Titolo: She's gone
Serie: White Collar
Rating: PG
Genre: Angst
Character: Peter Burke, Neal Caffrey
Pairing: PeterxNeal (pre-slash), NealxKate PeterxElizabeth
(implicit)
Warning: SPOILER
Prompt:
White Collar, Peter Burke x Neal Caffrey, Kate
Conteggio Parole: 1.484
Note: A prescindere da come è andata a finire la prima stagione di
WhiCo, io sono ancora scettica sul fatto che Kate amasse davvero Neal, sta di
fatto che lei come pg non mi è mai piaciuto (E manco Alex *_*"... ma ha già
qualcosa più di Kate), ciò non toglie che è stata e probabilmente rimarrà ancora
a lungo l'ossessione di Neal e con il finale della prima stagione... beh, non
potevo non scriverci su qualcosa *_*". Anche perchè la prima puntata della
seconda serie qualche dubbio lo lascia >_>".
Detto questo, lo slash come nell'altra fic c'è ma
non si vede (?), ma prima o poi giuro che devo riuscire a far combinare qualcosa
a quei due. Sia mai che io mi accontenti di un amore che non solo è platonico,
ma pure mai confessato >_>!
Disclaimers: I personaggi di White Collar sono
degli aventi diritto.
La Flashfic è scritta per il Fanon!Fest@FW.it
Missing moment
della puntata 1x14 - Out of the box
.She's
gone.
L'ululato delle sirene si era spento da qualche
ora, la cenere aveva ricoperto la pista d'atterraggio e poi spazzata via dal
vento serale.
Faceva freddo, un freddo fottuto che penetrava
nelle ossa e si insinuava tra le trame della stoffa nera della giacca di Peter
che, di solito, diceva “FBI e me ne vanto, perché ho fatto la cosa giusta”;
questa volta si limitava a prendersi gioco di lui e sibilargli bastardamente “La
cosa giusta non è bastata, grand'uomo. Bello schifo di lavoro che fai se non
serve a salvare le persone che i tuoi amici amano!”.
Eppure quello stesso lavoro lo aveva portato fino
a lì, in un hangar che puzzava di lamiere e carne bruciata, seduto sull'asfalto
di una pista d'atterraggio a guardare dritto davanti a sé, affondando lo sguardo
scuro nella cappa notturna che stava ingoiando New York.
Quello stesso lavoro lo aveva portato a conoscere
il più famoso tra i falsari della città, a catturarlo due volte e, soprattutto,
a portarselo al proprio fianco per fare di lui una persona migliore. Uno dei
Buoni. Uno di cui andare fieri.
Ed ora era lì, insieme a lui.
Peter. Neal. Un hangar alle spalle ed una pista
asfaltata sotto di loro.
E, naturalmente, Kate, il ricordo di Kate, lo
sguardo di Kate dall'oblò, la mano di Kate che aveva salutato Neal dall'aereo,
il sorriso di Kate che gli aveva rivolto... la morte di Kate sotto ai loro
occhi.
Kate. Kate. KateKateKateKate.
Sempre e solo lei a riempire i pensieri di Neal.
Peter si strinse nelle spalle, cercando di non
pensare al freddo e al vento che, mano a mano che le ore erano passate, aveva
iniziato a soffiare sempre più forte, cancellando il vociare degli agenti che
avevano perimetrato l'area, il clic delle macchine fotografiche per la
catalogazione delle prove e il via-vai della scientifica.
Alla fine erano rimasti solo loro due, alla faccia
del “Peter, voglio rimanere solo. Ti prego.” del giovane truffatore.
L'agente non si era neppure preso la briga di
rispondergli che, anche volendo, non avrebbe potuto lasciarlo lì da solo. Per
quanto insensibili e fuori luogo, c'erano sempre procedure da seguire.
Lo aveva guardato negli occhi, leggendo
disperazione a scheggiare l'azzurro delle sue iridi, e si era seduto vicino a
lui.
Neal non aveva più parlato. Si era limitato a
chiudere gli occhi quando il soprabito di Peter era scivolato a coprirgli le
spalle ed era affondato lentamente nel proprio dolore.
In silenzio. Pensando.
Piangendo. In silenzio.
Tormentandosi nei sensi di colpa. In...
«Maledizione...» soffiò flebile, mettendo
immediatamente in all'erta Peter, già voltato verso di lui. Affondò la testa tra
le ginocchia, stringendo tra le dita i capelli castani che avevano perso da
tempo la loro piega perfetta.
«E' come un incubo...» riprese. La voce era così
sottile che l'agente fece fatica a sentirlo e forse si convinse di aver
immaginato che l'altro avesse parlato.
«Neal.» lo chiamò, ma questo servì soltanto per
farlo tornare in silenzio e lasciare che altri minuti scorressero lenti ed
angoscianti.
Poi, d'un tratto, accadde.
Neal sollevò la testa, voltandosi verso l'uomo,
fissandolo con occhi lucidi che sembravano doversi sciogliere da un momento
all'altro e Peter vide qualcosa -qualcosa di profondamente sbagliato-
attraversarli. Poi il falsario scattò: si sollevò in piedi agilmente ed iniziò a
correre. Davanti a sé. A perdifiato. Correndo, correndo e facendo solo quello,
come se null'altro fosse importante.
«Ma che diavolo...» riuscì ad articolare Peter,
mentre lo guardava allontanarsi velocemente, cercando di capire che cosa gli
passasse per la testa -Kate a parte- fino a realizzare che si trattava di una
cosa soltanto.
Correre via.
Scappare.
Lontano.
(Da lui.)
«Neal!» ringhiò, alzandosi in piedi a propria
volta e, a propria volta, iniziando a corrergli dietro, conscio del proprio
ruolo.
Neal si nascondeva. Peter lo trovava.
Neal correva. Peter lo rincorreva.
Neal scappava. Peter lo catturava.
Era stato così fin dall'inizio, fino dalla prima
cattura, fino da quel giorno nell'appartamento di Kate riempito da Neal e da una
bottiglia vuota, fino da quando i due si conoscevano.
«Maledizione Neal, ora fermati!» urlò, con l'aria
frizzante che gli sbatteva negli occhi, rendendolo in parte cieco, ed il
falsario a pochi passi da sé che continuava nella sua folle corsa.
Per un attimo gli sembrò che il ragazzo
rallentasse o che perdesse l'equilibrio e rischiasse di cadere.
Qualsiasi cosa fosse, non avvenne.
Le braccia di Peter superarono il suo corpo e lo
catturò.
Come aveva fatto poche ore prima, per impedirgli
di gettarsi tra le fiamme che avevano avviluppato l'aereo in cui Kate era morta.
Per impedirgli di raggiungerla e morire a propria volta. E, come qualche ora
prima, Neal si dibatteva, cercando di andare avanti, raggiungere una meta
inesistente.
«Ora calmati Neal, è finita, è finita!» ruggì
l'agente, con un braccio stretto intorno alle sue spalle ed uno intorno alla
vita, mentre il ragazzo lentamente smetteva di dibattersi e si abbandonava alla
stretta.
«Avrei dovuto saperlo.» parlò, ansimando per la
corsa e non solo «Avrei dovuto... era tutto troppo facile, scomparire
legalmente, un aereo che mi attende, Kate di nuovo con me... Come ho fatto ad
essere così stupido e non capirlo?»
Ma c'era dell'altro.
Neal tremava, con gli occhi sbarrati e lo sguardo
perso nel vuoto, aggrappato disperatamente alle braccia di Peter che lo tenevano
stretto per impedirgli di scappare e, contemporaneamente, lo sostenevano per
impedirgli di cadere.
Tremava per la disperazione, per l'adrenalina
della fuga, ma, soprattutto, per la paura di essere stato ad un passo dalla
morte. Di nuovo. E questa volta ci era andato vicino, dannatamente vicino.
Peter strinse più forte le braccia intorno a lui,
senza preoccuparsi di fargli male; era un maschio, aveva il corpo di un maschio
e la muscolatura di un ragazzo sano e forte, avrebbe resistito. In più Neal
aveva bisogno di sentirlo, capire che era lì, che non lo aveva lasciato
quando gli aveva chiesto di farlo, che non gli avrebbe voltato le spalle perché
aveva deciso di andarsene con Kate chissà dove invece che rimanere a New York
(con lui) a fare qualcosa di buono.
Era il proprio compito: trovarlo, rincorrerlo,
catturarlo... ed infine impedire che cadesse.
«Kate non c'è più...» lo udì mormorare, con una
voce che faceva male a sentirsi e sembrava così distante che sarebbe potuta
provenire perfino dall'oltretomba.
«No, non c'è.» confermò l'uomo.
«Se ne è andata...»
«E' morta.»
Forse era crudele, sbattergli in faccia la realtà
dei fatti con tanta convinzione, ma Peter era fatto così: rude e sincero.
«Ma ci sei ancora tu. Tu sei vivo, Neal.»
E sapeva sempre dire la cosa giusta quando davvero
serviva.
«E' poi c'è Mozzie. C'è Elizabeth...»
«Ci sei tu.» aggiunse piano Neal.
Peter tacque per qualche secondo, guardando il
capo dell'altro reclinato in avanti e l'insistenza con cui fissava l'asfalto
sotto ai propri piedi.
Poggiò il mento contro la sua testa e respirò a
fondo.
«Sì, ci sono io.» ammise.
Il falsario annuì lentamente.
«Ci sei tu.» si ripeté.
«Non ti mollo.» soffiò e, per fargli capire che
non mentiva, lo abbracciò più forte, fin quasi a stritolarlo; nonostante tutto
Neal non si lamentò, né cercò di allontanarsi da lui. Invece chiuse gli occhi,
tirando indietro la nuca per poggiarla contro la spalla di Peter.
«La sai la cosa più disgustosa di tutto questo?»
domandò «Che non saprò mai se Kate mi amasse davvero.»
Peter arricciò le labbra aggrottando la fronte.
«Vuoi che cominci con la storia dei pesci
nell'oceano?» chiese, sdrammatizzando.
Neal non rise.
Ma sorrise.
E fu più che sufficiente.
«Dici che dovremmo andarcene ora?» azzardò.
«Dio sì, ti prego, sto congelando.» sbuffò
l'agente, iniziando ad allentare la presa al corpo dell'altro, lentamente, per
essere comunque pronto a sostenerlo nel caso le sue gambe lo tradissero.
Non sembrò servire, il truffatore aveva recuperato
un po' della sua verve ed anche il sorrisetto birbante che gli rivolse in quel
momento era più simile a quelli che gli aveva sempre visto in faccia.
«Chiamami pure Neal.»
Peter fece per dire qualcosa, ma alla fine optò
per un'occhiata affilata, un sorriso arricciato e una leggera pacca sulla nuca
del giovane, che, in realtà, era un affettuoso “bentornato nel mondo dei vivi”.
~
«Peter, te lo devo dire.» aveva esordito Neal,
mentre l'agente aveva recuperato il proprio soprabito finito a rotolare sulla
pista e lentamente si dirigevano verso l'uscita dell'hangar.
«Cosa?»
«Se abbracci Elizabeth allo stesso modo di come
hai abbracciato me, tua moglie prima o poi ti denuncerà per violenza domestica.»
«Falla finita Neal e limitati ad apprezzare lo
sforzo.»
Neal si fermò, costringendo l'uomo a fare lo
stesso e voltarsi preoccupato.
Lo fissò, lo sguardo spalancato che raccoglieva i
raggi della luna e li rigettava direttamente negli occhi scuri dell'agente
dell'FBI ed un sorriso che, inizialmente, Peter non poté fare a meno di definire
splendido.
«Lo faccio Peter, lo faccio.» affermò, per poi
avanzare e superarlo insieme ad un timido «..grazie...»
.THE END. |