2_Problemi di tipo demoniaco
2. Problemi di tipo demoniaco
«Sembra che ci sia un problema...».
William raddrizzò il busto e si sistemò gli occhiali sul naso, inarcando con perplessità le sopracciglia.
Grell rimase a fissarlo
qualche istante: non era cosa di tutti i giorni cogliere di sorpresa
William T. Spears, anzi, si poteva dire che era un evento più
unico che raro.
«Che genere di problema?» domandò, riposizionando le lenti.
Era un’azione che era
solito fare un migliaio di volte al giorno già nella norma, ma
nei momenti di disagio il numero moltiplicava quasi esponenzialmente,
come se ciò riuscisse in un certo senso a calmarlo.
Undertaker rise, facendo
accapponare ancora una volta la pelle a Grell, che spostò su di
lui gli occhi, confuso: se c’era un problema, un guaio di
qualsiasi tipo, perché si era preso il disturbo di andare a
riprenderlo mentre tornava nella loro dimensione?
Non riusciva a carpirne il motivo.
Il becchino si
avvicinò a Spears, poggiandogli le mani sulle spalle, quindi
allungò l’indice e il medio della destra e le mosse lungo
il suo petto elegantemente vestito, protendendo il viso verso il suo,
sorridendo.
«Due demoni stanno
creando un po’ troppo trambusto» esclamò, con quel
suo tono cantilenante e vagamente lugubre.
Risalì rapido il collo, fino a conficcare delicatamente la lunga unghia nera dell’indice nella guancia di William.
«Dovremmo ucciderli... ma sembra difficile al momento, purtroppo» continuò.
Will si sistemò gli occhiali.
«Possiamo andare a discutere i dettagli in separata sede» asserì.
«Come vuoi, ma deve
venire anche lui» disse l’altro, spostando il viso verso
Grell «Non vorrei mai che... un altro shinigami perisse in mia assenza».
Il tono lasciava bene
intendere che, se proprio doveva morire, lui voleva assistere alla
scena. Era abbastanza inquietante come volontà.
«Come desidera. Da
questa parte» affermò semplicemente William, voltandosi e
sottraendosi al contatto con lo shinigami dai capelli grigi, che si
accinse a seguirlo coprendosi la bocca con un’ampia manica,
emettendo una sinistra risatina nervosa.
«Sutcliff, anche tu».
Il richiamo di Will lo
raggiunse un istante prima che lo facesse la sua mano, che lo
arpionò per il cappotto e lo strattonò per un paio di
passi, convincendolo a seguirli con le buone, anziché essere
trascinato con le cattive.
Attraversarono una lunga
serie di ampi corridoi dal soffitto alto e arcuato, fino ad arrivare in
una sala col pavimento piastrellato a scacchiera e arredata
semplicemente con due divani rivestiti di pregiata stoffa viola, tra i
quali era situato un basso tavolino in legno scuro dalle zampe
finemente ed elegantemente lavorate.
«Wow... che lussi!» commentò lo shinigami in rosso, varcando per ultimo la soglia della stanza.
«Normalmente viene
utilizzata per i ricevimenti importanti, per cui non toccare
niente» lo ammonì immediatamente Spears, sistemandosi
ancora una volta gli occhiali.
«Che
antipatico...!» sbuffò Grell, indispettito, quindi si
avvicinò al divano dirimpetto a quello dove si era seduto
Undertaker, rimanendo però in piedi.
«Di che cosa voleva
discutere?» domandò William, ignorando lo sgradito
commento del sottoposto, concentrando tutta la propria attenzione sullo
shinigami leggendario che aveva innanzi.
Per tutta risposta, quello
rise ed estrasse a sorpresa una piccola ampolla di vetro, che gli
lanciò senza alcun preavviso e che, per un soffio, non
s’infranse al suolo.
«Uhm?» fece
Grell, sorpreso, accostandosi a Will per osservare l’oggetto:
all’interno vi era una gran quantità di polvere argentea
opalescente di una sinistra meraviglia.
«Cos’è...?» domandò, passando rapidamente gli occhi dal moro al becchino.
Quest’ultimo
lasciò che il sorriso di poco prima gli rimanesse in viso,
impeccabile e naturale, anche se nel parlare il tono divenne
improvvisamente più tagliente: «Davvero non lo sai?».
«Eh...?» fece per tutta risposta l’altro.
La sua attenzione venne
attirata da un improvviso fremito di William, che sembrava impiegare
ogni suo possibile sforzo nel placarlo, con ovvi scarsi risultati.
Grell poté giurare di non averlo mai visto così: le
spalle erano irrigidite da chissà quale sensazione a lui ignota,
la posa dura e l’intero corpo scosso da piccoli tremiti che
sembravano dovuti a spasmi nervosi.
William aveva qualcosa di
strano: la sua pacatezza era svanita persino dai suoi occhi, nei quali
adesso riusciva distintamente a leggere un peculiare terrore profondo e
intrinseco.
La sua mano stringeva
convulsamente l’ampolla e le sue iridi erano inchiodate al suo
contenuto, segno inequivocabile che era stata quella polverina a
scatenare tutta quella sequela di cambiamenti in lui.
Odiava ammetterlo, ma così faceva quasi paura.
«Will...?» lo chiamò, allontanandosi di mezzo passo «Che cos’è quella?».
«Queste... sono...»
«... le ceneri di uno
shinigami assassinato» completò per lui Undertaker, il
tono che aveva acquistato nuovamente quella sfumatura vagamente ilare
propria di lui.
Per un momento il cervello
di Grell si rifiutò di accettare la notizia, ergendo una
barriera mentale che lo schermasse da ciò, ma poi venne
letteralmente travolto dall’affermazione.
Era stato... ammazzato uno shinigami?
Sapeva per certo che la
loro era una razza longeva ed estremamente difficile da uccidere. Erano
quasi al pari degli angeli, gli Immortali.
Non esisteva arma tale da
ridurre in quel modo uno shinigami, ne era più che sicuro,
eppure quelle ceneri erano lì, davanti ai suoi occhi, racchiuse
in quella piccola, dannata ampolla che William pareva detestare e
temere con ardore indiscutibile.
«Qualcosa non va».
Fu quello l’unico
pensiero coerente che riuscì a formulare in quell’attimo
di surreale trance, dal quale si riprese l’istante successivo con
insolita forza.
«E io che cosa
c’entro in tutto questo?» esclamò, inspiegabilmente
indignato, mettendosi una mano sul petto e l’altra sul fianco,
fissando Undertaker in attesa di responso.
Il becchino era tranquillo,
placido quasi, comportamento alquanto inusuale data la circostanza, ma
decisamente nella norma considerato il soggetto dell’azione.
Quando questo rispose, lo fece con la sua voce lugubremente
cantilenante ed un sorriso divertito ad increspargli le labbra:
«Quello shinigami era l’incaricato a distruggere Sebastian
Michaelis. Raccapricciante come da carnefice si sia trasformato in
vittima, non trovi?».
Senza lasciar adito a
repliche, riprese: «È un vero peccato. Avrei tanto voluto
esser presente alla sua dipartita».
Perverso, sadico
divertimento il suo, eppure era così e lui non poteva far niente
più che star zitto e lasciarlo parlare: se si fosse azzardato a
ribattere qualcosa, Spears l’avrebbe fatto secco sul colpo.
«Non è possibile che un demone sia riuscito a fare questo» disse William, scuotendo appena l’ampolla, fissandola con disprezzo e odio crescenti.
Se non si fosse calmato,
avrebbe finito col perdere il senno. D’altro canto, Grell
riusciva un po’ a capire tutto quell’astio e
quell’incredulità: la loro razza era geneticamente
programmata - se così si poteva dire - per distruggere i demoni,
i quali non avevano alcuna possibilità di prevalere su di loro
con la loro sola forza.
I loro poteri erano
inferiori per natura a quelli degli shinigami, prescelti dal fato per
sistemare i disordini creati nel mondo umano ad opera dei loro
“nemici genetici”.
Undertaker tacque alcuni
istanti. In quel brevissimo lasso di tempo, Sutcliff notò che il
suo sorriso vacillò, per poi riacquisire concretezza.
«Lo sooo...!» esclamò, con un'inflessione vocale vagamente cantilenante ed eccitata «Ma non credete che possa esserci qualcosa che l’ha ucciso, aldilà del piccolo, docile signor Sebastian?» domandò.
Era un quesito retorico, però riuscì comunque ad instillare il dubbio nella mente di Spears.
«... c’è
qualcosa che può fare una cosa simile?» chiese William di
getto, visibilmente - e stranamente - stravolto.
«Io ancora non capisco perché avete coinvolto anche me! Sono oltretutto stato degradato, per cui queste questioni non dovrebbero essere di mia comp...»
«Grell... Sutcliff? Forse non mi hai sentito, prima?».
Con sua immensa sorpresa,
lo shinigami rosso si ritrovò il becchino esattamente davanti,
schiacciato contro il suo petto, il viso a pochissimi centimetri dal
proprio. Undertaker gli portò le mani sul viso, ghignando
divertito, quindi gli passò dolcemente un’unghia affilata
sulla guancia, scendendo fino sul collo.
«Sei un tipo interessante. Se proprio devi
morire, io voglio essere presente» il suo sorriso si
allargò «Vedere uno shinigami passare a miglior vita
è un evento più unico che raro... e non voglio perdermelo
di nuovo».
A quel “di
nuovo”, Grell giurò che i muscoli del suo viso si fossero
contratti impercettibilmente, come se avesse socchiuso momentaneamente
gli occhi - o avesse avuto un momentaneo spasmo nervoso.
La mano del suo interlocutore indugiò sul suo colletto.
«Inizio a pentirmi di
averti trascinato via: sarebbe stato un buon momento per cogliere il
meraviglioso e fugace attimo della tua morte...».
Il Demon Hunter gli prese
la mano e l’allontanò in malo modo, indietreggiando: non
gli piaceva la piega che aveva preso la conversazione.
«Io non morirò per te. Mettitelo bene in testa!» sbottò, stizzito.
«Se proprio devo, lo farò per Sebastian!» aggiunse subito tra sé.
«Che cosa... pensa che abbia fatto una cosa simile?».
L’intervento di
Spears salvò Grell da una nuova vicinanza ristretta con lo
shinigami leggendario, che si voltò verso il moro, abbandonando
ogni proposito di parlare con l’altro.
Si portò la mano
davanti alla bocca, aprendo le dita in modo che coprissero a tratti le
sue labbra, increspate dal solito ghigno malevolo e divertito:
«Non so... sarebbe più divertente se ve lo dicessi... o se
lasciassi a voi il compito di scoprirlo...?».
Sembrava stesse riflettendo ad alta voce.
Dondolava la testa
lentamente, seguendo un ritmo che riusciva ad udire solamente lui e di
tanto in tanto si passava le unghie sulle labbra. Era inquietante.
Infine, si fermò.
Il suo sorriso si allargò, mentre sentenziava: «Ho deciso. Non ve lo dico».
«Che co...?!»
esordì Sutcliff, indignato, ma il suo superiore allungò
una mano davanti al suo petto con il chiaro intento
d’interromperlo.
«No, Sutcliff» disse, senza alzare il viso dall’ampolla.
«Perché no,
Wiiill?» si lamentò l’altro, imbronciato: rifiutarsi
di fornire informazioni non li aiutava certo a migliorare la
situazione, anzi, avrebbe contribuito soltanto a far morire qualche
altro ignaro Hunter.
Spears non gli rispose.
«Tsk!»
sbuffò Grell, voltandosi e andandosene senza aggiungere altro:
tutta quella storia non era affar suo, in fin dei conti.
Non era un Demon Hunter di
grado abbastanza alto perché potesse riguardarlo; inoltre, non
voleva assumersi incarichi che lo avrebbero allontanato da Sebastian.
Percorse a ritroso la
sequela di corridoi che l’avevano condotto fino a quella stanza,
quindi uscì dalla biblioteca e, costeggiando l’edificio,
si diresse verso l’ala adibita a dormitorio, anche se, in
realtà, quello degli shinigami non era un vero e proprio sonno.
Quando chiudevano le
palpebre e si lasciavano vincere dalla stanchezza, si spogliavano del
guscio dei loro sensi e scivolavano in un oblio senza tempo né
spazio dal quale riemergevano obbligatoriamente dopo cinque ore, non un
minuto prima né dopo. Durante quel lasso di tempo, niente
avrebbe potuto rompere il loro riposo.
Inoltre, quel genere di
azione non doveva ripetersi puntualmente come per gli umani, che senza
il sonno non avrebbero potuto ripristinare la loro energia: dato che
possedevano per natura riserve energetiche molto ingenti, gli shinigami
“dormivano” solo se avevano necessità di recuperare
energia in fretta, in seguito ad una ferita o uno scontro
particolarmente violento, oppure - come nel caso di Grell - quando non
avevano niente di meglio da fare.
Lo shinigami varcò
la soglia del dormitorio con nonchalance, ritrovandosi nel piccolo
atrio principale dal quale, mediante una grande scala dorata, si
accedeva ai corridoi - posti ai piani superiori - sui quali si
affacciavano le varie stanze.
Nel camminare, il Demon
Hunter si prese la libertà di calcare i passi in maniera tale da
produrre - mediante i tacchi - il più alto livello di frastuono
possibile, come se ciò costituisse una sorta di sfogo per la
frustrazione residua della discussione.
«Tanto chi sta riposando non può sentirmi» pensò, avvicinandosi a grandi falcate alle scale.
Le salì a passo
spedito, quindi prese il quinto corridoio sulla destra, proseguendo
fino a fermarsi dinanzi alla porta di fondo, che aprì con un
gesto plateale ma carico di stizza.
Vi sparì all’interno, chiudendosi l’uscio alle spalle.
Rimase a contemplare la sua
stanza per alcuni minuti, letteralmente estasiato: le pareti rivestite
d’elegante broccato rosso, il medesimo colore del tappeto che
ricopriva ogni centimetro del pavimento. Diametralmente opposto alla
porta c’era il suo letto, un grande baldacchino a due piazze con
tendaggi, coperta e cuscini coordinati, ovviamente rossi.
Tutt’attorno c’era una folla di rozze bambole di pezza
mutilate d’un braccio o una gamba, qualcuna addirittura col
ventre aperto, dal quale fuoriusciva l’imbottitura. Quando si
annoiava, eviscerare le bambole diventava il suo passatempo preferito.
Posta contro la parete a
destra del letto c’era una specchiera in legno scuro sul cui
piano erano abbandonati disordinatamente spazzole ed oggetti per il
make-up. Di che colore?
Ovviamente, tutto rosso: la sua visuale del mondo era prettamente monocromatica.
Come tocco finale,
l’aria della stanza era permeata da un vago ma persistente odore
di sangue fresco, al di sotto del quale si percepiva l’effluvio
dei cosmetici.
Grell inspirò profondamente, allargando le braccia.
«Casa!»
esclamò semplicemente, proseguendo all’interno,
togliendosi il cappotto per gettarlo da un lato, quindi andare a
sedersi sul letto.
Vi prese posto e
accavallò frivolmente le gambe, accarezzando con disinteresse la
coperta, osservando i dintorni, per posare infine lo sguardo sulla
distesa di bambole ai suoi piedi.
Un sorriso carico di
sinistri significati si allargò sulle sue labbra, mentre si
chinava a raccogliere la sua bambola preferita, con la stessa
capigliatura di Sebastian e due bottoni rossi cuciti al posto degli
occhi. Se la rigirò tra le mani, osservandola, quindi se
l’avvicinò al viso e gli posò un bacio sulla fronte.
«Sebas-chan, tu non
sei cattivo, vero?» gli chiese, scuotendolo un po’, come se
avesse facoltà di parola «Non puoi aver ucciso uno
shinigami».
Se lo depose in grembo,
quindi prese un’altra bambola ed estrasse le sue forbicine, entro
i cui spazi appositi infilò malamente le dita, per poi
conficcarne violentemente la punta nel ventre del pupazzo, iniziando ad
aprirlo.
Inutile dire che ci si
divertiva troppo: la sensazione di poter decidere della
“vita” di qualcuno, anche se appartenente ad una
banalissima bambola, lo eccitava fuor di maniera.
A quel punto, ogni suo
proposito di “dormire” era andato a farsi benedire,
sostituito dal pressante bisogno di fare a pezzi quel giocattolo.
«È
così divertente! Però è un peccato che non
sanguini: sono certo che con un po’ di rosso sarebbe ancora
più bella» pensò, mentre passava a straziare il braccio destro.
La luna vermiglia aveva raggiunto il suo posto nell’infinito blu del cielo notturno degli shinigami.
La sua luce filtrava
attraverso una grande finestra, illuminando il profilo di un uomo
seduto su di una poltroncina, il busto storto, piegato verso il
bracciolo sinistro, dove era appoggiato il gomito del braccio che gli
reggeva il viso, le gambe accavallate spostate verso destra. Il buffo
cappello a cilindro che portava in testa gli ricadeva leggermente
spostato a causa della posizione ed i lunghi capelli, che alla luce del
giorno erano grigi, adesso avevano assunto riflessi rossastri.
La sua attenzione era tutta
concentrata su una semplice, banalissima piuma, che si girava e
rigirava tra l’indice ed il pollice. Ad un tratto, dalle sue
labbra, increspate in uno strano sorriso a metà tra il beffardo
e il divertito, gli sfuggì un ilare: «Le cose potrebbero
farsi interessanti...!».
Angolino autrice
Finalmente riesco ad aggiornare anche questa °-° be', che dire?
Stavolta, nonostante
tutto, penso di essere sfociata un po' nell'OOC -.-'' se non per tutti,
almeno per Undertaker X3 però lascio decidere al pubblico in tal
senso <3
Ringrazio profondamente Tensi e Sachi Mitsuki per le recensioni allo scorso capitolo e coloro che hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
|