c&p-lv PRIMO
Chiaroscuri
e Prospettive-La Vendetta
Innanzitutto,
Buongiorno.
Non
state sognando, ho veramente deciso di rimettere mano a questa storia,
trovando questo titolo che ancora non so se è
ridicolo,simpatico
o geniale XD.
Perchè?
Perchè
mi mancavano Daphne e Oliver, la loro testardaggine e i loro mondi
fatti di chiaroscuri.
Si
sono insinuati nella mia testa e hanno incominciato a dire 'scrivi
scrivi scrivi scrivi scrivi.'
E
chi sono io per non accontentarli?
Spero
che tutto questo vi piaccia,che io non faccia solo un gran casino.
Un
bacio,
LilyBlack.
p.s.
penso che non si dovrebbe avere difficoltà a leggere la
storia,
qualora non si conosca il prequel,nel caso rimando a 'Chiaroscuri e
Prospettive' titolo semplice, è una miniminilong, di soli
quattro capitoli ragionevolmente brevi.
p.s.
Questo capitolo
è dedicato a LoveChild, perchè è un
tesoro, per la pazienza che ha con me e per aver creato Imogen, il mio
alterego che è riuscito ad accalappiare Theodore Nott.
*°*°*°*°*°*°*°*°*
L'intervista
Io
non mi sono mai sentita tanto viva come dopo una battaglia dalla quale
sono uscita viva e indenne. [...] È dopo aver vinto quella
sfida
che ti senti così vivo. Vivo quanto non ti senti nemmeno nei
momenti più ubriacanti di gioia o nei momenti più
travolgenti d'amore. -O.Fallaci
°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
L'aria
nella stanza era satura di aspettative e il pulviscolo che il sole
portava, attraversando la finestra, era la maggiore attrattiva presente
nella stanza; tutti gli occupanti di sesso maschile della stanza, la
totalità assoluta dei presenti,fissavano il nulla polveroso
con
sguardo attento.
Un Manager,una decina di giocatori,un fotografo.
Daphne era ferma dietro la porta a vetri e li guardava attenta, con lo
stesso interesse scientifico che era certa provassero i babbano quando
entravano allo zoo: guardare nel loro habitat naturale degli esseri
viventi di cui non si poteva condividere il comportamento.
Poco importava che uno degli appartenenti a quella gabbia di lusso
chiamato ufficio fosse Theodore Nott, suo amico e sostituto fotografo
di Millicent: Daphne non avrebbe mai capito gli uomini e, a dirla
tutta, non le interessava nemmeno.
Una volta che ebbe sistemato il tailleur che indossava,
bussò
delicatamente alla porta, ma non aspettò alcuna risposta
dall'altro lato prima di aprirla e attraversare il limbo che l'avrebbe
trasportata nel mondo del testosterone.
Si fermò un passo oltre la porta e si lasciò il
tempo di
osservarli un'ultima volta in silenzio, tutti insieme, da una
postazione in cui poteva scorgere ogni più piccola ruga di
espressione, ogni capello bianco di Mister Norcott e anche sentire la
puzza, orrenda, di sigaretta babbana che l'unico serpeverde nella
stanza si ostinava a portarsi dietro.
Prese la direzione della finestra, passando sadicamente in quel raggio
di luce che tutti contemplavano come se fosse una rivelazione divina;
tutti trasalirono a quell'ombra nel loro campo visivo, come se fino a
quel momento non si fossero accorti del suo ingresso e un punto
positivo si aggiunse all'umore di Daphne.
'Mi dispiace interrompere le vostre interessantissime e, sicuramente,
profonde introspezioni filosofiche sulla...'
Si fermò un attimo, davanti alla finestra,guardando quelle
coppie spaurite di occhi vacui e si ritrovò, per l'ennesima
volta a ringraziare di essere una donna intelligente, due aggettivi che
purtroppo non rientravano spesso nella stessa frase.
Deglutì con una leggera intensità da attrice,
sfogando in
quel modo tutto il suo bisogno vendicativo di accentrare su di se la
loro attenzione e aumentare la loro tensione.
Non era questione di manie di protagonismo, come insinuava Millicent,
ma semplicemente un modo come un altro di divertirsi e di far allenare
il suo cervello.
'Polvere, ma è ora di iniziare l'intervista.'
Questa parola li fece sobbalzare tutti e, in particolare, fece alzare
il volto del capitano, seduto in ultima fila, il cui volto era
delineato da una barba volto che denotava una indolenza che andava
avanti, ad occhio e croce, da almeno una settimana.
Daphne lo vide stringere gli occhi man mano che scorrevano sulla sua
figura, come se la stesse studiando; tailleur grigio,camicia verde,e
una spilla nella giacca che terminava con un nostalgico stemma della
nobile casata di Salazar, che si aggiustò con noncuranza nel
momento esatto in cui fu certa che lui l'avesse vista.
Lo sguardo che si scambiarono fu l'ennesimo rinnovarsi di quella sfida
che, non essendo mai stata vinta, bruciava sulla pelle di Oliver come
una vera e propria sconfitta.
Daphne Greengrass e Oliver Baston avevano due caratteri totalmente e
incommensurabilmente incompatibili e niente avrebbe cambiato questo
fatto; gli occhi verde giada di Daphne brillarono, di soddisfazione e
di rivalsa, quella luce speciale che nasce da quel gusto incomparabile
di supremazia che si prova ad avere sempre ragione.
Interruppe il contatto solo quando Theodore le fu così
vicino da
poter sentire anche la leggera acqua di colonia, sotto il pungente
sentore di nicotina. Si voltò lentamente verso l'amico e lo
studiò dalla punta delle sue scarpe firmate alla stanghetta
dei
suoi occhiali snob che non facevano altro che sottolineare gli occhi
grigioverdi, attenti ed acuti; riusciva a capire come molte ragazze
fossero cadute vittima del suo fascino, ma non sarebbe mai riuscita a
comprendere come la sua donna ancora non si fosse resa conto dei suoi
innumerevoli difetti.
'Sei uno zotico...'
La sua voce era sottile, un piccolo sibilo pungente di aria fredda che
non tralasciava di colpire nessuno, nemmeno le persone a lei
più
care; essere totalmente immuni dal suo mettere naso in qualsiasi
situazione e nella vita di chiunque era un'utopia, per chiunque la
conoscesse, ma ad ascoltarla bene, in quella sfumatura appena
più morbida della voce, si poteva scorgere il malcelato
affetto
che nutriva per gli amici più cari, come Theodore o
Millicent.
'Daph..'
Il ragazzo, impegnato ad infilare il rullino nella macchina
fotografica, si trattenne dall'alzare gli occhi verso la bionda; non ne
aveva bisogno per sapere l'espressione che la sua amica aveva sul
volto: sopracciglia inarcate e sguardo scettico.
Durante la sua vita era spesso stato incerto ed indeciso sul se odiare
o meno il suo modo impertinente di avere a che fare con il mondo
esterno alla sua mente, ma alla fine decideva sempre che non aveva
scampo e che odiarlo era assolutamente inutile; Daphne non si sarebbe
lasciata convincere da nessuno una volta che era sicura di qualcosa
eppure, nonostante tutto, di tanto in tanto cercava di controbattere.
'Puzzi come una capra, continua a fumare così di nascosto e
lo dico ad Imogen.'
'Non oseresti'
Inutilmente. L'accenno alla sua ragazza, sua croce,ossessione e
delizia, era stato come una doccia fredda lungo la schiena ed
improvvisamente aveva alzato gli occhi di scatto, dimenticandosi che in
quei pochi istanti avevano più di venti occhi puntati contro
e
altrettante orecchie tese a captare quello che dicevano.
Ignorò tutte le loro presenze, non era poi così
difficile, ma lo sguardo pericolosamente serio di Daphne non gli
sfuggì affatto.
'Ne sei sicuro?'
Deglutì, in un modo estremamente più terreno e
realistico
di quello che l'altra usava come intercalare durante i suoi discorsi ed
abbassò gli occhi un solo istante, quel tanto che bastava a
decretare la momentanea vittoria dela ragazza.
Dopo quel piccolo scambio di battute Daphne fu pronta ad iniziare la
vera e propria intervista, dal momento che il suo improvvisato
fotografo aveva finito di incantare pellicola e macchina fotografica.
Si mise in posizione, naturalmente sicura della luce che l'avrebbe
fatta apparire più bella. Non erano gesti studiati o
affettati
questi, Theodore sapeva che Daphne, differentemente dalla sorella,
aveva una naturale propensione all'essere al centro della scena e
sembrava quasi essere nata per quello.
Molti avevano inizialmente pensato che sarebbe stata lei, la promessa
di Draco Malfoy, ma lei non avrebbe mai accettato di essere ricordata
solo come la moglie di qualcuno, era troppo fiera. Si impegnava ed
andava fino in fondo ad ogni cosa si proponesse, odiava perdere ed era
capace di sopportare numerose privazioni pur di ottenere una ricompensa
oggettivamente minuscola ma, per il suo punto di vista,immensa.
Daphne Greengrass aveva il suo personale modo di vedere le cose e
niente e nessuno sarebbero riusciti mai a smuoverla.
La penna incantata di Daphne volava in aria, su un taccuino,
registrando esattamente le parole che venivano dette, mentre un
infernale aggeggio babbano continuava ad oscillare sulla scrivania,
senza fermare mai il suo moto, provocando più di uno scatto
innervosito a Theodore che mal sopportava quei piccoli rumori, simili
al ticchettare di tacchi di una donna o al battere della pioggia sul
vetro. Theodore non amava quella sensazione di qualcosa di subdolo che
si insinuava nella sua vita, talmente abituato ad essere lui quello che
si insinuava nelle vite altrui sottotono e silenziosamente.
Passò alcuni istanti a fotografare il luogo, perdendosi le
prime
domande poste da Daphne ai giocatori; fotografare il mondo per lavoro
lo annoiava tanto quanto amava rapire minuscoli attimi di tempo quando
più gli sembrava opportuno, imprigionando nella pellicola
pezzimi di anima. Fotografare persone intente a lavorare per dare
l'illusione a dei lettori distratti di essere stati in quella stessa
stanza era freddo e di maniera e nulla, decisamente nulla, nel mondo
dell'ultimo figlio dei Nott corrispondeva a quei criteri.
'Cosa si prova ad aver perso il terzo titolo europeo contro i Karasjok
Kites, che non salivano sul podio dal 1956?'
Decisamente più interessante rapire quell'espressione
infastidita di Oliver Baston e del suo fido bestione battitore, le
sopracciglia che si aggrotavano velocemente e le labbra che fremevano
per aprirsi e rispondere senza badare ai dettami della ragione.
Triviali.
Il capitano dei Puddlemer's united sentiva la rabbia crescere e la sua
impulsività premere contro le tempie; l'idea di se stesso
licenziato o in panchina era l'unica cosa che, fino a quel momento, era
riuscita a tenere a freno la lingua nonostante l'odio, profondo, che
quella ragazza gli ispirava.
Rimase diversi istanti in silenzio a prendere aria per far scendere il
rossore dalle gote, nascoste malamente dalla barba; la ragionevolezza
non era mai stata il suo forte, ed incanalare le sue energe in una
risposta sensata e umanamente comprensibile fu, in quel momento, uno
sforzo notevole.
'I Karasjok Kites sono immensamente migliorati, quest'anno e perdere
contro di loro è stato un onore.'
In realtà perdere era una cosa che Oliver non comprendeva,
in
nessun caso e per nessun motivo straordinario; sarebbe stato capace di
immolare alla causa qualsiasi osso del suo corpo e la morte ,forse, era
l'unico vero limite che metteva alla sua voglia di agonismo.
La vittoria dopo una battaglia, anche se era una battaglia su di un
campo di Quidditch, era il momento migliore della sua settimana, quello
in cui l'adrenalina gli scorreva in corpo e si sentiva invincibile. Non
avrebbe cambiato quelle sensazioni per nulla al mondo, per nessuna
donna e nessuna somma in denaro. Il Quidditch era e sarebbe sempre
rimasto la sua vita, sebbene qualcuno dicesse che a volte risultava
troppo estremista. Solo e soltanto il suo orgoglio superava il suo
amore per il Quidditch ed esattamente per questo motivo non avrebbe mai
permesso alla bionda gioralista di sbugiardarlo nuovamente.
'Capisco...'
Quel mormorio appena accennato che fuoriuscì dalle labbra
truccate della ragazza misa talmente alla prova i suoi nervi, che Ernie
dovette poggiarli non una ma ben due mani sull'avambraccio destro, per
impedirgli di scattare in piedi e far scoppiare quella rissa che era
stata, per l'intercessione di una divinità non ben
precisata,
evitata in discoteca poche sere prima. Le mani di Ernie così
nervose e poggiate sul suo braccio, insieme alle occhiate preoccupate
del suo manager, fecero la felicità di Daphne e lo fecero
stare
definitivamente zitto. Per il momento.
'E sarebbe altrettanto normale perdere, eventualmente, contro le
Holyhead Harpies? Non vi preoccupa iniziare il campionato nazionale
contro le Holy?'
Personalmente Daphne odiava le HolyHead Harpies, ma disse quella frase
con una tale calma angelica sul volto che chiunque in quella stanza si
ritrovò a pensare che quella era la sua squadra del cuore.
Oliver non ebbe nemmeno il tempo di macchinare, nella sua testa,
l'ennesimo pretesto per odiarla, che gli era stato rifilato un calcio
nel sedere da chiunque fosse seduto alle sue spalle, in un barbaro
espediente per spronarlo a rispondere.
Gli occhi scuri del ragazzo si fissarono in quelli della giornalista e
per un attimo tornarono al giorno della sfida; erano entrambi seduti su
quelle scope(2) e lottavano per il traguardo, il riconoscimento e
l'affermazione del proprio punto di vista. La tensione era alta e
sembrava scorrere fra le persone come elettricità, toccare
la
loro pelle e entrare nelle loro orecchie fino ad assordarli con il suo
ronzio.
'Ha intenzione di rispondermi, capitano?'
La voce artificiosamente melliflua di Daphne interruppe quell'illusione
uditiva che aveva colpito quasi tutti e fece sussultare talmente tanto
qualcuno dei presenti, che Oliver non fu il solo a ritrovarsi con una
goccia di saliva dove non doveva essere e numerosi colpi di tosse che
fuoriuscirono prepotenti dalla gola.
Quando rialzò lo sguardo nulla era migliorato, rispetto a
prima.
In due soli secondi era arrivato alla convinzione che nella sfavillante
casa delle serpi nessuno si preoccupava di insegnare che fissare le
persone con insistenza era segno di maleducazione; quello era l'unico
motivo con il quale si poteva spiegare l'insistenza sfacciata con la
quale ancora lo fissava, probabilmente in attesa di una risposta.
'Sto aspettando...'
'Le Harpies hanno un passato non glorioso contro la nostra squadra e
per quanto le rispetti, come ogni avversario, penso che, anche
quest'anno, potremmo avere la meglio.'
Dovevano avere la meglio o sarebbe impazzito a forza di sognare la
Greengrass, come già gli accadeva da una settimana a quella
parte. Non la trovava affatto bella, come invece Ernie non perdeva
occasione di definirla, e quel suo sorrisetto, tremendamente simile ad
un ghigno, riusciva quasi a terrorizzarlo. Era lo stesso che aveva
sfoggiato in discoteca, in occasione del loro primo scontro(1) e aveva
la sensazione che i momenti nei quali lo si poteva scorgere sul suo
viso, erano quelli in cui si doveva avere maggiormente paura di lei.
Come in quel momento.
'E pensa che avrete la meglio perchè avete intenzione di
continuare con la strana ondata di falli che ha fatto tanto scalpore
verso la fine dello scorso campionato? E' una situazione ben strana,
visto che avete dichiarato di avere i battitori migliori di tutta la
lega...'
Il suono di Ernie che deglutiva colpevole si sentì,
sicuramente,
fino al piano terra di quell'edificio troppo alto. Lo sguardo della
giornalista fisso sul cranio del suo amico lo fece scattare quasi in
piedi; conosceva bene il carattere di Ernie e, per quanto tentava di
fare lo spavaldo, restava un tassorosso fin nel midollo e non riusciva
a destreggiarsi in situazioni del genere.
'Abbiamo i battitori migliori della lega, posso sottoscriverglielo
nuovamente in qualsiasi istante. I falli di cui lei parla sono stati
semplicemente degli errori ingigantiti, commessi in un periodo in cui
eravamo fuori forma, in quanto stavamo rodando il nostro nuovo campo
d'allenamento.'
'Nuovo campo d'allenamento?'
La soddisfazione di averla colta in fallo, su qualcosa di cui non era a
conoscenza, fu indescrivibile e piazzò sul suo viso un
sorriso
egocentrico e sfavillante, senza pensare minimente che somigliava al
ghigno che tanto rimproverava a Daphne.
'Un campo in allenamento in acqua, una nuova opportunità,
estremamente rara, che è stata messa in atto per dare delle
opportunità ulteriori ai nostri giocatori. Victor Krum si
allena, come saprà, su un campo in acqua.'
'Victor Krum è il miglior cercatore del mondo, sta dicendo
che il suo cercatore è all'altezza di Krum?'
Fece un silenzio ad effetto, durante il quale cercò, o fece
finta di cercare, alcune notizie sulle pagine iniziali del suo taccuino.
Quando Daphne alzò lo sguardo dalle righe scritte,
un'espressione fintamente contrita rendeva i suoi occhi seri e le
labbra prive di qualsiasi espressione.
'Dal San Mungo, dov'è stato ricoverato più di una
volta, mi arrivano notizie contrastanti...'
'Non intendevo peccare di presunzione nei confronti della mia squadra,
Krum rimane il migliore di tutti i tempi, ma sicuramente questa
è un'opportunità quasi unica in inghilterra per
una
squadra di Lega.'
'Capisco...'
Quel suo intercalare e quel modo snervante e lezioso con il quale la
ragazza continuava ad umettarsi le labbra, come se niente la toccasse,
faceva salire la sua pressione sanguigna ogni minuto di più.
Accolse con estremo sollievo il gesto del polso, secco e deciso, con il
quale la bionda riprese il controllo su quell'oggetto infernale che era
la sua penna automatica; era dai tempi del Torneo TreMaghi, in cui
leggeva le indecenti interviste della Skeeter, che aveva imparato a
diffidare di espedienti del genere e dei giornalisti in generale.
L'idea che quell'intervista snervante si avviasse alla fine, gli era
estremamente congeniale e già sorrideva sollevato ad Ernie
quando la loro infernale carnefice si voltò nuovamente verso
di
loro, con la borsa già in mano e il suo portaborse con la
macchina fotografica ben infoderata.
'Mi dica, signor Norcott, avete intenzione di essere presenti alla
commemorazione che si terrà alla Palude di Queerditch*?'
Sembrava una domanda apparentemente innocente, la penna era dimenticata
in fondo alla borsa, ovviamente grigia, che la bionda portava con se e
nulla poteva andare storto, si disse Oliver. Poteva arrivare sano e
senza condanne pendenti sul capo alla fine della giornata. Forse.
John li aveva guardati per un attimo stranito, non capendo cosa
c'entrasse quella domanda, traumatizzato com'era, ancora, dall'ultimo
incontro avuto con la bionda. Annuì innocente ed
inizialmente si
fidò del leggero sorriso di circostanza che gli
arrivò in
risposta.
Daphne era già quasi fuori dalla porta, varco che Theodore
aveva
già oltrepassato, quando si voltò per l'ultima
volta e
puntò gli occhi su Oliver, su lui e su nessun altro.
'Attendo un invito all'evento che organizzerete per l'occasione,
capitano. Sono sicura che non perdereste mai l'occasione per parlare
della vostra squadra e della vostra correttezza a tutto il mondo
magico. Buona giornata a tutti..'
Indubbiamente le uscite plateali erano le sue preferite.
*°*°*°*°*°*
Note:
1/2:questi
episodi fanno
riferimento al prequel.Riassunto: quest'intervista doveva essere
già fatta in precedenza ma la squadra non si era mai
presentata
all'appuntamento. In seguito Oliver e Daphne si erano incontrati e lui
le aveva lanciato una sfida, convinto di umiliarla,'perdendo'.
3: La palude di
Queerditch
è, secondo 'il quidditch nei secoli', il posto in cui
appunto il
famosissimo gioco magico fu inventato.
Spero vi sia
piaciuto questo primo capitolo <3
Un
bacio,Lilyblack.
p.s. per chiunque
voglia, lascio il link al prequel:
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=568211&i=1
|