Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Titolo:
Eternità
Personaggi:
Cancer DeathMask, Virgo Shaka
Genere:
Introspettivo, Dark
Rating:
Giallo scuro. Per il linguaggio colorito di DM e per lo splatter che
tanto piace a Shaka.
Avvertimenti:
One-shot
Quando:
Shaka a sette anni e DM a dieci.
Altro: Shaka
mi fa pauraH! °C°
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Eternità
Per l'Occidente la cosa
più terribile è la morte, mentre per l'Oriente
è la vita.
In Occidente una persona
deve morire
(come ricompensa di tutti
i peccati).
In Oriente è
destinata a nascere e rinascere
(questa è la
punizione per i crimini commessi).
La salvezza in Occidente
consiste nel superamento della morte,
in Oriente nel
superamento della rinascita.
Cristo promette vita
eterna, Buddha la liberazione dalla vita.
In Occidente non si vuole
morire, ma si deve.
In Oriente non si vuole
vivere, ma si è destinati a rinascere.
Un divario incolmabile
sembra separare questi due mondi.
“Guarda dove vai, moccioso del cavolo!”
Il moccioso del cavolo barcollò a causa dello scontro tra il
suo esile corpicino e quello ben più piazzato di DeathMask.
Alzò lo sguardo, un misto di stupore e acredine, per
l'inaspettato contatto fisico e per l'epiteto che gli era stato appena
rivolto. Nonché per il fatto che era Cancer quello che non
stava guardando dove andava, e gli era venuto addosso.
“Guarda dove vai!” ripeté DeathMask,
infastidito da quegli occhioni azzurri che lo stavano continuando a
fissare.
Shaka lo stava sondando. DeathMask aveva fatto il madornale errore di
stabilire il contatto visivo con quello strano marmocchio. Erano occhi
negli occhi e DeathMask non riusciva a sottrarsi a quello sguardo
indagatore.
Non avevano mai avuto contatti fino a quel momento. Era più
di un anno che il biondino era arrivato al Santuario, ma da che aveva
ricevuto l'armatura di Virgo si era chiuso nel Sesto tempio e non ne
era più uscito. Se anche lo aveva fatto, DeathMask non lo
aveva mai incontrato.
“Che hai da fissare tanto?” sbottò dopo
un lungo momento Cancer, trovando finalmente la forza di sbattere le
palpebre e interrompere così quello spiacevolissimo
contatto. Era infatti come se Shaka lo stesse guardando dentro, fin nel
profondo. Aveva chiaramente percepito qualcosa che non riusciva a
definire a parole sfiorargli l'animo. Un tocco impalpabile e
agghiacciante.
“Cosa ti spaventa, DeathMask?”
Una voce sottile, limpida ma tremendamente profonda. Era come se a
parlare non fosse stato un esile bambino di sette anni ma una
divinità, ben più antica e potente. Era come
guardare un lago cristallino di cui non si riesce a scorgere il fondo.
“Non mi spaventa nulla. Per chi mi hai preso?” gli
ringhiò in faccia DeathMask, incurvandosi ancora di
più, le mani in tasca contratte a pugno e le spalle strette
come a proteggere il collo da un improvviso attacco alla giugulare.
Shaka batté le palpebre, due volte, lentamente.
DeathMask con lo sguardo seguì come ipnotizzato il movimento
di quelle lunghe ciglia incurvate che sfarfallavano su quegli occhi
spaventosi. Laghi profondi e insondabili.
Di nuovo, lo stava di nuovo scrutando dentro!
“Piantala!” sbottò, deciso, la voce roca
e gracchiante.
Arretrò di un passo, uno solo, mentre i muscoli si tendevano
al massimo, come quando doveva fronteggiare i suoi nemici.
“Cosa ti spaventa al punto di farti indietreggiare,
Cancer?”
Sbuffò contrariato, anche se sembrò
più un ringhio quello che gli si alzò dal fondo
della gola.
Avrebbe potuto ribattere di nuovo che nulla lo spaventava, ma non
riuscì a pronunciare una sola parola. Quegli occhi azzurri
lo avevano catturato, e nel loro riflesso vedeva specchiati i suoi,
rossi di sangue, bracieri accesi. Quegli occhi profondi lo stavano
portando sempre più giù, in fondo, una spirale
interminabile. Sentiva l'aria fredda e l'odore stantio della morte
aleggiare intorno a lui. Vide le profondità dell'abisso, il
cratere dello Yomotsu che si apriva avido sotto i suoi piedi.
Sentì le fredde dita dei morti artigliargli la pelle, vide i
loro volti sconvolti rivolgergli parole senza suono, mentre lo
trascinavano via, sempre più giù, sempre
più a fondo, nell'infinità oscura del regno di
Hades.
Un solo, unico, straziante grido si levò dalla bocca
dell'Inferno.
Il grido terrorizzato di DeathMask.
Poi Shaka chiuse gli occhi e Cancer si rese conto di non essersi mai
allontanato dal Santuario. Era ancora sotto il sole caldo del primo
pomeriggio.
Stava però annaspando, quando finalmente ritrovò
il controllo di sé. La fronte era imperlata di sudore e
sentiva le membra tremare per il gelo che aveva attanagliato la sua
anima.
Alzò lo sguardo, furioso, verso quel visino pacifico.
Allungò fulmineo un braccio e afferrò con
malagrazia le veste che copriva il petto del compagno.
“Che cosa mi hai fatto?” gli ringhiò
contro, la voce non ancora completamente ritrovata ridotta ad un sibilo
minaccioso.
“Non ti ho fatto nulla, DeathMask. Volevo solamente capire
che cosa vedono i tuoi occhi rossi.”
“Spero che ti sia divertito, bastardo, perché la
prossima volta ti faccio vedere di persona quel
che…”
“I tuoi occhi non riescono a vedere oltre la paura e il
dolore, DeathMask” lo interruppe tranquillo Shaka, posando
una mano sul pugno chiuso che lo stringeva, facendogli sciogliere la
presa. Quelle dita aveva lo stesso tocco gelato di quelle dei morti.
DeathMask allontanò si scatto la mano, come se quel contatto
bruciasse.
“Cosa…?” chiese, confuso. Chiuse gli
occhi, inspirando profondamente. Sulle labbra gli comparve un sorriso
obliquo, impertinente. “Cosa ci può essere oltre
il dolore e la paura della morte? L'hai visto anche tu quello che ci
aspetta.”
Un momento di silenzio.
“Una voragine senza fondo. Ecco tutto.”
Shaka inclinò il capo di lato, come per ascoltare un'eco
lontana. E sul suo viso si dipinse lo stesso sorriso supponente di
Cancer.
“Non riesci a vedere, DeathMask. L'anima ha due occhi: uno che
guarda nel tempo, l'altro che guarda più lontano, in alto,
nell'eternità” citò, con
flemmatica calma.
Tornò a fissarlo, quegli occhi azzurri che gli si
conficcavano come lame affilate nell'animo.
“I tuoi occhi non riescono a vedere
l'eternità.”
DeathMask scoppiò a ridere. Non sapeva bene nemmeno lui
perché, ma le risa erano affiorate spontanee. Forse rideva
per non gridare.
“Puttanate. Non so che cosa tu pensi di sapere, Virgo, ma
l'unica eternità che c'è è quella
dell'abisso. Non c'è altro.”
“Forse è come dici tu. Forse no.”
“Piantala con sti cazzo di giochetti. Sparisci!”
gli ringhiò contro, di nuovo, allungando un braccio per
colpirlo.
Shaka schivò il colpo, flessuoso come un giunco, e in due
passi era già molto lontano. Piegò il capo,
lievemente, un saluto quasi impercettibile all'indirizzo dell'altro
ragazzo, e in silenzio si allontanò.
Anche DeathMask se ne andò, muovendosi a scatti nella
direzione opposta.
Non c'era nulla oltre l'abisso.
Lì finivano tutte le anime. Tutte quante.
Era una pia illusione credere di scampare a quel nefasto destino.
La morte li attendeva tutti.
Lui poteva solo sperare di ritardare l'inevitabile incontro con la nera
Signora.
Diventare forte abbastanza da sconfiggere tutti i nemici che gli si
fossero parati davanti, ansiosi di fargli incontrare prima del tempo la
suddetta damigella.
E poi diventare ancora più forte, sempre più
forte, fintanto da riuscire a prendere a calci anche Hades in persona.
Avrebbe fatto a pezzi l'abisso.
L'incubo di caderci dentro non si doveva avverare!
Rise, DeathMask, una risata feroce e strafottente.
Gliel'avrebbe fatta vedere lui.
“Sarò io il più forte!”
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Angolo dell'Autrice:
La citazione di Shaka è
presa dal signor Angelus Silesius ("Cherubinischer
Wandersmann").
Il pezzo iniziale da un libro di cui non ho segnato l'autore! ^^"
La fic nasce appunto dalla citazione iniziale. Mi sono venuti in mente
Shaka e DeathMask, come rappresentanti delle due diverse filosofie di
vita, orientale e occidentale.
Il come
poi l'idea iniziale si sia sviluppata nella fic che avete appena
letto… beh, questo non ve lo so spiegare! -.-
Non doveva essere proprio così, ma al solito Shaka
è un bulletto della peggior specie e ha preso lui le redini
del comando. E io non lo contraddico perché mi fa davvero
pauraH! éOè
Non sono soddisfattissima del finale, ma non
avrei saputo come renderlo meglio.
Beh però, che ne dite, tutto ciò spiega
almeno un pochino come mai uno come DM stia dalla parte di Athena? XD
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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