Prologo
La donna cominciò a gemere e ad urlare, e delle spie luminose accanto al letto presero a suonare, martellando i timpani dei due infermieri che accorsero. Girarono una manopola e il lettino d'ospedale cominciò a scivolare lungo la stanza, mentre i due lo spingevano più velocemente che potevano.
Mentre percorrevano un corridoio si scambiarono qualche battuta indistinta, nella quale si sentirono chiaramente solo le parole "malattia", "grave" e "strano". Poi il secondo infermiere borbottò piano qualcosa che terminava con "malefico".
Le lenzuola vennero spinte via e dal tessuto bianco emerse per prima la pancia. Era incinta. Eppure c'era qualcosa di anormale in tutto questo.
Una donna che aveva le doglie.
Ma negli occhi blu della donna -anzi, della ragazza, perché non poteva avere più di diciotto anni- c'era qualcosa di più del semplice dolore fisico. C'era un tormento interno, qualcosa che la logorava e con cui continuava a torturarsi.
Probabilmente era molto bella. I lucenti capelli neri erano lunghissimi e lisci, come se fossero stati appena pettinati con cura, le labbra erano rosee, ma la donna se le era morsicate a sangue ed ora erano rosso cremisi, solcate da rivoletti rossi. Eppure la cosa più stupefacente erano gli occhi blu zaffiro, brillanti e vivi.
Gli infermieri erano quasi arrivati alla sala parto.
Proprio mentre cominciavano a spingerla all'interno della sala la donna sembrò riacquistare lucidità per un momento, e con afferrò il braccio del primo infermiere, che trasalì.
-Dovete ucciderla. -sillabò con voce roca, stringendo il braccio dell'infermiere talmente forte che le nocche sbiancarono. -Uccidetela... appena sarà... nata. -la sua voce si fece sempre più fievole e poi ricadde sul lettino.
L'infermiere si strofinò il braccio spaventato, fissando le cinque mezzelune rosse che la donna gli aveva lasciato.
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Me lo lasciate un commentino, vero?
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