Oscar
fissava quelle spalle possenti fasciate dalla infida camicia che
morbida ricadeva per occultare alla sua vista i muscoli di quel corpo
magnifico e articolato, paragonabile a quello di un dio greco. L'uomo
in questione era troppo preso a svolgere delle abituali mansioni
nelle scuderie per rendersi conto dello sguardo insistente della
donna dai capelli d'oro che era pigramente seduta sul bordo della
fontana con un libro tra le mani. Libro che avrebbe voluto
leggere, ma la sua volontà era evaporata nel medesimo
istante in cui
il suo sguardo aveva incontrato la sagoma del bel ragazzo a pochi
passi da lei.
Andrè
sistemò anche l'ultimo cavallo prima di sospirare sollevato
di aver
terminato il proprio lavoro. Amava badare a quegli splendidi animali,
ma con quel caldo asfissiante era ancora più duro lavorare.
Si voltò
verso la fontana con uno sguardo indagatore e non appena notata la
sagoma di Oscar vi si diresse con passi lenti e tranquilli. La donna
quando se lo ritrovò davanti alzò lo sguardo dal
libro, che si era
imposta almeno di fingere di leggere, e lo puntò in quello
smeraldino di Andrè.
-Oscar.-
La
salutò allegro accennando un sorriso divertito prima di
chinarsi
verso la fontana a pescare dell'acqua con le mani a coppa
così da
potersi bagnare il collo e il viso in difesa contro quel caldo
sfinente. Una volta finito di bagnarsi sollevò le braccia al
cielo e
chiusi gli occhi si stiracchiò godendosi la forza del sole
in
contrasto con la freschezza dell'acqua che ancora gli impregnava il
corpo.
-Andrè.-
Mugugnò
Oscar in risposta che dal canto suo, tenendo saldamente il libro fra
le proprie mani, osservò piccole perle d'acqua scivolare
giù per
quel collo così possente e invitante per perdersi oltre lo
scollo
della camicia. Chiudendo gli occhi il percorso dell'impertinente
goccia continuava scivolando su quel pettorali scolpiti, assaporando
millimetro dopo millimetro quella pelle così liscia e calda,
fino ad
infrangersi contro la stoffa.
Riaprì
gli occhi venendo accecata dal sole e quando si abituò
nuovamente a
quella forza abbassò lo sguardo cercando nelle vicinanze la
sagoma
di Andrè. Non trovandolo più si
corrucciò: dove si era cacciato in
nemmeno un minuto?
Si
alzò in piedi avvertendo le gambe tremare leggermente per la
velocità con cui aveva agito e con un gesto rapido
poggiò il libro
sul bordo della fontana guardandosi attorno leggermente irritata.
Mosse alcuni passi verso la scuderia chiedendosi se fosse rientrato
lì per ultimare alcuni lavori e non appena fu vicina
avvertì dei
rumori provenire dall'interno. Inarcò un sopracciglio e si
affacciò
oltre la porta scrutando il buio che vi era all'interno. Tutto quello
che vide furono i cavalli e uno dei servitori che sistemava le ultime
attrezzature. Con un gemito di impazienza si voltò e
ripercorse i
propri passi riavvicinandosi alla fontana. Senza soffermarsi troppo a
pensare si diresse a grandi falcate all'interno del palazzo Jarjayes
e subito il fresco di quelle mura la colse rubandole un sospiro
sollevato.
Cosa
le prendeva? Perchè stava inseguendo Andrè? Una
volta trovato cosa
gli avrebbe detto? Che senso aveva tutto questo?
Prima
che riuscì a trovare una risposta per tutte queste logiche
domande
che le frullavano nella testa si diresse a grandi passi in cucina
spalancando la porta con un gesto rapido della mano. Lo
trovò lì,
in piedi poggiato contro il tavolo con una mela fra le mani. Quella
visione sortì l'effetto di una ventata calda e secca nella
gola di
Oscar, così arida che le strappò dal petto la
voce.
Le
gambe della biondina si mossero rapide mentre accompagnavano il corpo
della donna vicino a quello di Andrè. Non sapeva cosa, non
sapeva
per quale motivo ma sentiva il bisogno di quelle labbra. Le voleva
per se ad ogni costo, le pretendeva con la stessa violenza e la
stessa prepotenza con cui aveva desiderato da bambina avere una vita
normale come ogni ragazza.
Annegò
una mano nei capelli scuri e corti di Andrè senza concedersi
il
lusso di perdersi in quell'occhio smeraldino che la fissava
completamente stupefatto. Tirò il viso di lui verso il
proprio e
quando Andrè cedette la donna si alzò appena
sulle punte poggiando
le sue labbra contro quelle dell'uomo. La mano libera, che non era
annegata nei capelli castani di lui, si intrufolò
immediatamente
nello scollo della camicia carezzando quella pelle umida e calda,
bollente sotto al suo tocco.
Dopo
brevi istanti si trovò a ingaggiare una lotta prepotente e
sensuale
con la lingua di Andrè mentre la sua mano sempre
più avida aveva
aperto la camicia dell'uomo e ora vagava indisturbata prima sui
pettorali tesi, poi sugli addominali perfetti. Avvertì un
tonfo
piccolo e contenuto verso il basso e non le ci volle molto per
comprendere che si trattava della mela che poco prima Andrè
stava
mangiando, anche perchè pochi istanti dopo una mano di
Andrè si
poggiò sul suo fianco destro stringendolo con passione
mentre
l'altra era poggiata sul tavolo ancora intorpidita dallo stupore.
Le
sue labbra sapevano di fresco, di dolce, di mela e d'estate. Erano
calde, morbide e così invitanti che più di una
volta non si
trattenne dal mordicchiarle con dolcezza. Era persa, continuava ad
annegare nella perfezione di lui e del suo corpo chiedendosi come e
con quale coraggio si era potuta privare per così tanto
tempo di un
qualcosa di magnifico come quello.
Quando
si separò ansante da lui e avvertì il respiro
dell'uomo soffiarle
sul viso, un brivido caldo e violento le percorse la schiena
tramutandosi in una scarica adrenalinica non indifferente.
Intrecciò
la sua mano con quella dell'uomo e senza dire nulla si voltò
trascinandoselo dietro. Attraversò un corridoio che le parve
decisamente infinito e poi trovata la porta che cercava vi si
scagliò
contro aprendola con frenesia. Quando anche Andrè fu entrato
chiuse
a chiave la porta e si voltò verso l'uomo che in piedi al
centro
della stanza la guardava tra il perplesso e l'eccitato.
Si
avvicinò a lui e senza dire nulla lo privò,
gettandola a terra,
della sua camicia, ammirando alla luce tenue, che penetrava appena
dalle imposte chiuse per evitare di far entrare quell'atroce caldo
estivo anche in quella che era la stanza di Andrè, il petto
di
quest'ultimo. Vi posò le mani e mentre carezzava quel torace
scolpito si riappropriò delle sue labbra. Lo desiderava, lo
desiderava immensamente. Ne aveva un bisogno disperato, di lui e del
suo corpo. Voleva per se quei sorrisi, quegli sguardi, quella sua
gentilezza, quella sua dolcezza, la sua determinazione, voleva tutto
di lui. Lo voleva con tutta se stessa.
Andrè
rispose a quelle carezze con altrettante, più febbrili e
passionali
suscitando in breve i gemiti di Oscar mentre inspiegabilmente i loro
vestiti finivano al suolo e il corpo di Andrè tirava quello
di Oscar
senza violenza, ne prepotenza verso il letto.
La
biondina non si accorse nemmeno di essere finita stesa ormai nuda su
di lui. Troppo il ritmo serrato di quella loro sensuale danza di
movimenti, carezze, baci, sussurri. Troppa la prepotenza di quello
che sentiva, di quello di cui necessitava.
Desiderava
Andrè tanto da sentirsi male, desiderava Andrè
tanto da sentirsi
ardere, desiderava Andrè in ogni sua sfaccettatura e voleva
sentirlo
gemere in preda al piacere il suo nome.
Si
lasciò andare a quei baci sempre più avidi e
lunghi, tanto da
rubarle il fiato, ma non c'era modo migliore di impiegare quegli
attimi sospesi annegando fra le sue labbra. Avvertì i corpi
aderire
alla perfezione, la pelle calda di lui entrare in contatto con la
propria altrettanto bollente ormai totalmente preda delle proprie
emozioni. Percepì le labbra di lui sussurrare calde e intime
il suo
nome e improvvisamente il ponte gettato con il suo intimo diventare
solido. Lo strinse a se quasi cercando di poter essere assorbita da
quel corpo magnifico che lui le stava donando...
Oscar
spalancò gli occhi sussultando mentre il suo corpo si
fletteva teso
portandola seduta. Si guardò attorno spaesata avvertendo il
proprio
cuore battere a mille mentre il silenzio del palazzo Jarjayes era
rotto solo dal proprio respiro affannato. Posandosi istintivamente
una mano sul cuore si guardò attorno prendendo finalmente
contatto
con la realtà.
La
sua camera.
Cercò
segni evidenti di quello che aveva appena creduto di vivere. Un
sospiro le nacque nel petto sedando ogni sua febbrile agitazione e
placando quei battiti frenetici che vennero però presto
sostituiti
da una morsa profonda. Del suo sogno era scomparso tutto... eccetto
il desiderio che anche in quel preciso momento nutriva per
Andrè.
Lo
voleva, lo amava, ne era totalmente assuefatta.
Si
portò una mano sulla fronte stendendosi nuovamente, ignara
che
quello sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di sogni poco
casti nei riguardi del proprio ex-attendente.
HopelessGirl's
corner
Non
so nemmeno io stessa cosa sia questa cosa che mi è uscita in
un
pomeriggio come questo. Del resto mi serviva staccare un po' dal mio
progetto, per questo mi sono tuffata in un foglio di Word nuovo nuovo
cercando qualche spunto da cui partire. A voi i commenti al riguardo
e chiedo scusa per errori, ripetizioni o quant'altro. È una
sorta di
sfogo scritto in fretta nel poco tempo che ho a disposizione.
Un
ringraziamento che parte dal cuore per tutti coloro che hanno
commentato tutte le mie precedenti fanfiction, ovvero: Eau
Fraîche,
Porcellana, Critical e {this can't be healthy.
Un
bacio a tutte
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