Here I Am
I°: Giuro
che io ti troverò e non ti lascerò ~
«Direi che sarebbe meglio fermarci su
quell’isola, giusto Nami?» chiese Usopp
sporto dal ponte della nave, intento a fissare un’isola a poca distanza
da loro.
« Sono d’accordo, tra poco ci sarà una
tempesta, meglio evitare di essere in mare se possiamo stare sulla terraferma.» confermò Nami cominciando a dare ordini per
far arrivare la Sunny
su quell’isola, poi, pensierosa, prese delle cartine per controllare
quell’isola.
«Come si chiama quest’isola?»
chiese Robin avvicinandosi a lei.
«Non lo so, non c’è traccia di essa
nelle mie cartine.» sentenziò Nami.
«Beh, poco male.»
La ciurma si diede da fare
per arrivare all’isola il più velocemente possibile e, man mano
che si avvicinavano, l’aspetto dell’isola metteva loro sempre
più di malumore.
Era una terra arida, piena
di sterpi e arbusti secchi, si poteva intuire che dentro l’isola vi fosse
un piccolo villaggio in quanto sulla scogliera più alta era costruita
una torre di pietre, probabilmente un faro. Dalla spiaggia, per proseguire nel
cuore dell’isola, bisognava superare delle lunghe file di alberi, che
erano disposti così bene da sembrare una recinzione. Non c’era un
buco da cui passare se non per quella specie di bosco, di cui non si vedeva
neanche la fine.
La Sunny arrivò alla spiaggia e i ragazzi la
legarono velocemente, scendendo poi sulla sabbia.
V’era un silenzio
quasi innaturale, pur essendoci tanti alberi non si sentiva il verso di un
uccello se non, ogni tanto, il gracchiare dei corvi.
Il bosco distava un
po’ di metri dalla spiaggia, per cui i Mugiwara decisero di addentrarsi
verso l’isola. Era inutile stare lì senza far niente. Quindi
iniziarono a camminare verso il bosco, con Rufy in testa che saltellava, Usopp
e Chopper che avevano paura di quel luogo così buio. Persino il cielo
non li aiutava, era diventato grigio, ma non scuro come se stesse per piovere
ma un grigio chiaro che dava l’impressione che il cielo ti si stesse per
chiudere addosso.
Arrivati quasi vicini agli
alberi, all’improvviso Rufy, che era in testa ed era più avanti
degli altri, cadde improvvisamente bocconi sulla sabbia.
«Rufy!» gridò
Nami per prima correndo verso di lui. Lo sollevò da terra, notando che
il volto era diventato pallidissimo, come se all’improvviso fosse stata
prosciugata tutta la sua energia vitale. Nami, preoccupata, lo chiamò
ancora ma lui aveva gli occhi chiusi e non dava cenni di voler rispondere. Gli
altri accorsero immediatamente, soprattutto Chopper, in quanto medico, ma non
appena arrivarono al punto di Rufy, il medico e Robin svenirono anche loro
improvvisamente. Anche Brook lamentò di sentirsi debole, anche se non
svenne.
Pallidi esattamente come
Rufy, non riuscivano a muovere un passo. L’unica che non era totalmente
svenuta e faceva uno sforzo enorme per tenere aperti solo gli occhi era Robin
che con voce debolissima sussurrò: «Questa
è l’agalmatolite… Portateci alla nave… »
Franky
prese in braccio Robin, Zoro prese Brook, Usopp si mise in spalla Chopper
mentre Sanji si occupò di Rufy. Fecero immediatamente come detto da
Robin e li allontanarono da quel bosco. Appena dopo pochi metri tutti e quattro
rinvennero e i loro visi ripresero colore.
«Ma
che diavolo vi è successo?!» urlò Nami spaventata e
avvicinandosi a Robin.
«Questo
è l’effetto dell’agalmatolite, è la stessa sensazione
solo più forte. Di colpo è come se avessi perso tutte le forze.»
commentò Robin, scendendo da Franky e ringraziandolo.
«Già,
è stato orrendo.» confermò Rufy che si era ripreso
completamente.
«Ma
dove avete toccato l’agalmatolite?» domandò Franky.
«Non
credo che l’abbiamo toccata, Franky. Siamo svenuti quando abbiamo
iniziato ad avvicinarci a quegli alberi, per cui suppongo che siano gli alberi
la causa dell’agalmatolite.» chiarì Chopper, fissando quella
strana foresta.
«Continuo
a non capire. Gli alberi?» Protestò Sanji, continuando a chiedere
a Robin come stesse e se avesse bisogno di qualcosa.
«Ho
una teoria. Ho idea che l’agalmatolite noi la stavamo respirando.» considerò
Chopper.
«Respirando?»
ripeterono tutti con sguardi stupiti.
«Ma
che significa? L’agalmatolite è un minerale!» esclamò
Nami.
«Sì
lo so. Ma pensaci, non abbiamo toccato niente e appena siamo arrivati alle
vicinanze degli alberi, siamo stati male. Forse, sotto i pressi di quel
boschetto inizia una specie di giacimento sotterraneo dell’agalmatolite. Forse,
gli alberi avendo le radici affondate nella terra oltre a liberare ossigeno,
producono anche essenza di agalmatolite.»
La
ciurma era con gli occhi spalancati per le teorie di Chopper, che si era
inginocchiato a terra per raccogliere alcuni frammenti di terriccio.
«Posso
provare ad analizzarlo, tuttavia temo che qui non ci sia niente; ci sarebbe
bisogno della terra dentro quel boschetto.» disse Chopper sospirando.
«Non
è poi un così grosso problema, potrebbe prenderla uno di noi.»
rispose Zoro.
«Oh,
sarebbe una grande scoperta. “Essenza di agalmatolite”, anche se
per noi sarebbe un grosso problema. Se la Marina venisse a scoprire una cosa del genere
saremmo rovinati! E’ importante fare ricerche!» gridò
Chopper con gli occhi che gli brillavano per l’emozione della scoperta.
«Dubito
che sia una poi così grande scoperta, sempre ammesso che sia come dici
tu. In fondo non puoi mica imbottigliare un’essenza!»
dichiarò Sanji.
«Per
quello, i modi esistono, in fondo un profumo è un’essenza.»
rispose Usopp cominciando a pensare a qualche strana invenzione per racchiudere
l’agalmatolite.
«Senza
contare che mi sembra potentissima. Forse è anche perché ci sono
tanti alberi e quindi l’essenza è prodotta in maniera massiccia.
Però siamo svenuti tutti subito, l’agalmatolite ti priva dei
poteri e la forza te la risucchia pian piano. Qui invece siamo rimasti subito
senza forze!»
«Ma
questo si può spiegare. Solitamente veniamo solamente a contatto con
l’agalmatolite e questo già basta a farci stare male. Immagina se
addirittura la respiriamo, è come se ci entrasse una manciata di acqua
marina nel corpo! Oltretutto poi si propaga insieme all’ossigeno, grazie ai
polmoni.» spiegò Robin.
«Ma
come Brook sta meglio di noi?» chiese Rufy osservando lo scheletro in
perfetta forma.
«Brook
non ha polmoni. Su di lui l’effetto dell’essenza è
ridotto.» rispose Nami.
«Beh,
allora direi di fare come ha detto Chopper. Zoro, Sanji e gli altri che non
subite l’effetto dell’agalmatolite andate a raccogliere della
terra.» dichiarò Rufy, salendo sulla Sunny.
«Non
possiamo andarcene prima di domani. Ora manca davvero poco alla tempesta, anche
se non ho mai visto un cielo così opprimente.» informò Nami
seguendo poi il capitano.
Robin,
Brook e Chopper salirono anche sulla nave, mentre gli altri andarono al bosco
per raccogliere del terriccio.
Sanji e
Zoro furono i primi ad avvinarsi agli alberi e, con le bottigliette date loro
da Chopper, iniziarono a mettere terra dentro le provette.
«Entriamo
dentro questo bosco. Magari più ci inoltriamo più incentrata
sarà l’agalmatolite.» propose Sanji cominciando ad
attraversare gli alberi.
Tuttavia
non andò avanti a lungo.
Appena
appoggiò una mano sui rami per scostarli e per potere passare, fu come
se i rami avessero preso vita.
Divennero
di colore verde vivo e iniziarono a scuotersi, i lunghi rami si trasformano in
liane e cominciarono a tirare colpi ai due che caddero a terra, presi alla
sprovvista.
«Ma
che diavolo succede? Questi alberi ci hanno attaccato!» gridò
furente Zoro, avvicinandosi e iniziando a tagliarli ogni qualvolta una liana lo
attaccava. Sanji lo seguì e iniziò pure a lui dare calci.
Velocemente arrivarono anche Usopp e Franky che iniziarono anch’essi a
lottare con le piante.
Ma
capirono ben presto che era una lotta vana. Non avanzavano di un passo, le
liane continuavano a riprodursi in maniera velocissima benché non
venissero che tagliate, prese a calci e sradicate.
«E’
tutto inutile! Queste maledette piante devono essere stregate! Non siamo andati
avanti neanche di mezzo metro da quando abbiamo iniziato a combatterle!»
constatò Franky.
Zoro si
allontanò velocemente dalle piante e disse ai compagni di fare lo
stesso; difatti non appena furono pochi metri più in là i rami
tornarono ad essere marroni, secchi e si ritirarono negli alberi.
«E’
come una forma di difesa.» costatò Usopp.
«Non
ci permette di entrare dentro quel villaggio. Quest’isola fa sempre
più schifo, non vedo l’ora d’andarmene domani.»
concluse Zoro tornando verso la
Sunny.
Tornati
anche gli altri, Franky si mise a spiegare la strana “difesa”
dell’isola. Nami rimaneva sempre più allibita, quell’isola
era piena di sorprese. Non c’era nessun modo di entrare nel cuore del
villaggio, in quanto gli alberi erano disposti come una vera e propria
recinzione.
Sembravano
alberi così secchi e vecchi che spezzare i rami sarebbe stato
facilissimo, invece potevano rivelarsi trappole mortali. Le liane attaccavano
veloci e le punte erano taglienti come rasoi.
«Per
fortuna domani ce ne andremo.» concluse Robin mentre Chopper, ricevute le
provette, era corso nel suo studio per esaminarle.
Il cielo
cominciò pian piano ad incupirsi ed il grigio andava lasciando il posto
al nero della notte, ma non si poteva dire che fosse meglio. Non brillava
neanche una stella, era come se avessero coperto il cielo con una pezza
così scura che metteva paura.
Dopo la
cena e dopo esseri rimasti un po’ sulla nave a chiacchierare tutti
andarono nelle loro stanze per dormire.
Dalla
stanza dei ragazzi si sentiva un forte russare, cui contribuivano tutti, mentre
dalle ragazze c’era il massimo silenzio.
Poi dai
maschi si sentì un tonfo sordo, Rufy era scivolato dal letto.
Massaggiandosi
la testa stava per rimettersi nel letto quando sentì un rumore provenire
da fuori. Incuriosito uscì fuori e andò verso la parte centrale
del ponte.
Sentì
di nuovo il rumore, poi un’altra volta, poi una terza.
Scese
dalla nave, mentre ora oltre a rumore iniziò a sentire delle voci.
Come
to me. What's the news?
Here I'm still left lonely.
Le parole erano sussurrate
piano, lui non ne capiva il significato. Ma la prima parte “Come to
me” si ripeteva costantemente.
Senza accorgersene
proseguì verso gli alberi, attirato da quella voce. Era curioso di
sapere cosa fosse, visto che più vicino andava agli alberi più la
voce si sentiva distintamente.
Poi si fermò,
ricordandosi cosa era successo il pomeriggio.
Ora sentiva quelle parole
come se fossero cantate, una dolce nenia che non smetteva di invitarlo
dolcemente.
Rufy rimase lì ad
ascoltare quelle voci per almeno una buona mezz’ora finché non
trovò la forza per decidersi ad andarsene.
Poi un boato si diffuse
nell’isola, tutti i rami presero vita all’improvviso e si
agguantarono su Rufy che, assolutamente impreparato, fu fatto prigioniero delle
liane. Non lo ferivano ma l’avevano legato.
Rufy cominciò a
stare molto male e non riuscì ad usare i suoi poteri per liberarsi,
l’effetto del frutto del diavolo era svanito ed era debole.
In men che non si dica le
liane lo tirarono verso la foresta dove sparì, ormai svenuto. Non aveva
avuto neanche il tempo di urlare e nessuno dei suoi compagni si accorse della
sua assenza, se non il mattino dopo.
Il giorno seguente,
infatti, tutti i Mugiwara si accorsero subito dell’assenza del capitano.
Preoccupati cominciarono a setacciare la parte di isola che gli era concessa ma
ovviamente non trovarono nulla.
«Per
me Rufy è lì dentro. Non so come sia finito lì, ma lo
sento.» sussurrò Nami che continuava a fissare la foresta, temendo
per la vita di Rufy. Se era veramente in quel bosco, rischiava seriamente di
morire; a causa dell’effetto dell’agalmatolite diventava come un
comunissimo essere umano, anzi peggio in quanto perdeva tutte le forze.
I
ragazzi provarono nuovamente ad entrare nel bosco, ottenendo però i
medesimi risultati del giorno precedente.
Stavolta
però successe qualcosa di diverso, insieme agli altri, quel giorno si
avvicinò anche Nami. Non appena i suoi piedi arrivarono presso le liane
queste si ritrassero come impaurite; lei stupita continuò a camminare,
notando che gli alberi la facevano passare.
Subito
Zoro e Sanji tentarono di seguirla ma le piante cominciarono nuovamente a
colpirli, impedendogli di raggiungerla.
Nami
avanzava, finché le liane dietro di sé non si richiusero.
Era
sola. Dentro un bosco da cui non sarebbe stato facile uscire. La
priorità però, si ripeté mentalmente, era salvare Rufy.
Doveva
trovarlo a tutti i costi e salvarlo, doveva essere lei per una volta a
salvargli la vita. Non sapeva perché quell’isola fosse così
terribile, né perché Rufy fosse stato prigioniero. In
realtà non aveva neanche la certezza che Rufy fosse lì dentro, ma
quella sensazione di pericolo e paura, per lei, era più che sufficiente.
Il suo capitano era in pericolo. Lo sentiva
distintamente come i battiti del suo cuore accelerato dalla paura e come i suoi
respiri affannosi.
Ma,
stavolta, avrebbe potuto salvarlo lei. L’agalmatolite non aveva nessun
effetto su di lei, ma aveva il sospetto che quel minerale fosse la cosa meno
innocua di quel bosco. Le liane erano un’arma letale per lei, non ci
avrebbero messo niente per ucciderla, quindi non capiva perché fossero
così innocue e non l’avessero ancora attaccata; anzi, si
spostavano quasi ad invitarla a proseguire.
Ma nulla
l’avrebbe fermata.
O torno con Rufy o non torno più.
Fine
I° Capitolo.
Allora,
premetto che sarà una long-fic abbastanza breve (prevedo solo altri due
capitoli) e che è palesemente una Runami xD
E’
anche però una storia avventurosa, mista insieme a elementi un po’
(non dico addirittura horror) ma ecco soprannaturali!
Non si
capisce molto da questo primo capitolo e me ne rendo conto, però dagli
altri si capirà meglio la situazione. (Sì, ci metterò poco
a finirla perché ho già tutta l’idea in testa.)
L’idea
dell’essenza dell’agalmatolite mi è venuta come un flash, e
sì, credo sia una sciocchezza xD Ma vabbè è una fic,
usiamo la fantasia e poi nel mondo di OP tutto è possibile! *tentativo
di convincervi, cari lettori X°D*
In
quanto alle citazione, il titolo del capitolo è preso dalla canzone
“Io ti troverò” di Daniela Rando.
La frase
in corsivo che sente Rufy è effettivamente il verso di una canzone,
è “Ravenheart” degli Xandria. Canzone che userò
ancora nei prossimi capitoli.
**Mi
lasciate un commentino, vero?
Vero che
me lo lasciate?
Un
bacio, in ogni caso.
Marty De Nobili.