Fanfic
Trapianto
Il giovane Uchiha, sbuffando piano, insofferente, si voltò a
pancia in
su, andando a sfiorare con la mano la fasciatura stretta attorno ai
suoi
occhi.
Bella rottura, la
storia del trapianto. Ma la cosa che veramente lo indispettiva era che lui
nemmeno voleva sottoporvisi. Non del tutto, almeno.
Era stato costretto.
E, guarda caso, la
colpa era nientemeno che di quei decerebrati dei suoi ex-compagni di
squadra.
A partire da Sakura, che nella sua idiozia totale - davvero, Sasuke da
quando la conosceva si domandava perché invece di
intestardirsi
nel voler intraprendere il mestiere di kuinoichi non si rassegnasse a
fare la casalinga, che meglio le si addiceva - si era presentata di
fronte a lui fermamente convinta di poterlo cogliere in fallo ed
eliminarlo.
Lui non è
che volesse ucciderla. Né farle del male. Anche
perché, dal suo
punto di vista, la giovane era decisamente insignificante,
perché avrebbe dovuto sprecare tempo con lei?
Ma non si trovava nella condizione mentale per lasciar correre una cosa
del genere. Era stanco per il combattimento appena terminato, gli
doleva la testa e a tratti non vedeva più a un palmo dal
proprio
naso, dannati occhi difettati.
Ascoltando distrattamente la ragazza che ciarlava a proposito del
volerlo seguire
nella sua missione - patetico diversivo a cui non aveva creduto neanche
per un secondo -, qualcosa nel suo cervello aveva fatto click, forse un desiderio represso
fin dai tempi dell'Accademia.
Fatto sta che, senza nemmeno rendersene conto, in un attimo aveva
caricato il Chidori e le si era avventato contro.
A quel punto, era arrivata la restante parte dell'originario
Team 7.
Tempismo ineccepibile,
nulla da dire, per fortuna gliel'avevano tolta dalle grinfie in tempo.
E durante
tale simpatica rimpatriata assolutamente non richiesta
né desiderata, gli sproloqui di Kakashi e Naruto -
specialmente
quest'ultimo - riguardanti la pace, l'amore e la fratellanza, quanto
fosse bello vivere quando il proprio scopo non era la vendetta e cose
del genere, uniti al dolore diffuso in tutto il suo corpo per le ferite
recentemente riportate, gli avevano fatto tanto salire il sangue alla
testa da
indurlo a fare una cosa che in dieci anni di vita dallo sterminio del
clan non aveva mai, mai fatto.
Sasuke Uchiha era
scoppiato a ridere. Istericamente, ma era scoppiato a ridere.
Tuttavia, l'improvviso
sbalzo di pressione non aveva giovato ai sui
poveri occhi che, già martoriati dall'utilizzo sconsiderato
che
il loro padrone faceva del Mangekyou, erano esplosi con uno
sonoro
POP.
Uno e due.
Sakura era in un
angolo, piangente, intenta a domandarsi come, come la sua strategia di battaglia
avesse potuto fallire tanto miseramente.
L'idea di distrarre
Sasuke con un diversivo e tramortirlo colpendolo in
testa con un pollo di gomma appositamente nascosto sotto la maglietta
le era parsa geniale. Dunque, non si accorse di ciò
che
stava avvenendo al povero Uchiha.
Il Sensei, a suo
favore va detto che tentò di fare qualcosa, ma
non riusciva ad interrompere Naruto, che gesticolava febbrilmente, ormai completamente
infervorato nel proprio discorso - "Io ti capisco! Tu sei
proprio come me! Per questo ti salverò!" stava ripetendo per
l'ennesima volta -, senza badare
minimamente al fatto che il volto dell ex-compagno andasse via
via impiastricciandosi di sangue e di un inquietante sostanza
trasparente.
Sasuke, dal canto suo,
non sembrava essersi neanche accorto di ciò che gli era
capitato, e anzi, seguitava a
ridere sempre più forte.
Era evidente che lo stress accumulatosi dentro di lui
nell'ultimo periodo - la morte di Itachi, lo scontro con Danzou, la
realizzazione dell'idea di non azzeccarne mai una giusta - aveva
finalmente trovato una valvola di sfogo.
Il prezzo erano state un paio di rotelle, oltre ad un paio d'occhi, ma
del resto, quando mai Sasuke avrebbe potuto esser definito una
persona
"normale"?
Finalmente, dopo un paio di minuti, accorse Madara, trafelato, come un
genitore che corre a recuperare il figlioletto allontanatosi
troppo dalla propria visuale.
Sollevò Sasuke, che ancora non accennava a calmarsi, se lo
mise
in spalla come un sacco di patate e, dopo aver rivolto a Kakashi un
cortese cenno di saluto, girò i tacchi portandosi via
l'ingombrante fardello.
Il Sensei esalò un sospiro a metà tra compassione
e
consapevolezza. Dopotutto, aveva trascorso parecchio tempo con il
ragazzo, sapeva quanto fosse difficile trattare con lui, e per un
attimo fu quasi sollevato dal fatto che Sasuke avesse deciso di
cambiare maestro anni prima.
Tante grane in meno. Doveva ammetterlo.
A imitazione di Madara, si caricò in spalla Sakura, che,
rannicchiata a terra, aveva
iniziato a mormorare "Sas'ke-kun... Sas'ke-kun..." in una sorta di
litania piuttosto inquietante, e Naruto, evidentemente non accortosi
che il giovane Uchiha fosse stato portato via.
Infatti, il jinchuuriki continuava a parlare.
"Anche io ho sofferto, Sas'ke!
Come quella volta che ho bevuto il latte scaduto e ho avuto il mal di
pancia tutto il giorno! O quella volta che da Ichiraku il ramen era
terminato! Ma non per questo voglio radere al suolo Konoha! Tutti soffriamo,
nella vita, Sas'ke! Ma bisogna andare avanti! Andare avanti, Sas'ke!"
starnazzava drammaticamente, le guance bagnate da due lacrimucce di
commozione, quando Kakashi, rassegnato, lo sollevò da terra
e prese la via per Konoha.
Stesa in
terra e
sanguinante, Karin si rese conto della realtà, di essere
stata
bellamente ignorata e abbandonata più morta che viva.
Mentalmente, li maledisse uno ad uno.
L'idea di appropriarsi degli occhi del fratello defunto, a Sasuke, non
è che lo esaltasse. Lo stuzzicava, sì, ma
certamente non
saltava di gioia all'idea di staccare gli occhi al cadavere
già
martoriato del povero Itachi.
E, a dire il vero, gli faceva anche un po' senso.
Avrebbe decisamente preferito evitarlo, sì.
Tuttavia, senza poter contare sulla propria vista, l'idea di portare a
termine la tremenda vendetta contro Konoha che tanto attentamente aveva
pianificato era decisamente fuori portata.
Oltre ciò, se pure in qualche modo vi fosse riuscito, non
avrebbe comunque potuto godere della vista del Villaggio distrutto
sotto i propri colpi.
E, dettaglio modesto ma non senza importanza, non avrebbe
più potuto guardarsi allo specchio mentre si pettinava.
Dunque, quando Madara gli parlò ancora una volta della
possibilità - che adesso, secondo il parente, più
che
possibilità si era tramutata in urgenza - di
trapiantarsi gli organi del suo amato nii-san, Sasuke non ebbe
più nulla da obiettare.
Il trapianto fu eseguito senza intoppi e senza particolari
difficoltà.
Ciononostante Suigetsu, che, forse con un pizzico di sadismo,
insistette tanto per assistere all'operazione, non poté fare
a
meno di domandarsi come
avesse fatto Madara a recuperare gli occhi dal cadavere di un uomo
morto ormai settimane prima.
Fu quasi sul punto di chiederlo a lui stesso, ma un'illuminazione
improvvisa gli suggerì che era meglio tacere. Se Sasuke lo
avesse sentito, avrebbe potuto ricadere in una delle sue crisi
isteriche, a onor del vero piuttosto frequenti dall'ultimo incontro con
l'ex Team 7.
Insomma, per forza di cose, il Vendicatore era costretto a letto, la
parte alta del viso avvolta in una pesante fasciatura che gli impediva
di vedere, e quindi di affaticare i suoi nuovi occhi.
Madara, da familiare affettuoso qual'era, l' aveva salutato con un
buffetto paterno sulla testa, accolto dal giovane con un laconico
"Mh.", gli aveva raccomandato di riposare e l'aveva lasciato solo.
Jugo, premuroso, temendo che il leader potesse annoiarsi,
silenziosamente posò un paio di riviste sul comodino di
fianco
al suo letto, e altrettanto silenziosamente se ne andò.
Evidentemente non si rese conto che nel suo gesto ci fosse qualcosa di
enormemente sbagliato. Fortunatamente, Sasuke non se ne accorse
nemmeno, quindi evitò di innervosirsi.
L'Uchiha tentava di tenersi occupato come poteva.
Per diverse ore rifletté sulla sua vendetta ormai imminente.
Con
assoluta precisione, evocava nella sua mente l'immagine di quanto
sarebbe accaduto, come se stesse avvenendo in quel preciso
istante.
Vedeva se stesso, dall'alto, varcare il portone del Villaggio della
Foglia, gelido, statuario e terribile come un dio dell'antica Grecia,
osservare i poveri stolti che, con un grido di terrore "È
lui! L'erede degli Uchiha!" fuggirvano nelle loro case come formiche
impaurite.
Si avventava contro di loro con movenze fluide ed eleganti, e si faceva
largo a colpi di Kusanagi, seza risparmiare nessuno.
Vedeva le abitazioni crollare come cartapesta sotto la potenza del suo
Chidori.
Arrivato a palazzo, gli Anziani gli si prostravano a terra, piangevano,
imploravano perdono.
"È troppo tardi per il perdono."
rispondeva lui, glaciale, prima di decapitarli tutti con un unico
fendente.
Sentiva la carne lacerarsi, la lama trapassarla come burro. Il sangue
schizzava, macchiandogli la veste, e il suo odore lo inebriava.
Si volgeva verso la finestra, osservare Konoha distrutta, osservava la
sua opera, e mormorava "Per te, nii-san.".
Il giovane Sasuke, quello vero, quello bendato nel suo letto, all'apice
della propria tragedia mentale scoppiò a ridere ancora una
volta.
Tanto da non accorgersi di Madara, ritto in piedi vicino a lui, che,
tenendogli una mano sugli occhi, gridava "La morfina, Jugo! Portami la
morfina, dannazione!".
E tuttavia, anche quel continuo fantasticare, per quanto piacevole, lo
annoiò presto.
Il Vendicatore prese dunque la decisione di alzarsi e fare due passi.
Al diavolo il riposo: se l'erede degli Uchiha aveva voglia di camminare
avrebbe camminato, cieco o non cieco, bende o non bende.
Dunque, respinse le coperte e si alzò. A tentoni
cercò le proprie pantofole, sbattendo di tanto in tanto
contro il mobilio piuttosto scarno della propria stanza, ma senza
proferire parola, stoico.
Una volta trovate e indossate le bramate calzature, ciabattò
fuori dalla stanza, tendendo le braccia di fronte a sé.
"Yo, Sas'ke!" lo salutò Suigetsu, sorridendo mettendo in
mostra i denti aguzzi, quando il leader fece la sua comparsa nella
stanza attigua.
In verità, il giovane era stato incaricato da Madara di
badare all'Uchiha. Pertanto, vedendolo avanzare a tentoni, le braccia
che brancolavano nel vuoto, come la grottesca parodia di un bambino che
gioca a mosca cieca, il sottoposto avrebbe dovuto, se non fermarlo,
quantomeno chiedergli dove avesse intenzione di recarsi, in tale stato.
E invece Suigetsu si limitò a commentare "Stai meglio, eh
Sas'ke?", evidentemente rallegrato all'idea che il proprio capitano
stesse rimettendosi tanto in fretta.
"Mh." rispose lui, sostenuto, evitando per un pelo di sbattere contro
il tavolo.
Annuendo allegramente, come se il comandante gli avesse fatto
chissà quale lode, Suigetsu tornò ad
affaccendarsi sulla spremuta di agrumi che stava preparandosi,
appoggiato ad un ripiano.
Era talmente preso da non accorgersi che Sasuke, nel suo vagabondare
senza meta, andava avvicinandosi pericolosamente alle scale che
portavano al piano di sotto.
Alle orecchie del ninja giunsero uno schianto e il fragore di una
carcassa che rotolava.
Quando Madara corse a controllare cosa fosse successo, quasi
inciampò nel Vendicatore, steso ai piedi delle scale in una
posizione scomposta, e in preda alla sua ormai nota e frequente
risata, il bendaggio attorno agli occhi che andava
tingendosi di rosso.
Suigetsu, in cima alla scala, un pompelmo in una mano e un'espressione
beota sul viso, sembrava non riuscire a capacitarsi di come fosse
potuta accadere una cosa simile.
"È caduto." fu l'unica spiegazione che fornì a
Madara, accennando all'Uchiha.
Era vero e palese. Sasuke Uchiha, erede del clan Uchiha, traditore di
Konoha, neo-membro dell'Akatsuki e neo-ricercato di rango S, era
ufficialmente diventato matto.
Ma forse, se in seguito lo avessero arrestato e rinchiuso in qualche
clinica, dopo essersi accertati in che stato era costretto a vivere e
da chi era
circondato, le autorità avrebbero anche potuto concedergli
qualche attenuante.
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Insomma, eccola finalmente.
Non è niente di che, lo so perfettamente, è una
sciocchezza che ho scritto in vacanza e che finalmente mi sono decisa a
trascrivere. Però mi sono divertita molto a scriverla! E
sono contenta di essere riuscita a concludere qualcosa, dopo un anno,
finalmente.
La dedico al mio
fratellino, che prende in giro Sasuke quasi quanto me ed è
una fonte d'"ispirazione" continua (diverse scene le avevo immaginate
chiacchierando con lui).
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