre il tavolo della cucina come superficie
piana, no?
-Pronto
per iniziare la scuola qui?- Mi domandò lei a bruciapelo,
ridacchiando maliziosa.
-No,
direi di no. Ma, ehi, sono sopravvissuto a cose peggiori.- Mi
pavoneggiai.
-Non
c’è niente di peggio della scuola.-
Sì,
l’astinenza tesoro.
*The
end*
E
così questa prima parte è finita…certo, era già
conclusa da un po’, ma durante la pubblicazione è stata
cambiata parecchio; ho aggiunto, modificato e tolto molti pezzi.
Vi
chiedo scusa per i quasi due mesi di ritardo, ma l’ispirazione
per il seguito è mancata ed ho avuto problemi che mi hanno
fatto spesso arrabbiare con questa storia che non c’entrava
nulla. Sono stata ad un passo dal cancellarla >.<
Ho
deciso di aspettare ancora un po’ prima di pubblicare il
seguito, mi dispiace tantissimo. Il motivo? Voglio avere qualche
capitolo pronto prima di iniziare la pubblicazione. Così,
teoricamente, dovrei riuscire ad aggiornare regolarmente. Riaprirò
questa storia con un prologo del seguito più avanti –in
tempi brevi, promesso, mi metterò subito a scrivere, scrivere,
scrivere- e con le risposte alle recensioni –se ci saranno…non
me le merito lo so…- e posterò il link dove avrò
pubblicato il primo capitolo del seguito.
Per
quanto riguarda le risposte allo scorso capitolo, farò come
per il capitolo 13 di “Tra l’odio e l’amore”,
ve le manderò, a mano a mano, per e-mail perché vi
meritate a tutti gli effetti di essere ringraziate personalmente una
ad una. Sarò un pochino lenta, ma lo farò, promesso :P
Spero solo di non disturbarvi privatamente…se è un
problema, ditelo pure…
Poi...per qualsiasi cosa vi lascio il link al mio gruppo di storie, sarei più che felicissima di accettarvi tutte, non chiedo il vostro nick di efp :)
Detto
questo non so davvero che altro dire, le parole mi mancano…
Spero
di non aver deluso nessuno con questo finale…forse sarà
scontato e sdolcinato, ma i finali tristi proprio non li reggo, mi
lasciano troppa amarezza :P
Alla
fine Kev ha scelto Angie, cosa non assolutamente prevista visto che
fino all’ultimo ero deciso di farlo tornare con Vicky xP Che ne
pensate della sua scelta?
Ah
una cosa; la canzone The Reason è degli Hoobastank*_* Vi
consiglio di ascoltarla perché è bellissima e le parole
rispecchiano molto i pensieri di Dave :P
Beh,
non ho altro da dire, voglio solo ringraziare, lo spazio per altro è
solo sprecato:
I
ringraziamenti non sono in ordine di importanza, adoro allo
stesso modo TUTTI.
-Ringrazio
tantissimo chi ha recensito questa storia –Sia su EFP che su
FB e FORUM-, anche solo una volta, consigliandomi e sostenendomi
tantissimo.
-Ringrazio
infinitamente le ragazze del mio forum che con le loro parole mi
hanno aiutata tantissimo a concludere con un sorriso sul viso,
incurante di qualsiasi difetto o incoerenza presenti in questa
storia. Non voglio fare nomi, voglio solo che sappiate quanto TUTTE
siete state preziose e fantastiche per me, grazie.
-Un
GRAZIE immenso alle mie meravigliose amiche Bea ( Panna_)
e Didi (didi_kaulitz),
per il loro preziosissimo sostegno, per aver sopportato tutte le mie
paranoie, per le chiacchierate su msn e facebook, il loro
incoraggiamento continuo, per avermi fatto conoscere il famoso
“trinciapollo” ;D, semplicemente per il loro essere
Uniche e Fantastiche =) Grazie ragazze! Vi consiglio assolutamente di
leggere le loro storie perché le signorine dicono a me di
ammettere di essere brava, ma loro per prime lo sono e non lo
ammettono ;P
-Ringrazio
infinitamente la mia carissima amica Chiara [ fallsofarc]
per tutto;
per aver trovato un titolo a questa storia, per aver betato i primi
11 capitoli, per aver sopportato i miei dubbi, per avermi fatto
emozionare con le sue meravigliose storie, per avermi aiutato a
migliorare con i suoi consigli. Un enorme GRAZIE a questa autrice e
amica fantastica!
-Grazie
infinite a chi ha inserito la storia fra le preferite, le ricordate e
le seguite*_* Spero davvero di non avervi deluse con questo finale…
-Grazie
a chi ha votato questa storia per il concorso “Storia con i
migliori personaggi originali”, sia chi l’ha fatto alla
prima fase, sia chi l’ha fatto alla seconda. Grazie
davvero!*___*
-Grazie
anche a chi ha solo letto, le letture alla prima pagina sono
tantissime*___*
Quasi
mi sento come una scrittrice, cosa più che assurda lo so xD
Spero di non aver dimenticato nessuna >.< GRAZIE davvero a
tutte, per avermi permesso di sognare con questa storia e per avermi
sostenuta!
Un
bacione a tutte! Aspettatevi un mio ringraziamento personale per
e-mail (ripeto, se la cosa vi infastidisce avvisatemi pure o per
e-mail, o per recensione, o sul forum o sul blog…non voglio
disturbarvi per e-mail se non volete)
Bec
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