CAPITOLO
1
Sorriso
Era
estate. La scuola era finita.
Era
proprio quel giorno, che era iniziato tutto.
La
polaroid era carica, lei piena di entusiasmo. Le finestre della sua
camera illuminavano tutta la stanza, comprese le pareti piene di foto
della sua città.
Il
centro storico, le strade che portavano alla campagna, nature morte,
alberi, corsi d'acqua...
Oggi
aveva avuto il permesso di andare al Lago.
Il
Lago era...il Lago. Non aveva altro che quel nome, non aveva una
storia demografica. Perchè non era sempre stato
lì. Ma ci era
arrivato, di punto in bianco. Dal nulla.
Era
una cittadina tranquilla, nessun fiume vi scorreva attraverso. C'era
solo quel prato enorme al centro esatto della città, che si
snodava
in pendenza, portando ad un boschetto talmente fitto che nessuno era
mai riuscito ad entrarvi. Aveva una forte forma concava.
Ed
un
giorno, come si fosse infuriato, il cielo iniziò a piovere a
dirotto.
Piovve
per giorni e giorni, le vie di comunicazione vennero interrotte, gli
abitanti della città iniziarono ad avere paura. Ma come
arrivò, la
pioggià cessò
E
dove
prima si snodava il prato, vi era un lago. Talmente enorme che gli
abitanti se ne stupirono.
Un
prato che era si grande, ma non aveva mai dato l'impressione di
essere “così” grande.
Il
boschetto impenetrabile adesso era come rialzato su quel laghetto,
come un altare che veglia su delle rovine antiche.
Pioggie
torrenziali non erano più venute, ma il laghetto era rimasto
fermo
lì. Per un intero secolo.
Detta
in tutta sincerità...Mahel non credeva a quella specie di
leggenda
metropolitana.
Sua
madre la raccontava ridendo, romanzandola sempre un po' più
della
volta precendente. Non che potesse pretendere di meno da una
scrittrice di libri per ragazzi...
Per
quel che la riguardava, sapeva che tanti erano andati nel boschetto e
che avevano trovato una strana colonna in stile antico, rotta per
metà, con su delle strane incisioni.
E
lei
voleva fotografare quella colonna. Magari mettendola in un bel
contesto, visto che era circondata da alberi, inquadrandola mentre
era illuminata dai raggi sottili del sole.
Perchè
non vi era mai andata prima? Semplicemente perchè sua madre
glielo
aveva sempre impedito. Non tanto per cattiveria, quanto per via di
una specie di patto: fino al compimento dei suoi 16 anni, e fino a
quando non avesse superato almeno un corso di fotografia, ella non
poteva andare al Lago.
Mahel
sapeva che sua madre non le negava mai nulla, quindi pensò
che
quella era solo una sfida: dimostrami che ci tieni e ci potrai
andare. O meglio...questo aveva pensato.
Quindi,
durante l'anno scolastico, aveva cercato disperatamente un corso di
fotografia per esperti (in quanto il suo livello non era esattamente
quello di un principiante), aveva rinunciato a molti svaghi per
potervi partecipare e alla fine ce l'aveva fatta: era riuscita a
superarlo.
Quando
aveva portato a sua madre l'esito dell'esame, gonfia d'orgoglio, ella
le aveva sorriso teneramente e l'aveva letteralmente obbligata a fare
una fotografia degna di questo nome.
Mahel
aveva sorriso ed era corsa a prepararsi.
-Filtri...obiettivi...cavalletto...ok,
ho tutto- Mahel chiuse la borsa, pagata con i suoi sudati risparmi di
sedicenne giudiziosa, carezzando, prima di riporla, l'amata polaroid
che suo padre le aveva regalato prima di andarsene. Mahel la
carezzava e la baciava ogni volta che fotografava qualcosa,
sussurrando a suo padre qualche parola d'affetto.
-Toc
toc, si può?- la madre di Mahel entrò nella
stanza, sedendosi sul
letto piena d'entusiasmo -Ormai sono 4 anni che lotti con tutte le
tue forze per questa concessione, eh?-
-Ancora
non capisco perchè tu l'abbia fatto, ma...caspita, sono
troppo
felice!- Mahel alzò gli occhi verso la madre, soffiando sui
ciuffi
ribelli che le cadevano sopra il volto -Grazie per non avermi mai
dato vinto niente, mamma-
-Figurati,
è il mio ruolo- scherzò questa, assumendo una
posa raffinata -Se
solo avessi seguito le mie orme...-
-Ah
ha- la fermò Mahel, sollevando la borsa e assicurandosela
saldamente
alla spalla -Io ho seguito le orme di papà e sono fiera di
questo.
Se mai vorrò scrivere qualcosa, verrò da te, ma
fino ad allora...-
rise di quella risata innocente e deliziosa che solo una ragazzina
poteva avere.
Sua
madre adorava quella risata. Sorridendo di una dolcezza concessa solo
ad una mamma, carezzò la guancia della figlia -Sarebbe
orgoglioso di
te. Sei così bella Mahel...-
Mahel
arrossì -Si. Spero tanto che sia così...-
La
madre sospirò, cercandò di ricacciare indietro
quel magone allo
stomaco che non aveva ragione di esistere, in quel momento, e si
alzò
-Fai un buon lavoro. E ricorda che alle 8 si mangia, capito?-
Eccola,
la sua mammina apprensiva. Con un sorriso Mahel le offrì una
linguaccia, evitò il solletico con uno scatto sghembo e si
ritrovò
sulla porta -A stasera mamma!-
Mahel
non era un nome comune. Era un nome tipicamente fantasy, di quello
che solitamente si dà alle eroine di un racconto. E infatti
così
era.
Sua
madre, quella pazza della sua mamma, era una scrittrice di libri
fantasy. Conosciuta in tutto il paese, nonostante scrivesse sotto
pseudonimo, era una degli “idoli” delle sue
compagne di classe.
Tutte
conoscevano il mondo fiabesco di Gaia, un nome fin troppo comune per
un'ambientazione fantasy, ma più di tutto era famoso il
leggendario
“eroe” che Mahel odiava sentir rammentare dalle sue
compagne. Non
sapeva il suo nome, sia perchè nei libri non era
specificato, sia
perchè si era sempre rifiutata di leggere gli scritti di sua
madre,
ma conosceva bene la Sibilla che lo accompagnava con le sue
predizioni, Mahel appunto.
Peccato
che la “Mahel” di sua madre avesse un qualcosa come
200 anni e
avesse la bellezza di una rana in pensione.
Pensando
a questo, Mahel scoppiò in una risata rassegnata. Se sua
madre
l'aveva chiamata come quel personaggio, di certo doveva esserle molto
affezionata. Forse perchè il nome di quella Sibilla era
stato scelto
da suo padre...? Chissà.
Ma
pensandoci bene, lei non sentiva di avere con quel personaggio alcun
legame, nome a parte. Non sarebbe stata per niente la tipica
“eroina”: innanzitutto, era incapace di qualsiasi
azione
acrobatica. Non aveva coordinazione, non aveva agilità,
inciampava
molte volte sui suoi stessi piedi. Semmai sarebbe stata la perfetta
protagonista di un racconto comico, ma non di uno fantasy.
Per
continuare, non era bella. Era ordinaria. Ribelli capelli castani che
le arrivavano a metà schiena, sempre legati in una treccia
che non
riusciva ad arrivare neanche a metà giornata, occhi di uno
scialbo
verde bottiglia (notare bene: non smeraldo, bottiglia. Quel colore
che non sai mai se è verde, grigio oppure color poltiglia),
nascosti
perennemente dietro occhiali da vista spessi e scomodi.
Ma
era
magra. Ecco, forse per quello poteva definirsi fortunata.
Sua
madre aveva avuto la fortuna di una costituzione invidiabile:
mangiava tutto quello che si trovava sotto mano e non ingrassava mai,
neanche di un chilo. Era alta, magra e dalla postura elegante, e
Mahel aveva ereditato da lei questa conformazione fisica. Lunghe
gambe affusolate, mani dalle dita lunghe e curate, braccia forti ma
non grassoccie, un punto vita da vespa che molte amiche le
invidiavano. E poi un gran bel...beh, non è difficile
immaginare
cosa.
Purtroppo
aveva la brutta abitudine di nascondersi dietro vestiti slargati e
dalle forme più strane, perciò non si notava
molto la sua fisicità.
Ma per lei c'erano molte imperfezioni nel suo corpo, forse per via
della sua strana tendenza a farsi graffi e lividi nei modi
più
svariati.
Però
era dolce e riusciva a farsi apprezzare dalla maggior parte delle
persone che conosceva. E dopotutto non era quella la cosa
più
importante?
Lei
non era l'eroina di nessun racconto. Non credeva a queste cose.
E
pensando a questo, si ritrovo davanti al Lago.
Il
cielo era di quel colore celeste così splendente che le
metteva
sempre l'allegria. Il sole era caldo e piacevole, smorzato dal vento
fresco che sibilava fra le fronde degli alberi.
Un
parco era ciò che circondava quel Lago enorme dall'acqua
così
limpida da poterci guardare dentro. I bambini giocavano a pallone,
prendevano il sole sdraiati su asciugamani di spugna, stando bene
attenti a sistemarsi accanto agli alberi per quando il sole era
troppo forte, andavano in bicicletta sui dei sentieri sterrati
costruiti apposta per chi voleva godersi il paesaggio. Mahel sorrise
e si sedette su una delle panchine quasi a ridosso del lago, a
preparare l'attrezzatura.
Volgeva
lo sguardo a destra e sinistra, respirando appieno l'aria salubre di
quel paradiso cittadino, guardava l'acqua del Lago che risplendeva ai
raggi del sole, vedeva in lontananza il chiosco dei gelati dove i
bambini si fermavano a gruppetti; ancora più avanti i giochi
per
bambini, dallo scivolo alle corde; ancora più accanto, a
pochi metri
da un piccolo molo sul lago, una piccola casetta di legno. Era il
noleggio delle barche a remi.
Sistemato
tutto si alzò, scostandosi una foglia dai capelli,
salutò un paio
di bambini che le avevano rivolto un sorriso, e si incamminò
verso
il noleggio.
-Buongiorno
Walter- disse Mahel sorridendo, facendo capolino alla reception del
noleggio -Oggi come vanno gli affari?-
-Oh,
Mahel!- rispose l'uomo, dopo aver dato le chiavi del lucchetto di una
barca alla coppia davanti a lui -Ti vedo bene. Come stai? E la
mamma?-
-Tutto
bene, ti ringrazio- rispose la giovane, avvicinandosi di più
all'uomo e posando le braccia sul ripiano davanti alla reception
-Michael oggi non c'è?-
L'uomo
trafficò per un attimo tra i fogli della scrivania, porgendo
a Mahel
un mazzetto di chiavi -È andato a prendere dell'acqua. Oggi
fa molto
caldo-
-Già-
annuì Mahel, sistemandosi meglio la borsa sulla spalla
-Posso
aspettarlo?-
L'uomo
le sorrise -Certo, ti porto una sedia-
Da
quello che ricordava, Walter aveva sempre fatto parte della sua
famiglia.
Era
il
migliore amico di suo padre, suo padrino per giunta, e il figlio
andava nella sua stessa scuola. Era stato il primo a sapere del patto
con la madre, e l'unico adulto ad incitarla in quella specie di gara.
La adorava dal più profondo del suo cuore, in quanto era la
fotocopia sputata di quell'amico che, ormai, non era più con
loro.
Gli
stessi occhi di quel verde opaco, lo stesso viso piccolo e ovale, la
stessa incapacità in qualsiasi arte ginnica e la stessa
risata.
Dal
canto suo, Mahel considerava Walter una specie di zio.
Poiché sua
madre e suo padre non avevano fratelli, lei non aveva altri
“parenti”
e lo teneva in gran considerazione.
-Papà
al chiosco non avevano il caffè freddo, ti ho preso una
bottiglia
d'acqua, va bene lo stesso?- una voce maschile interruppe i pensieri
di Mahel, intenta ad osservare il lago.
-Ciao
Mick- scosse la testa, incrociando i suoi occhi -Bella giornata, eh?-
Michael
guardò la giovane, arrossendo un poco per via della sua
presenza
inaspettata. Poi si ricompose e le dedicò un sorriso -Mahel,
era
oggi?-
-Si,
era oggi- puntualizzò la giovane, alzandosi dalla sedia e
allungando
una banconota a suo padre -E visto che me lo hai promesso, mi devi
accompagnare-
Walter
prese la mano di Mahel e la spinse indietro -Niente soldi Mahel, oggi
offro io. Prendilo come un regalo-
Mahel
scosse la testa e allungò di nuovo la mano -Niente scherzi
Walter,
non se ne parla- inarcò le sopracciglia -Sai come mi ha
cresciuto la
mamma-
Walter
rise a quella risposta e accettò la banconota -La prossima
volta-
-Si,
la prossima volta- Mahel afferrò il braccio di Michael e
sorrise
-Andiamo, non vedo l'ora-
Mentre
i due ragazzi si allontanavano, Walter rise nel pensare che suo
figlio era innamorato perso di Mahel e non aveva il coraggio di
dirglielo. Mentre scuoteva la testa sperando che, almeno in
quell'occasione, suo figlio si decidesse a comportarsi da uomo, una
scritta sulla banconota attirò la sua attenzione. “Grazie
per il supporto zietto”
E
leggendolo, non potè fare a meno che sorridere.
-Mahel...-
Michael guardò la ragazza sporsi dalla barca, toccando la
superficie
fresca con le dita -Perchè fare la foto a quella colonna
è per te
così importante?-
Mahel
guardò per un attimo la sua immagine riflessa, per poi farla
increspare passandoci le dita sopra -Perchè è una
promessa fatta al
mio papà. Non posso infrangerla-
Michael
non aveva mai avuto il coraggio di domandarglielo. E forse sarebbe
stato meglio non chiederglielo mai. Ora vi era tra di loro quel
silenzio imbarazzante che lui odiava, perchè non riusciva a
non
pensare che quella ragazza lui l'amava.
E
quanto anche.
Adorava
i suoi capelli, che si sfilavano dalla treccia dopo appena 30 secondi
che era stata fatta, adorava la sua incapacità di camminare
senza
cadere, adorava il suo corpo minuto e leggero, che sembrava fatto
d'aria. Adorava quella risata argentea, così simile a quella
di un
uomo che aveva sempre invidiato.
Ricordava
bene suo padre. Era alto, bello e imbranato.
Era
un
fotografo, uno scultore ed un artista. Era nato per racchiudere la
bellezza del mondo dentro foto, sculture o anche quadri, famosi per
uno stile unico e delicato. Per lui l'arte era vita e la vita era
arte.
Era
capace di creare capolavori con una macchina fotografica, ma di non
saper fare uscire un caffè decente neanche con la
macchinetta
automatica. Poteva vincere concorsi a livello nazionale, ma non
sapeva fare 100 metri in corsa senza sbattere contro un albero, un
sacco o anche i lacci delle sue scarpe.
E
Mahel lo seguiva ovunque. Adorava andargli tra le braccia e vederlo
lavorare. Era stato lui a tramandarle il disgusto per le
attività
fisiche e l'amore per le fotografie.
Quando
venne a mancare, Mahel sprofondò in un baratro di
depressione e
pianto.
Niente
la confortava, piangeva sulla foto della sua famiglia unita e non
riusciva a farsene una ragione. Sua madre, al pari suo, perse per un
periodo la voglia di sorridere e fece di tutto per riportare sua
figlia almeno ad una parvenza di serenità. E ci
riuscì soltanto
donandole la macchina fotografica del padre. All'inizio Mahel non la
voleva, diceva che era un affrondo alla sua memoria, alle cose per
lui più importanti. Ma poi sua madre le mostrò
un'incisione
visibile sopra il cassetto che si apriva sulla pellicola. Neanche
molto nascosta, sembrava che quell'incisione fosse il nome della
macchina fotografica stessa.
E
quel
nome era Mahel.
-Michael-
esordì la giovane, distogliendolo da quei cupi pensieri -Non
ti
preoccupare, ok?-
-Ma
io...ecco, non avrei dovuto, io...-
-Non
pensare che soffra a parlare di mio padre- sorrise lei, cercando di
rincuorarlo -Se evito di rammentarlo così spesso
è solo per mia
madre. Lei piange ancora di nascosto, pensando a lui, penso che la
mia presenza non basti a confortarla-
-Mahel!-
strillò il ragazzo, mollando i remi per un secondo e
avvicinandosi
alla ragazza sbigottita davanti a lui -Non dire assurdità.
Tua madre
ti ADORA. Se non fosse stato per te, in tutti questi anni, lei...-
Mahel
prese la mano di Michael, stringendogliela. Lo sbeffeggiò
con una
linguaccia, cercando di sdrammatizzare -Tranquillo Michael, lo so-
Non
lo
poteva sopportare.
Odiava
essere il motivo per cui lei si annebbiava sempre. Odiava vederle
scomparire dal viso il suo sorriso sincero, al quale si sostituiva un
sorriso forzato e triste.
Però
subito lei se ne accorgeva, vedeva lo sguardo del ragazzo farsi cupo,
e cambiava. Ritornava sul suo volto un'espressione radiosa, sincera,
dolce.
-Non
è
morto nessuno, dai!- una pacca sulla spalla, un bel sorriso -Andiamo,
se sparisce la luce devo rimandare a domani la mia foto-
Michael
rimase qualche secondo immobile, cercando di capire cosa fosse
successo, poi si arrese, come sempre.
Quel
sorriso, tale e quale a quello dei suoi ricordi, era ciò che
lo
rincuorava più di qualsiasi altra cosa al mondo.
***
Non ho idea di come abbia fatto ad aggiornare così presto.
Ma ero così entusiasta e piena di voglia di fare,
perciò mi sono messa a scrivere e non ho smesso
finchè non era completo il capitolo. All'inizio il capitolo
dove avere un altro titolo e un altro finale. Poi ho deciso per farne 2
separati e qui ho solamente introdotto la vera vita di Mahel, la sua
famiglia e il suo più caro amico.
In realtà la storia è strutturata in un modo
"classico" per i fantasy moderni: il prologo è il "presente"
mentre la storia vera e propria è ambientata nel "passato".
Perciò da questo primo capitolo in poi, si
spiegherà il cosa ed il perchè si svolga
l'avvenimento del prologo. Sarà un percorso lungo e
faticoso...ma spero di portarlo a termine.
Ed ora, la parte che preferisco. i RINGRAZIAMENTI ai santi che hanno
deciso di commentare il prologo di questa storia!!!
Dark_Blame:
il tuo commento mi ha fatto un gran piacere. Sai, io scrivevo qua quasi
2 anni fa, poi ho smesso per motivi personali e di lavoro e solo adesso
ho ritrovato la voglia e la possibilità di scrivere. Il tuo
commento è stato uno sprono in più per
continuare. Ti posso solo dire che l'inizio è si una specie
di battaglia, ma mai quella che ti aspetteresti. Spero che continuerai
a leggermi e commentare, soprattutto perchè ho letto la tua
originale e sarei davvero molto onorata di avere una tua opinione ^^
LinusVanPelt:
ti ho COSTRETTO a leggere e commentare xD tu sei troppo buono con me.
Tranquillo topino, puoi anche dirmelo via msn cosa ne pensi di questa
mia storia ^^
Kuroshi Tsukishiro:
oddio O_O mi hai commentato O_O e tutte e due le storie O_O oddio
ç_____ç ti...ti...ti adoro!!! Puccio e
pucciosissimo, sei tra i primi posti in questo momento delle persone
che voglio coccolare e strizzacchiare!!! Scherzi a parte (no, non
scherzo sul fatto che ti voglio strizzacchiare) sei stato davvero molto
gentile a spendere qualche minuto del tuo tempo per commentare qualcosa
fatto da me ^^ non sai quanto mi hai commosso. Non mi aspettavo che
avrei ritrovato qualcuno disposto a seguirmi, perciò anche
solo vedere che la storia è stata letta mi rende piena di
gioia. Pensa a vederla tra quelle seguite o addirittura commentata! A
te un ringraziamento speciale, come a Dark_Blame, perchè
penso che i vostri stili siano assolutamente perfetti. Un bacio, spero
di rivederti al prossimo capitolo ^^
Fairy_chan88:
nee-chan...una volta era questo il tuo soprannome per me. Io penso
ancora a queste parole quando penso a te, perciò vedere che
mi hai lasciato un commento mi rende davvero tanto felice. Grazie, dal
più profondo del mio cuore.
fruttina89:
la tua e-mail mi ha reso davvero felice. Non era assolutamente
necessario che mi ringraziassi, perchè i miei complimenti
erano davvero meritatissimi. Sono davvero felice che persone del tuo
talento si siano soffermate sulla mia storia. Mi avete davvero fatto
felice. E tu, più di tutti, hai guadagnato uno spazietto nel
mio cuore ^^ (tranquilla, non sono una pazza...semplicemente io mi
affeziono ai commentatori xD se vedi il mio vecchio account e la mia
vecchia storia capirai xD)
Grazie mille a tutti i lettori che hanno anche solo letto la mia
storia. Un bacio e spero che continuerete a seguirmi =)
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