Di ancelle, bambini e famiglie problematiche di beat (/viewuser.php?uid=40068)
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 2
Kanon salì di corsa tutte le scale che lo separavano dalla
Quarta casa. Passò anche questa, non trovando nessuno dentro.
Solo quando sbucò dall'altra parte del tempio vide DeathMask
affacciato verso le scale dirette alla casa successiva.
E qualche scalino più in alto ecco il bambino che Kanon
stava inseguendo.
A sentire qualcuno avvicinarsi, DeathMask si voltò di scatto.
Kanon lo vide sgranare gli occhi e aprire la bocca come per dire
qualcosa. Ma non riuscì a pronunciare una sola parola. Si
limitò ad indicare prima Kanon poi il bambino che stava
trotterellando su per le scale, e poi di nuovo Kanon.
“Cosa…?”
“Non lo sappiamo ancora! Sto andando ad indagare!”
DeathMask lanciò di nuovo uno sguardo torvo all'indirizzo
dell'ignaro bambino.
“Tutto questo porterà una marea di guai!”
“Probabile” rispose con una risata Kanon.
DeathMask si passò una mano tra i capelli, grattandosi la
testa.
Poi si strinse tra le spalle e si avviò di nuovo verso casa,
senza aggiungere altro.
Kanon lo guardò sparire tra le colonne della Quarta casa,
poi tornò a rivolgere l'attenzione al suo obiettivo. Salendo
gli scalini tre alla volta, in pochi attimi raggiunse il bambino.
“Ehi, ciao!”
Il bimbo si voltò di scatto, sorpreso dal saluto improvviso.
Kanon deglutì nel rendersi conto di essere faccia a faccia
con un se stesso di quasi trent'anni più giovane. E ora che
lo guardava più da vicino non poteva non notare quanto fosse
davvero la copia sputata di Saga alla sua età. La stessa
identica faccia e lo stesso sguardo. Perfino la medesima sfumatura blu
notte dei capelli. L'unica reale differenza che lo convinceva di non
non avere a che fare con suo fratello erano gli occhi, verdi prato.
Occhi verdi che adesso lo stavano fissando intensamente. Pareva
perplesso il bambino.
“Sommo… Gemini.” il bambino non si
arrischiò ad indovinare quale dei due gemelli era
“Cosa posso fare per lei?”
Kanon gli sorrise. Anche se era stato profondamente educato nella
domanda, non gli era sfuggito lo sguardo che gli aveva rivolto. Quegli
occhioni verdi spalancati tradivano la curiosità e anche la
lusinga per essere stato rincorso da un Gold Saint che evidentemente
voleva proprio lui.
“Ah, nulla, non ti preoccupare. Stai tornando alla
Tredicesima?”
“Sì.”
“Ti disturbo se ti accompagno per un pezzo? Devo andare
da… uhm… Milo!”
Il bambino lo guardò sbattendo le palpebre.
Poi annuì con vigore.
“Nessun disturbo, si figuri!”
E i due presero a salire le scale.
Stettero entrambi zitti per qualche minuto, anche se continuavano a
lanciarsi occhiate di soppiatto.
Alla fine fu Kanon a rompere quel silenzio imbarazzante.
“Prima non ci siamo nemmeno presentati. Io sono Kanon. Tu
come ti chiami?”
“Kostantinos, sommo Kanon. Ma tutti mi chiamano
Kosta.”
“Kosta. Bel nome! E dimmi, quanti anni hai?”
“Ne ho compiuti sette giusto la settimana scorsa. E adesso
sono abbastanza grande per lavorare.”
“Sette anni eh? Sì, immagino sia l'età
giusta!”
“Come?”
“Ah… No nulla. E dimmi, i tuoi genitori?”
Kanon seppe la risposta non appena vide che effetto aveva fatto la
domanda.
Kosta aveva abbassato la testa e gli occhi gli si erano inumiditi
improvvisamente.
Tirando su con il naso, il bambino rispose: “Sono
morti”
“Mi dispiace. Non hai nessuno?”
“Zia Penelope si occupa di me. Si occupa di tutti i
bambini.”
“Sì, ne ho sentito parlare. È una brava
donna.”
“Sì, e fa i biscotti più buoni del
mondo!”
“E… dimmi… non sai nulla dei tuoi
genitori? Se sei cresciuto al Santuario dovevano lavorare qui,
vero?”
Kosta annuì piano.
“La mia mamma era un'ancella del Gran Sacerdote. La zia mi ha
detto che è morta poco dopo avermi fatto
nascere…”
“Mi dispiace davvero… E di tuo padre che mi
dici?”
“Non lo so… Zia Penelope mi ha detto che non si sa
chi è. Lo sapeva solo la mamma ma non lo ha mai detto a
nessuno.”
“Capisco…”
I due continuarono a parlare parecchio. La strada per l'Ottava casa era
lunga, ma Kosta riuscì a tenere il passo di Kanon senza
troppi problemi. Era un bambino molto energico, e non sembrava accusare
la fatica della salita. Inoltre, poco a poco, Kosta sembrò
quasi dimenticarsi con chi stava parlando, e quando ormai furono in
vista della casa dello Scorpione si era ritrovato a rivolgersi al Gold
saint con una familiarità così spontanea che a
ripensarci poi quasi impressionò Kanon. Gli sembrava davvero
di essere tornato all'infanzia e stare parlando con Saga, come quando
la sera di sedevano con le coperte tirate sulla testa, per confabulare
fino a tarda notte, parlando di tutto e di niente. Solo per parlare.
“Beh, spero di incontrarti ancora Kosta. Mi ha fatto piacere
conoscerti!”
“Anche a me, sommo Kanon!”
I due si salutarono, e mentre Kosta continuava la sua salita, Kanon si
fiondò alla velocità della luce giù
per i gradini. Rientrò al Terzo tempio come una furia,
dirigendosi prontamente verso il bagno, dove era matematicamente certo
di trovarci il fratello.
E infatti era proprio lì, immerso fino al collo nell'acqua
bollente.
“Kanon! Esci immediatamente!”
“Via, non fare il pudico con me!”
Kanon si sedette per terra, di fianco alla vasca. Vi lasciò
anche cadere distrattamente una mano dentro, giocando con le bolle di
sapone.
Saga sprofondò ancora di più nell'acqua.
“Ho fatto una bella chiacchierata con
Kosta…”
“Kosta?”
“Il bambino. Si chiama Kostantinos.”
“…”
“Allora? Non vuoi sapere che ho scoperto?”
“Quasi quasi no”
“Beh, la madre è morta – ah,
sì, lavorava per te quando eri il grande capo della baracca
– quindi non ho potuto chiedere la conferma definitiva. Ma ti
assicuro parlare con lui era come parlare con te quando eravamo
piccoli.”
Saga non rispose.
Si limitò a fissare in maniera drammaticamente interessata
una delle tante bolle di sapone che navigavano sulla superficie
dell'acqua. Temeva di incrociare gli occhi limpidi di entusiasmo di
Kanon.
“È tuo figlio, Saga. Non ci sono dubbi!”
Saga sospirò.
La bolla di sapone scoppiò con un debole 'pop'.
“Che situazione…!”
“Eh già…”
Scese il silenzio nella stanza, rotto soltanto dal lento gocciolare di
un rubinetto che non era stato chiuso a dovere.
“Beh, fratellone,” esordì dopo qualche
minuto Kanon, rialzandosi in piedi, con un enorme sorriso stampato in
faccia “immagino che tu debba pensarci su. Quindi tolgo il
disturbo!”
“Ehi tu! Dove hai intenzione di andare?!”
Saga aveva capito immediatamente le intenzione di Kanon. Quando suo
fratello tirava fuori quel sorrisetto storto, fintamente ingenuo,
sapeva bene di dover cominciare a temere qualche idea malvagia. Come in
quel caso, in cui si capiva lontano un miglio che Kanon aveva tutta
l'intenzione di lasciare Saga ad affrontare un mare di guai. Da solo.
“Beh, ma la mia parte l'ho fatta! Ora tocca a te!”
“Non vorrai lasciarmi qui da solo?!”
“Perché no?”
“Kanon!”
Purtroppo per Saga, Kanon si era già dileguato. Tutto quello
che di lui rimaneva era l'eco della sua risata. E fu solo per il fatto
di trovarsi nella vasca da bagno, completamente nudo, che
impedì a Saga di correre dietro a suo fratello, prenderlo
per un orecchio e ricondurlo a casa, e costringerlo ad aiutarlo con
quella spinosa situazione.
Sospirò, per l'ennesima volta, sprofondando fino al naso
nell'acqua ormai tiepida.
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Angolo dell'Autrice:
Nota: Zia
Penelope © Ayay
Nulla da dire su questo capitolo. A parte il fatto che Saga non ha mai
perso l'abitudine dei bagni infiniti.
Come lo capisco! XD
Diana: Non
ti preoccupare, il bambino non sarà schizzato come il padre.
È abbastanza tranquillo, almeno lui!
Kiki: *condivide imbizzarrimento e
abbraccia forte forte*
lovearmony:
Grazie dell'incoraggiamento!
aries_no_nike:
Che entusiasmo! Continua a seguire le avventure di questa
disgraziatissima famiglia, mi raccomando!
Makochan: Il
bagno di Saga è una cosa sacra. È la cosa che gli
è dispiaciuta di più lasciare da quando
è stato deposto!
ayay: Guarda
che Rhada è il primo che si diverte quando i suoi ospiti si
strozzano con il the! Altro che contegno! *C*
*la spupazza*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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