Titolo: Il primo amore non
si scorda mai
Serie: Tokyo Mew Mew
Rating: PG
Genre: Sentimental
Character: Ryou Shirogane, Ichigo Momomiya
Pairing: RyouxIchigo (oneside)
Prompt: Tokyo Mew Mew, Ryan x Strawberry, Capelli
lunghi
Conteggio Parole: 1180
Note: Ambientata dopo la serie di Mew Berry e compagnia bella.
Disclaimers: I personaggi di Tokyo Mew Mew sono degli aventi diritto.
La Flashfic è scritta per il Fanon!Fest@FW.it
.Il primo amore non si scorda mai.
Nuovo
progetto. Nuovi nemici da affrontare. Nuova Mew-leader.
E poi
era finito anche questo.
Vittoria per tutti.
Due a
zero per i buoni.
Il
mondo era di nuovo un posto sicuro in cui abitare e le ragazze potevano tornare
alla loro vita normale, pensando solo alla scuola, al futuro e ai ragazzi.
Per un
po' aveva funzionato.
Per un
po' ci aveva creduto anche Ryou.
Aveva
iniziato a frequentare qualche corso della facoltà di ingegneria informatica e
robotica, così, per sfizio, e pian piano iniziava a sentirsi un diciannovenne
come tutti gli altri, un po' più intelligente e con un po' più di esperienza
alle spalle, ma ci si poteva accontentare.
Lui si
poteva accontentare.
Anche
di Meimi, con cui aveva iniziato a vedersi da qualche settimana.
«Shirogane.»
Almeno
finché non si trovò di nuovo a fare i conti con il proprio passato.
«Ichigo...»
Il
primo amore non si scorda mai, diceva qualcuno.
Dio,
se aveva ragione.
«Lo
sapevo che eri tu!» esclamò lei, correndogli in contro dal fondo della strada,
con un abito bianco che ondeggiava morbidamente intorno al suo corpo.
Era
cresciuta, le forme si erano fatte più femminili e piacenti e quel visetto
paffuto che le ricordava addosso si era trasformato nel volto di un'adolescente,
con tanto di lucidalabbra rosa confetto a dipingere la bocca.
Quando
si fermò davanti a lui, con i sandaletti alla schiava che ne fasciavano i piedi
piccoli e le braccia incrociate dietro la schiena, per un istante gli sembrò di
rivedere la vecchia Ichigo, quella bimbetta sempre allegra, con i grandi occhi
nocciola, i capelli di un colore improbabile e nove vite come un gatto.
Non
pensava si potesse cambiare tanto in così pochi anni.
«Embè?»
Aggrottò la fronte davanti alla domanda di lei che aveva cominciato a scrutarlo
con aria diffidente.
«Non
dici niente? Non ci vediamo da una vita e non hai nessuna cattiveria da
rifilarmi?» gli spiegò, lasciandolo per qualche istante perplesso.
Finchè
non si ritrovò a ridere, senza apparente motivo.
«Non ci
vediamo da una vita e la prima cosa che ti aspetti da me è davvero una
cattiveria?» domandò lui, sollevando la mano sinistra, per scoccarle un buffetto
sulla fronte.
Era più
alta, constatò.
Ed era
anche più bella.
Maledettamente più bella.
«Allora, che cosa ci fai qui?»
Gli
occhi di Ichigo brillavano di una luce curiosa, Ryou li osservò per qualche
istante, cercando di immaginare cosa avessero visto in questi anni e poi indicò
con un cenno del capo l'edificio in muratura bianca alle proprie spalle.
«Si può
dire che sia la mia università.» rispose.
«Eh?»
«Eh,
cosa?»
«TU vai
a scuola?»
«In
realtà sono diventato insegnante di Algoritmi applicati alla scienza di vita
nell'universo.»
Ci fu
un lungo momento di pausa alla sua risposta, in cui Ichigo trattenne il fiato,
sbarrò gli occhi, spalancò la bocca, agitò l'indice sotto il naso del ragazzo
per indicarlo e, deglutendo con soggezione, balbettò un: «Da... davvero?»
Dèi,
quanto era buffa.
Ryou
non poté che abbandonarsi ad una risata genuina, una delle poche che, anche a
distanza di anni, riusciva a concedersi raramente. E dopo tutto questo tempo,
lei rimaneva una delle poche persone che riusciva a farlo ridere.
Si
portò una mano alla bocca, per cercare di darsi un contegno, ma ogni volta lo
sguardo cadeva sull'espressione imbronciata di una Ichigo sempre più confusa,
lui ricominciava a ridere.
«Kami-sama,
non sei cambiata per niente, credulona d'una Ichigo.» iniziò, cercando di
prendere respiro «Neppure esiste una materia del genere. Ci studio qui,
sciocchina.»
La
guardò sbuffare, soffiando sulla frangia e tirandola indietro.
La
differenza più grande di lei erano proprio i capelli.
Non
resistette all'impulso di allungare una mano per sfiorarli e poi scivolare in
una carezza alla guancia lattea.
«Alle
volte ci penso al motivo per cui ci siamo tutti persi di vista.» mormorò d'un
tratto. La sua voce si era fatta più profonda; Ichigo non era l'unica ad essere
cresciuta.
Aveva
avuto anche lui quella che le Tokyo Mew Mew definivano “una vita come tutti gli
altri”.
Aveva
chiuso il Mew Cafè, aveva convinto Kei a smettere di vivere in funzione di lui e
ora, pur essendo nello stesso quartiere, vivevano ognuno per conto suo.
«Succede quando si cresce, ognuno prende la propria strada.» ammise Ichigo.
«Wow,
che frase matura.»
Lei si
portò una mano alla testa, passandola tra i capelli, imbarazzata.
«In
realtà è quello che mi ha detto Zakuro-san. L'ho incontrata il mese scorso, sai?
Ha iniziato a lavorare per un'agenzia americana, è sempre in giro per il mondo.»
Ryou
annuì, in realtà non aveva capito una parola della frase, si limitava ad
ascoltare il suono delle parole, la voce di Ichigo, a ricordare le sue lamentele
quando per dispetto la obbligava a spazzare le foglie al Cafè o quando la
prendeva in giro, soltanto per vederla scaldarsi e rivolgergli tutta la sua
attenzione. A lui soltanto. Senza fidanzati, cavalieri blu o alieni di mezzo.
A lui
soltanto...
«Avresti dovuto scegliere me, quel giorno.» lo disse con espressione distante,
con lo sguardo perso chissà dove nel passato, alla ricerca del giorno in cui
aveva confessato ad Ichigo di amarla, le aveva chiesto di scegliere lui al posto
di Aoyama e le aveva promesso di renderla felice, anche se sapeva che lei,
felice, lo era già.
«Shirogane...»
Ryou
scosse il capo, impedendole di dire qualsiasi cosa: scuse, giustificazioni,
frasi fatte.
«Stavo
scherzando, sciocchina.» mentì, tirandole una ciocca di capelli e ridacchiando
della linguaccia che lei gli fece.
Infantile.
Dolce.
Semplicemente splendida.
Lentamente la mano che sostava ai capelli rossicci dell'ex paladina della
giustizia scorse via, in una carezza lenta, passando le dita tra ciuffi che si
allungavano oltre le spalle e incorniciavano piacevolmente il suo volto di
ragazza.
«A
proposito»
«Sì?»
«Ti
stanno bene i capelli lunghi.»
Ichigo
non lo ringraziò a parole. Gli sorrise invece e Ryou pensò che fosse molto
meglio.
«Ora
devo andare o farò preoccupare troppo Masaya-kun.» annunciò, timidamente e
innamorata, come lo era sempre stata quando parlava del
suo Aoyama.
Poi, si
sollevò sulle punte dei sandali, avvicinandosi a Ryou.
Profumava di fragole.
«Mi ha
fatto piacere rivederti.»
Posandogli un bacio alla guancia.
«Anche
a me.»
«Promettimi che ci terremo in contatto.»
L'americano le sorrise, annuendo.
«Promesso.»
Anche
lei annuì, soddisfatta, con un'aria più matura, lisciandosi le pieghe della
gonna del vestito, pronta ad andarsene nuovamente per la propria strada. Ma,
prima, c'era un'altra cosa che doveva fare.
«Prima
che mi dimentichi,» iniziò, cercando di mantenere un'espressione seria e
composta, nonostante il rossore dell'imbarazzo stesse iniziando a spandersi per
le guance «Non te l'ho mai chiesto: posso cominciare a chiamarti per nome?»
Ryou
l'affiancò, chinandosi su di lei e sorridendo, pieno di fascino e con quel suo
fare da bello e impossibile.
«Puoi
chiamarmi come preferisci, Ichigo.»
Doveva
ammetterlo, era in questi caso che si ritrovava alla perfezione nel ruolo di
yankee.
Ne
aveva approfittato per respirare ancora il profumo dolce di lei e poi se n'era
andato.
Dopotutto sorridente.
Dopotutto contento del fatto che i primi amori non si scordassero mai.
Anche
quando non erano ricambiati.
«A presto, Ryou-kun.»
.THE END. |