Phoenix,
Arizona. Ai giorni nostri.
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vocale de Chatel-Argent dot com. S'il vous
plaît choisissez votre
langue.
Daniel Freeland
impostò la
propria lingua madre.
“Per
favore, impostate ora
la data di prenotazione della vostra conferenza d’affari, quindi pronunciate la parola
conference”.
La gradevole
voce
femminile attese un istante, quindi proseguì con la stessa
asettica cordialità:
“Se
preferite trascorrere
un romantico week end cullati da ogni comfort, in
un’atmosfera senza eguali, con
personale di servizio altamente qualificato a vostra sola disposizione,
ripetete
week end. Se invece gradite
prenotare
il castello per una festa privata, scandite la parola party.”
La pausa che
seguì fu
leggermente più lunga e quando riprese, la voce elettronica
completò il suo
annuncio leggendo il resto della comunicazione molto velocemente:
“Per
le prenotazioni di
una settimana oppure oltre o per i viaggi di nozze, vi chiediamo
cortesemente
di consultare prima le nostre offerte speciali e inviare una mail al
contatto
evidenziato sullo schermo. Se preferite, potete contattarci al numero
verde
otto, uno, otto, sei...”
L’idea
era di qualche
settimana prima, ma solo ora Daniel aveva trovato qualche minuto da
dedicare ad
altro che non fosse lavoro o Ian Maayrkas. Né, aveva trovato
il tempo di
accennare qualcosa a Jodie Carson, sua moglie.
Chi avrebbe mai
immaginato che il castello di Chatel-Argent non solo esistesse ancora,
ma come
i castelli medievali sulla Loira era stato completamente ristrutturato
e adesso
era in grado di ospitare eventi internazionali, congressi, feste
private e
anniversari.
Daniel scelse da
un
ricco menù a tendina l’opzione photogallery
e con estrema curiosità si dilungò tra
le numerose fotografie che ritraevano
il castello dalle angolature più suggestive. Rivedere in
quelle immagini
Chatel-Argent fu un’emozione sorprendente e ben presto fu
sopraffatto dal
desiderio di tornarci.
Il
castello attuale era cambiato molto dal
vecchio Chatel-Argent del XIII secolo che lui ben conosceva e tra i
discutibili
cambiamenti portati alla costruzione originale, un particolare
attirò subito la
sua attenzione: un’ala del castello, a vedere la galleria
fotografica del sito,
era stata riservata ad un eccentrico museo. Con ogni
probabilità vi erano
conservati manufatti che avrebbero fatto impazzire Ian.
Daniel
si sorprese a chiedersi, ghignando tra sé,
se qualcuno stesse pagando l’affitto a Ian per il suo castello.
Oggi. Saint
Gilles, Canada.
Alla fine Daniel
aveva dovuto
ammetterlo, dopo aver discusso e ridiscusso a lungo insieme su quanto
Ty
pretendeva di scoperto con le sue ultime ricerche: il Falco d'Argento
altro non
era che un ragazzo come loro nato nel presente, che Hyperversum aveva
prodigiosamente trasportato nel XIII secolo.
E lui non si era
accorto mai di
nulla!
Ma quella era
un'altra tessera che
mancava al suo mosaico e adesso si incastrava perfettamente con la sua
teoria,
o pazzia come invece preferibilmente la chiamava
Daniel.
“Ma
perchè Ian? Perchè io? Perchè
nessun altro?“ Le domande su Hyperversum l'avevano
ossessionato fin da quando
Daniel l'aveva riportato dal XIII secolo a casa sua nel presente,
salvandogli
la vita, dopo che era stato avvelenato dai complici del barone Adolphe
de Gant.
In cambio, per
giustificare quei
sintomi da avvelenamento mortale che solo la medicina moderna aveva
potuto
guarire, si era addossato una tutto sommato accettabile fama di
tossicodipendente da droghe leggere e altre sostanze che i medici
avevano
catalogato come non ordinarie. In fondo, aver salva la pelle dopo
quell'avventura, era stato un miracolo.
Ok, sua madre ne
pensava tutto
l'opposto, ma per Ty anche quello era un effetto collaterale che poteva
sopportare: con sua madre i rapporti non erano idilliaci prima e non
erano
perfetti adesso, sebbene in cuor suo e lui lo sapeva, lei gli voleva lo
stesso
bene di sempre.
Le sue ricerche
da allora, condotte
con una abnegazione
che lui stesso non
si riconosceva, lo avevano portato ad alcune conclusioni incredibili.
Ma più si
faceva le stesse domande “Perchè
Ian?
Perchè io? Perchè nessun altro?“
più si dava le stesse risposte.
Perchè,
si chiedeva, in nessun posto,
in nessun libro, in nessun codice dell'epoca, aveva trovato la data di
morte di
Jean Marc de Ponthieu e di molti dei suoi primogeniti in linea di
successione
diretta?
Alcuni
manoscritti si perdevano in
dettagli sulla vita di molti dei suoi discendenti e poi il nulla
riguardo la
loro fine. Nemmeno una data. Spariti.
Lui stesso,
Thierry Ponthieu - e la
cosa lo terrorizzava e lo affascinava irresistibilmente - era legato da
una
parentela lontanissima nel tempo eppure innegabile col Falco d'Argento.
Quale
sarebbe stato il suo destino?
Sentiva che solo
Daniel poteva
aiutarlo a risolvere del tutto questo enigma. Doveva
tornare nel Medioevo.
“Ma’?
Ehi, mi senti?“ Lei si trovava
in cucina intenta a cucinare qualcosa di vegetale e poco calorico che
il suo
fegato malandato e convalescente fosse in grado sopportare, mentre Ty
lui era
in camera sua, sdraiato sul letto davanti all’immenso poster
dei
Guns&Roses. Eppure preferiva parlarle nuovamente della sua
intenzione di
partire la settimana successiva per gli States senza doverne affrontare
direttamente gli sguardi di fuoco.
“Allora,
tra qualche giorno preparo
le mie cose per partire, te l'avevo già detto, no?”
Carol
trasalì temendo di nuovo il peggio, dopo
la sparizione del figlio di pochi mesi prima.
“Come
ti dicevo, non so quanto starò
via, ma non preoccuparti stavolta, prometto che ti chiamerò
almeno un giorno sì
e uno no e poi dai… vado a stare da Daniel! Di lui ti fidi,
no?”
Carol si
sentì sollevata a sentire il
nome di quel ragazzo americano così serio e coscienzioso che
si era tanto
preoccupato per suo figlio durante quella che lei credeva una fuga con
quei
disgraziati dei suoi amici tossici.
Se solo Ty
potesse assomigliare di
più a Daniel,
sospirò. Lei sapeva che mai Daniel avrebbe dato un simile
dispiacere ai genitori,
entrando in quei giri di amicizie pericolose in cui si era cacciato il
suo Ty.
“Mi
chiamerai tutti i giorni, non uno
di meno“ pretese invece e poi, non potendo più
resistere, “e cerca di imparare
come ci si comporta da Daniel, è così un bravo
ragazzo!”
Ty sorrise
dentro di sé: sua madre
non sospettava nemmeno quanto quel bravo ragazzo
avesse persino più
talento di lui nello sparire e nel cacciarsi nei guai fino al collo.
***
“
Basta Skip! Dannazione, adesso
basta!
Chi lo
può dire, forse anche lui
sentiva aria di festa.
“Bel
modo di svegliarmi, accidenti,
mi hai quasi già lavato la faccia!“
Daniel si
contrasse in una smorfia di
disgusto sentendo la sua faccia completamente umida e cercò
invano l'orologio
sul comodino, doveva essere tardi comunque: Jodie doveva essere
già a lavoro
per il turno di sabato e Skip saltava e scendeva giù dal
letto in
continuazione, scodinzolando a più non posso.
Ancora con la
mente annebbiata dal
sonno, senza decidersi ad alzarsi completamente, Daniel si
soffermò ad
osservare distrattamente il cucciolo che tra un salto e l'altro,
masticava con
aria soddisfatta ora i bordi delle coperte ora le graziose ciabattine
rosa di
peluche di Jodie.
Fu
all'improvviso che gli tornò in
mente la telefonata della sera prima di Ty e gli stessi brividi che
aveva sentito
mentre il ragazzo gli accennava le sue teorie lo scossero ancora una
volta,
svegliandolo più di una doccia gelata.
Lui aveva
cercato le risposte a
quelle stesse domande di certo non con meno impegno di Ty,
scandagliando
minuziosamente ogni riga di codice del gioco, esaminando le connessioni
di
rete, i server su cui si appoggiava la community per giocare online,
qualunque
componente hardware o software che riguardasse Hyperversum, aveva
dedicato a
quella ricerca i suoi studi universitari e persino il suo lavoro
attuale di
ricercatore. Ty invece era partito da tutt'altri presupposti.
“E'
una pazzia!” quasi gridò
involontariamente all'indirizzo di Skip che ricambiò
allarmato il suo sguardo,
immobilizzandosi e abbassando
goffamente
le orecchie. Eppure quel ragazzo forse ha trovato la chiave di tutto,
forse ha
ragione, non può essere solo una coincidenza!
E come se non
bastasse - si ricordò
subito con smisurato rammarico
- i giorni passano e io non ho ancora idea di come fare a portare qui
Ian e
Isabeau!
Skip
abbaiò, manifestando il suo incondizionato
assenso a qualsiasi cosa il padrone gli avesse prima urlato contro, pur
di
avere presto la sua ciotola di latte e i suoi croccantini di pollo.
Daniel
si incamminò proprio verso la cucina
subito seguito dal cucciolo, ma l'urgenza che gli saturava ogni
pensiero era di
dover trovare una soluzione al problema che l’aveva assillato
ininterrottamente
negli ultimi mesi.
Si
fermò quasi subito davanti allo specchio
della sua camera da letto, soltanto per avere conferma, guardandosi in
volto,
che avrebbe avuto ancora bisogno di dormire e che il tempo non gli
bastava mai
dopo il lavoro.
Questa
volta però, testone che non sei altro -
annunciò a se stesso - troverai
come portare tutti e due nel
presente. Glielo devi, dannazione, dopo tutto quello che lui ha fatto
per te.
Devi portarlo
via da lì, lui e la sua
famiglia! Soprattutto adesso che non ha più nessun motivo
per restare, dopo
che..., lo stomaco gli si strinse al solo pensiero di quanto il suo
amico
stesse soffrendo e completò la frase solo mentalmente, ...Ponthieu
lo ha
ripudiato, dopo avermi visto sparire – chissà con
quale stregoneria, crede lui
– insieme
a Ty.
Ma presto si
sarebbero rivisti
ancora, cosa aveva detto Ian?
“Fatti trovare a Chatel-Argent il giorno della
nascita del mio
secondogenito Michel, la data la conosci.”
Sì,
lui non avrebbe mai abbandonato
Ian al suo destino. E quando fosse giunto il momento di tornare da Ian,
lo
avrebbe sorpreso con la notizia che sapeva come fare per portare la sua
famiglia
con sé nel presente. Hyperversum era imprevedibile, ma se
c’era una cosa che
Daniel aveva compreso di quel gioco, era che niente era impossibile.
Skip,
intuendo che il padrone si era di nuovo
distratto, abbaiò di nuovo.
***
Dopo aver
servito distrattamente il
pasto a Skip, non fece in tempo a preparare la sua colazione, che
sentì suonare
alla porta.
Sperò
che fosse il corriere col
materiale che aveva ordinato quasi due settimane prima e che sperava
potesse
aiutarlo a trovare la soluzione al problema di Ian, così
restò quasi deluso
quando si ritrovò davanti Jodie.
“Ma
non dovevi essere al lavoro,
questa mattina?”
Jodie lo
guardò con un’espressione
paziente e rassegnata, prima di entrare in casa, lasciare sul pavimento
davanti
all’ingresso due pesanti borse della spesa e ricordargli che
il turno di sabato
iniziava il pomeriggio ma che “qualcuno doveva pur sempre
andare al supermercato
se volevano mangiare ogni giorno, no?”
“Alex?
Dorme ancora?” volle subito
dopo sapere lei.
Daniel
annuì con un cenno del capo,
l’angioletto di nemmeno quattro mesi riposava serenamente
dentro la culla nella
sua camera, tranquilla – rimuginò il ragazzo
– come Skip non avrebbe mai potuto
essere, nemmeno sotto l’effetto di molti sedativi. Jodie si
affacciò nella
stanza di Alex per recapitarle un bacio e contemplarla per qualche
istante.
Sentiva il bisogno incontrollabile di guardarla a intervalli regolari
anche
quando era occupata con i mestieri di casa o guardava la
tivù e naturalmente non
appena rientrava a casa, anche se si era allontanata solo per gettare
il sacco
con l’immondizia. Ancora non credeva di essere la mamma di
quella serafica e
paffuta creatura. E ogni volta che i suoi occhi si distendevano su di
lei, si
sentiva colmare il petto da una sensazione di tenerezza così
forte da sembrarle
quasi dolorosa.
L’urlo
che arrivò qualche istante
dopo, non giunse inatteso alle orecchie di Daniel e lo sentì
non appena Jodie
entrò nella camera da letto per cambiarsi. Quel giorno,
infatti, non aveva
avuto la prontezza di fermare Skip prima che cercasse come ogni mattina
di fare
colazione con le pantofole Hello Kitty della moglie.
“DANIEL!
Accidenti, lo sai che se non
gli dai subito da mangiare se la prende con le mie cose!” lo
rimproverò con un
tono di voce subito soffocato dal timore di svegliare
l’angioletto nell’altra
stanza.
Il secondo urlo
arrivò invece
inaspettato. Lo raggiunse non appena Jodie arrivò in cucina
e notò che al posto
della ciotola, Daniel aveva servito la scatoletta di Skip dentro il
piatto che
avrebbe dovuto usare lui per la colazione.
“Bene,
non importa.. non importa
tesoro”, gli annunciò con uno sguardo che non
ammetteva repliche, “vorrà dire
che oggi pranzerai tu nella ciotola
di Skip!”
Daniel sapeva
che non scherzava.
“Scusa
Jodie, scusami tanto... non ci
sono proprio più con la testa... Poi ieri la telefonata di
Ty... e io che penso
giorno e notte a quel problema da settimane e non ho trovato ancora
nessuna
soluzione. E se non riuscirò io non ci riuscirà
nessun altro e la vita di Ian
sarà distrutta e…”
“Ehi...”
gli impedì di continuare
Jodie, mentre l’irritazione di poco prima
l’abbandonava e scrutava suo marito
con apprensione e affetto. “Su,
calmati
adesso. So quanto ci tieni ad aiutare Ian e spiace tantissimo anche a
me per la
situazione sua e di Isabeau. Ho promesso di aiutarti, no? Ma se non ti
riposi
un po’ non sarai certo di aiuto a qualcuno in queste
condizioni”.
Daniel non
poté che annuire
sconsolato.
“Se
Ian può andare avanti e indietro,
perché non potrebbe farlo anche Isabeau? Una soluzione ci
dovrà pur essere!”
“Lo
so, io lo so che c’è, con Hyperversum
tutto sembra possibile... il problema è che ragiona e
funziona solo come piace
e pare a lui, maledetto
gioco!”
imprecò Daniel, “alla fine mi sfugge sempre
qualcosa…”
“Però
qualche progresso l’abbiamo
fatto, no? Abbiamo capito cosa ci serve: innanzitutto un modo per
aggiungere
Isabeau alla partita tra i giocatori attivi e poi un modo
per…”
“Un
momento, cosa...” Daniel si voltò
di scatto verso la moglie. “Cosa hai detto?”
Jodie lo
osservò ancora una volta con
quello sguardo rassegnato: “Tesoro? E’ da un mese
ormai che mi ripetiti queste
parole tutti i giorni come un mantra! Ho solo appena detto che una
volta
aggiunta Isabeau alla partita dobbiamo poi trovare il modo per
portarla…”
”Un
modo?”
“Sì
Daniel, accidenti, un MODO! Si
può sapere cosa ti prende, quando fai così mi fai
paura!”
“Jodie…
Sì!“ non aveva ancora finito
di parlare che si lanciò ad abbracciarla e baciarla.
“Sì, sì! Sei un genio!”
urlò ancora mentre la stringeva e lei lo squadrava
esterrefatta, cercando al
tempo stesso di divincolarsi. “Ecco quello che ci serve! Un
Mod!!”
“Un…
cosa?”
“Ma
certo, il Mod dei Mod! Premio
dell’anno come Miglior Mod per Hyperversum, oltre diecimila endorsement nella Community di
Nexus…”
“Si
può sapere di cosa diavolo stai
parlando Daniel? Sei sicuro di stare bene questa mattina? Sei
così strano e…”
“Sto
parlando di Celebrity Skin, il Mod
non ufficiale più premiato
e proibito della rete!”
“Premiato?
Proibito?” Jodie era
sempre più confusa.
“Bè,
sì. Se quelli della community
ufficiale di Hyperversum ti beccano con un Mod istallato, rischi come
minimo
che ti levano tutti i punti finora accumulati, se non addirittura il ban della tua utenza dal gioco.”
Jodie lo
ascoltava ancora allibita,
ma con la speranza crescente che le parole di Daniel avessero il senso
che
sperava.
“Loro
erano un forum nato per sviluppare modifiche sui vecchi giochi RPG di
qualche
anno fa, sai roba da antenati come Oblivion,
Dragon Age, appassionati che
programmavano nuovi add-on che trasformavano il gioco standard in tutto
quello
che loro desideravano o che la community richiedeva.” Jodie
annotò mentalmente
che quei nomi non le dicevano niente, come del resto la sigla RPG.
“Alcune
di queste modifiche, o Mod
come li chiamano loro, erano talmente complesse e riuscite che i
migliori di
loro furono assunti da quelle stesse software house per sviluppare i
giochi della
generazione successiva. Ma la maggior parte rimase comunque fedele alla
community originale e continuò a sviluppare modifiche
proibite ai giochi di
ruolo di maggior successo.” La ragazza lo seguiva con
attenzione adesso.
“Non
potevano mancare quindi i Mod
per Hyperversum. Prendi
ad esempio Better Bodies All In One
che migliora
l’aspetto del tuo alter ego virtuale e di tutti i personaggi
che trovi nel
gioco… ogni ragazza che incontri, ad esempio, sembra appena
uscita da una
sfilata di Victoria’s Secret!”
Jodie lo
guardò sconcertata: “Chi
diavolo può volere una cosa del genere, Daniel?
Cioè, dico.. c’è davvero
gente a cui piace questa roba?”
“Eccome!
Questo Mod è attualmente
secondo nella classifica dei riconoscimenti della community di
quest’anno, quasi
seimila endorsement!”
Notando
l’espressione perplessa sul
volto della ragazza, Daniel chiarì: “Quando i
membri della community provano un
Mod, in seguito possono rilasciare un giudizio. Se la valutazione
è
particolarmente positiva, gli iscritti concedono all’autore
un endorsement, il riconoscimento
più alto
per aver condiviso gratuitamente il software con gli altri membri della
community.
“Ma in
questo modo il gioco non perde
il suo realismo?”
“De
gustibus….”, Daniel si strinse
nelle spalle, “in ogni caso esistono così tanti
Mod da soddisfare ogni utente,
è possibile personalizzare ogni aspetto del gioco, dalla
storia ai paesaggi”,
proseguiva Daniel con visibile entusiasmo, “attraverso Skip the Fade, Improved
Atmosphere… Oppure, prendi Extra
Dog
Slot, ad esempio! Puoi creare a partire da qualche foto, la
copia virtuale
perfetta del tuo cane e portartelo sempre appresso anche in
Hyperversum!”
Jodie
fissò uno Skip emozionato e scodinzolante
mentre faceva la posta al mucchietto di peluche che aveva staccato a
morsi dal
resto della pantofola Hello Kitty e seppe che non avrebbe mai istallato
quel Mod.
“Infine
c’è il migliore: Celebrity
Skin. Con questo Mod puoi
diventare tu stesso un personaggio famoso del passato, ad esempio
Alessandro
Magno, Giulio Cesare…
“E io
potrei essere Cleopatra! Questo
sì che mi piacerebbe provare, Daniel”.
“Ma
non solo! Le opzioni offerte sono
pressoché infinite: ad esempio puoi essere te stesso e
portarti dietro invece
di Skip un vero personaggio del passato che ti aiuta nelle quest del gioco, ti fa compagnia, ti
intrattiene quando hai voglia
di una pausa, oppure..
“Oh
cielo! Che genere di compagnia,
Daniel? Adesso concepisco perché è il mod
più votato!”
“Bè…
ma non è che un’opzione
marginale, chi ha programmato Celebrity
Skin è senza dubbio un genio! Il Mod fa credere a
Hyperversum che il
compagno virtuale che hai scelto è un personaggio realmente
giocante. Adesso
capisci dove voglio arrivare?”
“Credo
di capire: vuoi usare questo Mod
per aggiungere alla nostra partita salvata un personaggio realmente
esistito nel
passato: Isabeau, vero?” Daniel annuì con un
cenno, e attese in silenzio che il
ragionamento ad alta voce di Jodie si concludesse.
“Poi,
quando tu e l’Isabeau virtuale
inizierete la partita, aspetterai che arrivi Ian… Oh cielo,
in quel momento la
partita si trasformerà nel reale Medioevo e
Isabeau…” Jodie si portò una mano
alla bocca, incredula.
“E
Isabeau…” le venne in soccorso il
ragazzo con un sorriso raggiante dipinto sulle labbra,
“sarà una giocatrice
attiva, esattamente come me e Ian”.
“Potresti
sul serio, Daniel?”
“Ci
proverò. E se tutto va secondo i
piani…”, ricordiamoci
che in Hyperversum
niente va secondo i piani, si
appuntò
subito mentalmente.
“E
come sapremo se funzionerà? Se sarà
pericoloso per lsabeau?
“Mi
occuperò anche di questo, stanne
certa”.
“E
Isabeau non vorrà portarsi dietro
anche Marc e il secondo figlio che sta per nascere?”
“Se
funziona con lei funzionerà anche
per i figli, immagino...”
“Ok
Daniel, abbiamo forse risolto la prima
parte del problema, ma mi hai sempre detto che la difficoltà
era duplice! Anche
se abbiamo un modo per aggiungere Isabeau alla partita, come facciamo
poi a
portarla nel presente, alla nostra epoca?”
“Quando
noi ritorneremo a casa sulle
nostre sedie, con un visore in testa e le mani infilate nei guanti 3D
del gioco,
lei dove sarà?” lo incalzò ancora Jodie.
“Hummm….
senza guanti e visore, senza
un computer...” Credeva di avere appena risolto
l’enigma più complesso che
avesse mai affrontato ed era così euforico, che si sentiva
pronto a rivelare
una soluzione per ogni problema del pianeta.
“…
a casa nostra hai detto….”
Si
guardò intorno, osservando la
stanza, con la sensazione esaltante che anche il secondo enigma avesse
i minuti
contati.
“Ok,
e poi tu prima di passare nel
medioevo, apri una partita, selezioni una data precisa
e un luogo di destinazione”, considerò la ragazza,
“come farai a selezionare la
destinazione di Isabeau, dal medioevo? Non si può!”
“Ma
sì, sicuro… Non finirà di certo a
Phoenix, Arizona”. Daniel si aggirava per la stanza, parlando
più a se stesso
che a Jodie.
“...E
se non è possibile selezionare
per lei alcuna destinazione, se non è possibile impostare
alcuna coordinata
geografica, se lei non ha mai lanciato il gioco da un computer, dopo il
salto
temporale dove si troverà?”
Gli sembrava di
avere davanti un
puzzle smisurato e impossibile e l’ultima minuscola tessera
era lì, proprio sul
palmo della sua mano.
“Ma
certo.... Non si muoverà.”
“Non
si muoverà? Cosa vuoi dire,
Daniel?”
“Non
si muoverà da dove è partita!”.
“Vuoi
dire che tutti i nostri sforzi
sono inutili, che non potrà mai venire con noi nel
presente?”
“Al
contrario. Hyperversum ha sempre
trascinato con sé, nella stessa epoca, tutti i giocatori
attivi di una partita
in corso”.
All’improvviso
a Daniel sembrava di poter
vedere le cose con una chiarezza e una sicurezza mai sperimentata, ogni
pezzo
si incastrava da solo, in automatico: Ian, Isabeau, Ponthieu, la
Francia, il
Medioevo, la sorpresa, la paura, le lacrime, il sangue, la guerra, le
spade, i
morti, il dolore...
E poi ancora un
susseguirsi caotico
di immagini e sensazioni: la gioia, la speranza, l’amicizia,
l’amore, la
vittoria, il ritorno, sua madre, suo padre, Jodie, il matrimonio, la
casa, il
ronzio del pc, lo schermo acceso, la stanchezza, le vacanze che aveva
bisogno,
Chatel-Argent... tutto scorreva vorticosamente nella sua mente,
incastrandosi frammento
dopo frammento. Come il puzzle che aveva immaginato di vedere prima.
“Jodie!
Dopo il salto temporale, Isabeau si troverà
esattamente nell’unico
luogo possibile: a
Chatel-Argent! Nello stesso identico luogo da cui è partita.
Naturalmente non
sarà più nel 1217 d.C. ma il gioco la
proietterà con noi, ai giorni nostri!”
Per qualche
istante Jodie soppesò
mentalmente quelle informazioni.
“E
come accidenti faremo allora, se
noi saremo in Arizona?” osservò quasi subito con
la consueta energia e lucidità,
“Intendi abbandonarla lì in un castello che magari
non esiste neanche più, da
sola, senza nemmeno il passaporto, un vestito di ricambio e una carta
di
credito?”
“Avevi
già in mente qualche posto per
le vacanze, tesoro? ”
“Vacanze?
Oh Daniel, per l’amor del
cielo, come fai a scherzare in un momento come
questo…”
“Non
sto scherzando. Se non può
essere Isabeau ad andare da noi, vorrà dire che saremo noi a
recarci da
lei: lanceremo la
partita da lì. Dal
castello di Chatel-Argent dei giorni nostri.”
Interpretava
ormai ogni passo
seguente di quel piano così articolato e complesso, come
fosse invece una prevedibile
successione matematica, già scritta.
“Quando
chiuderò la partita torneremo tutti a Chatel-Argent: io, Ian
e Isabeau. Tu invece ci starai
aspettando
già lì, con Skip, un prendisole e le creme
abbronzanti per il solarium. E
comincio anche ad avere un’idea su come
assicurarci che nessuno corra rischi inutili.”
“Se
tutto funziona avremmo risolto il
problema di Ian, altrimenti, al minimo segnale di pericolo ti giuro non
se ne
farà nulla, ti prometto che sarà solo una bella
vacanza in Europa, cullati da ogni comfort,
in un’atmosfera
senza eguali, con personale altamente qualificato tutto a nostra
disposizione..
e tu hai sempre desiderato visitare la Francia, no?”
“Suppongo
che visto che noi non ce lo possiamo
permettere, pagherà Ian, vero? “
“Bè,
Ian ha sempre detto che tutti
quei soldi che ci ha lasciato erano per noi. Ma sarei più
felice se potessimo
usarli per fare qualcosa per lui, invece...”
Qualche minuto
dopo, dal sito www.chatel-argent.com,
Daniel e Jodie
avevano ottenuto tutte le informazioni necessarie. La sala conferenze
aveva
tutte le attrezzature informatiche indispensabili, collegamento
internet
superveloce con fibra ottica, unità ridondanti di back up e
persino gruppi di
continuità elettrici che avrebbero consentito loro di
giocare in tutta
sicurezza.
Alla nascita del
secondogenito di Ian,
come convenuto, Daniel si sarebbe presentato all’appuntamento
con l’amico. E avrebbe
portato con sé l’Isabeau virtuale creata grazie al
Mod.
Se la prima
parte del piano avesse
funzionato, aveva già studiato un semplice stratagemma per
verificarne la
seconda parte già in quel primo viaggio.
“Oh
Daniel, sono
così felice!”
“Lo
sarò anch’io, tesoro, ma solo
quando vedrò che funzionerà tutto per davvero,
già troppe volte ci siamo
illusi, mi sembra.”
“Ti
confesso che sarà uno sbattimento,
senza contare che dovrò lasciare almeno per una settimana
Alex a casa di mamma,
ma sono contenta di fare tutto questo per Ian. Non mi importa nulla
delle
vacanze, se ci tieni a saperlo. Spero davvero che tutto funzioni, per
lui.”
Il ragazzo
sorrise compiaciuto.
“Daniel?”
“Si?”
“Sei
perdonato. Per questa volta non pranzerai
nella ciotola di Skip.”
“Jodie....
“ prosegui Daniel ridacchiando,
“se solo il conte Ponthieu fosse generoso come te e
perdonasse Ian...”
“Scemo.”
“Bè,
intanto che tu sterilizzi il
piatto dove ha mangiato Skip, io recupero la foto della miniatura di
Isabeau.
Mi servirà per la modellazione del personaggio che
dovrà usare il Mod. Ti
ricordi esattamente quanto era alta la nostra contessina? E che taglia
dovrebbe
portare Isabeau?”
|