Merlino aprì la porta della piccola stanza e si fermò nei suoi passi quando
notò che Gwaine era sveglio. Cercando di non fissare il petto nudo dell’uomo, il
mago bilanciò il vassoio sulla mano sinistra mentre con l’altra si chiudeva la
porta alle spalle.
“Cosa ci faccio in questo letto?” chiese l’uomo.
“Sei stato ferito e Artù voleva essere sicuro che saresti stato curato dal
suo medico.”
Gwaine corrugò la fronte, “Artù?”
“Il principe Artù, gli hai salvato la vita in quella locanda.”
Il cavaliere sbuffò voltandosi a sistemare i cuscini dietro la sua schiena e
disse, “Se avessi saputo chi era, non avrei fatto lo stesso.” Poi sollevò il
lembo del lenzuolo che gli ricadeva in vita e vi guardò sotto prima di ritornare
il suo sguardo sul magro e sorridere. “Sono nudo? Mi hai svestito tu?”
Merlino si schiarì la gola in imbarazzo e cercò di non arrossire. “Cosa
intendevi dicendo che non lo avresti salvato?” chiese cambiando discorso.
“Che è un nobile.”
Il ragazzo annuì prima di avvicinarsi al letto per posare il vassoio con la
colazione sul comodino. “Ma lui è diverso. È una brava persona,” disse prima di
voltarsi verso Gwaine rendendosi conto di quanto la distanza tra loro fosse fin
troppo piccola.
Il cavaliere guardò Merlino negli occhi e il sorriso di qualche istante prima
gli tornò in volto, “Se lo dici tu,” disse ironico.
“Sei un eroe e il Re vorrà ringraziarti di persona,” l’uomo notò come il Mago
cambiò ancora una volta l’argomento ma lasciò correre trovando quasi divertente
il metterlo a disagio.
Gwaine rise ancora quasi strozzandosi con l’acqua e scosse la testa. “No,
grazie. Ho già incontrato dei Re prima d‘ora e una volta che ne hai visto uno,
li hai visti tutti.”
“Ma hai salvato la vita di suo figlio, ti verrà data una ricompensa e…”
“Non sono interessato,” disse con voce ferma l’uomo prima di infilarsi un
chicco d’uva in bocca. “E poi ho tutto ciò di cui ho bisogno proprio qui,” disse
inarcando un sopracciglio e lasciando vagare i suoi apertamente sul corpo del
mago.
Merlino distolse lo sguardo. “Perché ci hai aiutato?”
Gwaine scrollò le spalle. “Le possibilità che avevate di uscirne vivi da
quella lotta, erano praticamente inesistenti,” incrociò le braccia dietro la
testa, “e ho pensato che magari saresti stato abbastanza grato da ringraziarmi,”
finì con un sorriso sbruffone in viso.
“Co… cosa?”
“Hai capito bene Merlino.” I due si fissarono a lungo negli occhi e poi lo
sguardo del giovane mago lasciò il viso dell’uomo steso nel letto per seguire la
linea scolpita del suo torace. “Vedi qualcosa di tuo interesse?” chiede con voce
roca il cavaliere.
Il ragazzo non poté fare a meno di ridere. “Sei sempre così sfacciato?”
“Dipende,” rispose Gwaine scrollando ancora le spalle, “sta funzionando?”
“No e adesso devo proprio andare. Artù mi aspetta.”
“Oh il principe,” il cavaliere ridacchiò, “dimmi, cosa c’è tra di voi?”
“Niente,” Merlino rispose un po’ troppo in fretta e il sorriso sul viso
dell’uomo più grande si allargo. “Assolutamente niente,” aggiunse dopo essersi
schiarito ancora una volta la gola.
“Buono a sapersi,” gli disse Gwaine prima di riprendere la sua colazione.
Merlino restò a guardarlo per qualche secondo e poi si affrettò a lasciare la
stanza per andare a svolgere i suoi compiti mattutini.
- - - - - - - - - - - - - - - - -
“Come sta Gwaine?” chiese Artù continuando il suo riscaldamento.
Merlino ridacchiò, “Direi in ottime condizioni.”
Il principe inarcò un sopracciglio voltandosi verso il suo servitore. “E cosa
c’è di così divertente?”
“Niente,” il ragazzo rispose scuotendo la testa e andando ad aprire la
finestra. “Chi è quello?” chiese quando notò gli uomini a cavallo farsi largo
nella piazza.
Artù si avvicinò e guardò fuori prima di sorridere. “Sir Derian. È qui per la
giostra.”
Merlino non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo. “La giostra,
giusto. Quella farsa in cui i cavalieri giocano a combattere cavalcando e
maneggiando armi spuntate.”
Il principe sospirò esasperato prima di voltarsi verso il ragazzo. “Non puoi
capire. È una cosa molto più importante della stupidaggine che la fai
sembrare.”
“Davvero?” chiese Merlino mentre continuava a sistemare il letto.
“La giostra è la prova più alta di coraggio,” disse Artù cominciando a
stringersi la cintura in vita.
Il mago inarcò un sopracciglio, “Sicuramente non stiamo parlando della stessa
cosa.”
Il biondo sbuffò. “Cosa vuoi saperne? Non sei un cavaliere.”
“Se questo vuole dire che non finirò con la testa spaccata per una stupida
gara, allora ne sono felice,” rispose il moro voltandosi di spalle.
Artù assunse l’espressione di un bambino impertinente e afferrò il bicchiere
di metallo dalla sua scrivania e alzando il braccio per scagliarlo verso la
testa dell’altro.
“Vuoi davvero essere così infantile?” disse Merlino ridendo e voltandosi.
“Credevo che voi cavaliere foste coraggiosi e tutto il resto e vorresti colpirmi
alle spalle?”
L’erede al trono corrugò la fronte e abbassò il bicchiere. “Devi pulire tutto
quanto per questo pomeriggio,” disse ignorando la domanda che il suo servitore
gli aveva appena posto.
“Vado a vedere come sta Gwaine,” rispose il ragazzo ignorando a sua volta
quello che il principe aveva detto.
“Credevo avessi detto che stava bene?” chiese Artù ma l’unica risposta che
ricevette fu il rumore della porta che si chiudeva.
- - - - - - - - - - - - - - - - - -
Cercando di non cadere a terra sotto il peso dell’uomo che stava trascinando,
Merlino sbuffò spazientito e guardò di traverso Gwaine. “Il fatto che tu ci
abbia salvato la vita, non vuole dire che io debba venire a riprenderti da una
taverna.”
“Merlino, Merlino, non essere un guastafeste,” rispose l’uomo prima di
scoppiare a ridere.
Finalmente riuscirono a salire gli ultimi gradini e il mago trascinò Gwaine
fino al letto lasciandolo poi cadere. Cosa non aveva previsto era che il
cavaliere si aggrappasse al suo braccio trascinandolo giù con sé.
“Sei il mio nuovo migliore amico,” rise, “sempre che tu non voglia essere
qualcos’altro,” e con un’agilità che Merlino era certo non appartenesse ad un
uomo ubriaco, Gwaine si voltò trascinando il ragazzo sotto di sé e bloccandolo
sul materasso con il proprio corpo.
“Vorrei vedere la faccia di Artù quando vedrà il conto,” disse ridendo ancora
e passando le dita tra i capelli ribelli del mago. “O adesso per quel che
vale.”
“Giusto,” Merlino sospirò. “Ci caccerai nei guai.”
“Mi piacciono i guai, sono divertenti.”
Il mago alzò gli occhi al cielo. “Non ti trovo molto attraente da ubriaco se
stai cercando di fare colpo.”
“Vuole forse dire che da sobrio hai una cotta per me?” Gwaine rise e avvicinò
il viso a quello di Merlino che con sua sorpresa non cercò di divincolare.
“Che problema hai con i nobili?”
“Cambi sempre argomento quando sei a disagio?” chiese in risposta il
cavaliere.
“Rispondimi.”
“Non c’è niente.” Sospirò quando lo sguardo di Merlino cambiò in uno
scettico. “Ok. Mio padre era un cavaliere nell’armata di Caerleon. È morto in
battaglia lasciando mia madre senza un soldo e quando andò dal Re per chiedere
aiuto, lui glielo rifiutò.”
Merlino divenne subito serio e guardò dritto negli occhi di Gwaine. “Non lo
hai mai conosciuto?”
Gwaine scosse la testa. “Soltanto attraverso le storie che mi sono state
raccontate.”
“So come ci si sente,” rispose il mago distogliendo lo sguardo per qualche
secondo. “Non l’ho mai detto a nessuno tranne Gaius, ma ho conosciuto mio padre
soltanto poco prima che morisse.”
“Perché?”
“Era stato bandito.”
La mano che Gwaine teneva ancora tra i capelli del ragazzo, cominciò a
muoversi lentamente. “Cosa aveva fatto?”
“Niente. Ha servito il suo Re…”
“Ma il Re gli ha voltato le spalle,” finì per lui il cavaliere. “Non sono
sorpreso.”
“Artù non è così.”
Gwaine rise, “forse, o forse no. Ma non vale mai la pena di morire per
loro.”
Merlino notò qualcosa cambiare nello sguardo del cavaliere; gli occhi castani
divennero più profondi e per un attimo ebbe il bisogno di distogliere lo sguardo
ma una mano sotto al suo mento, fece re-incontrare i loro sguardi.
“Quando avrà di nuovo bisogno di te quello stupido Asino?” chiese con voce
bassa e roca Gwaine e Merlino fece fatica a deglutire.
“E’ già andato a dormire perciò non prima di domani mattina.”
Il cavaliere sorrise. “Allora resta,” disse facendo sfiorare le loro labbra
quasi invisibilmente.
Merlino sospirò e a Gwaine sembrò di sentirlo rilassare sotto di lui.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Merlino aprì gli occhi e cercò di voltarsi nel letto ma si ritrovò bloccato
dal pesante braccio che gli ricadeva sul fianco. Non poté fare a meno di
sorridere ricordando la scorsa notte. Sospiro scoraggiato però quando, avendo
lanciato un’occhiata verso la finestra, si rese conto che probabilmente era in
ritardo.
Cercò di alzare il braccio dal suo fianco senza destare Gwaine ma quando che
poggiava sul suo stomaco cominciò a scendere più in basso, si rese conto che
sarebbe stato inutile.
“Stai andando da qualche parte?” una voce roca gli sussurrò
nell’orecchio.
“Devo andare da Artù. Tende ad innervosirsi quando faccio in ritardo.”
Gwaine rise, “capita spesso?”
“Qualche volta,” rispose Merlino sorridendo prima di voltarsi sul fianco.
Guardò negli occhi il cavaliere per qualche momento prima di posare un bacio
leggero sulle sue labbra. “Il che mi ricorda che siccome avrà ricevuto il conto
della scorsa notte, sarà già abbastanza infuriato.” Sospirando scese dal letto.
“Devo proprio andare.”
“Ok,” Gwaine rimase steso nel letto osservando il mago mentre si rivestiva,
un piccolo sorriso gli incurvava le labbra.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Merlino entrò in fretta nelle stanze del principe trovandolo già seduto alla
sua scrivania.
“Scusa, so di essere in ritardo.”
Artù lasciò perdere le carte che stava leggendo e guardò il suo servitore.
“Niente affatto, Merlino.” I suoi occhi studiarono attentamente i capelli
spettinati e i vestiti stropicciati e serrò un pugno quando notò un segno rosso
sul collo del giovane che sbucava da sotto la sua bandana blu.
Si portò la mano sotto al mento e cercò di assumere un’aria disinteressata.
“Hai avuto una nottata movimentata?”
“Oh si per il conto…”
“Non mi riferisco a quello,” disse il principe schiarendosi la gola. “Magari
dovresti sistemarti la bandana, posso vedere il segno sul tuo collo senza
fatica.”
Merlino si fermò di scatto appoggiando il vassoio sul tavolo. “Io…”
“Si?”
“Sono dovuto andare a prendere Gwaine nella taverna e…”
Artù corrugò la fronte, “E? Avanti, Merlino,” disse ridendo, “Se sei
abbastanza grande per farla una cosa, lo sei anche per parlarne.”
Gli occhi del mago divennero di ghiaccio. “E ho passato la notte con lui,”
disse in tono di sfida. Poi si voltò per andarsene ma la voce di Artù lo fermò e
lo fece voltare.
“Quindi hai passato una bella serata, ne sono felice, voglio dire, con quello
che ti toccherà fare questa mattina, spero per te che tu sia in forza.” Prese il
foglio di pergamena dalla sua scrivania e lo sventolò in aria. “14 quarti di
idromele, tre fiaschi di vino, cinque quarti di sidro e quattro dozzine di uova
marinate.”
“Come ho detto sono dovuto andare a prendere Gwaine nella taverna e lui non
poteva pagare così…”
“Così tu hai detto che lo avrei fatto io?”
Merlino annuì. “Era l’unica cosa che io potessi fare, altrimenti il
locandiere ci avrebbe strangolati entrambi.”
“Quindi tu hai avuto la tua bella nottata fuori con il tuo eroe, e io ora
dovrei pagarla al posto vostro?”
“Hai detto che gli avresti dato tutto quello di cui aveva bisogno,” disse
Merlino scrollando le spalle.
“Già, compreso il mio servo a quanto pare,” Artù non riuscì a fermarsi dal
dirlo e qualche piccola parte di sé, desiderò prendersi a schiaffi per averlo
fatto.
Il mago si irrigidì e aprì la bocca per rispondergli quando l’erede al trono
si alzò dalla sua sedia, fece il giro della scrivania e si fermò dinanzi a lui.
Merlino fece un passo indietro e Artù uno in avanti fino a quando non ebbe il
suo servitore premuto contro una delle colonne del baldacchino.
“Credi che lascerò correre? Quattro dozzine di uova marinate?”
“Pa… pagherò io per quelle,” balbettò Merlino deglutendo a fatica.
“Oh ne puoi stare certo.”
- - - - - - - - - - - - - - -
Gwaine sbuffò prima che la sua mano cominciasse a sfregare lo stivale con più
forza. “Artù è un piccolo sbruffone purosangue.”
“Perché?” chiese Merlino mentre continuava a pulire il suo stivale.
“Perché ci fa fare tutto questo quando invece potremmo intrattenerci in
attività sicuramente più piacevoli.”
Il mago rise. “Devi ammettere che ce lo siamo meritati.”
Gwaine si voltò a guardarlo sconcertato. “Tutti gli stivali
dell’esercito?”
“Se tu avessi detto che tuo padre è un cavaliere, non saresti stato costretto
a farlo.”
“Lo difendi sempre?” chiese il cavaliere accigliato.
“E’ uno dei miei doveri.”
“Ho imparato una cosa nella mia vita; che i titoli non significano
niente.”
“Io conosco Artù e so che non è come Uther o gli altri nobili. Lui è giusto e
leale e un giorno sarà un grande Re, ne sono certo.”
Gwaine guardò dritto negli occhi di Merlino e sorrise. “Ne sei davvero così
certo?”
“Si.”
“Se fa provare a tutti ciò che provi tu, allora sono certo tu abbia
ragione.”
- - - - - - - - - - - - - - -
Merlino era grato ad Artù per aver salvato la vita di Gwaine, ma continuava a
sperare ci fosse qualcos’altro da poter fare.
I suoi occhi seguirono i movimenti del cavaliere mentre si sistemava la
cintura e sospirò, “Mi dispiace che tu debba andare.”
Gwaine si voltò e guardò Merlino ancora steso tra le lenzuola e sorrise. “Non
rimango mai a lungo nello stesso posto, non preoccuparti. La gente tende a
stancarsi molto in fretta di me.”
“Non io…”
L’uomo si chinò e prese il visto del mago tra le mani, portando le loro
labbra assieme in un bacio dolce amaro. Merlino portò le sue mani tra i capelli
del cavaliere e cercò di tirarlo più vicino a sé, di approfondire il bacio e
trascinarlo di nuovo nel letto.
Ridendo, Gwain si tirò indietro lasciando un ultimo bacio leggero sulle
labbra del giovane. “Non penso sia il caso. Devo andare prima di finire
ammazzato, ricordi?”
“Ma è colpa mia. Tu hai cercato di salvarmi e…”
“Merlino,” lo interruppe lui. “Non importa se non posso tornare, ma almeno so
che sei al sicuro. E poi ho causato così tanti problemi che è meglio io lasci la
città.”
Il mago sorrise. “Hai ravvivato le cose.”
Gwaine rise per un attimo prima di tornare serio. “Prenditi cura di
Artù.”
“Sempre,” Merlino sussurrò. “Pensavo che non ti piacessero i nobili
però.”
“Hai ragione su di lui, è diverso, conosce la compassione e ripaga i suoi
debiti. Sarà un grande Re un giorno, se riuscirà a vivere abbastanza a lungo da
vedere quel giorno. E forse vale la pena di morire per lui.”
Il mago si morse il labbro e annuì. “Già.”
“Lo sa?”
“Cosa?”
“Che tu lo ami.”
“Io non…”
“Andiamo, me ne sto andando, non c’è bisogno di mentirmi.”
Merlino annuì. “Non potrebbe mai funzionare.”
“Perché lui è un nobile?”
“E perché gli servirà un erede per il suo regno.”
Gwaine annuì e fece qualche passo per allontanarsi dal letto. “Dovresti
comunque dirglielo.”
- - - - - - - - - - - - - - -
Merlino sollevò la spada con cura e si voltò a guardare il Principe che
finiva di sistemarsi la divisa. “Hai presente quei momenti in cui ti dico che
qualcosa non è una buona idea?”
Artù lo guardò annoiato. “E poi io ti ignoro? Si.”
“E poi ho ragione io.”
Le mani del biondo si fermarono e il suo sguardo trovò quello del giovane.
“Merlino, la tua preoccupazione per il mio benessere è commovente,” finì con un
sorriso che non fu ricambiato dall’altro.
“Sono serio,” lasciò la spada sul tavolo e si avvicinò ad Artù. “Dovresti
ritirarti.”
L’erede al trono si fece serio. “So che pensi che questo sia tutto uno
stupido gioco, ma c’è di più. Si tratta di dimostrare al popolo che sono adatto
a guidarli.
“Lo so.”
Artù si schiarì la gola e abbassò lo sguardo per un attimo. “Mi dispiace non
aver potuto fare di più per Gwaine.”
Merlino scrollò le spalle. “Hai fatto del tuo meglio. Artù,” il mago fece
qualche passo avanti e sospirò. “Cerca di stare attento, va bene?”
“Sei stato di nuovo con lui?” chiese in risposta il principe avvicinandosi.
“Cerca di non farti ammazzare,” rispose elusivamente il mago.
I due uomini sostennero lo sguardo dell’altro per interminabili istanti prima
di che Artù scattasse in avanti, afferrando la maglietta leggera del mago e
tirandoselo contro. Le loro bocche si incontrarono con rabbia e passione e con
paura.
Le mani di Merlino afferrarono i capelli biondi di Artù e strinsero con
forza.
Il biondo fu il primo a tirarsi indietro lasciando che i suoi occhi si
fissassero in quelli altrettanto blu del suo servitore. “Io…”
“Non farti ammazzare ok?” chiese Merlino sorridendo e Artù non poté fare
altro che annuire prima di lasciare le braccia del ragazzo e la stanza.
- - - - - - - - - - - - - - -
Merlino alzò lo sguardo quando sentì il rumore dei passi di Artù nel
corridoio.
“Il Re è pronto a tralasciare il fatto che hai preso parte alla giostra,”
disse diretto a Gwaine e ignorando completamente il giovane mago.
“Fantastico!” esclamò il moretto.
“Grazie Artù,” disse Gwaine e l’erede al trono sospirò abbassando lo sguardo
per qualche istante.
“Mio padre è un uomo ostinato, Gwaine, e non intende annullare la sentenza
quindi devi lasciare Camelot lo stesso.” Lanciò una breve occhiata a Merlino
prima di riportare la sua attenzione al cavaliere. “Mi dispiace. Ho cercato di
convincerlo ma non ho potuto fare niente.”
Merlino fece un passo avanti, “Come non ha cambiato idea? Ti ha salvato la
vita due volte e ha salvato anche la mia e…”
Gwaine alzò una mano fermandolo. “Va tutto bene.”
“Se fosse stato per me…” disse Artù.
“Lo so, non sono necessarie spiegazioni.”
Il principe guardò prima il cavaliere e poi il mago e sospirò. “Hai…” si
fermò e si corresse, “Avete fino al tramonto,” poi si voltò e lasciò soli i due
uomini.
“Dove andrai?” chiese Merlino dopo qualche istante di silenzio.
“Pensavo in Mercia.”
“Ma è pericoloso.”
“E la birra costa meno,” rispose il cavaliere con un sorriso.
“Perché non dici al Re chi sei veramente? Ti darebbe la grazie e potresti
restare qui.”
“Non potrei mai servire un uomo come Uther e tu non hai bisogno che io
resti.” Il tono scherzoso aveva usato fino a quel momento, sparì e Gwaine fece
un passo verso Merlino, posando le sue mani sulle spalle magre del ragazzo. “O
mi sbaglio?”
Il mago distolse il suo sguardo e sospirò. “Io…”
Gwaine rise, “come pensavo. Allora, chi si è fatto avanti?”
Merlino arrossì. “Diciamo che è stata una cosa comune.”
“Ah capisco.”
“Ma dovresti restare. Potresti diventare uno dei cavalieri di Artù, infondo
hai combattuto benissimo con lui.”
Gwaine sorrise, “E magari un giorno lo rifaremo,” disse prima farsi avanti
per dare un ultimo bacio al ragazzo e poi andare via.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Merlino sentì la porta alle sue spalle aprirsi ma non si voltò, continuando a
guardare mentre Gwaine si allontanava.
“Sarebbe stato un grande cavaliere,” disse Artù fermandosi al fianco del suo
servitore in tempo per guardare il cavaliere alzare lo sguardo verso Merlino e
salutarlo.
“Magari un giorno lo sarà,” rispose lui con un sorriso.
“Le regole non lo permetterebbero. I cavalieri devono essere nobili. Lo sono
sempre stati e lo saranno sempre. È la tradizione.”
Merlino annuì e si voltò a guardarlo. “Quindi le cose non posso cambiare,
giusto? Un povero non può essere cavaliere e un servo sarà sempre soltanto un
servo.”
Artù alzò di scatto il suo sguardo per fissarlo in quello di Merlino.
“Ma del resto perché dovrebbe importarti?” il mago si voltò per allontanarsi
ma il principe gli afferrò un braccio fermandolo e facendolo voltare.
“Non tutto può cambiare. Dovrò sempre essere il Re che sono destinato ad
esserlo e a sposare qualcuno per stringere un trattato e avere un erede che mi
succederà.” Si fermò e fece un profondo respiro prima di guidare Merlino contro
la colonna in modo che non potessero essere visti.
Premette il mago contro la fredda pietra con il proprio corpo e lo
immobilizzò con lo sguardo. “Ma questo non vuole dire che tutto debba rimanere
immutato.”
Merlino lo studiò affondo, cercò per la verità negli occhi chiari del suo
principe e alla fine sorrise. “Qualcosa deve cambiare prima o poi.”
“Vedo che cominci a capire, Merlino,” disse in un sussurrò prima di chiudere
la distanza fra le loro labbra e baciarlo.