Breve storiellina sconclusionata partorita per la
sfida
L'arte insidiosa della
bugia. Prima classificata, slice,
con L'età
dei perché. E siccome slice mi ha insegnato come
si mettono i link, mo' si becca la pubblicità (occulta ma
male occultata) xD No, a parte gli scherzi, è che la sua
storia è così
spudoratamente bellerrima (e spisciante di risate saltellose u.u) che
bisogna leggerla.
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Stupido
è chi lo
stupido fa
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Se c’era una cosa di cui Sakura era sempre andata fiera, era
il suo rendimento accademico.
Al di là della facilità con la quale riusciva a
memorizzare regole e precetti, non aveva mai avuto problemi
nell’apprendere la teoria di ogni tecnica che il maestro
Iruka sottoponeva alla classe, prima e meglio di chiunque altro.
Di chiunque altro tranne Sasuke, ad essere precisi.
E probabilmente anche di Shikamaru, ma il fatto che lui dormisse per
buona parte delle spiegazioni, alle volte le aveva fatto sorgere dei
seri dubbi sulle sue presunte capacità intellettive.
Fatto sta che, in ogni caso, Sakura rientrava nel novero di quelli che,
quando Iruka si ritrovava a spiegare un concetto per la terza, quarta,
quinta volta, cominciava seriamente a perdere interesse e vagare con lo
sguardo oltre la finestra – e non c’entrava nulla
il fatto che tra lei e la finestra ci fosse sempre stato seduto Sasuke
Uchiha, assolutamente.
Adesso che faceva parte della squadra sette, alle lezioni pazienti di
Iruka, si erano sostituite le annoiate spiegazioni di Kakashi che,
almeno a giudicare dalla faccia tra lo sconvolto e il basito assunta da
Naruto ogni volta che credeva di passare inosservato, davano sempre per
scontate un po’ troppe preconoscenze.
Questo, comunque, valeva unicamente per Naruto.
Non senza un certo orgoglio, lei non faceva alcuna fatica a capire il
maestro.
Come Sasuke.
« Bene, chiaro? » concluse Kakashi, alzando per un
istante gli occhi dal suo libro, che non aveva abbandonato neanche in
quel frangente.
In un riflesso condizionato, Sakura si voltò verso Naruto,
scoprendo che anche Sasuke aveva avuto il medesimo istinto, anche se
meglio mascherato da una rotazione della cervicale inferiore ai venti
gradi.
Naruto, seduto tra loro sul tronco, con un’espressione vacua
e dubbiosa – e se fosse stato possibile Sakura era quasi
certa che avrebbe potuto vedere un punto interrogativo
sconvolgentemente grande gravitargli sulla testa come un nuvolone
temporalesco – rimase senza parole per meno di un istante,
prima di saltare in piedi di scatto, come una cavalletta, e puntare
l’indice contro Kakashi.
« Certo che ho capito! Per chi diavolo mi avete preso?
E’ tutto perfettamente chiaro! »
L’affermazione, ad un tono di voce che fece scappare un
intero stormo di allodole dai rami dell’albero alle spalle di
Kakashi, fu accolta da un silenzio scettico.
Kakashi non replicò, preferendo schiarirsi la voce con un
breve verso roco.
« In ogni caso, se qualcuno
» sottolineò, con studiata noncuranza «
non dovesse aver capito tutto, sono certo che Sasuke o Sakura saranno
felicissimi di rispiegarglielo. »
Sakura trasalì, presagendo sventure e placcaggi da parte del
compagno scemo, e Sasuke rivolse al maestro un’occhiata che,
lungi dall’essere felicissima, poteva tranquillamente essere
interpretata se non come la minaccia di una morte lenta e dolorosa,
almeno come l’augurio di una lunga permanenza in un reparto
di terapia intensiva.
Naruto invece strabuzzò gli occhi, indignato.
« Loro?! E tu che ci stai a fare? »
ululò, agitandosi come fosse sui carboni ardenti.
« Si dà il caso che io abbia una missione, questo
pomeriggio. » spiegò Kakashi, annoiato.
« E sarebbe opportuno che voi tutti aveste ben chiara la
spiegazione entro domani. Perciò, Naruto, trova il sistema
per fare in modo che sia così. » concluse, una
mano a scompigliargli i capelli e il volto all’altezza di
quello dell’allievo, che però aveva preso a
fissare uno dei tronchi alla sua destra con offesa ostinazione.
Quando Kakashi fu sparito in una nube di fumo – ed il fatto
che avesse riaperto il suo libro, aveva fatto nascere in tutti loro il
serio dubbio che lui non avesse alcuna missione se non quella di
rileggere il tomo per la decimillesima volta – Naruto
soffiò forte dal naso, con palese astio.
Sasuke lo ignorò ed emise a sua volta uno sbuffo brevissimo,
quasi impercettibile, per poi alzarsi silenziosamente e lasciare Sakura
seduta da sola sul grosso tronco.
« Dove vai, Sasuke kun? » chiese lei, saltando su a
sua volta e ignorando i brontolii di Naruto, che si era perso a
mugugnare parole stizzose tra sé e sé.
« A casa. » ribatté lui.
Sakura si morse la lingua.
Un pomeriggio intero di libertà e lui se ne andava a casa.
Piantandola lì, sola con quel tardo di Naruto.
« Sakura chan… » cominciò il
tardo sottovoce, mentre lei era ancora impalata a fissare con titubanza
la schiena di Sasuke che spariva tra gli alberi.
Naruto si schiarì la voce.
« Sakura chan, non è che mi…
sì, insomma. Non è che mi rispiegheresti un
po’ di quella roba sui genjutsu? Perché non
è che il sensei sia stato proprio chiarissimo…
»
Meno di un secondo di silenzio, e poi Sakura si girò di
scatto, rivolgendogli per un istante uno sguardo luminoso di
comprensione, come se avesse appena realizzato qualcosa di
assolutamente brillante e geniale, che fece sorridere Naruto di gioia
ed incredulità assieme.
Espressione che fu prontamente sostituita da una smorfia delusa quando
lei lo stroncò di netto, con gli occhi colmi di una
determinazione di cui lui non riuscì a determinare
l’origine.
« Ora non posso Naruto. Chiedilo al sensei. » lo
liquidò, insensata, prima di voltargli le spalle e
scavalcare il tronco.
Neanche il tempo di mettere su un broncio, o almeno di farle notare
l’impraticabilità di quel consiglio frettoloso, e
lei era già sparita al seguito di Sasuke, lasciandolo
lì come un brocco.
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Naruto era un idiota tardo, ma ogni tanto aveva idee brillanti.
« Sasuke kun!
» urlò Sakura sventolando una mano,
quando ancora più di trenta metri la separavano dalla
schiena del compagno.
Lui parve sul punto di ignorarla, proseguendo dritto come se nulla
fosse, ma il fatto che un buon numero di passanti avesse preso a
guardare prima lui e poi la pazza urlante dai capelli rosa che
continuava ad invocare il suo nome, lo spinse, se non a fermarsi del
tutto, almeno a rallentare l’andatura.
« Sasuke kun! » tossì Sakura, non appena
l’ebbe raggiunto. Lui le rivolse una breve occhiata di
sfuggita, come a comunicarle che, suo malgrado, aveva preso atto
dell’infausta presenza alle sue calcagna, ma
continuò a camminare, impedendo a Sakura di fermarsi ad
ansimare in ginocchio come lei avrebbe fortemente desiderato, in barba
al decoro e al fatto che si trovava in mezzo alla strada e,
soprattutto, al suo cospetto.
« Sasuke kun. » ripeté per
l’ennesima volta, quando ebbe riacquistato un poco di fiato.
« Io, ecco… mi chiedevo… »
boccheggiò, sentendosi particolarmente stupida, incapace di
articolare suoni come una trota nello stagno. Si schiarì la
gola, accordando il passo al suo.
Lui la spiò di sottecchi, seccato, in un chiaro invito a
parlare alla svelta o a togliersi dalle scatole entro i seguenti due
nanosecondi.
Sakura deglutì, decisa.
« Io mi chiedevo se, ecco… se potessi aiutarmi con
la spiegazione di oggi. Non… non ho capito assolutamente
nulla, sai. Kakashi sensei alle volte parla in modo veramente troppo
complicato. » spiegò, rapida, la voce forse un
po’ troppo acuta.
Sasuke sollevò cautamente un sopracciglio, dubbioso.
« Tu non hai capito nulla? » chiese, il tono neutro
lievemente più vitale del consueto.
Sakura annuì vigorosamente.
« Sempre se non è un problema, certo. »
aggiunse poi, pentendosene subito dopo, dato che, conoscendolo, Sasuke
non avrebbe avuto alcuna remora nell’affermare che
sì, era un problema ed una seccatura infinita.
Sasuke l’esaminò in volto per qualche secondo, con
una certa curiosità inespressa.
« D’accordo. Ma diamoci una mossa. »
Era stato uno sbuffo, neanche troppo vagamente scocciato, ma alle
orecchie di Sakura suonò come una proposta di matrimonio
comprensiva di anello e putti volanti.
La vera Sakura esultò trionfante nella sua scatola cranica,
mentre un sorriso luminoso, persino un po’ ebete nella sua
sincera schiettezza, le si accendeva sulla faccia causando
l’ulteriore levitazione del sopracciglio sinistro di Sasuke.
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Che importava di come contrastare un genjutsu di base?
Le era chiaro fin dai tempi dell’accademia, ma era inebriante
sentirlo dalla voce bassa di Sasuke, che articolava le parole con calma
e fretta assieme. Con calma per assicurarsi che lei capisse, di fretta
per potersene andare alla svelta.
Ma l’ultimo era solo un irrilevante dettaglio rispetto alla
realtà dei fatti: lei, Sakura Haruno, era seduta su di una
panchina, le gambe accavallate ed un rotolo aperto sulle ginocchia, in
una delle piazzole secondarie del villaggio, sola – sola! Niente dobe,
niente sensei maniaco! – con Sasuke Uchiha.
« Mi stai ascoltando? » chiese una voce, seccata.
Sakura trasalì, facendosi quasi cadere il rotolo dalle mani.
« C-certo, Sasuke kun. » balbettò,
tentando di umettarsi le labbra, nonostante avesse la salivazione a
zero.
Non aveva sentito una parola.
Lui stava parlando da più dieci minuti e lei, approfittando
della rara grazia di poter sentire la sua voce così a lungo
senza che lui fosse sottoposto ad una qualche tortura –
perché frequentandolo si era convinta che non esistesse
alcun altro modo per cavargli di bocca un discorso intero –
si era persa nei suoi pensieri, senza prestare la minima attenzione al
contenuto della spiegazione.
Deglutì, a secco.
« Lo trovo molto interessante, non mi sarei dovuta distrarre
a guardare le farfalle, mentre il sensei parlava. »
ridacchiò, nervosa « Te l’ho detto, alle
volte Kakashi sensei ha una voce così monotona che perdo il
filo… penso che le tue spiegazioni siano molto
più coinvolgenti delle sue, Sasuke kun. »
blaterò, cercando di riempire il vuoto
dell’imbarazzo con un fiume di parole.
« Non avevi detto di aver seguito la spiegazione e non aver
capito nulla? » la interruppe Sasuke, secco, prima che lei si
abbandonasse ad un ulteriore, gratuito elogio non richiesto alla sua
persona.
Sakura sollevò la testa di scatto, nel panico.
Aprì la bocca una volta, ma davanti
all’espressione, se non propriamente arrabbiata, almeno
enormemente scocciata di lui, non riuscì a far altro che
richiuderla, trattenendosi a stento dal mordersi la lingua.
Quando lei non riuscì più a sostenere il suo
sguardo e invece chinò il capo, rossa in viso – e
che la vera Sakura continuasse a gridarle nella testa di essere
un’idiota senza speranze né precedenti nella
storia dell’umanità non era particolarmente
d’aiuto - Sasuke si alzò dalla panchina, infilando
svelto le mani nelle tasche.
« La prossima volta che ti salta in testa di fingerti
stupida, fai pure. Ma non venire a sprecare il mio tempo.
» l’apostrofò, diretto e brutale, prima
di darle le spalle con decisione.
A Sakura non venne neanche in mente di provare a richiamarlo, e si
limitò a guardarlo sparire in un vicolo, con un sospiro
frustrato.
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Scontrarsi con Naruto lungo la strada aveva causato non solo lo scomodo
impatto del povero sedere di Sakura sul selciato, ma anche, se
possibile, un aumento esponenziale del suo malumore.
« Uh, scusa Sakura chan, non ti avevo vista! »
« E quando mai vedi qualcosa, razza di idiota? Guarda dove
vai quando cammini! » gli ringhiò contro, mentre
si tastava il fondoschiena con cautela.
Naruto ignorò il suo tono tutt’altro che
amichevole – come sempre – rivolgendole un sorriso
a trentadue denti ed offrendole una mano.
Sakura accettò, scontrosa, e si lasciò aiutare a
tornare in una più dignitosa posizione eretta.
« Se ci siamo scontrati così deve essere destino!
Usciamo insieme? »
Naruto fu zittito con un pugno deciso.
« D’accordo… come non detto, Sakura
chan. » sospirò, quando ebbe riacquistato parte
della sensibilità facciale. « Ma almeno me la
spieghi quella roba sui genjutsu? Per piacere? » aggiunse, le
mani giunte, piazzandosi proprio davanti alla sua faccia.
Sakura roteò gli occhi all’indietro.
« Possibile che tu sia così stupido? Non
c’è niente di difficile… » ma
si perse a metà frase, realizzando d’improvviso un
dettaglio a cui non aveva fatto alcun caso.
« Ha detto fingerti.
» esalò, quasi isterica, mentre la fronte di
Naruto si corrugava in maniera preoccupante persino per i suoi standard
di dubbiosità. Lei non se ne curò, aprendosi
invece in un sorriso che non ebbe altro effetto se non quello di far
preoccupare maggiormente il jinchuuriki per la sanità
mentale della compagna.
« Ha detto “la prossima volta che ti salta in testa
di fingerti
stupida”, quindi non pensa che io sia stupida!
»
« Sakura chan, ma di chi stiamo parlando? »
articolò Naruto, e la sua voce giunse come un’eco
lontana alle orecchie di Sakura, che ormai pareva galleggiare in
un’inspiegabile bolla di contentezza.
Gli voltò le spalle, facendosi scappare una risatina, e si
avviò a passo allegro verso casa, i capelli lunghi a
saltellarle sulle spalle.
Naruto restò impalato in stato quasi catatonico, a fissare
il rosa delle ciocche, finché lei non fu scomparsa alla
vista.
Si riscosse solo quando un tale, che portava a braccio un pacco
così grande da coprirgli l’intera visuale, quasi
lo travolse.
Decise di spostarsi rasente il muro, ma non poté far a meno
di grattarsi la nuca e sbirciarsi alle spalle, perplesso, prima che lo
cogliesse la folgorante, terribile realizzazione che, qualunque cosa
fosse successa a Sakura, lui non aveva ancora la minima idea di come si
facesse ad annullare un genjutsu di base.
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Nda
Lo so che come contrastare genjutsu (eh, più precisamente lo
sharingan, ma vabbè u__u') lo spiega la vecchia Chiyo nei
pressi del numero ventotto, ma mi serviva un argomento qualsiasi e non
mi è venuto nulla di meglio.
Il titolo è una frase di Forrest Gump, che
è un bellissimo film che con questa cosa non c'entra un
fischio. Anche la trama in linea di masima è di Aya88 e di
storyteller lover, perché sono loro che hanno messo su il
bando per la sfida... quindi praticamente qua io ci ho messo solo la
pena di
ticchettare sui tasti. A riprova del fatto che sono una persona inutile.
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