So unschlagbar scheinen
Disclaimer: di mio qua dentro
c’è solo la follia.
Premessa:
Il branco di Lindemann sono i Rammstein in un mondo parallelo che
è la Terra di Mezzo dove Lindemann è un
numenoreano con ascendenze titaniche – molto titaniche
– e Schneider, il batterista, un mezzelfo. Principalemente
questa è una slash su loro due, ma la premessa va oltre. Ci
sono citati Gandalf e Aragorn. Quest’ultimo è
già re ed è andato in missione per i suoi
scudieri (elfo e umano) per avere notizie dal branco dei di Lindemann,
raminghi del nord che controllano, pattugliano ed uccidono nelle steppe
ai confini polari della Terra di Mezzo. L’elfo scudiero di
Aragon ha la faccia di Tavis Fimmel e quello che fa è essere
bello. L’altro, l’umano Godric, ha la faccia di
Hayden Christensen. Secondo il mio cervello bacato ha
quell’aspetto perché tra diecimila anni
diventerà Anakin Skywalker. Non contenta ho pensato bene di
metterci in mezzo anche i maghi di Hogwarts che hanno modo di viaggiare
tra i due mondi.
Se la narrazione risulta
strana è perché segue la logica dei pensieri di
Lindemann, che parla di sé in terza persona e ragiona
lentamente perché lui è una parte del cosmo e il
cosmo si muove lentamente. Ed essendo un titano lui sa tutto. Ma tutto,
tutto. Tra l’altro: Lindemann ha una Passione
per gli elfi.
Lo so, è una
premessa infinita, ma questo è un crossover tremendo in cui
ognuno gioca un ruolo fin troppo preciso. Non so come mi sia uscita
storia e ancor meno questo folle background… è
stato divertente da scrivere però XD
So
unschlagbar scheinen
Il ramingo aveva voltato
le spalle al capitano e dirigendosi con i suoi lunghi passi verso la
foresta, sparendo in mezzo alle folte chiome nere degli alberi che alti
quasi oscuravano il cielo.
Camminava abbastanza,
certo di essere a debita distanza dal capitano, dall'elfo e dal
mezzelfo.
È stata una
giornata di cammino e battaglie: un gruppo di orchetti selvaggi li
aveva attaccati, ignari del pericolo che avrebbero corso scontrandosi
con il suo branco. Il capitano, i suoi scudieri e i maghi non avevano
neanche dovuto alzare la spada o fare un incantesimo: il tamburo di
Schneider era stato sufficiente per richiamare la furia combattente del
branco. Erano solo in sei contro venti orchetti ma non uno dei nemici
era vissuto abbastanza a lungo da poter avvisare gli altri gruppi che
si aggiravano per la Terra di Mezzo del pericolo: il branco di
Lindemann. Il suo branco sul quale il capitano
– o come molti adesso lo chiamavano, il re di Gondor
– non aveva alcuno diritto o alcun controllo.
Lindemann sapeva
perfettamente di essere molto più forte sia mentalmente che
fisicamente del capitano, ma lui aveva deciso di ubbidirgli ugualmente.
Se prima dell’ultima guerra dell’Anello non si
fosse alleato con quelli che facilmente potevano essere etichettati
come i buoni, probabilmente sarebbe andando incontro alla sua rovina e
quello della terra in cui viveva e di cui sentiva il peso cosmico
gravare sulle sue spalle. Lindemann non ne parlava con nessuno ma
avvertiva l’onere della natura titanica dei suoi antenati che
si era risvegliata in lui e solo ubbidendo al capitano poteva resistere
all’insita malvagità della sua natura. I titani
sono malvagi, ma checché ne creda la moglie del capitano,
lui non è un uomo così orribile, come la regina
è solita ripetere. Non può dire al capitano di
aver letto nella mente dell’elfa, altrimenti si
arrabbierebbe. E lui non vuole che il capitano si arrabbi. Ma il
capitano non può neanche decidere cosa Lindemann
può o non può fare col suo branco.
L’elfo scudiero del capitano non può averlo.
L’ha desiderato unicamente due volte: la prima sera di sei
mesi fa e pochi minuti prima. Il capitano però ha detto che
l’elfo non è d’accordo e che Lindemann
non può averlo. Lui non capisce cosa c’entri il
fatto che l’elfo non voglia, ma Lindemann ubbidisce
ugualmente al capitano. L’odore di campi, erba tagliata e
quello dolce e delicato di fiori però quella sera lo hanno
confuso. Dopo la furia della battaglia ci vuole molto prima che
Lindemann si calmi e torni a pensare come si confarebbe ad un essere
quale è lui, con la sapienza e l’onniscienza che
ha ereditato dai suoi nobili antenati, ancor più antichi
degli elfi e alla pari degli Istari,
Non ci sono molti modi in
cui sfogare la sua forza e la sua furia: solitamente o picchia Flake o
prende Schneider, il suo mezzelfo.
Schneider è
bello, ha un buon odore ed è il più giovane del
branco. Lindemann legge nella sua mente e sa che il suo mezzelfo non
conosce altre realtà eccetto quella del branco. Non sa cosa
voglia dire scegliere o no di essere presi e posseduti da qualcuno. Lo
subisce e basta. A differenza degli altri del branco, però,
Lindemann ha rispetto per Schneider. Lui è bello ed
è un mezzelfo. Anche lui sente il peso di una natura non
richiesta e forse è questo a renderlo particolarmente
violento quando si scontrano con gli elfi. È successo solo
tre volte, ma possono dire di aver vinto e banchettato abbondantemente
una volta uccisi tutti i nemici. Si dice che gli elfi siano
imbattibili, ma il suo branco, a furia di stare a contatto con la sua
natura titanica, è diventato sempre più forte e
– bevendo anche il suo sangue - immune persino alla magia del
mondo dei maghi di Hogwarts che sono penetrati in quel mondo. Lindemann
sapeva che sarebbe successo, come sa cosa succederà tra
qualche anno, quali saranno le sorti dei maghi oscuri e di quello
strano mago con gli occhiali che ride alle sue battute. Non sono molti
quello che lo fanno, ma lui sembra capirle e apprezzarle. Lindemann sa
anche cosa succederà a Godric, lo scudiero divertente del
capitano. Sembra tanto cretino, ma lui in realtà
è molto pericoloso. E cattivo. Benché Gandalf
abbia provato ad evitarlo, tra diecimila anni il futuro di Godric si
compirà, e cederà al lato oscuro della forza,
andando incontro alla sua rovina e alla sua distruzione. Ma ci
sarà speranza per lui. Gandalf riuscirà a portare
la sua anima nelle terre occidentali, dove da secoli vivrà
il piccolo hobbit con gli occhi grandi e azzurri, il cane cretino e
l’elfo Legolas. Lindemann ha grande rispetto per
l’elfo Legolas e conosce il suo dolore. Tutti loro: Legolas,
Godric, il mago strano con gli occhiali, l’hobbit, Schneider,
e persino il mago tutto nero con il naso aquilino, portano –
o hanno portato – un fardello e sul loro destino pende una
spada ben più grande e pesante della sua ammazza draghi.
Tutti sono molto di più di quello che sembrano.
Il suo branco non lo sa,
e non crede neanche che le facoltà mentali degli uomini che
lo seguono siano sufficienti per comprendere anche solo una parte di
quello che realmente accade. Lindemann sa tutto, come Gandalf. Conosce
il destino di ogni cosa e di ogni essere, sa come vivranno e verranno
distrutti. Perché tutto sarà destinato a finire.
Fino a poco fa Lindemann
era arrabbiato, frustrato e violento. Voleva l’elfo bello e
biondo. Non gli piacciono le persone deboli e sa che l’elfo
è abbastanza forte: potrebbe divertirsi prima di
prenderlo… gli piacciono le prede che si dibattono, ma sa
che non lo avrà mai. Qualche volta ne ha scherzato col
capitano, ma questa sera lo voleva davvero. Il capitano però
gli ha negato il permesso di averlo e così, vedendo in
angolo accanto al fuoco Schneider intento a tirare le corde del suo
tamburo, lo ha afferrato per i capelli, trascinandolo con sé
nella foresta, senza che questo provasse a dibattersi – se
non per lo scomodo trattamento che stava ricevendo – o
ribellarsi. Il capitano però l’ha costretto a
lasciarlo andare. Per quanto abbia la massima fiducia e rispetto nel
capitano, lui non può dargli ordini: il branco è
suo e lui decide cosa può farne o no.
Ha voglia di picchiare
Flake? Lui può farlo.
Ha voglia di avere
Schneider? Può fare anche quello.
Ma il capitano non vuole
che lo faccia. Per lo meno in sua presenza.
Camminare nella foresta
l’aveva fatto diventare di nuovo triste. Voleva andare in un
angolo, come fa sempre quando il peso del cosmo si fa eccessivo, ma
viene distratto dal lieve scricchiolio dell’incedere di
Schneider. Per quanto silenzioso possa essere il mezzelfo, Lindemann
può sentirlo prima di tutti: non gli serve un rumore per
avvertire la sua presenza: gli basta avvertire i pensieri.
Si ferma in una radura
dove vede alcuni cavalli selvatici. Sa che l’hanno sentito ma
legge anche nelle loro menti che non lo temono. Rimane fermo ad
osservarli. Per quanto sia buio, la sua natura titanica gli permette
ugualmente di vedere come se fosse giorno. Alcuni animali sono adulti,
altri invece sono piccoli puledri: giovani e forti, proprio come il suo
mezzelfo.
Schneider lo raggiunge e
si ferma accanto a lui. Non fa nulla. Gli è solo vicino ma
non fa altro e la tristezza cosmica che si è abbattuta su
Lindemann ha placato qualsiasi voglia e qualsiasi primario bisogno.
Schneider non parla, non fiata e non si muove, e Lindemann non lo
tocca. Non è necessario. Percepisce i suoi pensieri e le sue
paure ma anche la sua consapevolezza dell’essere
l’unico in grado di placare la sua ira. Lindemann ha rispetto
per lui, per quanto strano agli occhi altrui possa sembrare.
L’uomo che Lindemann chiama capitano ha cercato
d’impedirgli di seguirlo, ma Schneider non risponde a lui.
Gli unici ordini che esegue sono quelli di Lindemann. È lui
che l’ha preso con sé dopo la morte di sua madre,
quando rimase orfano. Suo padre era già morto da tempo,
ucciso da qualche creatura mostruosa, stando a quello che gli aveva
detto la donna che l’aveva cresciuto fino
all’età di quindici anni. Suo padre era un elfo, e
lo ricorda. Ricorda anche che è stato lui ad insegnarli
quella lingua fatta di suoni troppo dolci che ricordano la natura. Ma
Schneider odia gli elfi e odia quella metà della sua natura
che invece sembra apprezzare molto Lindmann. Du riechst so gut,
gli ripete sempre afferrandogli i capelli mentre affonda in lui senza
delicatezza. L’uomo sente i muscoli del mezzelfo contrasi
intorno a lui e la schiena inarcarsi, che sia per il fastidio o per il
piacere, a Lindemann non importa. Non conta.
Il respiro delicato del
mezzelfo sembra diventare un tutt’uno col vento e Lindemann
chiude gli occhi. Sente il profumo di Schneider. Non conta quanto la
loro vita sia spartana e la pulizia un raro evento occasionale,
Schneider ha comunque un buon odore. Ed è bello, cosa che
non può dire di nessun’altro del suo branco. Sa
che questa notte non lo toccherà, nonostante le sue
intenzioni fossero diverse. Il puledro è cresciuto, sta
diventando indipendente, ma dipenderà sempre dal suo
capitano. Non il re, non il capitano dei raminghi, ma il suo capo
branco. Quello che l’ha preso e curato, dandogli un punto
riferimento quando era solo nella foresta, senza più nessuno
che si prendesse cura di lui. Lindemann l’ha adottato,
trattandolo sempre con un occhio di riguardo e Schneider non si
abbandonerà mai al suo capitano. E Lindemann lo sa.
Note:
grazie per essere arrivate fin qui! Se ci avete capito qualcosa vi
ammiro moltissimo. Se vi è anche piaciuto allora vi amo
proprio alla follia! Non chiedetemi perché ho creato un
background così complicato per questa storiella con i miei
fandom prediletti – ma non necessariamente, perché
del Signore degli Anelli ne ho solo sentito parlare
in casa e visto i film – che sono venuti a galla di loro
spontanea volontà XD
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